domenica 27 maggio 2012

Sardinya: Entrate, il presidente della regione Cappellacci attacca Monti: «Non mendichiamo i nostri diritti

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Lorenzo Piras
www.unionesarda.it


Sardinya contro

«Non mendichiamo i nostri diritti»

«Il Governo rispetti la Costituzione repubblicana e lo Statuto sardo, norma di rango costituzionale: non mendichiamo i nostri diritti»


LA SITUAZIONE 
All'indomani della diffida e della messa in mora del Governo per avere le risorse che lo Stato deve alla Sardegna in base all'articolo 8 dello Statuto, il governatore Ugo Cappellacci ritorna a parlare della vertenza Sardegna. E mentre l'opposizione, con Pd e Sel, parla di «scarsa credibilità della Giunta nella contrattazione con lo Stato», i sindacati hanno convocato per il 30 maggio a Santa Cristina i loro stati generali per organizzare una grande manifestazione regionale di due giorni entro metà giugno. Migliaia le persone mobilitate in un maxi corteo che da Porto Torres dovrebbe toccare, anche in marcia, tutte le principali aree di crisi dell'Isola. La conclusione (i dettagli organizzativi sono da definire), sarà a Cagliari davanti al Palazzo del Consiglio regionale.

L'AFFONDO DEL PRESIDENTE
 Cappellacci alza il tiro della rivendicazione: c'è il miliardo e 400 milioni delle Entrate, ma anche la partita più generale della vertenza Sardegna: altri due miliardi e mezzo per il potenziamento infrastrutturale. «I diritti dei sardi», dice, «non solo sono sanciti dallo Statuto, ma sono stati accertati dalle sentenze della Corte Costituzionale. La questione relativa alle entrate rientra in una più ampia vertenza Sardegna, che comprende tutte le questioni ancora aperte tra Stato e Regione». Il governatore argomenta ancora i motivi della protesta: «Nei mesi scorsi», ricorda Cappellacci, «dopo un vertice a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, è stato insediato un tavolo tecnico, ma durante i lavori i rappresentanti dell'Esecutivo hanno mostrato una volontà dilatoria incompatibile con le situazioni di emergenza acuite dalla crisi internazionale. La Sardegna non ha un'autostrada né una rete ferroviaria adeguata, paga il costo dell'energia più alto di tutte le altre Regioni e ha dovuto ingaggiare una battaglia senza precedenti sulla continuità territoriale marittima. Non stiamo mendicando nuove forme di assistenzialismo, perché il vittimismo non rientra nella nostra indole, ma chiediamo con forza che i nostri diritti siano rispettati e abbiano piena effettività». 

L'APPELLO
 Il presidente della Regione aggiunge che la Sardegna intende essere protagonista con idee, progetti e valori «che hanno origine nella nostra terra, delle politiche finalizzate a uscire dalla crisi e a promuovere la crescita e lo sviluppo, ma deve essere messa in condizione di operare alla pari con le altre regioni italiane ed europee. Auspico un intervento del presidente della Repubblica», conclude Cappellacci: «L'unità nazionale che non può essere minacciata da atteggiamenti che sembrano concretizzare una secessione al contrario».

L'OPPOSIZIONE
 E se Luciano Uras (Sel) sottolinea come Cappellacci, con il suo atteggiamento, «abbia minato anche in Consiglio l'unità politica per fronteggiare una crisi che solo lui sembra non percepire», Giampaolo Diana, capogruppo Pd, fa una proposta: «Perché, anziché abbandonare i tavoli, non chiede a Monti un'anticipazione del credito in titoli di Stato? Ma senza progetti credibili difficilmente otterrà udienza». Chiude Silvio Lai, segretario dei Democratici sardi: «La verità non sta nella legittimità dell'obiettivo, che non è in discussione», dice: «Questa Giunta non ha credibilità, visto che non è in grado di spendere le risorse che ha. E le iniziative folcloristiche non aiutano di certo a recuperarla».

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