sabato 30 ottobre 2010

Fine di un regime

Geof Andrews, Open Democracy, Gran Bretagna


Regolamenti di conti all’interno della maggioranza. Attacchi sempre più violenti agli oppositori. Tutto lascia pensare che Silvio Berlusconi si stia preparando allo scontro finale


La capacità di Silvio Berlusconi di tenere testa alle molte critiche rivolte alla sua leadership è stata messa a dura prova negli ultimi mesi. Anche se resta il primo ministro più longevo dell’Italia del dopoguerra, il Cavaliere si trova ad affrontare crescenti dificoltà.


Berlusconi è stato protagonista, negli ultimi mesi, di un duro scontro con il suo alleato storico Gianfranco Fini. Il governo è bersagliato ogni settimana da accuse di corruzione. E il costante conflitto tra i suoi interessi privati e il ruolo pubblico è diventato sempre più evidente, generando nuovi scontri con gli alleati, con la chiesa cattolica e perino con i suoi familiari.

Certo, Berlusconi ha già afrontato problemi di questo tipo nella sua carriera politica e sa come trarre profitto dalle diicoltà. Ma ora la situazione sembra essere più grave del solito, e il regime è in crisi.


Spinto a tentare di cambiare il paese da interessi sia personali sia politici, dal 1994 Berlusconi domina la vita politica italiana. Il berlusconismo, che nel corso degli anni si è affermato sempre più come una modalità di governo e di esercizio del potere e sempre meno come un’ideologia chiara, è riuscito almeno in parte a rimodellare il paese a immagine e somiglianza del Cavaliere.

Con un tipico connubio tra ricchezza, carisma e populismo, Berlusconi è riuscito spesso a convincere un numero sufficiente di italiani del fatto che la sua ricetta per conquistare denaro e potere – contrapporsi alla classe politica italiana e sconiggere il “sistema” – avrebbe funzionato anche per loro. Berlusconi è perfettamente a suo agio nel mondo mediatico e virtuale in cui vive e su cui cui esercita un dominio assoluto. Per questo il suo populismo postmoderno gli ha garantito un enorme vantaggio politico su un’opposizione passiva. Così, pur muovendosi ai margini della legalità e anche se ha bisogno di una nutrita squadra di avvocati per tenere in piedi il suo show, il premier è sempre riuscito ad anticipare le mosse degli avversari.


Ma ora che le crepe del berlusconismo sono sempre più evidenti, l’inclinazione all’intolleranza del premier risulta sempre più spudorata e lo spazio per il dissenso si riduce notevolmente. I mezzi d’informazione di proprietà di Berlusconi si sono scagliati con violenza contro gli ex alleati, mentre il sistema radiotelevisivo pubblico – sottoposto indirettamente al controllo del governo – ha tentato in più di un’occasione di allontanare le voci critiche (tra cui spicca quella del conduttore televisivo Michele Santoro). Le prepotenze che un tempo intimidivano gli avversari oggi sembrano meno efficaci, mentre le fratture interne al centrosinistra appaiono insanabili.


Guerra aperta

Il conflitto più grave è quello con il presidente della camera. Fini è un ex fascista che ha cercato di trasformare il suo partito, Alleanza nazionale, in una grande formazione politica conservatrice, prima di fonderlo nel 2008 con Forza Italia per dar vita al Popolo della libertà. Con il passare del tempo, Fini ha sviluppato un fastidio crescente verso la determinazione con cui Berlusconi ha cercato di garantirsi l’immunità, varando leggi ad hoc e sferrando attacchi continui alla magistratura.

La tensione è sfociata in un’accesa discussione durante il congresso del Popolo della libertà ad aprile, quando Fini, che è un sostenitore del modello centralista e che per tradizione ha un forte sostegno popolare nel sud del paese, ha criticato l’inluenza esercitata dalla Lega nord sul governo e si è scagliato contro il modo di governare di Berlusconi.

Le critiche mosse da Fini al premier hanno messo in difficoltà il governo. Il presidente della camera è uscito dal Pdl per dar vita a una sua formazione politica e molto probabilmente svolgerà un ruolo di primo piano in un’eventuale alleanza di centrodestra alternativa a quella attuale. Ma l’aspetto più grave, per Berlusconi, è che l’atteggiamento combattivo di Fini ha messo in discussione la sua carriera politica. Un’espressione del genere, riferita a un premier di 74 anni, può sembrare bizzarra, ma in Italia è raro che i politici si facciano da parte. E nel caso di Berlusconi sono in gioco altre questioni: secondo molti commentatori, la sua più grande ambizione è diventare, al termine dell’attuale mandato da premier, presidente della repubblica. La possibilità di continuare a occupare un’alta carica istituzionale alimenterebbe ulteriormente le sue insaziabili ambizioni politiche e lo metterebbe al riparo dai processi (soprattutto se dovesse essere approvato il lodo Alfano).


È in questo contesto che va interpretata la sida lanciata da Fini, oppositore emergente e potenziale successore di Berlusconi. La reazione del premier a questa minaccia è stata di un’intensità e di un’aggressività sorprendenti, tanto da far sembrare la rivalità tra Tony Blair e Gordon Brown una scaramuccia tra i danzatini.

Il Giornale, il quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, ha lanciato violenti attacchi a Fini. Il presidente della camera è stato chiamato “compagno”, per via di alcune sue posizioni sui diritti civili. L’accusa più grave, formulata dal quotidiano nell’ambito di una vasta campagna denigratoria, è che Fini avrebbe venduto in modo poco chiaro un appartamento di proprietà di Alleanza nazionale, andato poi in affitto al fratello della sua partner.


Il Giornale ha rincarato la dose attaccando altre personalità che hanno criticato Berlusconi. Come emma Marcegaglia, presidente della Conindustria, che aveva messo in dubbio la visione ottimistica del premier sulla situazione economica italiana. Quando si è saputo che il quotidiano stava preparando una campagna diffamatoria contro Marcegaglia, la procura di napoli ha aperto un’inchiesta. sono tutti segnali della ine di un regime. l’economia ristagna e il governo perde progettualità.

Berlusconi continua a lanciare messaggi di fermezza, accanto al primo ministro russo Vladimir Putin, suo storico alleato, o esaltando il movimento dei tea party negli stati Uniti (con cui condivide la volontà di ridurre le tasse, la linea dura nei confronti dell’immigrazione e il fascino esercitato sull’elettorato femminile). Ma questo sforzo mostra quanto sarà diicile per lui recuperare il potere di un tempo. tuttavia chi si aspetta da Berlusconi una ritirata in punta di piedi o perino che compaia inalmente di fronte alla giustizia per rendere conto delle sue azioni – potrebbe restare profondamente deluso.


Un alleato determinante

L’opposizione continua a essere timida, incapace di proporre ai cittadini delle soluzioni per risolvere i loro problemi e di fornire al paese una prospettiva convincente per il dopo Berlusconi. È vero che le manifestazioni in difesa dei diritti dei lavoratori e della democrazia si stanno moltiplicando, ma la storia recente della sinistra fa pensare che Nichi Vendola, l’unica speranza di cambiamento all’interno dell’opposizione, verrà ostacolato dai grigi funzionari del Partito democratico. In mancanza di un forte movimento riformista, è molto probabile che Silvio Berlusconi rimanga ancora per qualche tempo la f igura centrale della politica italiana.

Il premier è sempre più dipendente dalla lega nord. la propaganda di Umberto Bossi contro gli immigrati comincia a fare presa sulla classe operaia settentrionale. Inoltre la lega nord sta consolidando la sua presenza nelle piccole imprese a gestione familiare. nella prossima campagna elettorale (forse si voterà nella primavera del 2011), il programma della lega potrebbe diventare ancora più radicale, e il partito potrebbe imporsi come una forza politica determinante anche per la prossima legislatura.

Berlusconi attingerà di nuovo all’immensa risorsa dei suoi mezzi d’informazione per restare al potere, e la storia insegna che il Cavaliere ottiene quasi sempre quello che vuole. Allo stesso tempo, la crisi politica ed economica dell’Italia sta spostando l’attenzione non solo sui possibili successori del premier, ma sul futuro stesso del paese. Un accordo si troverà, ma a che prezzo per l’Italia?


Geof Andrews è un giornalista e scrittore britannico. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è slow Food. Una storia tra politica e piacere (Il Mulino 2010).

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