martedì 24 luglio 2012

LA MERKEL MARIONETTA DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE


Di comidad 
la premier tedesca Merkel con Monti premier italiano
La settimana scorsa era l'agenzia di rating Moody's, adesso sarebbero le dichiarazioni della cancelliera Angela Merkel a minacciare lo spread dei BTP italiani. Mario Monti dice che dovrebbero premiarci perché siamo diventati "virtuosi", ma gli ingrati invece ci puniscono. 
Anche, se come ci dice la Merkel, facciamo i "compiti a casa", poi ci bocciano lo stesso. Monti però è un uomo di mondo, e quindi dovrebbe sapere che quando i "mercati" (cioè le banche multinazionali) hanno trovato un pollo da spennare, allora sarà molto difficile che ci rinuncino solo perché il pollo è diventato "virtuoso". Anzi, più il pollo è "virtuoso", tanto più accentua le sue caratteristiche di pollo.

In passato, quando non c'erano ancora i "vincoli di Maastricht", se uno Stato si trovava nelle attuali condizioni dell'Italia non faceva altro che rinunciare ad emettere altri titoli, oppure li utilizzava solo per i prestiti forzosi al proprio interno, attuando una parte dei suoi pagamenti in buoni del tesoro. L'alternativa al mercato dei titoli era il cercare di accedere ad un prestito diretto da parte di un altro Stato, offrendo ovviamente delle garanzie auree o patrimoniali. 
Oggi si parla invece di dismissione del patrimonio pubblico, mentre le riserve auree dell'Italia sono diventate per la stampa un argomento tabù (altro che articolo 18!), tanto che a molti comincia a venire il sospetto che anche su quel versante l'attuale governo abbia qualcosa da nascondere. 
Del resto, il governo Monti si regge più sulla fiducia dei media che sulla fiducia parlamentare. Un governo retto da un advisor della NATO come Monti, si avvale oggi, nella sua aggressione al popolo italiano, della stessa compatta connivenza mediatica fornita alle aggressioni NATO contro la Libia e la Siria. Nel 1974, con il governo Rumor, l'Italia aveva contratto un debito con la Germania, offrendo parte delle proprie riserve auree in garanzia. 
Qualche tempo dopo il debito con la Germania dovette essere rinegoziato dal governo Andreotti, e non pochi commentatori collegarono il fatto alla "fuga" nel 1977 del carnefice delle Fosse Ardeatine, il colonnello Kappler, dal carcere del Celio. Comunque alla fine il debito fu saldato, e l'evento fu celebrato con la riammissione di Andreotti a quello che allora era il G-7. 

Nel 1976 il governo di Unità Nazionale presieduto da Andreotti aveva contratto anche un altro debito, in questo caso con il Fondo Monetario Internazionale. La cifra del prestito era di meno di cinquecento milioni di dollari, una somma modesta anche per allora, se riferita ai bilanci degli Stati. 
In effetti quel debito aveva un significato politico, che serviva a ribadire la "fedeltà occidentale" dell'Italia nel momento in cui il Partito Comunista sosteneva indirettamente il governo con la sua astensione. 
A causa di quel modesto debito, l'Italia fu costretta a sottoporsi alla disciplina ed ai controlli del FMI sui bilanci e sulle spese. Quando, alla fine degli anni '70, il PCI fu estromesso dalla maggioranza di governo, anche il "rigore finanziario" fu in gran parte abbandonato dall'Italia, tranne, ovviamente, per la parte riguardante la compressione salariale. [1] 

Il "rigore finanziario" quindi non se l'è inventato la Merkel, ma fa parte dal 1945 del repertorio del FMI: è una giaculatoria che viene fatta recitare senza varianti a tutti i Paesi, sotto qualsiasi latitudine ed in qualsiasi situazione economica. 
Il rigore finanziario e le privatizzazioni sarebbero la via maestra verso lo sviluppo economico; e se per "sviluppo" si intende la concentrazione di ricchezza a scapito della maggioranza della popolazione, allora il FMI ha ragione: più miseria si crea, più si favorisce l'arricchimento ulteriore di chi è già ricco. 
In effetti il "libero mercato" ed il "rigore" sono solo slogan mitologici che servono a coprire la realtà dell'assistenzialismo per ricchi, del business della miseria e dell'aggressione coloniale da parte delle multinazionali. 
Il "rigore" può infatti perfettamente conciliarsi con le voragini finanziarie delle spese militari e dell'Alta Velocità (di cui la Val di Susa è solo uno dei tanti casi); a sua volta, il "libero mercato globale" diventa pienamente compatibile con l'infliggere sanzioni economiche a decine e decine di Paesi con i più vari pretesti. 

Ma intanto, con il Trattato di Maastricht del 1992, l'ipocrita giaculatoria del FMI è diventata la base organizzativa ed ideologica dell'Unione Europea. 
Si dice spesso che la privatizzazione dell'industria di Stato italiana sarebbe stata decisa il 2 giugno 1992, durante un ricevimento da parte della famiglia reale inglese sul panfilo "Britannia", con la presenza dei maggiori esponenti della finanza straniera e italiana. 
L'episodio è autentico, ma questo tipo di aneddotica rischia di suggerire la falsa idea che le privatizzazioni siano state l'effetto di una sorta di colpo di mano. In realtà, nel febbraio del 1992 il governo italiano aveva firmato il Trattato di Maastricht, che formalizzava la colonizzazione dell'Europa da parte del FMI. 
Nel 1991 l'Unione Sovietica si era sfasciata, perciò per il FMI si era esaurito qualsiasi motivo di prudenza per trattare l'Europa meglio dell'Africa o dell'America Latina. 
A sfatare certe nostalgie sulle passate classi dirigenti, basti ricordare che a firmare il Trattato di Maastricht sono stati quegli stessi Craxi e Andreotti poi liquidati proprio a causa dell'applicazione di quel Trattato. 
Il ceto politico della cosiddetta "prima repubblica" ha letteralmente firmato la propria condanna. 

Anche se i giornali se ne sono dimenticati, l'Italia dall'anno scorso si trova nuovamente sotto il monitoraggio del FMI, che viene qui ogni tre mesi con i suoi ispettori. Si è trattato dell'ultimo regalo del governo del Buffone di Arcore, anche se questo controllo del FMI non è legato ad alcun prestito. 
Non risulta affatto che, con l'avvento del governo Monti, le ispezioni del FMI siano cessate. Monti tiene spesso a ribadire che l'Italia non avrebbe fatto alcuna cessione unilaterale di sovranità, ma sembra quel genere di finte negazioni che serve ad abituare l'opinione pubblica all'idea.[2] 

Attualmente l'informazione ufficiale è particolarmente concentrata sulla cancelliera Merkel e sulle sue litanie di rigore finanziario. 
Il direttore generale del FMI, Christine Lagarde in questo periodo appare invece più defilata, ed insieme con la cancelliera Merkel gioca spesso al "poliziotto buono e poliziotto cattivo". 
Alla Merkel ovviamente spetta la parte della cattiva, dato che è tedesca. Ma laddove il poliziotto-FMI lavora ormai da solo, come in Grecia, allora riprende tutta la sua faccia feroce.
Che la Merkel e la Lagarde giochino in squadra, è dimostrato dal fatto che l'arrivo del FMI in Grecia, con tutte le disgrazie che ne sono seguite, fu sollecitato dalla Merkel. Secondo la testimonianza dell'ex ministro delle Finanze greco, Papaconstantinou, nei colloqui preliminari del marzo del 2010 fu proprio la Merkel a portarsi dietro l'allora direttore generale del FMI, Strauss-Kahn. [3] 

La cialtroneria può esprimersi in forme diverse da quelle immortalate dal Buffone di Arcore. Si può infatti essere cialtroni anche "alla tedesca", con esibizioni di eccessiva serietà e di pletorico rigore; e la Merkel sarà sicuramente molto orgogliosa di occupare, come le marionette, il centro della scena. 
A proposito di cialtroneria, neppure Monti scherza. Più di un commentatore ha notato che i suoi demenziali discorsi sembrano scritti dallo stesso ghost writer del Buffone di Arcore, ma il gelido tono nordico di Monti favorisce in molti l'illusione che si tratti di altra cosa. 
Sta di fatto che il FMI si è insediato in Europa più comodamente che in Africa, e le bizze della Merkel non servono ad altro che a legittimare l'intensificarsi della tutela del FMI sull'Unione Europea.
Il problema è che in sede di Consiglio Atlantico della NATO, almeno dal 2009, si sta progettando di trasformare il FMI in una vera e propria "governance" economica mondiale, con il nome di GLECO, Global Economic Council, un organismo ovviamente integrato con la NATO. 
Esponenti del FMI e consulenti economici del Consiglio Atlantico ne discutono apertamente sul sito dello stesso Consiglio Atlantico. 
Se questi discorsi sono da prendere sul serio, allora l'avvitarsi artificioso, quanto inesplicabile, di questa crisi finanziaria troverebbe una spiegazione. [4]

[1] http://archiviostorico.corriere.it/1993/
[2] http://ricerca.repubblica.it/repubblica
[3] http://translate.google.it/translate?
[4] http://translate.google.it

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