giovedì 22 novembre 2012

Il Fisco “fai da te” con il redditest .. ti traccia il tuo IP e ti persegue! Inquisitzione docet!

Il Fisco “fai da te”  con il redditest... tracciano il tuo IP e ti perseguono.  Inquisizione docet!

Noi ti consigliamo di non scaricare il software del redditest, perchè la curiosità dell'autodiagnosi ti espone alla persecuzione dell'Agenzia entrate; Befera dice:" i dati inseriti rimangono noti solo al contribuente e non ne rimane alcuna traccia sul web" 
Sa defenza:  non è vero quanto affermato,  dal servo delle banche e dello stato di diritto tributario italiota Befera, perchè tutti coloro che hanno un po di conoscenza del web sa che quando scarichi un download sei rintracciabile tramite appunto l'IP .. 
ma cos'è l'IP?
L'ip è l'abbreviazione di Internet Protocol (protocollo di internet)
ed è quel numero che avete sicuramente visto al centro della homepage, cioè un indirizzo numerico che vi assegna il vostro provider quando vi connettete ad internet. L'ip possiamo dire che è' la base da cui partono e arrivano i dati e senza di esso non potrebbe esistere nessun passaggio di dati: quindi non esisterebbe Internet.
L'ip, che come già ho detto vi viene assegnato automaticamente dal provider, ha la funzione di identificare ogni singolo computer nella grande rete e non può mai essere identico ad un altro.
Esso in genere ad ogni collegamento cambia e automaticamente quello che voi avevate prima verrà assegnato ad un altro navigatore. Questo è appunto l'ip dinamico. Ci sono anche ip statici come ad esempio i server che ospitano siti e a loro volta altre connessioni e raramente troviamo ip statici anche tra utenti di normali abbonamenti il che però ha i suoi vantaggi e svantaggi che descriverò tra poco.
Per fissare meglio il concetto di ip è utile fare l'esempio della macchina che ha aiutato anche me quando ero alle prime armi con il pc. Possiamo dire che tra computer e ip c'è un rapporto come quello che esiste tra l'automobile e la sua targa!!!
Infatti ogni macchina può essere identificata tramite quella sigla alfa numerica posta nella parte posteriore della vettura. Senza di essa ogni viaggiatore sarebbe anonimo, uguale ad ogni altro automobilista se non per il modello di auto che non è mai un unico esemplare!!!
Come la targa dell'auto così anche i navigatori hanno l'ip, una sigla che li identifica e li rende rintracciabili su internet (proprio per questo cerchiamo di sfatare il mito che ciò che si fa su internet non si può rintracciare). Infatti ad ogni ip corrisponde un collegamento, quindi un singola singola rete che, fatte eccezioni per enti pubblici e governativi, si contraddistingue con il numero di telefono. (http://ipworld.altervista.org/cosaip.html)
Per questi inquisitori dell'Agenzia delle entrate , il solo fatto che provi a a calcolare la presunta evasione è già prova della tua colpevolezza.
Perciò vi sconsigliamo di scaricare il mefitico redditest!
Da come si può comprendere il test èha il solo scopo persecutorio del "utente" sprovveduto per sottoporlo ai raggi x  epoterlo spolpare per chissà quale colpa...  ti mettono nel confessionale aanlitico della bestia succhiasangue e ti chiedono:le spese che hai sostenuto nell’anno, suddivise in 7 categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari. e se non tornano i loro conti ti salassano con presunte evasioni , se non ti accusano addirittura di furti o  imbrogli di qualsiasi genere.
Ecco il nuovo governo italiota autoritario tecno-tributario, è venuto alla luce!
Aspettatevi che vi facciano le domande che ci facevano i preti in confessionale da piccoli: QUANTE VOLTE FIGLIOLO/A?   
SA DEFENZA
tabella del Sole 24 Ore su quel che può chiedervi l nuovo governo italiota autoritario tecno-tributario di Befera e Monti con appoggio di PD PdL UDC SEL
 

Ok del Garante privacy al controllo dei conti correnti Ok del Garante privacy al controllo dei conti correnti
rainews24
L'Autorita' Garante per la protezione dei dati ha espresso, nella riunione di oggi, l'atteso parere favorevole sullo schema di provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate che stabilisce le modalita' con le quali gli operatori finanziari dovranno trasmettere all'Agenzia, a fini di controllo fiscale, le informazioni contabili relative ai conti correnti (saldo iniziale e finale, importi totali degli accrediti e degli addebiti) e ai rapporti finanziari per la cosiddetta "comunicazione integrativa annuale".

Lo schema - ricorda il Garante in una nota - tiene conto delle osservazioni e delle richieste avanzate dall'Autorita', in un precedente parere del 17 aprile 2012, finalizzate all'adozione da parte dell'Agenzia di piu' elevate misure di sicurezza a protezione dei dati dei contribuenti, considerata l'enorme concentrazione di informazioni presso l'Anagrafe tributaria e il potenziale di rischio difficilmente riscontrabile in un ordinario esercizio dell'attivita' finanziaria o bancaria.

Il nuovo schema prevede che i dati vengano trasmessi attraverso una nuova infrastruttura, il "Sistema di interscambio" (SID), e non piu' con il servizio Entratel inizialmente individuato. Il nuovo sistema consente di realizzare procedure di trasmissione totalmente automatizzate. Banche e operatori finanziari dovranno utilizzare due sistemi alternativi di intercambio informatizzato con il SID: o mediante un server FTP, cioe' un "nodo" di colloquio con l'Agenzia, o mediante il servizio di Posta elettronica certificata (PEC), utilizzabile in caso di file di piccole e medie dimensioni.

La predisposizione dei file da trasmettere all'Agenzia dovra' essere effettuata - sottolinea il Garante della Privacy - esclusivamente dall'operatore finanziario che non potra' avvalersi di intermediari fiscali e dovra' utilizzare meccanismi automatizzati di estrazione, composizione, compressione e cifratura. Il file cifrato dovra' essere conservato nei nodi FTP per il tempo strettamente necessario allo scambio dei dati. Come richiesto dal Garante, il provvedimento definisce anche il periodo di conservazione dei dati: non potra' superare i 6 anni, allo scadere dei quali le informazioni saranno automaticamente cancellate.

Nell'esprimere parere favorevole, il Garante ha chiesto all'Agenzia di adottare alcune misure di sicurezza, prevedendo innanzitutto che il protocollo FTP utilizzato per l'intercambio dei dati sia cifrato. L'Autorita' ha, inoltre, individuato le misure e gli accorgimenti che l'Agenzia e gli operatori finanziari, chiamati a svolgere un ruolo rilevante nella messa in sicurezza del nuovo canale di trasmissione, dovranno adottare al fine di minimizzare i rischi di accessi abusivi e trattamenti non consentiti.

Nel prescrivere queste misure, il Garante ha tenuto conto delle esigenze dei piccoli operatori che non riescono ad automatizzare completamente la procedura di estrazione e invio. L'Autorita', visto l'attuale stato di avanzamento della realizzazione del SID, si e' comunque riservata di verificare nel dettaglio il completamento delle funzionalita' della nuova infrastruttura informatica, anche prima della messa in esercizio.

Per quanto riguarda infine il provvedimento del Direttore dell'Agenzia con il quale saranno individuati i criteri per la formazione delle liste selettive dei contribuenti a maggior rischio di evasione, l'Agenzia ha dichiarato che sara' sottoposto preventivamente al Garante. La procedura di verifica preliminare dovra' comunque essere prevista per ogni ulteriore utilizzo dei dati collegato ad altre finalita' (es. controlli ISEE).

 

 In attesa del redditometro una simulazione on line 

 Giuseppe Deiana

www.unionesarda.it

Se un milione di famiglie va oltre le proprie possibilità, «spendendo» nonostante redditi «vicini allo zero», come denuncia il direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, qualche problema deve esserci. Ed è questa una delle ragioni che hanno spinto il braccio armato dello Stato contro l'evasione a mettere a punto prima il redditest (on line da ieri sul sito web dell'Agenzia delle entrate) e poi il redditometro, che invece entrerà in vigore soltanto nel 2013. 

GLI OBIETTIVI
 
Lo scopo è sempre lo stesso: fare la guerra agli evasori, anche se poi ci passano tutti, buoni e cattivi. Gli italiani, oltre al Grande fratello fiscale, che dal 2013 potrà controllare anche i movimenti bancari, da ieri hanno a disposizione il redditest. In realtà non è altro che un simulatore virtuale di quello che fanno gli addetti del Fisco: serve dunque per verificare la congruità dei redditi delle famiglie italiane. E se dopo aver inserito tutti i dati, il semaforo segna giallo, c'è da preoccuparsi, se invece segna rosso è meglio fissare un appuntamento con gli addetti dell'Agenzia delle entrate.

COME FUNZIONA
 
Per utilizzare il redditest basta collegarsi con il sito Internet dell'Agenzia delle entrate e scaricare sul proprio computer un software. Il programma chiede una serie di informazioni, per poi dire se la spesa è in linea con quanto guadagnato. I dati da inserire nel sistema riguardano il nucleo familiare nel suo complesso e partono dal principio che un contribuente non possa spendere più di quanto guadagna. Una volta detto al redditest quanto si è percepito (reddito lordo) nell'ultimo anno, il programma chiede tutte le informazioni (a dire il vero in modo un po' macchinoso, ed è sempre meglio farlo con tutta la documentazione, per esempio su casa, mutuo o spese mediche, a portata di mano) sulle uscite familiari. Le voci censite sono circa un centinaio: intanto, il redditest vuole sapere dove viviamo, quanto spendiamo per la casa, per il condominio, il riscaldamento, l'energia elettrica. Poi passa al setaccio le voci che riguardano la previdenza complementare, le polizze assicurative, le spese per l'istruzione dei figli, per arrivare al tempo libero: dalla palestra alla pay tv, fino al cinema, alla spesa per lo stadio, a quella per i viaggi e i ristoranti. Infine, non può mancare un capitolo dedicato all'auto, per chiudere con gioielli, investimenti e assegni per il mantenimento del coniuge. Tutto viene scandagliato, fino all'ultimo centesimo.

REDDITOMETRO
 
  I guai però possono arrivare solo a partire dal 2013, quando entrerà in vigore il redditometro. Sì perché se le informazioni inserite nel redditest restano sul proprio computer, lo strumento messo a punto dall'Agenzia delle entrate per controllare il reddito degli italiani valuterà realmente se le uscite dei contribuenti sono in linea con i guadagni. E oggi gli ispettori del Fisco sono in grado di farlo, grazie alle banche dati che possono essere confrontate e incrociate. Alla fine, dunque, viene fuori un profilo del contribuente che deve corrispondere al reddito percepito. «Il limite di tolleranza sarà di circa il 20%», ha spiegato Befera. Altrimenti, è proprio il contribuente ad avere l'onere di provare che non ha evaso le tasse ed evitare l'accertamento fiscale. E a quel punto sono dolori.

lunedì 19 novembre 2012

Indipendentisti sardi contro la Bper

Indipendentisti sardi contro la Bper

«Basta con i tagli, la Regione riacquisti il Banco di Sardegna»


Annalisa Bernardini
www.unionesarda.it

Comunicato stampa di SNI, CSS, AMpI sul Banco di Sardegna
 
Un grido d'allarme perché il Banco di Sardegna rimanga un punto di riferimento nel mondo del credito nella nostra Isola. A lanciarlo sono stati ieri i rappresentanti di Sardigna Nazione, di A manca pro s'Indipendentzia e della Confederazione sindacale sarda (Css) che hanno denunciato i tagli che il gruppo starebbe per fare su tutto il territorio isolano.

LA POSIZIONE

«Dei circa 1.250 esuberi annunciati dal piano industriale di marzo da Bper, 450 saranno in Sardegna», tuona Giacomo Meloni, del Css. «A questo si deve aggiungere la chiusura delle filiali del Banco di Sardegna: si parte da 65 ma si arriverà facilmente a un centinaio. I dipendenti diventeranno lavoratori delle società di servizio». Quella che è nata come la banca dei sardi «potrebbe non esserlo più», aggiunge Bustianu Cumpostu, leader di Sardigna Natzione. «Chiuderanno le filiali nei paesi dell'interno costringendo le persone ad andare nei centri vicini: oltre al danno economico con due posti in meno e sofferenze per le aziende dell'indotto, ci sarà anche quello sociale». A farne le spese, secondo Meloni, «saranno le imprese sarde: la Fondazione del Banco raccoglie i soldi nell'Isola ma li porta fuori e ora le politiche saranno mirate a sostenere le imprese continentali». Il presidente del Banco, Franco Farina, aveva però parlato di «una razionalizzazione» con l'eliminazione delle filiali in centri poco significativi della penisola e magari «l'apertura in piazze più interessanti».
Bustianu Cumpostu SNI
Giacomo Meloni CSS

PROPOSTE
 
«C'è un silenzio sospetto su questo piano, sia da parte della politica che degli stessi componenti della Fondazione del Banco che erano perplessi su questo piano», ha attaccato Meloni. Il piano di Bper, che detiene il 51% delle azioni del Banco, «prevede in sintesi la riduzione dell'istituto sardo a una succursale commerciale della banca modenese e non possiamo accettarlo», ha detto Meloni. Per questo ieri sono state elencate alcune proposte di cui la Regione dovrebbe farsi carico. «Prima di tutto chiediamo conto dell'operato dei vertici dell'Istituto e della Fondazione. Chiediamo anche lo stop alla cessione delle 35 filiali del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari nella penisola». La politica, inoltre, dovrebbe «sostenere il riacquisto da parte della collettività sarda del 51% delle azioni dell'Istituto ed emanare una legge regionale per indirizzare il mercato del credito sardo con il vincolo di reimpiegare i fondi nello stesso territorio dove sono raccolti».
Cristiano Sabino AMpI

IDEE
 
Per i due movimenti e il sindacato, inoltre, dovrebbe essere potenziato il Banco e ricostituito il Centro dati a Sassari. «Il Ced avrebbe anche il compito di gestire il flusso operativo della clientela del Gruppo», si legge in un documento. «Il centro dati servirebbe per dare vita, in un'intesa banca-Regione, a un consorzio di imprese ed enti pubblici per dare il supporto tecnologico nel territorio».
Gavinu Piredda, sindacalista sardu de sos bancarios de su Bancu de Sardigna in sa cunferentzia de imprenta ammanigiada da SNI, AMPI e CSS. Mi siscuso si no apo pitidu registrare sos ateros interventos ma b'at subennidu problemas tecnicos.

sabato 17 novembre 2012

Sardigna Natzione Indipendentzia per la Consulta Rivoluzionaria….


Sardigna Natzione Indipendentzia per la Consulta Rivoluzionaria….

Il simbolo di Sardigna Natzione Indipendentzia

Alessandro Manca
 
Sia chiaro che come Sardo libero ritengo la ricontrattazione con la Repubblica Italiana un atto che vada visto con un nuovo accordo fatto alla pari, tra soggetti contraenti diversi, due Nazioni che eventualmente si accordano per esigenze pratiche di organizzazione interna, dentro uno scenario largo che definisco come Europeo e Mediterraneo.
 
Il patto sottoscritto tra la Sardegna e l’Italia, nato gatto e non leone, sessanta anni dopo, è  in gran parte decaduto in quanto la classe politica sarda locale non lo ha sviluppato e tanto meno praticato. E così come tutti i contratti sottoscritti e non rispettati, questi  contratti di fatto decadono,  proprio per il fatto che la società Sarda
( Consulta Rivoluzionaria ) prende questo contratto e ne denuncia davanti alla legge la sua non attuazione, chiedendo la sua risoluzione e annullamento con la richiesta dei danni in caso appunto ci siano stati.
 
Non ci importa se sono stati i politici sardi o quelli italiani a non averlo rispettato, essendo la Sardegna inserita dentro il quadro repubblicano italiano, unita politicamente alle sue strutture di governo e di Giustizia, solo l’Italia è la colpevole, la sua partitocrazia, le sue istituzioni primarie, il suo Presidente della Repubblica, garante di tutti i cittadini dentro la Res pubblica.
 
I Sardi, dentro la Repubblica, hanno acquisito la Cittadinanza, ma questa non significa nazionalità, appunto, in quanto, la denominazione di Res pubblica significa luogo, casa e cosa di tutti e non ha cambiato la differenza nazionale popolare dei sardi, ma avrebbe dovuto consentirgli il riconoscimento di tutti i diritti sottoscritti dentro la Costituzione legale in un luogo geografico delimitato, dentro il quale tutti i cittadini abitanti potevano essere  riconosciuti uguali davanti alle istituzioni, sebbene di nazionalità o religione  diversa. Ma così non è stato.
 
Non esiste la Nazionalità italiana in senso uniforme dentro la Repubblica, l’Italia non è un luogo dove abitano solo  gli italiani nati nella penisola, ma essendosi costituita come Res pubblica essa è diventata un luogo aperto dove vengono riconosciute le differenti nazionalità, come ad esempio quella sarda, che con il riconoscimento in senso  di cittadinanza allargata può liberamente abitare in Italia e viceversa, come qualunque altro cittadino di nazionalità diversa come un tedesco, un francese, uno spagnolo eccetera.., per cui non è  abitando in Italia che si diventa di nazionalità italiana, questa non può essere un arbitrio coercitivo dello Stato a obbligare un cittadino abitante dentro la Repubblica a divenire di nazionalità diversa da quella di partenza. Non esistono nazionalità imposte, arbitrarie, ma solo Cittadinanze condivise in libertà, nessuno può imporre status differenti a quelli che già possiedono i Popoli in se, costruiti dentro la propria storia, dentro i propri confini.
 
 
Statuto Speciale della Regione Autonoma della Sardegna – Titolo IV° - Art. 28 – L’iniziativa di fare le leggi spetta alla Giunta Regionale, ai Consiglieri Regionali e a tutto il POPOLO SARDO.
 
Perciò, essendo in presenza di un soggetto contraente dichiaratamente identificato  come il POPOLO SARDO, in Sardegna le leggi sono ad esclusivo appannaggio del popolo SARDO e non del popolo Italiano… .   ( VERBO VOLANT, SCRIPTA  MANENT…)
 
La sottoscrizione di un patto politico non è un atto di proprietà… La sottoscrizione di un contratto politico obbliga al suo rispetto tutti e due i contraenti, quando uno dei due lo rompe, viene meno tutto il patto e chi ha subito il danno del non rispetto del patto, ha il dovere di mettersi al riparo dai guai causati dalla parte che non lo ha rispettato.
 
Lo Stato italiano non è il padrone della Sardegna, non è il proprietario della vita del Popolo Sardo, il popolo Sardo non è nato “schiavo di Roma”… lo Stato Italiano si ricordi che la Sardegna è stato il perno centrale nella costruzione della Repubblica, e appunto come primo attore e contraente il patto, dentro la Storia, seppur inconsapevole, potrebbe di fatto, uscire dalla repubblica appunto denunciando l’Italia di fronte alla Corte Europea di giustizia per aver disatteso e non reso praticabile quel patto nato per unire dentro un luogo con una cittadinanza condivisa, con leggi simili anche in tanti altri territori circostanti in Europa.
 
La Cittadinanza italiana è stata soppiantata da quella Europea, Noi Popolo dei Sardi possiamo integrarci meglio, in maniera rapida, liberi, indipendenti e interdipendenti, dentro questo scenario molto appetibile per il nostro modo di essere e per la nostra economia interna che si potrebbe finalizzare dentro un marchio di qualità delle produzioni ma anche dentro quel futuro economico possibile, attento alle questioni ambientali.
 
Ma l’Italia ha di fatto contravvenuto in maniera spudorata al rispetto delle differenti Nazioni dentro la Res pubblica, contravvenendo al patto socio – costitutivo dentro la Repubblica, utilizzando la Sardegna per pagarsi i danni dell’ultima guerra mondiale, vendendosela ai vincitori del conflitto, militarizzandola come non mai, riducendola alla fame, stravolgendone il suo tessuto sociale primario, come l’agricoltura e la pastorizia, e con le sue Istituzioni corrotte, i sindacati, le televisioni italo regionali presenti in Sardegna, sta cambiando la soggettività Nazionale propria del Popolo Sardo, da cittadinanza italiana condivisa, in nazionalità italiana coatta e repressiva.
 
Per cui Noi, POPOLO SARDO, dichiariamo unilateralmente la cessazione del patto che ha unito per sessanta anni la Sardegna con la Repubblica Italiana, motivo principale il suo mancato rispetto e la mancata attuazione dentro lo scenario sardo autoctono, con lo svuotamento totale dei diritti dei sardi privati di una propria soggettività popolare messa in atto dalla partitocrazia italica con la complicità dei politici locali ascari e ladroni.  Inoltre, in presenza di un tempo storico completamente diverso, questo patto non è più praticabile, ne tantomeno soggetto a revisione in chiave unitaria con la Repubblica Italiana ma rivisto completamente dentro uno scenario nuovo, allargato, di tipo europeo e mediterraneo.
 
Nasce così il primo trattato Internazionale della Nazione Libera Sarda, apripista verso quelle realtà popolari che come Noi ambiscono alla loro libertà, alla loro soggettività Nazionale, una nuova maniera di approccio alla situazione storica in cui l’Europa si ritrova, dentro una crisi economica irreversibile e che soltanto un nuovo sentimento di appartenenza può far rinascere la speranza di un periodo migliore, le differenze dei Popoli, la loro voglia di essere protagonisti dentro un nuovo periodo storico, l’Europa e il Mediterraneo dei popoli liberi che lavorano e prosperano tutti insieme.
 
 
 
 
PRIMA AZIONE da portare avanti in pratica nella realizzazione del progetto di indipendenza da parte del movimento Sardigna Natzione:
 
A - Sardigna Natzione supportata dalla Consulta Rivoluzionaria e da tutto il Popolo Sardo dovrebbe denunciare la rottura del patto costituente dentro la Repubblica, causato dallo Stato, aprendo un doppio binario di lotta, uno è la conseguente denuncia legale di fronte al Tribunale Italiano e alla Corte Costituzionale Italiana, fino alla Presidenza della Repubblica, e in seguente battuta verso la Corte  Europea di Giustizia.
 
B – Sardigna Natzione dovrebbe lanciare la scrittura in chiave indipendentista di un nuovo Statuto internazionale scritto dal POPOLO SARDO con riferimento il quadro  politico europeo, mediterraneo;
 
C – Le modifiche o la riscrittura totale dello Statuto Speciale della Sardegna si può attuare attraverso un referendum con la sottoscrizione di ventimila firme. ( Statuto Speciale titolo 7° – art.54 – revisione statuto)
 
 
Proposte da sviluppare…
 
La scrittura dello Statuto Internazionale della Nazione Libera Sarda dovrebbe contenere  diverse disposizioni:
 
1.       Il Popolo Sardo è l’unico soggetto contraente che dispone del suo Status Popolare e Nazionale, con il suo patrimonio costituito territorialmente dentro l’isola, comprensivo delle isole minori, con il suo mare fino alle 15 miglia territoriali, tutti questi sono una proprietà giuridica inalienabile del Popolo Sardo, solo esso ne può disporre avendo costituito di fatto la propria Libera soggettività Nazionale, Europea e Mediterranea.
 
2.       Il Popolo Sardo presente alla data della riscrittura dello Statuto Internazionale della Nazione Libera Sarda,   viene considerato quello autoctono ma anche chiunque vorrà adottare il suo status di cittadinanza in Cittadinanza Sarda Euromediterranea. ( C.S.E )
 
3.       La Nazione Libera Sarda, con riferimento l’Europa e il Mediterraneo, sottoscriverà accordi di amicizia e trattati di natura economica con qualunque altra Nazione che riconoscerà con trattato internazionale la Nazione Libera Sarda, così da poter eventualmente essa stessa riconoscere altre Nazioni non libere, anche se imprigionate dentro altro Stato.
 
4.       La Nazione Libera Sarda, costituita, riconosce tutti i trattati internazionali sui diritti dell’uomo, delle donne, dei bambini e dei popoli, e chiederà di far parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ONU,  mettendo a disposizione ciò che potrà essere utile all’occorrenza per gli scopi umanitari dell’organizzazione.
 
5.       La Nazione Libera Sarda ha il diritto di stampare e battere propria moneta, (Euromediterraneo Sardo )  valido esclusivamente dentro il suo mercato territoriale  interno, ritenendo comunque valide le altre monete europee, internazionali, agganciandole al cambio valutario da precisare in seguito.
 
 
 
 
Altre norme in base alla riscrittura dello Statuto di Autonomia da proporre attraverso referendum e che io da indipendentista aborro, ma che porterei avanti come un tentativo di far morire lo Statuto Sardo GATTO per farlo rinascere come Carta dei Diritti del Popolo Sardo,  Statuto Sardo LEONE.
 
( L’indipendenza nella interdipendenza).
 
1.       Il popolo Sardo avoca a se il suo Status Nazionale Popolare, e  aderisce dentro la forma giuridica della Repubblica Italiana solo attraverso referendum popolare confermativo che abbia il risultato superiore del 65%, da tenersi ogni dieci anni,  e in caso che l’adesione non venga confermata potrà aprire liberamente e legalmente ad una sua riorganizzazione politica interna attraverso una costituente per l’indipendenza  Nazionale. Il presente articolo è immodificabile in sede legislativa e nemmeno con referendum.
 
2.       Il popolo Sardo, La Nazione Autonoma della Sardegna, in caso di adesione alla Repubblica Italiana, ha competenza assoluta sulla Scuola Primaria, sulla Scuola Secondaria, sui programmi scolastici, sui testi dei libri, e sulla lingua, che durante questo primo processo di apprendimento sarà paritariamente bilingue.
 
3.       Il popolo Sardo, la Nazione Autonoma Sarda, in accordo con la Repubblica Italiana, ha il diritto di incassare tutte le tasse dentro il proprio territorio, attraverso lo sportello unico fiscale nazionale della Sardegna, comprese le tasse di competenza statale della Repubblica Italiana, comprese anche le accise totali sulle intere produzioni fatte in Sardegna, stabilendo una quota unica di compartecipazione da versare alla Repubblica nella misura del 20% sulle accise totali prodotte alla fonte in Sardegna e del 10% di tutte le altre tasse riscosse sul territorio Sardo anche se di diritto della Repubblica.
 
4.       Il popolo Sardo, la Nazione Autonoma Sarda, fuori dalla organizzazione sportiva della Repubblica Italiana, ha diritto di fondare un suo organismo sportivo, ( F.OL.S. ) riconosciuto dentro le Olimpiadi, che possa rappresentare in tutte le discipline sportive la Nazione Sarda con i suoi atleti e la sua bandiera Quattromori.
 
5.       Il popolo Sardo, la Nazione Autonoma Sarda, essendo territorialmente una isola, ha diritto inalienabile di utilizzare per gli scopi commerciali tutto il suo mare prospiciente dentro le 15 miglia marine, controllando le acque internazionali eventualmente assieme ad una coalizzazione di tipo militare internazionale euromediterranea attraverso trattato internazionale pubblico sottoposto in Sardegna a referendum.
 
6.       Il Popolo Sardo, la Nazione Sarda, detiene il potere politico di rappresentanza Nazionale del Popolo Sardo dentro la Camera ed il Senato della Repubblica Italiana, senza partiti politici italiani, stesso e identico modo anche dentro le elezioni dell’Esecutivo Nazionale interno in Sardegna, in cui si fa divieto di presentare liste con simboli non rappresentanti gli esclusivi interessi del Popolo Sardo e della Nazione Sarda.
 
7.       La Nazione Sarda ha il diritto di essere rappresentata dentro la Comunità Europea con la elezione di quattro  propri Rappresentanti, senza tessere di partito, essendo inclusa dentro un proprio distretto euro- elettorale.
 
8.       Il Popolo Sardo, la Nazione Sarda, stabilisce le cariche di rappresentanza Nazionale propria attraverso elezioni libere dove qualunque cittadino Sardo possa concorrere nel limite assoluto dei due mandati, senza obbligo di appartenenza a partiti, con Liste apartitiche, dentro la propria responsabilità morale e personale.
 
9.       Il Popolo Sardo, ha diritto di licenziare qualunque rappresentante politico eletto alla Camera in Italia e anche in Sardegna,  che si sia macchiato di reati contro l’Amministrazione pubblica, di reati contro la persona, di malversazione, attraverso denuncia penale collettiva seguita da riscontro oggettivo che una volta dimostrata la fondatezza obbliga il rappresentante politico a lasciare la carica anche se non sopraggiunto l’arresto giudiziario.
 
10.     Il Popolo Sardo, la Nazione Sarda, si doterà di una propria Guardiania Interna, escludendo tutte le forme militaresche atte alla repressione delle istanze popolari, queste saranno esclusivamente sotto il controllo dei Giudici che in Sardegna gestiranno l’intero apparato Legislativo, comprese anche tutte le leggi di rango internazionale in merito ai diritti inalienabili dei popoli dentro lo scenario euromediterraneo.
 
 
Conclusioni.
I  tempi e i contesti storici cambiano e ci consegnano i nuovi compiti da svolgere nella Consulta rivoluzionaria, l’insofferenza della gente comune verso i partiti politici italiani, debbono farci prendere coscienza e portare dentro questo nuovo contesto storico, quel nostro sentimento di giustizia, di libertà e prosperità per la nostra povera Sardegna, soltanto unendo tutti quanti, dentro l’ideale potremo anche trovare gli uomini giusti che insieme organizzano una vera azione per far si che la Lotta di Liberazione Nazionale della Sardegna si appropri di quel soggetto che fino a oggi gli è mancato…il Popolo Sardo unito che vuole davvero perseguire ed ottenere la sua libertà e il suo benessere attraverso  l’Indipendenza Nazionale. 

SALUTI….. 

documento a titolo personale    
   
Alessandro Manca con Elisabetta allo sciopero del 7 novembre con la Consulta Revolutzionaria

venerdì 16 novembre 2012

Rivoluzioni colorate: E' il turno dell'Argentina? Chi specula e sostiene le forze liberiste a discapito del governo Cristina Fernández de Kirchner ?

Rivoluzioni colorate: E' il turno dell'Argentina? Chi specula e sostiene le forze liberiste delle banche e bildeberg a discapito   del governo di Cristina Fernández de Kirchner ?

Tony Cartalucci

Tradotto da  Skoncertata63


Crescono i sospetti mentre aumenta, insieme alle manifestazioni pubbliche, la critica occidentale alla nazionalizzazione dell’Argentina e al suo rifiuto delle “regole di finanza globale”

presidente de l'Argentina Cristina Fernández de Kirchner


Le agenzie di stampa occidentali hanno iniziato a pubblicizzare, con notevole entusiasmo, le manifestazioni di piazza nella capitale argentina, Buenos Aires. CNN (1), AP (2) e la BBC hanno tutte dato copertura alle proteste in corso usando termini vaghi, senza identificare i leader ed i gruppi d’opposizione dietro di esse, mentre la BBC in particolare (3) ha riciclato la retorica della “primavera Araba”, affermando che “gli attivisti dell’opposizione stanno usando i social network per mobilitare la protesta”, definendola “una delle più importanti proteste anti-governative dell’ultimo decennio”.

I canali d’informazione occidentali dicono che chi protesta è infuriato per “l’inflazione in aumento, gli alti livelli di criminalità e i clamorosi casi di corruzione”, gli stessi identici e generici argomenti utilizzati nelle manifestazioni di piazza dai gruppi di opposizione sostenuti da Wall Street in Venezuela (4). Dietro queste astratte rivendicazioni c’è il Fondo Monetario Internazionale, e minacce di sanzioni contro un’Argentina (5) che tenta di distaccarsi sempre più dal dollaro statunitense e dal sistema finanziario internazionale dominato dal binomio Wall Street-Londra.


E come per il Venezuela, si è scatenata nei canali d’informazione occidentali una campagna mediatica di opinionisti contro il governo argentino del Presidente Cristina Fernandez de Kirchner. Il Chicago Tribune, in un articolo d’opinione dal titolo: "Momento critico per Buenos Aires: le politiche economiche populiste preparano il disastro” scrive così (6):


Che peccato vedere un paese con così tante promesse economiche perdere nuovamente la strada che porta alla prosperità.

L’ultimo di una lunga serie di errori iniziata nel 2007. In quell’anno le elezioni nazionali furono vinte dal Presidente populista Cristina Fernandez, che ha portato il suo paese sull’orlo del disastro rifiutando di rispettare le regole della finanza globale. Ha ridotto gli scambi internazionali, violato accordi e pubblicato dati falsi per mascherare l’inflazione galoppante causata dalle sue stesse politiche. Nel frattempo ha conseguito scarsi risultati politici attaccando i paesi ricchi del nord accusandoli di presunto imperialismo economico.

In Maggio l’Argentina ha commesso l’errore di nazionalizzare l’YPF, la sua più importante compagnia energetica. Tale passaggio, condannato da tutto il mondo, ha costretto il Grupo Repsol spagnolo, azionista di maggioranza nell’YPF a uscire dalla società. Repsol forniva l’ingegneria e gli investimenti finanziari necessari per sviluppare le grandi risorse energetiche dell’Argentina – compreso il gigantesco giacimento di gas e petrolio Vaca Muerta.

Le trattative in corso per compensare la Repsol per l’espropriazione delle quote, saranno un disastro per l’Argentina. L’Unione Europea probabilmente imporrà delle sanzioni. Repsol chiede 10 miliardi di dollari e ha fatto arrivare alle società concorrenti il messaggio che non permetterà a nessuno di approfittare dei beni confiscati. Sarà dura per l’Argentina trovare dei partner per aiutarla a sviluppare quelle che dovrebbero essere delle risorse redditizie.

Il colpo finanziario alla Repsol ha trovato un forte consenso nazionale. Gli indici di gradimento del Presidente Fernandez si sono temporaneamente impennati. Anche i partiti dell’opposizione hanno approvato il provvedimento. Funzionari governativi hanno parlato di una ritrovata dignità nazionale del paese rispetto ai paesi esteri nello sfruttamento delle proprie risorse. Nel frattempo, il Presidente Fernandez ha tentato di sostenere l’economia nazionale privatizzando i fondi pensione privati, riconvogliando il denaro in prestiti edilizi ed ampliando con appositi decreti i programmi della sanità pubblica.

E ora all’Argentina tocca pagare il conto.
Quello che probabilmente seguirà saranno attacchi coordinati di sanzioni, isolamento, attacchi politici, attacchi monetari e, ovviamente, disordini pubblici fomentati dagli Stati Uniti, dalle semplici manifestazioni che bloccano il traffico ad azioni sempre più violente scatenate dall’ormai notorio “uomo armato misterioso” (7), utilizzato nelle guerre non convenzionali statunitensi per destabilizzare, dividere e distruggere le nazioni.

L’attuale ordine mondiale conviene agli interessi degli Stati Uniti e dei loro alleati, che l’hanno costruito.

Robert Kagan, 1997

Ma come per il Venezuela, se si riuscisse a far crescere la consapevolezza di ciò che fanno i paesi occidentali e di quali sono le reali intenzioni ed interessi dietro i gruppi d’opposizione che manifestano nelle strade, si potranno alla fine neutralizzare tutte queste azioni volte a riportare l’Argentina nell’ “ordine mondiale” dominato dall’occidente – elaborato da strateghi politici come Robert Kagan, appunto per “convenire agli interessi degli Stati Uniti e dei loro alleati, che l’hanno costruito”.


Se vivi in Argentina e conosci i gruppi d’opposizione che manifestano contro il governo argentino, e hai notizie precise dei loro leader, richieste, ideologia ed affiliazioni, per favore contatta Land Destroyer Report a questo indirizzo: cartalucci@gmail.com



Per concessione di ComeDonChisciotte
Fonte: http://landdestroyer.blogspot.it/2012/11/color-revolutions-argentina-next.html?utm_source=BP_recent

giovedì 15 novembre 2012

Germania: La fine dell'illusione socialdemocratica... QUAL'E' LA VIA?... REVOLUTZIONI!!

Germania: 
La fine dell'illusione socialdemocratica 

QUAL'E'.. LA VIA? RIVOLUTZIONE!




Alberto Cruz

Tradotto da  Centro di Cultura e Documentazione Popolare


I socialdemocratici della SPD tedesca hanno già il loro candidato per affrontare Angela Merkel alle elezioni di settembre del prossimo anno. E' Peer Steinbrück, ex ministro delle finanze nel primo governo della cancelliera, nel governo di coalizione tra cristianodemocratici e socialdemocratici tra il 2005 e il 2009. Per quasi tutta la sua vita politica ha ricoperto posizioni di responsabilità su temi economici e finanziari, non solo nel governo federale, ma anche nei Länder di Schleswig-Holstein e della Renania Settentrionale-Vestfalia. E', dunque, l'uomo perfetto per la SPD per cercare di spodestare la Merkel dalla cancelleria tedesca e che indica al resto d'Europa come andranno le cose in Germania: continuare con il controllo soggiacente all'UE e marcarne il corso economico.


 Steinbrück è uno dei maggiori esponenti dell'ala destra della SPD, sempre che ci sia qualche altra ala in questo partito al di là di alcune critiche puntuali o particolari posizioni in qualche determinato Land. E' stato eletto all'unanimità dai 35 membri del comitato esecutivo per "catturare l'elettorato di centro", come riconoscono nella SPD. Questa scelta della SPD, al di là che venga definita come "un passo avanti", rappresenta in realtà, molti passi indietro. Altri passi indietro nel percorso che iniziò alla fine del 1990, dopo il crollo del muro di Berlino.
Da allora parlare di socialdemocrazia non è altro che un'illusione che è stata mantenuta perché interessa al capitalismo. La socialdemocrazia è semplicemente l'altra faccia della medaglia capitalista e, quindi, non vi è alcuna alternanza politica nei governi, ciò che eufemisticamente chiamano "centro-sinistra" e "centro-destra", ma che non tocca l'essenza del sistema capitalista. Chi comanda è il capitalismo, ed ora, quello finanziario.
 
Peer Steinbrück e Angela Merkel
Steinbrück è, inoltre, il preferito da tutti i mezzi di comunicazione tedeschi visto che viene considerato come il massimo rappresentante del "modello tedesco" che viene promosso dal suo partito dal 2003 - la SPD è stata il precursore delle politiche neoliberali, dei tagli sociali e nel dare la priorità al "mercato" prima che al cittadino - e che con tanto sforzo adesso sostiene la Merkel, cioè la riduzione della spesa pubblica con la scusa di combattere la crisi. Dare uno sguardo a tutti gli editoriali pubblicati dopo la sua nomina è abbastanza illuminante su ciò che ci attende nel caso sia in grado di sconfiggere la Merkel: lodi e ricordi di come liberalizzò le banche e tagliò l'assistenza sociale per aiutare a superare la crisi provocata dalla caduta della Lehman Brothers, che, a sua volta, causò un piccolo terremoto nel sistema bancario tedesco che venne risolto con l'attivazione di un fondo di salvataggio di 480 milioni di euro... a spese del contribuente.
Non deve sorprendere l'amore che gli dimostrano i cosiddetti mezzi di comunicazione perché con questo tipo di politiche fu il responsabile del più grande disastro subito dalla SPD in Renania Settentrionale-Vestfalia in tutta la storia del partito, recuperata solo adesso, alle elezioni di maggio di quest'anno per la saturazione della politica della Merkel. Il motivo per cui la SPD ha recuperato il governo in questo Land non è dovuto solo a questo fattore, che è il fattore determinante, ma anche al fatto che il nuovo candidato ha fatto del suo meglio per allontanarsi da ciò che fece Steinbrück e che adesso sostiene nuovamente. Ad esempio, parlando di una politica dura verso il settore finanziario e per questo ha vinto. C'era chi, all'interno della SPD, riteneva che il nuovo leader della Renania Settentrionale-Vestfalia, Hannelore Kraft, fosse l'ideale per far si che SPD recuperasse la sua essenza socialdemocratica, ma era solo un'illusione. Non gode di sostegno all'interno del massimo apparato del partito. Va bene per un Land, ma non per l'intero paese, perché il suo discorso non sarebbe in grado di "approcciarsi al voto conservatore". La fine dell'illusione socialdemocratica e tutta una dichiarazione di principi su quello che oggi è la SPD.
Ciò lo sa fare Steinbrück, che non parla contro il settore finanziario, ma che si limita a parlare di una "migliore regolamentazione". Non c'è da stupirsi. Steinbrück è un uomo molto ben relazionato con aziende come Porsche, Telekom o ThyssenKrupp, del quale è stato un alto dirigente. E non c'è da meravigliarsi che la SPD votasse in blocco a favore del "patto fiscale e di stabilità" promosso dalla Merkel perché, come hanno ripetuto all'infinito i cosiddetti mezzi di comunicazione, "votando contro, l'SPD si sarebbe posto nella marginalità politica."
Steinbrück rappresenta un ritorno alle stesse e terribili politiche promosse dall'SPD dal 1995 fino al 2005 - in coalizione con i Verdi, non va dimenticato - in ogni governo, sia nei Länder che nel governo federale e poi nel governo di coalizione con la CDU (cristiano-democratici, il partito di Angela Merkel) e SPD dal 2005 al 2009, quando la CDU ebbe la maggioranza necessaria per sbarazzarsi della SPD e formare un governo con i liberali del FDP. Successivamente, Steinbrück non ha avuto remore a parlare di "regolamentazione dei mercati finanziari" (2008), quand'era ministro delle Finanze, ma non mosse un dito per rendere ciò possibile. Adesso torna a parlare della stessa cosa. 
Otto milioni di lavoratori poveri
In tutto questo processo, secondo i dati della principale centrale sindacale tedesca, la Deutscher Gewerkschaftsbund (DGB, Confederazione dei Sindacati Tedeschi), la situazione occupazionale è diventata grave come negli altri paesi europei. La precarietà colpisce 7,7 milioni di lavoratori, con un incremento del 45% negli ultimi dieci anni, e sono le agenzie di lavoro interinale che sono passate quasi a monopolizzare i contratti al posto del collocamento pubblico. In questo decennio, 2002-2012, questo tipo di contratti è cresciuto del 150%. I lavoratori poveri sono già 8 milioni nella Mecca del capitalismo europeo, 2,3 milioni dei quali sono giunti a questa tragica situazione a partire dal 2010 fino ad oggi. Questa cifra rappresenta il 23,1% della popolazione attiva della Germania. E del totale di 8 milioni di lavoratori poveri il 63%, poco più di 5 milioni, sono donne. Per loro, il governo della Merkel ha promosso il cosiddetto "mini-job", un lavoro part-time, che non è soggetto a contributi previdenziali da parte dei datori di lavoro. I "mini-job" non sono malvisti dalla SPD.
Ma, anche riconoscendo che SPD ha una grande parte di responsabilità in questa situazione, i sindacati tedeschi sono restii a tagliare i rapporti con la socialdemocrazia e promuovono chiaramente il "male minore". Perché da sempre è stata la socialdemocrazia che li ha alimentati in epoche d'abbondanza e quella che gli ha permesso di moderare il malcontento nei momenti di debolezza o quando al governo ci sta l'altra faccia della medaglia capitalista, la CDU. Come adesso. Tuttavia, vi è un sindacato integrato nella DGB che considera che un male è un male. E' il caso della IG Metall, che ha fatto un passo per andare oltre, guadagnando forza che ha mantenuto sia con il governo federale che con il padronato ottenendo un aumento salariale per quest'anno del 4,3%, due volte l'inflazione, divenendo così un punto di riferimento per gli altri sindacati e lavoratori dal momento che è il maggior incremento dei salari in Germania dal 1992. Ciò non è stato gradito nella SPD.
C'è poco da essere sorpresi dal fatto che il comitato esecutivo della SPD abbia votato all'unanimità per Steinbrück come candidato cancelliere, nonostante abbia espressamente rifiutato di specificare quale sarebbe il programma giusto per sconfiggere la Merkel. Non si menziona nessuna autocritica per il comportamento neoliberale del partito negli anni precedenti, né se la SPD continuerà a mantenere l'età di pensionamento a 67 anni o vorrà abbassarla - una delle richieste principali della società tedesca - niente di niente. Steinbrück dice di aver bisogno di "spazio per muovere le sue gambe", vale a dire, di "catturare l'elettorato centro".
Le prime iniziative del candidato socialdemocratico si limitano a conferenze e interviste nelle quali si parla di "difendere le conquiste della democrazia", con qualche timido riferimento allo "Stato Sociale". Naturalmente, non specifica come. Ciò lo dice apertamente anche la Merkel. Tuttavia i sondaggi danno la SPD al 29% dei voti che insieme al 12% dei Verdi, li collocano al 41%, mentre la CDU avrebbe il 35% e i liberali il 4%. Quindi, quasi in parità. A meno che si rifaccia la grande coalizione CDU-SPD del 2005-2009, le uniche alternative possibili per far si che l'SPD vada al governo sono o la "coalizione semaforo" (SPD-Verdi-liberali) o una coalizione con i Verdi (nessun dubbio che si verificherà di nuovo) e raggiungendo inoltre accordi con altre forze politiche. Ma ce ne sono solo due: il Partito Pirata (7%) e Die Linke (8%). E Steinbrück ha già espresso che o da alleato attivo o passivo non si alleerà "mai e poi mai con i rossi, gli stalinisti e gli amanti della Repubblica Democratica Tedesca", tutti aggettivi che ha usato per descrivere Die Linke.
Il Partito della Sinistra (Die Linke) è uscito da un processo difficile, dopo aver perso la rappresentanza che aveva nella maggior parte dei Länder, soprattutto nella parte occidentale del paese, dal momento che mantiene la sua forza ad Est, nell'ex RDT. Le loro percentuali qui sono oltre il 15% e ci sono località in cui ottiene anche il 30% del sostegno. Devono essere questi coloro a cui Steinbrück si riferisce con disprezzo. L'8% che le danno i sondaggi non è male se si considera la sconfitta sofferta nelle elezioni di inizio maggio in Renania Settentrionale-Vestfalia, dove ottenne solo il 6% a livello federale (nelle elezioni del 2009 aveva raggiunto il 12%). E' cresciuta di due punti in tre mesi come conseguenza del suo rinnovato impegno nel suo recente congresso di giugno per rafforzare l'approccio di sinistra, senza indebolirlo come voleva un settore del partito, i "realisti", che sostenevano l'impostazione socialdemocratica. Questa discussione per la posizione nei confronti della SPD, ha immerso Die Linke in un profondo dibattito interno che ha paralizzato l'organizzazione in aspetti chiave quali le riconversioni industriali o le chiusure delle imprese di carbone e acciaio. Tuttavia, adesso è riemersa con forza ponendo l'accento sulle questioni sociali e economiche, segnando una linea netta tra sinistra e destra, dal momento che questa è insensibile a temi quali l'istruzione, la sanità, gli alloggi e alimentazione decenti. Il discorso della Die Linke è chiaramente contro le grandi banche, le gigantesche corporation industriali e il coinvolgimento militare della Germania in paesi come l'Afghanistan. Vedremo se le aspettative saranno soddisfatte nelle elezioni del prossimo gennaio nel Land della Bassa Sassonia.
Il candidato della SPD è l'ideale per il capitalismo tedesco in questo momento. La crisi europea inoltre sta coinvolgendo la Germania, le sue esportazioni ne risentono. L'Institut für und Makroökonomie Konjunkturforschung (IMK, Istituto di Politica Macroeconomia) riconosce che la tendenza della Germania è verso il basso (sono scese del 3,1% le esportazioni nei paesi dell'area dell'euro quest'anno) senza prospettive di ripresa a breve e medio termine. Di conseguenza, si accentuano le politiche di austerità che sono il segno distintivo della Merkel e della SPD, dato che fu questo partito a lanciarle durante il governo di Gerhard Schroeder, e ciò implica che gli operai tedeschi si vedono sempre di più minacciati dalla precarietà lavorativa, i tagli e i licenziamenti. Qui vale la pena ricordare che durante il governo SPD (1998-2001) l'allora ministro delle Finanze, Oscar Lafontaine, si scontrò con il cancelliere Schroeder perché intendeva dare una svolta alla politica economica e, invece di potenziare il settore delle esportazioni spingeva per potenziare la domanda interna alzando i salari e la spesa pubblica. Lafontaine perse la partita e finì per lasciare non solo il governo nel 1999, ma anche l'SPD nel 2005 e oggi è uno dei pilastri della Die Linke.
Non si è, dunque, molto lontani da una situazione di combattività - facendo le debite proporzioni - come nei paesi del sud dell'Europa. Ma mentre la è controllabile, in particolare per la debolezza sindacale, in Germania, significherebbe la morte dell'Unione europea se i sindacati la portassero avanti. E questo lo può evitare solo la socialdemocrazia. Questa è la carta che gioca il capitalismo. Dopo tutto, sia SPD che CDU concordano che l'unica soluzione alla crisi passa dalla Germania e questo significa in primo luogo la rettitudine fiscale, anche se con qualche piccolo differenza, su austerità e crescita.
Verso "l'ordoliberalismo" 
La SPD ha chiaramente rinunciato ai parametri classici della socialdemocrazia, poiché non vi è più il minimo riferimento a Keynes e si è addentrata in quello che gli economisti chiamano "ordoliberalismo", una scuola di pensiero tipicamente tedesca emersa negli anni 1930-40 e che, essendo conservatrice e di destra, si differenzia dai neoliberali classici perché considera la possibilità di una certa regolamentazione dei mercati, soprattutto quelli finanziari. La Tobin tax va in questa direzione. Secondo le dichiarazioni e proclami di Steinbrück, questa posizione è destinata a diventare uno dei tratti distintivi della SPD. La socialdemocrazia europea sta svoltando verso "l'ordoliberalismo". Difende sempre con maggiore impegno i suoi approcci (politica fiscale e alcuni aspetti macroeconomici nelle mani del governo, mentre si da seguito alla privatizzazione del settore pubblico, anche altre questioni starebbero solo in mano padronale e, nel caso dei salari, anche dei sindacati) e questo discorso si sente adesso con maggiore intensità anche in alcune organizzazioni fino ad ora socialdemocratiche di Francia, Spagna, Italia e Grecia.
Si può dire, quindi, che le proposte della SPD, che non sono altro che quelle già presentate nel 2009, ma più edulcorate per "catturare i voti del centro", sono diventate il punto di riferimento per tutti i socialdemocratici europei, soprattutto del Sud. Significa rilanciare le esportazioni sulla base della riduzione della domanda interna e del consumo, vale a dire, salari più bassi e meno protezione sociale. In sintesi, sono le stesse cose che avanzano coloro che difendono il neoliberalismo. L'unica cosa che differenzia gli "ordoliberali" dai neoliberali è il grado di austerità che sarebbe necessario per promuovere e valorizzare l'esportazione in quanto entrambi concordano sulla necessità di ridurre il deficit pubblico dello Stato per "recuperare la fiducia dei mercati", ossia del capitalismo. Per i primi, è indispensabile mantenere una certa stabilità sociale, per quest'ultimi, non importa il costo, perché la priorità è il deficit. Ma entrambi coincidono nella difesa estrema del sistema capitalista. Nonostante la retorica, assistiamo alla fine della socialdemocrazia e cercano di nascondere la sua morte facendo sembrare un passo in avanti, quelli che in realtà sono due o più passi indietro.

Per concessione di Resistenze
Fonte: http://www.nodo50.org/ceprid/spip.php?article1545

 

mercoledì 14 novembre 2012

“Oggi, il popolo greco si trova nell’epicentro della crisi del capitalismo”

“Oggi, il popolo greco si trova nell’epicentro della crisi del capitalismo”


Eric Toussaint Ερίκ Τουσέν
Tradotto da  Curzio Bettio


Più di 3000 persone erano presenti per ascoltare 4 conferenze tenute nell’ordine da: Marisa Matias, eurodeputata del Blocco della Sinistra (Portogallo) ; Lisaro Fernandez, dirigente sindacale dei minatori delle Asturie (Spagna); Alexis Tsipras, presidente di Syriza (Grecia); Eric Toussaint, presidente del CADTM, Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo (Belgio, www.cadtm.org ).

L’intervento di Eric Toussaint :
“Noi stiamo vivendo ed attraversando una delle peggiori crisi del sistema capitalistico mondiale. Ma il capitalismo non si accinge a morire di una morte naturale nel suo letto. Le crisi fanno parte del metabolismo del capitalismo. Solo l’azione consapevole dei popoli può distruggere e superare il capitalismo per aprire la via al socialismo democratico.  
Oggi, il popolo greco si trova nell’epicentro della crisi del capitalismo. Il modo in cui il popolo greco, con le sue mobilitazioni, potrà affrontare e fornire una risposta a questa crisi del capitalismo è determinante per offrire una soluzione a livello internazionale. Voi vi trovate nell’epicentro della crisi, e della soluzione di questa crisi.
Sei o sette anni fa, l’epicentro dell’alternativa al capitalismo si trovava nell’America del Sud: in Venezuela, nell’Ecuador, in Bolivia, quando Hugo Chavez affermava nel 2004 di non credere più alla “terza via”, e quando pensava che esistesse la necessità a livello mondiale di un socialismo del 21° secolo.
Attualmente, l’epicentro delle alternative – che non sempre hanno visto la luce, come indica bene il titolo di questa conferenza – si è spostato verso l’Europa.
Quello che i popoli del Venezuela, dell’Ecuador e della Bolivia hanno dimostrato al mondo è che è perfettamente possibile applicare politiche di resistenza di contrasto all’offensiva capitalista, che è perfettamente possibile applicare politiche di ridistribuzione della ricchezza, di socializzazione delle grandi imprese strategiche, che è assolutamente possibile e necessario recuperare il controllo sui beni comuni come sono le risorse naturali.  
Questi popoli lo hanno fatto, sono sempre al governo e sperano che domani, 7 ottobre, in occasione delle elezioni presidenziali, Hugo Chavez verrà nuovamente rieletto come presidente del Venezuela (evento che si è puntualmente verificato!).
Attualmente, in Europa stiamo vivendo un momento storico. Mai, nel corso degli ultimi 70 anni, nei paesi europei, abbiamo dovuto affrontare un’offensiva tanto brutale.
Dappertutto in Europa si utilizza il pretesto del debito, non solamente in Grecia, ma in tutti i paesi europei, per applicare politiche di austerità di bilancio.
In Grecia, stiamo assistendo con tutta evidenza ai risultati di questa austerità nella sua versione più brutale, ma la Grecia rappresenta solamente l’inizio di un’offensiva destinata a colpire i popoli del Portogallo, d’Irlanda, di Spagna e degli altri paesi europei.
Per tutto questo, dobbiamo combattere questa offensiva e unificare i nostri sforzi per sospendere il pagamento del debito illegittimo e ripudiarlo. In ambito continentale, per noi questo è l’obiettivo fondamentale! 
In questi ultimi tre anni, il popolo greco ha donato una grande lezione all’Europa. Immediatamente resiste, si è organizzato e ha preso parte per lo meno a 14 scioperi generali.
Ma, assolutamente fondamentale, e malgrado la sconfitta elettorale, resta il fatto che il popolo greco ha votato, malgrado tutto, in modo massiccio per l’iniziativa radicale proposta da Syriza.
Questa è una lezione fondamentale per il resto dell’Europa, dove spesso le sinistre si dimostrano troppo timide. L’esempio greco dimostra la forza di una sinistra unita, di una sinistra che riunisce, che crea una coalizione fra 12 organizzazioni politiche e tenta di unificarle in Syriza.
L’esempio greco dimostra che quando un partito o una coalizione ribadisce il suo “no!”, sta affermando: “Se noi arriveremo al governo, andremo a disobbedire alla Troika”, e questo atteggiamento coraggioso e combattivo può riscuotere il sostegno del popolo. È una lezione per tutte e per tutti.
La riduzione del debito greco nel marzo 2012 è una truffa e una trappola.
È molto importante dimostrare all’opinione pubblica internazionale che il debito reclamato dalla Troika, attualmente stimato sui 150 miliardi di euro, questo è il debito della Grecia nei confronti della Troika, è un debito illegittimo, che deve essere annullato dall’azione del popolo, grazie alla disobbedienza di un governo popolare.
Loro, tentano di convincervi che sospendere i rimborsi provocherà il caos nel paese. Ma negli ultimi dieci anni, sono tre gli esempi che contraddicono totalmente l’affermazione secondo cui non esiste scampo possibile al di fuori del rimborso del debito.
L’Argentina ha sospeso il pagamento del suo debito nel dicembre 2001 per una somma pari a 90 miliardi di dollari, e l’Argentina conosce una crescita economica che va dal 4 al 7%, anno dopo anno a partire dal 2003.
L’Ecuador ha sospeso il pagamento del suo debito commerciale dal novembre 2008 fino al giugno 2009 e ha potuto imporre ai suoi creditori una riduzione del debito del 65%. Ed ora l’Ecuador va economicamente molto bene.
L’Islanda, questo modello neoliberista, ha conosciuto gravi difficoltà nel settembre 2008 con la bancarotta di tutto il suo sistema bancario. Allora, l’Islanda si rifiutata di rimborsare il debito delle sue banche alla Gran Bretagna e all’Olanda. L’Islanda va molto bene, con una crescita economica del 3% ogni anno.
È chiaro che la Grecia non è l’Islanda, nemmeno l’Argentina o l’Ecuador. Esistono effettive differenze, ma la lezione resta sempre la stessa: qui o da altre parti, se dei governi che hanno ricevuto un sostegno popolare decidono di sospendere il pagamento di un debito illegittimo, possono ottenere un miglioramento delle condizioni di vita del loro popolo. Questo è l’esempio da seguire!
È chiaro che una cancellazione del debito è necessaria, ma non sufficiente. Annullare il debito della Grecia senza mutarne il resto dell’economia e del modello sociale ed economico ingiusto non permetterà proprio alla Grecia di costruire un’alternativa in favore del popolo.  
La cancellazione, la sospensione del pagamento del debito è necessaria, ma la socializzazione del sistema bancario, un diverso sistema fiscale tale che i ricchi paghino più tasse e che preveda la riduzione delle imposte sui servizi e i beni di prima necessità, fanno parte di un modello alternativo assolutamente necessario.
Care amiche, cari amici, la storia non è pre-scritta. Davanti a noi restano aperti molteplici scenari.
È possibile continuare nella situazione caotica attuale, con un autoritarismo sempre crescente esercitato dai governi che stanno al servizio delle banche. Questo può durare per anni e anni.
È possibile un altro scenario, e ben peggiore: uno scenario autoritario neofascista. Sicuramente, è un grave pericolo che ci minaccia.
Ma esistono due altri scenari: sotto pressione popolare, è possibile avere un capitalismo regolato, un capitalismo come quello fra gli anni 1950-1960, un capitalismo di tipo keynesiano. Questa è una via d’uscita possibile.
Ma se questa sera abbiamo voluto riunirci qui, il motivo è perché pensiamo che non basta limitare la nostra lotta al tentativo di disciplinare il capitalismo. Noi vogliamo il superamento del capitalismo! Noi vogliamo un socialismo democratico, il socialismo dell’autogestione del popolo, il socialismo del 21° secolo. Viva il socialismo internazionalista. Viva il socialismo dell’autogestione. Viva  Syriza. Viva il popolo greco. Viva la resistenza dei popoli. Viva la rivoluzione, compagni!”  

Per concessione di Tlaxcala
Fonte: http://cadtm.org/Eric-Toussaint-Le-peuple-grec-se
Data dell'articolo originale: 21/10/2012
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=8523

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