sabato 31 agosto 2013

LA SIRIA SIAMO NOI..

LA SIRIA SIAMO NOI
comidad



Una delle maggiori obiezioni nei confronti dell'umanesimo riguarda la posizione di incolmabile vantaggio che ha la menzogna nei confronti di ogni tentativo di ristabilire la verità dei fatti. Quel dispendioso apparato di intrattenimento e pubbliche relazioni che va sotto l'etichetta di "democrazia", abitua un po' tutti alla menzogna fondamentale, cioè quella dell'esistenza di una "libertà", per quanto relativa; ed il confine tra il crederci ed il far finta di crederci, è sempre più labile di quanto ci si aspetterebbe.

Un altro dei grandi supporti della menzogna è la cattiva memoria, che consente alla menzogna stessa di ripresentarsi e perpetuarsi ad onta delle smentite. Ma anche quando una menzogna sia stata smascherata, ciò non ristabilisce la verità, poiché è possibile sterilizzare il dato acquisito con un'ulteriore rete di falsità. Lo scorso anno una delle fonti di informazione considerate più autorevoli, la britannica BBC, presentò come immagine inedita di una strage attribuita al governo siriano una vecchia foto del 2003, scattata in Iraq. 


Una volta scoperto il falso, volenterosi commentatori accorsero in soccorso della BBC, ipotizzando che questa fosse caduta in una trappola tesa dallo stesso governo siriano per screditare l'informazione che lo riguardava.

L'argomento era chiaramente autocontraddittorio, poiché un organo d'informazione dotato dei mezzi della BBC, avrebbe potuto cadere in una trappola del genere soltanto se irrimediabilmente prevenuto e privo di intenzione di verificare i fatti. In questi giorni la propaganda occidentale ritorna all'attacco accreditando la versione fornita dai sedicenti "ribelli" siriani e dall'organizzazione "Medici senza Frontiere" su un presunto attacco chimico al gas nervino compiuto dalle truppe di Assad. "Medici senza Frontiere" ammette di non poter provare scientificamente l'uso di armi chimiche, ma "lo suggerisce con forza". Un bellissimo ossimoro, roba da poeti senza frontiere. 

In un altro commento, proveniente proprio dalla "autorevole" BBC, si mettono le mani avanti rilevando la stranezza di un attacco del genere nel momento in cui Assad apre la porta agli ispettori ONU; ma poi tutti i dubbi vengono annegati sotto la presunta evidenza delle presunte prove. In effetti di evidente c'è soltanto l'ostilità dei media ed il loro zelo nel confezionare un casus belli.


Fortunatamente si può mentire solo sino ad un certo punto, dato che la verità riesce ad aprirsi un varco persino tra le righe delle dichiarazioni più mendaci, perciò le intenzioni nascoste tendono a scoprirsi. Purtroppo bisogna fare lo sforzo di cercare questi barlumi di autenticità. Il segretario di Stato USA, John Kerry, si dichiara sicuro che le armi chimiche siano state usate in Siria, e che gli ispettori ONU non potranno che accertarlo. 

Ma da dove gli deriverebbe tanta sicurezza, se lui non ci avesse niente a che fare con l'uso di quelle armi chimiche? 

Attualmente sulla questione siriana è in atto uno scontro diplomatico tra gli Stati Uniti ed una Russia che sembrerebbe proiettata verso un nuovo protagonismo; sebbene occorra ancora aspettare per essere sicuri che anche Assad non finisca nella lunga lista di quelli mollati da Putin, insieme con Milosevic, Saddam Hussein e Gheddafi. L'attuale fermezza russa non appare sufficiente per scoraggiare le pose aggressive dell'amministrazione statunitense, la quale però tiene a precisare che comunque non agirebbe da sola. Ancora una volta si scopre che sono gli "alleati" il perno di ogni operazione colonialistica. 


Che non si riesca mai a mentire del tutto, ce lo ha dimostrato anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta nella sua visita della settimana scorsa ai militari italiani in Afghanistan. La sua prosa è degna di un'estesa citazione: "... noi siamo parte di un sistema in cui ognuno fa la sua parte. Nessun paese libero può sottrarsi agli impegni di stabilizzazione per la pace. Solo con la NATO, l'ONU e l'Unione Europea possiamo risolvere insieme i problemi che il terrorismo e l'assenza di pace comportano. " 


Quindi, secondo Enrico Letta, l'essere un Paese "libero" consiste nel far parte di un sistema dai cui obblighi non si scappa, e quando la NATO, l'ONU e la UE ordinano, si obbedisce e basta. Allora, chi è il Paese militarmente occupato? L'Afghanistan, o noi? Uno dei punti di forza della propaganda imperialistica consiste in una sorta di aspetto ludico, cioè nell'entrare a far parte di un'opinione pubblica "occidentale" che può giocare ad interpretare il ruolo del giudice, condannando e perseguitando il "dittatore pazzo" di turno. 


Si tratta di un gioco che coinvolge emotivamente come un videogame, ma che ti consente anche di coltivare l'illusione di un'inesistente distanza dai guai. In realtà ogni volta che un Paese viene indotto a partecipare ad una di queste aggressioni, poi l'aggressione si risolve in un maggiore controllo coloniale della potenza dominante sui suoi "alleati". 

La collaborazione militare tra i Paesi NATO diventa non solo occupazione militare di un territorio come quello italiano, ma anche crescente integrazione delle forze armate del Paese occupato con quelle dell'occupante. Non soltanto il territorio italiano non è più italiano, ma nemmeno le sue forze armate. La perdita della moneta nazionale è la diretta conseguenza della perdita delle forze armate. L'apparato tradizionale dello Stato nazionale è stato riconvertito dall'imperialismo in una macchina funzionale alla colonizzazione. 

Giocare a fare l'Occidente per un Paese come l'Italia quindi è nocivo, eccome. La coincidenza delle date può essere indicativa. Nel 2011 l'Italia partecipò all'aggressione della NATO contro un Paese amico ed economicamente complementare, la Libia, il cui leader era stato opportunamente criminalizzato da una campagna mediatica. 




A poche settimane dalla conclusione della guerra libica, anche l'Italia ne fece le spese al vertice G20 di Cannes del novembre 2011, nel quale il Buffone di Arcore, ancora nella carica di Presidente del Consiglio, acconsentì ad aprire i libri contabili dell'Italia a cicliche ispezioni del Fondo Monetario Internazionale, cioè il braccio finanziario della NATO. L'ultima ispezione del FMI si è conclusa poco più di un mese fa. La condizione coloniale dell'Italia è stata quindi esplicitamente formalizzata dall'atto di sottomissione al FMI da parte di un Presidente del Consiglio che molti commentatori si ostinano ancora a presentare come un avversario dei "poteri forti" sovranazionali.

L'imperialismo viene spesso ridotto ad una categoria astratta, come se si trattasse di una semplice gerarchia dei rapporti internazionali, senza tener conto che la gerarchizzazione comporta privilegi da una parte e servitù dall'altra; perciò la condizione di subordinazione comporta il passare per il tritacarne della colonizzazione economica e finanziaria: disoccupazione, precarizzazione, delocalizzazione, indebitamento, crescente prelievo fiscale, distruzione della previdenza, dell'istruzione e della sanità pubbliche. Si tratta di quelle che, nel gergo FMI, si chiamano "riforme strutturali". 


A fare il lavoro più sporco delle "riforme strutturali" per conto del FMI, è stato però Mario Monti, quindi il Buffone è riuscito ancora una volta a rigenerare la sua immagine "antagonistica" da povero perseguitato, giocando sulla distrazione e sulla cattiva memoria dei suoi irriducibili fans, sempre pronti a dare la colpa alle donne o ai meridionali. A proposito di bugie dalle gambe lunghe.

L'unico argomento a favore di Monti è sempre stato quello che "almeno ci ha liberato dal Buffone". Oggi scopriamo che Monti invece era lì per porre le basi del riciclaggio e della eternizzazione del Buffone, cioè del burattino del FMI. Un'eventuale aggressione diretta della NATO contro la Siria vedrebbe come scontata la partecipazione italiana, ed a sancirne il risultato sarebbe ovviamente un'ulteriore stretta coloniale a base di "riforme strutturali" di marca FMI




..Laboratorio Gallura. Noi nasciamo con l’unico intento di mettere in atto un percorso che porti all’indipendenza della Sardegna.

Po chini bolit ajnas de debata apitzus de is eletziones chi ant a benni s'annu chi 'enit nc'est meda de naj e cust'articulu de Laboratoriu Gadhura est in linea po totus nosus interessaus a sa unitat de is indipendentistas 

atra ajna sempri de Moreno cambiare-lo-statuto-per-prepararci.html poneus su link.pdf de su statudu de sa RAS

Sa Defenza

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Intervento di Moreno Contini per conto del Laboratorio Gallura alla scuola estiva dell'A.L.E.:

Saluti e ringraziamenti …


Il tema di oggi è la ragion stessa dell’esistenza di Laboratorio Gallura. 

Noi nasciamo con l’unico intento di mettere in atto un percorso che porti all’indipendenza della Sardegna. Un percorso a tappe, la prima delle quali è quella di creare un fronte identitario da contrapporre al sistema politico, culturale e burocratico italiano.

Nasciamo dall’incontro di donne e uomini che hanno nel cuore il senso Nazionale della Sardegna. I componenti di Laboratorio Gallura sono la testimonianza concreta di come diverse anime dell’universo identitario, non solo possano convivere, ma possono lavorare ad un progetto comune. 

E’ proprio questo che persone che militano nei diversi partiti e indipendentisti liberi pensatori hanno fatto, fanno e continueranno a fare: lavorare insieme!!! 
Da noi ci sono persone del PSD’Az, di Sardinia Libera, di Sardinia Natzione, di Forza Paris, di Irs, di Fiocco Verde, ma anche tanti indipendentisti liberi pensatori. 
Non solo. 
Ci seguono e collaborano con noi un gran numero di gruppi di lavoro, associazioni identitarie e singoli individui che condividono e sostengono questo progetto.

Il nostro sistema di lavoro funziona perché consideriamo il Laboratorio come una piattaforma dove tutti apportano il loro contributo di idee, progetti, iniziative, ecc. 

Tutti mettiamo del nostro in questo contenitore e poi insieme, senza pensare da chi e da dove arriva l’idea, la valutiamo e la sosteniamo con la massima condivisione e convinzione. 

Il nostro collante è l’amore per la nostra Patria. E’ questo che ci fa superare eventuali differenze ideologiche, è questo che ci fa concentrare sul percorso e sulla meta da raggiungere.


Non c’è più tempo. 


Questo fronte identitario deve nascere subito. 

Ma, come ho detto, questa è solo la prima tappa. Ci sono tutta una serie di azioni che questo fronte dovrà poi compiere una volta che si sarà consolidato. Tanto per cominciare il fronte dovrà essere inclusivo e trasversale, dovrà garantire l’identità ad ogni forza che lo compone, dovrà darsi regole di convivenza, dovrà curare in modo particolare la comunicazione, dovrà darsi delle strategie condivise e metterle in atto. 

Questo si può fare e si può fare subito, organizzandosi anche in vista della competizione elettorale del 2014.

La competizione elettorale del 2014 è l’occasione per dare il via al percorso verso l’indipendenza che per poter essere pacifico deve necessariamente passare per le Istituzioni. 

Dobbiamo conquistarle, farle nostre e utilizzarle al meglio.
Dobbiamo utilizzarle per dotarci di quegli strumenti legislativi necessari a preparare il terreno ad una indipendenza concreta, pratica, reale, non solo ideologica. 
Dobbiamo fare i conti con l’emancipazione del popolo. 
Non possiamo trascurare questo importante particolare che è determinante per il raggiungimento dell’indipendenza. 
Sappiamo bene che non può essere una classe politica a decretare l’indipendenza, ma deve essere il popolo ad acclamarla.

Il popolo è maturo? È realmente emancipato? È convinto dell’utilità dell’indipendenza?
La risposta al momento è sotto gli occhi di tutti: no!


La Sardegna ha tutto ciò che serve per essere indipendente: ha le caratteristiche geografiche, una posizione strategica al centro del mediterraneo, ha una sua lingua, una cultura specifica, una sua storia, ha le risorse naturali, ha capitale umano, ma non ha maturato ancora la consapevolezza di sé come Nazione.


Si può porre rimedio a questo?
Con forza e convinzione noi di laboratorio Gallura diciamo SI. 

Diciamo si e sappiamo anche come diffondere maggiore consapevolezza di sé tra i sardi.
Abbiamo constatato che le parole non bastano. Le persone vogliono risultati concreti da confrontare con i fallimenti del sistema tradizionale oggi in vigore.


Come possiamo mettere a confronto un sistema alternativo tutto sardo a quello italiano?
Semplice, attuandolo!


Per poterlo attuare bisogna conquistare le istituzioni. 

Per conquistare le istituzioni bisogna essere uniti, avere un programma elettorale preciso, fattibile, convincente e in linea con gli scopi del fronte identitario.
Per convincere i sardi a sostenere il fronte identitario non bisogna presentare un indipendentismo ideologico, ma un “sistema Sardegna” diverso da quello attuale, migliore, adatto alle nostre specificità. 
E dobbiamo anche spiegare come riusciremo a creare questo nuovo sistema. Ricordiamoci sempre che se per ora non tutti i sardi ambiscono all’indipendenza è pur vero che tutti vorrebbero una Sardegna che funzioni meglio. 
È su questo aspetto che il fronte identitario dovrà concentrarsi e rivolgere tutte le sue energie. Ma non puoi convincere gli altri se non sei convinto tu per primo.

E se riusciamo a convincere i sardi e conquistiamo quindi le Istituzioni, come procediamo nel percorso verso l’indipendenza?


Immaginiamo che la Sardegna sia un grande cantiere nel quale vogliamo edificare “la nostra struttura”. Cosa serve per avviare il cantiere? 


Tre cose: i materiali, la manodopera, gli strumenti di lavoro. 

Noi oggi possediamo due su tre di quanto necessario: i materiali e la manodopera. I materiali rappresentano le risorse che la nostra terra offre. 
La manodopera rappresenta il capitale umano che popola la Sardegna, cioè un milione e seicento mila sardi dove troviamo menti pensanti, donne e uomini di cultura, professionisti, imprenditori e una immensa forza lavoro.

Quello che non abbiamo sono gli “strumenti di lavoro” che rappresentano l’impianto legislativo ed istituzionale sul quale fare leva per modificare le condizioni del nostro popolo. 

Infatti, tali strumenti in realtà sono nelle mani dello Stato italiano al quale siamo subordinati.

A noi resta uno Statuto Autonomo insufficiente e mal utilizzato. 

Per dar seguito alla creazione di un “sistema Sardegna” dobbiamo modificare lo Statuto, dobbiamo plasmarlo per renderlo adatto alle nostre esigenze, per dotarci di quegli strumenti legislativi necessari a creare le condizioni ottimali nelle quali i sardi possano fare impresa, avere servizi accessibili, essere attrattivi sia per il turismo che per gli investitori, tutelare l’ambiente per conservare le caratteristiche uniche della Sardegna.

Quando tutto questo sarà fatto, e ribadisco quando e non se, il popolo avrà tutte le ragioni per fare un confronto basato su dati concreti ed oggettivi per maturare quella consapevolezza di sé che ci permetterà di avviare un percorso democratico che conduca il popolo a dichiarare L’INDIPENDENZA.


Custa est s’ora!
Grazie.


Laboratorio Gallura.

venerdì 30 agosto 2013

Oggi, natale della dea Syria, ma anche di Cibele, Tammuz, Asteroth, Gesù, ecc

 Oggi, natale della dea Syria, ma anche di Cibele, Tammuz, Asteroth, Gesù, ecc.
MARCUS PROMETHEUS

"Europa cristiana"? Piuttosto, romana e pagana. Pensate: l'intero Mediterraneo già unificato politicamente e amministrativamente dai Romani, già globalizzato dalla grande cultura greco-etrusco-romana oltre 1000 anni prima della presunta unificazione culturale tra cultura latina e germanica del Medioevo, di cui si vanta abusivamente la Chiesa. 

 Basta considerare la data di oggi, 25 dicembre 2009 dC, venerdi, festività cristiana del Natale di Gesù Cristo (ammesso e non concesso che sia esistito come personaggio unico, perché - strano - nessuno storico contemporaneo ne parla). Ebbene, non solo i Romani ma lo stesso ebreo Gesù - extracomunitario o civis romanus che fosse - l’avrebbero descritta in versione amministrativa pagana, com'era d'uso al tempo nel "villaggio globale romano", più o meno così: die VIII ante Kalendas Ianuarias [ad VIII Kal Ian], Veneris die, MMDCCLXII aUc.Ab Urbe condita, cioè 2762 dalla fondazione di Roma.

E anche questa data è arbitraria e simbolica. Basta dire che c’è lo zampino di quello storico assai poco scientifico che è Terenzio Varrone,etimologo "da bar" (volevo dire da thermopolium), se è stato capace di sostenere tra l'ironia di contemporanei e posteri che lucus (bosco) deriva da non luciendo, cioè un luogo dove non c’è luce, e urna da urina. Archeologi e storici ritengono oggi che i vari pagus (villaggi) che dettero origine per confederazione o unione alla città di Roma erano già presenti sui sette colli verso il 1000 o 900 aC.
Ad ogni modo sarebbe più corretto parlare del natale di Gesù (Joshua) e non di "Cristo", che era solo un appellativo ("l’Unto"). Però si è imposto il nome sbagliato "Cristianesimo" sul più naturale "Gesuismo". Una delle mille incongruenze, imprecisioni e confusioni della nascita di questa religione.
Anzi, diamo direttamente la parola a Marcus Prometheus, pseudonimo che sulla pagina di No God di Giulio Cesare Vallocchia passa in rassegna tutte le divinità che sarebbero nate o venivano celebrate il 25 dicembre e dintorni. Una data molto affollata nel mondo pagano.

"Origini pagane" del Cristianesimo? Di sicuro, c'è di mezzo la grande festività pagana religioso-orgiastica dei Saturnali, a cui il popolo era ormai abituato e che conveniva utilitaristicamente conglobare se si voleva che il nuovo culto avesse successo. Non per caso la nascita di Gesù che era fissata in origine al 6 gennaio (Epifania) fu anticipata alla fine di dicembre, in modo da occupare il target già esistente, posticipando la componente edonistica e trasgressiva al Carnevale. Furbissimi, roba da bizantinismi d'una Curia moderna.

Che si trattasse di accettazione realistica, di cinismo del potere, e comunque, come commenta l’acuminato Vallocchia nel suo blog, d'un vero"scippo" storico di festività e divinità altrui, fatto sta che non solo gli attuali, ma anche i primi sacerdoti in quanto a psicologia popolare e gestione del consenso sapevano il fatto loro. (NV)
.
IL NATALE FESTA SINCRETISTICA
"Anno 7 avanti l'era volgare, (oppure 6, 5, 4 avanti Cristo): secondo i moderni storici cristiani è l'anno in cui sarebbe nato Cristo, se è esistito storicamente (cosa messa in dubbio sempre piu' da altri, data l'assenza di testimonianze contemporanee). Anno 1 dopo Cristo: sarebbe la data del primo Natale di Gesu' secondo il creatore della datazione calendaristica degli anni a partire dall'anno del concepimento e della nascita di Cristo, adottata oggi da quasi tutto il mondo non islamico. Egli fu Dionysus Exiguus monaco del VI secolo, abitante della Scytia minor, ovvero della attuale Dobrugia, regione costiera della Romania sulla costia del mar Nero. Secondo la sua datazione non esiste un anno zero, ma solo un anno prima ed un anno dopo).

La nostra epoca è datata come "dopo Cristo" dai credenti cristiani e dagli indifferenti, ma i non cristiani più attenti la chiamano "era volgare". L'epoca precedente invece che " avanti Cristo" può essere detta "prima dell'era volgare" (o anche prima della nostra Era) Gli antichi romani il 25 Dicembre celebravano il gioioso dies Natalis, cioè giorno natale di Bacco, del Sole Invincibile, di Mithras e di altri dei solari. I cristiani dei primi 4 secoli, invece, celebravano la nascita di Gesù (successivamente trasformato in loro Dio), il 6 di Gennaio. Solo svariati secoli dopo ( fra il 337 ed il 450 dopo Cristo), per soppiantare le feste di questi dei solari, i cristiani spostarono al 25 Dicembre anche il natale del loro Dio per appropriarsi del significato del ben più antico natale dei politeisti che era il Natale del solstizio e del ritorno della luce del 25 Dicembre, il natale di Dionisio-Bacco, del Sole invincibile, di Helios, di Mithras.

Chi non si riconosce nella tradizione cristiana, dunque non si senta fuori posto durante le festività natalizie, ma festeggi pure, con parenti ed amici e con l’intera comunità italiana ed occidentale le feste del ritorno della luce, riconoscendole come proprie, come laiche o come pagane, con tutti i diritti di priorità rispetto all'appropriazione cristiana. Rivendichiamo come festa laica il ritorno di giornate di luce più lunghe, ottimo motivo per festeggiare.E di fronte ai cristiani che alzano la bandiera del tradizionalismo, rivendichiamo le autentiche tradizioni autoctone romane precedenti alla loro e da loro snaturate.


Ed anche l' albero di Natale non ha niente di originariamente cristiano! La tradizione di festeggiare alberi era tipicamente pagana ed aspramente condannata già dalla Bibbia [questo non lo sapevo, ma che fosse condannata dalla Chiesa fino a 40 anni fa lo ricordo benissimo, NdR]. L'abete poi (con precedenti romani), è di tradizione nordica, al solito tardivamente fatta propria dai cristiani, eppoi più recentemente "laicizzatasi" quasi completamente nel sentire comune.

I laici reagiscano alla retorica religiosa ma non estraniandosi dalla propria comunita', bensì rivendicando orgogliosamente le proprie radici nella tolleranza e nella libertà di pensiero dei tempi "pagani".
Se consideriamo (come fanno perfino i neopagani) che il paganesimo non è stato una religione, bensì un atteggiamento tollerante verso tutti i modi di pensare e tutte le tradizioni, non avremo difficoltà a mantenere intatto il nostro laicismo pur recuperando pienamente il folclore gioioso delle nostre radici più profonde.

Il 25 dicembre, giorno della rinascita della luce secondo gli Antichi [noi moderni divergiamo di poco: il solstizio d'inverno quest’anno è capitato il 21 dicembre, in altri anni è il 22, NdR], era comunque una data importante nell’Antichità, legata a Miti e riti primordiali. Fatto sta che il periodo della rinascita della luce, giorno più giorno meno, ha dato il natale a molti Dei, dei quali Gesù è stato solo l’ultimo


Passiamoli in rassegna:
.1. Dionisio o Bacco o Libero, dio del vino della gioia e delle orgie di Grecia e Roma. Moltissime sono le similitudini fra i misteri di Dionisio (conosciuto da 13 secoli prima di Cristo) ed il "mito cristiano": Dioniso (uomo che divenne dio), era venerato come "dio liberatore" (dalla morte) perché una volta defunto discese agli inferi ma dopo alcuni giorni tornò sulla terra. Proprio questa sua capacità di resurrezione offriva ai suoi adepti la speranza di una vita ultraterrena tramite il suo divino intervento. 
Anche per essere ammessi al culto dionisiaco era necessario essere battezzati, introdotti al tempio e sottoposti ad un rigido digiuno. Altra somiglianza fra il culto di Dionisio e quello ben più tardo di Gesù è nel rituale che prevedeva l' omofagia (consumazione della carne e del sangue di un animale, identificato con Dioniso stesso), come segno di unione mistica con il suo corpo ed il suo sangue. Dioniso inoltre era strettamente connesso con i cicli vitali della natura alla quale venivano legati il concetto di resurrezione (primavera) e morte (autunno) proprio come manifestazione della morte e resurrezione del dio. 
Anche i simboli di Dioniso: la vite, il melograno l'ariete corrispondono perfettamente (vite e melograno) o approssimativamente (ariete - agnello) ai simboli attribuiti dai cristiani a Gesu'. Robert Graves in Greek Myths ha scritto: "... Dioniso, anche detto "colui che è nato due volte" una volta affermato il suo culto in tutto il mondo, ascese al cielo e ora siede alla destra di Zeus come uno dei Dodici Grandi". Oltre a Dionisio fra i nati verso il solstizio d'inverno ci sono anche;

.2. Ercole ( Eracles nato il 21/12 per i greci, ma il 1/2 per i Romani)

.3. Sol Invictus dio indigete cioè fra le divinità delle origini romane piu' antiche, ricevuto da ancor più lontani cicli di civiltà cioe' dalla tradizione indoeuropea, identificato poi con Mithra ed anche col dio solare siriano Elio Gabalo

.4. Elio Gabalo (o El Gabal) di cui un gran sacerdote omonimo divenne (pessimo) imperatore per breve tempo.

.5. Mithras, nato in una grotta (da una roccia), sotto gli occhi di pastori che lo adorarono, culto dei militari di Roma e quindi diffuso in tutti gli angoli dell'impero dalle legioni, (e diverso dal numero 6 Mithra di Persia)

.6. Mithra di Persia, nato da una vergine morto e risorto (sembra dopo tre giorni) , e diverso ancora dal num. 7

.7. Mitra indiano, dio della luce e del giorno.

.8. Adone (o Adonis) di Siria, e forse anche il suo corrispondente di Frigia,

.9. Attys (nato da una vergine, morto a titolo di sacrificio, e che inoltre risorge il 25/3 in corrispondenza anche di data, oltre che di significato di rinascita della vegetazione, col periodo della pasqua) eppoi

.10. Atargatis di Siria, grande dea madre, dea della natura e sua rinascita, chiamata dai romani anche Derketo e dea Syria. La sua festa risulta al 25 Dicembre, quasi con certezza come data di nascita.

.11. Kybele (o Cibele) dea della Frigia amata da Adone. Il 25 Dicembre era festeggiata insieme ad Adone: ma che tale data fosse considerata la nascita in questo caso non è certo, è solo presunto.

.12. Astarte (o Asteroth) della Fenicia, dea suprema, nonché dea della fecondità e dell'amore. Venerata anche dal re Salomone a Gerusalemme (la sua festa risulta al 25 Dicembre, quasi con certezza come data di nascita). Anche essa scese agli inferi e risorse.

.13. Shamash il dio solare babilonese e Shamash del Vicino Oriente, e

.14. Dumuzi (detto Tammuz a Babilonia) il dio sumero Dumuzi (detto Tammuz a Babilonia) la cui morte periodica rituale (corrispondente a quella di Adonis) era pianta anche alle donne ebree (Ezechiele VIII,14).

.15. Baal-Marduk, dio supremo del pantheon Babilonese.
. 
16. Osiride dio supremo egizio della morte e rinascita della vegetazione, e per estensione della rinascita dell'uomo. La resurrezione è il tema centrale del mito trinitario egizio di Osiride, Isis ed Horus dal quale pare proprio che sia stata presa l'ispirazione per una successiva famosa resurrezione in ambito ebraico. Anche Osiride muore con l'inverno e rinasce di primavera.
. 
17. Horus, dio falcone solare, figlio di Osiride ed Iside con cui costituiva una popolarissima triade che (insieme alle tante altre triadi di dei popolarissime in tutto il mediterraneo) è stata d'ispirazione alla triade cristiana non ufficiale di Dio padre, Madonna e Bambino Gesu', nonché al raggruppamento ufficiale della trinita', che esclude l'elemento femminile. La sua nascita era celebrata il 26 Dicembre

18. Ra, il dio Sole egizio corrispondente ad Helios, la cui nascita era celebrata il 29 Dicembre nella città-tempio di Heliopolis a lui dedicata nella zona dell'attuale Cairo.
. 
19. Krishna, (attualmente il dio più importante dell'India) che inizialmente appare nel testo sacro Mahabarata come reincarnato dal dio padre Visnù come un uomo eroico o semidio, ed infine si rivela come dio. Era venuto al mondo per riconquistarlo dai demoni. (Avete notato qualche parallelismo?). Infine Krisna muore ucciso (da una freccia, non sulla croce), ma, tranquilli, rinascerà anche lui. Fra l'altro anche lui come babbo natale porta doni nel cuore della notte! 
.
20 Scing-Shin in Cina
. 
In ambito Nord Europeo gli dei nati verso il solstizio sono due:
.21. Baldur, e
.
22. Freyr il figlio di Odino in Scandinavia,

23. Joshua Ben Josef (detto Gesù, Gesù bambino, Nazareno [o Nazireo], Galileo, Cristo = unto, Messia, Salvatore) che arriva buon ultimo nella serie di Dei di ambito mediterraneo orientale ed indo-iranico .
. 
Ma alcuni aggiungono alla lista anche Zaratustra in Media e l'indiano Buddha;
In ambito Centro Americano pre Colombiano troviamo:
. 
24. Bacab dio dei Maya dello Yucatan ( attuali Guatemala e Messico Sud Est), eppoi
. 
25. Huitzilopochtli e
,
26. Quetzocatl, entrambi del Messico centrale azteco.
. 
Quante coincidenze! Non solo Gesù ma molti altri eroi, semidei e dei discesero agli inferi e da lì' fecero ritorno: in totale sono sei fra quelli elencati come nati verso il solstizio d'inverno Dioniso, Adone, Attis, Tammuz, Baal-Marduk, Osiride. Poi separatamente ne contiamo almeno altri 10 fra quelli nati in altri periodi o di cui non si conosce la data: Teseo, Orfeo, Enea, Zagreo, Sabazio, Apollonio di Tiana, Chuchulain, Gwydion, Amathaon, Ogier danese, ma la lista è certo incompleta di molti altri personaggi antecedenti o contemporanei a Gesù Cristo.

Alcuni di questi 26 dei sono morti attorno all'equinozio di primavera (che è il periodo della Pasqua) e risorti dopo qualche giorno, a volte proprio dopo 3 giorni, come per Gesù (ma il dio Baldur, forse più pigro, è risorto dopo quaranta giorni). 

Ad alcuni di questi dei, (sembra una mezza dozzina, la maggior parte di quelli orientali dal 6. al 15.) è stata attribuita dai seguaci la nascita da una vergine (così come è attribuita una nascita da una vergine anche il non-dio Buddha. 
Anche Buddha, come Gesù, è stato deificato dai seguaci in aperto contrasto col suo insegnamento che non giustificava niente di simile".

http://tinyurl.com/y9cypse

MISSILI DA CROCIERA SULLA SIRIA ? IL MISERABILE INGANNO DELLA "GUERRA UMANITARIA" LA GUERRA E' SEMPRE CONTRO LA POPOLAZIONE


MISSILI DA CROCIERA SULLA SIRIA ?
 IL MISERABILE INGANNO DELLA "GUERRA UMANITARIA" LA GUERRA E' SEMPRE CONTRO LA POPOLAZIONE 

Antonello Boassa

 Quel che appare stupefacente non è solo la riproposizione secondo un canovaccio sempre identico e ormai logoro delle motivazioni "morali" della guerra da parte delle solite "grandi potenze" con il conseguente codazzo della stampa e delle televisioni sulla "guerra giusta perché inevitabile". 

Quel che risulta non solo stupefacente ma anche deprimente è il dibattito nella sinistra e tra le varie sinistre sulla "missione di pace" compiuta con operazioni chirurgiche che non portino danno alla popolazione civile . 

Tra chi interpreta Assad come un antimperialista perché combatte contro l'impero e chi giudica la ribellione teleguidata una rivoluzione popolare che proprio per questo può avvalersi magari strumentalmente di un aiuto dall'esterno . 

Cerchiamo di chiarire . 

Assad è un tiranno che ha imposto una politica neoliberista che ha impoverito larghi strati della popolazione e durante la guerra è andato con mano pesante (difficilmente ha usato armi chimiche innanzitutto perché militarmente non ne aveva bisogno , risultando troppo pericolose sul piano mediatico , in secondo luogo perché risulterebbe dai video dei satelliti russi forniti all'ONU come "prova" che i razzi non sono partiti da Damasco o dalla Siria ma da territori controllati da Salafiti , ribelli mercenari sostenuti dall'Arabia Saudita e dagli USA) . 

Assad deve essere destituito ma con metodi democratici . 

Il comitato di coordinamento siriano che non voleva l'aiuto esterno ed è proprio per questo che non è mai stato invitato ai colloqui con i"grandi", lavora per vincere le elezioni del 2014. 

La rivolta popolare di cui si parla ? 

Condotta anche con il sostegno fattivo di gruppi di sinistra è stata divorata da forze conservative che non hanno disdegnato di combattere assieme ai Jihadisti e a chiedere l'intervento armato esterno . 

Allo stato attuale è una rivolta di taglia-gole di stupratori , di terroristi . 

PERCHE' LA GUERRA DEVE ESSERE RESPINTA ? 

Perchè la violenza importata dall'esterno aggrava ulteriormente la situazione di violenza che colpisce la popolazioe civile . 

QUALSIASI DITTATURA NON GIUSTIFICA I BOMBARDAMENTI . 

LA GUERRA E' SEMPRE CONTRO LA POPOLAZIONE CIVILE ed è sostenuta dalle grandi potenze per tutelare i loro interessi e MAI PER SALVARE LA POPOLAZIONE E FAVORIRE REALMENTE LA DEMOCRAZIA . 

Sono proprio gli antimperialisti che oggi devono recuperare oltre l'armamentario costruito dai Grandi della pace (vedi Aldo Capitini) perché dotato di strumenti teorici e pratici in grado di confrontarsi con i conflitti etnici , tribali ... , anche competenze più approfondite sulla natura degli imperi e quindi rifiutare le teorizzazioni dei "pacifisti armati" , scontrarsi in patria con i governi della guerra ... e ritornare in piazza .


giovedì 29 agosto 2013

"Grande Israele": Il piano sionista per il Medio Oriente Il famigerato "Piano di Oded Yinon".

Torna ad essere di interesse generale conoscere la storia del medio oriente, per tutte le guerre  che ivi sono combattute  sia per interessi economici (petrolio e gas) ma in particolare per le diatribe tra le regioni ed etnie e religioni.
Proponiamo una lettura de "Il piano sionista per il Medio Oriente" curato dallo studioso Israel Shahak e tradotto con l'ausilio di google 
Sa Defenza 

Storia Ebraica e Giudaismo: il peso di tre millenni
"Shahak è il più recente, se non l’ultimo, dei grandi profeti"



Alla fine degli Anni Cinquanta, quel grande pettegolo e storico dilettante che era John F. Kennedy mi disse che nel 1948 Harry Truman, proprio quando si presentò candidato alle elezioni presidenziali, era stato praticamente abbandonato da tutti. Fu allora che un sionista americano andò a trovarlo sul treno elettorale e gli consegnò una valigetta con due milioni di dollari in contanti. Ecco perché gli Stati Uniti riconobbero immediatamente lo Stato d'Israele.



A differenza di suo padre, il vecchio Joe, e di mio nonno, il senatore Gore, né io né Jack eravamo antisemiti e così commentammo quell'episodio come una delle tante storielle divertenti che circolavano sul conto di Truman e sulla corruzione tranquilla e alla luce del sole della politica americana.

Purtroppo, quell'affrettato riconoscimento dello Stato d'Israele ha prodotto quarantacinque anni di confusione e di massacri oltre alla distruzione di quello che i compagni di strada sionisti credevano sarebbe diventato uno stato pluralistico, patria dei musulmani, dei cristiani e degli ebrei nati in Palestina e degli immigrati europei e americani, compreso chi era convinto che il grande agente immobiliare celeste avesse dato loro, per l'eternità, il possesso delle terre della Giudea e della Samaria. Poiché molti di quegli immigrati, quando erano in Europa, erano stati sinceri socialisti, noi confidavamo che non avrebbero mai permesso che il nuovo stato diventasse una teocrazia e che avrebbero saputo vivere, fianco a fianco, da eguali, con i nativi palestinesi


Disgraziatamente, le cose non andarono così. Non intendo passare ancora una volta in rassegna le guerre e le tensioni che hanno funestato e funestano quella infelice regione. Mi basterà ricordare che quella frettolosa invenzione dello Stato d’Israele ha avvelenato la vita politica e intellettuale degli Stati Uniti, questo improbabile patrono d'Israele. Dico improbabile perché, nella storia degli Stati Uniti, nessun'altra minoranza ha mai estorto tanto denaro ai contribuenti americani per Investirlo nella "propria patria". E’ stato come se noi contribuenti fossimo stati costretti a finanziare il Papa per la riconquista degli Stati della Chiesa semplicemente perché un terzo degli abitanti degli Stati Uniti sono di religione cattolica.


Se si fosse tentata una cosa simile, ci sarebbe stata una reazione violentissima e il Congresso si sarebbe subito opposto decisamente. Nel caso degli ebrei, invece, una minoranza che rappresenta meno del due per cento della popolazione ha comprato o intimidito settanta senatori, i due terzi necessari per anullare un comunque improbabile veto presidenziale, e si è valsa del massiccio appoggio dei media.



In un certo senso, ammiro il modo in cui la lobby ebraica è riuscita a far sì che, da allora, miliardi e miliardi di dollari andassero ad Israele "baluardo contro il comunismo". In realtà, la presenza dell'URSS e il peso del comunismo sono stati, in quelle regioni, men che rilevanti e l'unica cosa che noi americani siamo riusciti a fare è stato di attirarci l'ostilità del mondo arabo che prima ci era amico
.
Ancora più clamorosa è la disinformazione su tutto quanto avviene nel Medio Oriente e se la prima vittima di quelle sfacciate menzogne è il contribuente americano, all'opposto lo sono anche gli ebrei degli Stati Uniti che sono continuamente ricattati da terroristi di professione come Begin o Shamir. Peggio ancora, salvo poche onorevoli eccezioni, gli intellettuali ebrei americani hanno abbandonato il liberalismo per stipulare demenziali alleanze con la destra politico religiosa cristiana, antisemita, e con il complesso militare-industriale del Pentagono. Nel 1985, uno di quegli intellettuali dichiarò apertamente che quando gli ebrei erano arrivati negli Stati Uniti avevano trovato «più congeniali l'opinione pubblica e i politici liberali ma che, ora, è interesse dell'ebraismo allearsi ai fondamentalisti protestanti perché, dopo tutto, 'Vè forse qualche ragione per cui noi ebrei dobbiamo restar fedeli, dogmaticamente e con l'ipocrisia, alle idee che condividevamo ieri?».


A questo punto, la sinistra americana si è divisa e quelli di noi che criticano i nostri ex-alleati ebrei per questo loro insensato opportunismo vengono subito bollati con i rituali epiteti di "antisemita" o di "odiatori di se stessi".

Per fortuna, la voce della ragione è ancora viva e forte e viene proprio dalla stessa Israele. Da Gerusalemme, Israel Shahak, con le sue continue e sistematiche analisi, smaschera la sciagurata politica israeliana e lo stesso Talmùd, in altre parole l'effetto che ha tutta la tradizione rabbinica sul piccolo Stato d'Israele che i rabbini di estrema destra di oggi vogliono trasformare in una teocrazia riservata ai soli ebrei.

Shahak guarda con l'occhio della satira tutte le religioni che pretendono di razionalizzare l'irrazionale e, da studioso, fa risaltare le contraddizioni contenute nei testi. E’ un vero piacere leggere, con la sua guida, quel grande odiatore dei gentili che fu il dottor Maimonide!



Inutile dire che le autorità israeliane deplorano l'opera di Shahak ma non possono far nulla contro un docente universitario di chimica in pensione, nato a Varsavia nel 1933 che ha passato alcuni anni della sua infanzia nel campo di concentramento nazista di Belsen. Nel 1945 Shahak andò in Israele; ha prestato servizio nell'esercito israeliano e non è diventato marxista negli anni in cui essere marxisti era di gran moda. Shahak era, ed è, un umanista che detesta l'imperialismo sia che si manifesti come il Dio di Abramo che come la politica di George Bush e, con lo stesso vigore, la stessa ironia e competenza, si oppone al nocciolo totalitario del giudaismo.

Israel Shahak è un Thomas Paine più colto che continua a ragionare e, di anno in anno, ci rivela le propsepttive che abbiamo e ci dà gli strumenti per chiarirci la lunga storia che sta alle nostre spalle.

Coloro che si preoccupano per lui saranno forse più saggi o, - devo proprio dirlo? - migliori, ma Shahak è il più recente, se non l’ultimo, dei grandi profeti.  

Introduzione di Michel Chossudovsky


Il seguente documento di pertinenza della formazione della "Grande Israele" costituisce la pietra angolare di potenti fazioni sioniste all'interno dell'attuale governo Netanyahu, il Likud, e all'interno i militari israeliani e istituzione di intelligence.

Secondo il padre fondatore del sionismo Theodor Herzl, "l'area dello Stato ebraico si estende:". Dal torrente d'Egitto al fiume Eufrate "Secondo Rabbi Fischmann," la terra promessa si estende dal fiume d'Egitto fino all'Eufrate, Comprende parti di Siria e Libano. "

Se visti nel contesto attuale, la guerra in Iraq, la guerra del 2006 in Libano, la guerra 2011 sulla Libia, la guerra in corso in Siria, per non parlare del processo di cambiamento di regime in Egitto, deve essere inteso in relazione al Piano Sionista per il Medio Oriente. Quest'ultimo consiste in indebolimento e infine fratturazione stati arabi confinanti, come parte di un progetto espansionista israeliana.
"Grande Israele" consiste in un'area che si estende dalla Valle del Nilo all'Eufrate.
Il progetto sionista appoggia il movimento insediamento ebraico. Più in generale si tratta di una politica di escludere i palestinesi dalla Palestina portando alla eventuale annessione sia della Cisgiordania e di Gaza allo Stato di Israele.
Grande Israele avrebbe creato un certo numero di membri del proxy. Esso dovrebbe includere parti del Libano, la Giordania, la Siria, il Sinai, così come le parti di Iraq e Arabia Saudita. (Vedi mappa).
Secondo Mahdi Darius Nazemroaya in un articolo di Global Research 2011,    Il Piano Yinon era una continuazione di design coloniale della Gran Bretagna in Medio Oriente:
"[Il piano Yinon] è un piano strategico di Israele per garantire la superiorità regionale israeliana.Insiste e stabilisce che Israele deve riconfigurare il suo ambiente geo-politico attraverso la balcanizzazione degli stati arabi circostanti in stati più piccoli e più deboli.
Strateghi israeliani hanno l'Iraq come la loro più grande sfida strategica da uno stato arabo. È per questo che l'Iraq è stato delineato come il fulcro per la balcanizzazione del Medio Oriente e del mondo arabo. In Iraq, sulla base dei concetti del Piano Yinon, gli strateghi israeliani hanno chiesto la divisione dell'Iraq in uno stato curdo e due stati arabi, uno per i musulmani sciiti e l'altro per i musulmani sunniti. Il primo passo verso la creazione di questa era una guerra tra Iraq e Iran, che il Piano Yinon discute.
The Atlantic, nel 2008, e Armed Forces Journal delle forze armate degli Stati Uniti, nel 2006, entrambi pubblicati mappe ampiamente diffuse che seguivano da vicino lo schema del Piano Yinon. A parte un Iraq diviso, che il Piano Biden chiede anche, il Piano Yinon chiede un Libano diviso, l'Egitto e la Siria. Il partizionamento di Iran, Turchia, Somalia e Pakistan anche tutti rientrano in linea con questi punti di vista. Il Piano Yinon chiede anche la dissoluzione del Nord Africa e prevede come partenza dall'Egitto per poi riversarsi in Sudan, Libia, e il resto della regione.
File: Greater israel.jpg
Grande Israele "richiede la rottura degli Stati arabi esistenti in piccoli stati.
"Il piano opera su due premesse fondamentali. Per sopravvivere, Israele deve 1) diventare una potenza regionale imperiale , e 2) deve effettuare la divisione di tutta l'area in piccoli stati con la dissoluzione di tutti gli stati arabi esistenti. Piccola qui dipenderà dalla composizione etnica o settaria di ogni stato. Di conseguenza, la speranza sionista è che gli stati settario basata diventano satelliti di Israele e, ironia della sorte, la sua fonte di legittimazione morale ... Questa non è un'idea nuova, né di superficie per la prima volta in sionista pensiero strategico. Infatti, frammentando tutti gli stati arabi in unità più piccole è stato un tema ricorrente. "(Piano Yinon, vedi sotto)
Visto in questo contesto, la guerra alla Siria è parte del processo di espansione territoriale israeliana.Intelligence israeliana a doppio filo a lavorare con gli Stati Uniti, la Turchia e la NATO è direttamente solidale di Al Qaeda mercenari terroristi all'interno della Siria.
Il progetto sionista richiede anche la destabilizzazione dell'Egitto, la creazione di divisioni tra fazioni all'interno Egitto come strumentato dalla "primavera araba", che porta alla formazione di uno Stato basato settaria dominato dai Fratelli Musulmani.

Michel Chossudovsky, Global Research, 3 mar 2013

Il piano sionista per il Medio Oriente 

Tradotto e curato da
Israel Shahak
L'Israele di Theodore Herzl (1904) e di Rabbi Fischmann (1947)
Nei suoi diari complete, vol. II. p. 711, Theodore Herzl, fondatore del sionismo, dice che l'area dello Stato ebraico si estende: ". Dal torrente d'Egitto al fiume Eufrate"
Rabbi Fischmann, membro dell'Agenzia Ebraica per la Palestina, ha dichiarato nella sua testimonianza al comitato speciale delle Nazioni Unite su richiesta del 9 luglio 1947 "La Terra Promessa si estende dal fiume d'Egitto fino all'Eufrate, include parti di Siria e Libano. "
da
Oded Yinon di

"Una strategia per Israele negli anni Ottanta"

Pubblicato dalla
Associazione di arabo-americano Laureati, Inc.
Belmont, Massachusetts, 1982
Speciale Documento n ° 1 (ISBN 0-937694-56-8)
Indice dei contenuti
L'Associazione di arabo-americano Laureati lo trova irresistibile per inaugurare la sua nuova serie di pubblicazioni, documenti particolari, con l'articolo di Oded Yinon, che è apparso in Kivunim (Indicazioni), la rivista del Dipartimento di Informazione dell'Organizzazione Sionista Mondiale. Oded Yinon è un giornalista israeliano ed era precedentemente assegnato al ministero degli Esteri di Israele. A nostra conoscenza, questo documento è la dichiarazione più esplicita, dettagliata e inequivocabile alla data della strategia sionista in Medio Oriente. Inoltre, si distingue come una rappresentazione accurata della "visione" per l'intero Medio Oriente del regime sionista attualmente sentenza di Begin, Sharon e Eitan. La sua importanza, quindi, non risiede nel suo valore storico, ma nell'incubo che essa presenta.
2
Il piano opera su due premesse fondamentali. Per sopravvivere, Israele deve 1) diventare una potenza regionale imperiale, e 2) deve effettuare la divisione di tutta l'area in piccoli stati con la dissoluzione di tutti gli stati arabi esistenti. Piccola qui dipenderà dalla composizione etnica o settaria di ogni stato. Di conseguenza, la speranza sionista è che gli stati su base settaria diventano satelliti di Israele e, ironia della sorte, la sua fonte di legittimazione morale.
3
Questa non è una nuova idea, né superficie per la prima volta nel pensiero strategico sionista. Infatti, frammentando tutti gli stati arabi in unità più piccole è stato un tema ricorrente. Questo tema è stato documentato in una scala molto modesta nella pubblicazione AAUG,  Sacro Terrorismo di Israele(1980), da Livia Rokach. Sulla base delle memorie di Moshe Sharett, ex primo ministro di Israele, documenti di studio di Rokach, con dettagli convincenti, il piano sionista in quanto si applica al Libano e, come è stato preparato nella metà degli anni Cinquanta.
4
La prima massiccia invasione israeliana del Libano nel 1978 portava questo piano fuori nei minimi dettagli. Il secondo e più barbara e totalizzante invasione israeliana del Libano il 6 giugno 1982, si propone di effettuare alcune parti di questo piano, che spera di vedere non solo il Libano, la Siria e la Giordania, ma anche, in frammenti. Questo dovrebbe fare beffa di crediti pubblici israeliani quanto riguarda il loro desiderio di un governo centrale libanese forte e indipendente. Più precisamente, vogliono un governo centrale libanese che sancisce i loro disegni imperialisti regionali con la firma di un trattato di pace con loro. Essi cercano anche acquiescenza nei loro disegni dal siriano, iracheno, giordano e altri governi arabi, nonché dal popolo palestinese. Quello che vogliono e che cosa stanno progettando per non è un mondo arabo, ma un mondo di frammenti arabi che è pronto a soccombere all'egemonia israeliana. Quindi, Oded Yinon nel suo saggio, "Una strategia per Israele negli anni 1980," parla "di vasta portata opportunità per la prima volta dal 1967" che vengono creati dal "situazione molto burrascoso [che] circonda Israele."
5
La politica sionista di spostare i palestinesi dalla Palestina è molto più di una politica attiva, ma viene perseguita con più forza nei momenti di conflitto, come nella guerra del 1947-1948 e nella guerra del 1967. Un'appendice intitolato  "Israele parla di un nuovo esodo" è incluso in questa pubblicazione per dimostrare ultimi dispersioni sionisti dei palestinesi dalla loro patria e per mostrare, oltre al documento principale sionista si presenti, altre forme di programmazione sionista per la de-palestinizzazione della Palestina.
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E 'chiaro dal documento Kivunim, pubblicato nel febbraio del 1982, che le "ampie opportunità" di cui strateghi sionisti hanno pensato sono le stesse "opportunità" di cui stanno cercando di convincere il mondo e che a loro parere sono stati generati dal loro giugno del 1982 invasione. E 'anche chiaro che i palestinesi non sono mai stati l'unico obiettivo dei piani sionisti, ma l'obiettivo prioritario in quanto la loro presenza vitale e indipendente come popolo nega l'essenza dello Stato sionista. Ogni stato arabo, tuttavia, in particolare quelli con le direzioni nazionaliste coesa e chiara, è un vero e proprio bersaglio prima o poi.
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Contrastava con la strategia dettagliata e inequivocabile sionista chiarito in questo documento, la strategia araba e palestinese, purtroppo, soffre di ambiguità e incoerenza. Non vi è alcuna indicazione che gli strateghi arabi hanno interiorizzato il piano sionista nella sua piena ramificazioni.Invece, essi reagiscono con incredulità e shock ogni volta che una nuova fase di esso si svolge.Questo è evidente nella reazione araba, seppur in sordina, per l'assedio israeliano di Beirut. Il fatto triste è che, fintanto che la strategia sionista per il Medio Oriente non è preso sul serio reazione araba a qualsiasi futura assedio di altre capitali arabe sarà la stessa.
Khalil Nakhleh
23 luglio 1982
Prefazione
di Israel Shahak
1
Il seguente saggio rappresenta, a mio parere, il piano preciso e dettagliato del presente regime sionista (di Sharon ed Eitan) per il Medio Oriente che si basa sulla divisione di tutta l'area in piccolistati, e la dissoluzione di tutto l'esistente Stati arabi. Vorrei commentare l'aspetto militare di questo piano in una nota conclusiva. Qui vorrei richiamare l'attenzione dei lettori di alcuni punti importanti:
2
1. L'idea che tutti gli stati arabi dovrebbero essere suddivisi, da Israele, in piccole unità, si verifica di nuovo e di nuovo nel pensiero strategico israeliano. Ad esempio, Ze'ev Schiff, il corrispondente militare di Ha'aretz (e probabilmente il più esperto in Israele, su questo argomento) scrive a proposito del "migliore" che può accadere per gli interessi israeliani in Iraq: "La dissoluzione dell'Iraq in un sciita di stato, uno stato sunnita e la separazione della parte kurda "( Ha'aretz 1982/06/02). In realtà, questo aspetto del piano è molto vecchio.
3
2. Il forte legame con il pensiero neo-conservatore negli Stati Uniti è molto importante, soprattutto nelle note dell'autore. Tuttavia, mentre a parole è pagato per l'idea della "difesa dell'Occidente" dal potere sovietico, il vero scopo del suo autore, e dell'attuale establishment israeliano è chiaro: per fare un Israele imperiale in una potenza mondiale. In altre parole, l'obiettivo di Sharon è ingannare americani dopo aver ingannato tutto il resto.
4
3. E 'ovvio che gran parte dei dati rilevanti, sia nelle note e nel testo, è alterata o omessa, come ad esempio l'aiuto finanziario degli Stati Uniti a Israele . Gran parte di essa è pura fantasia. Tuttavia , il piano non deve essere considerato non influente, o come non in grado di realizzare per un breve periodo. Il piano segue fedelmente le idee geopolitiche attuali in Germania del 1890-1933, che sono state ingerite intere da Hitler e del movimento nazista, e determinato i loro obiettivi per l'Europa orientale . Tali obiettivi, in particolare la divisione degli stati esistenti, sono state effettuate nel 1939-1941, e solo un'alleanza su scala globale impedito loro consolidamento per un periodo di tempo.
5
Le note dell'autore seguono il testo. Per evitare confusione, non volevo aggiungere eventuali note di mio, ma ho messo la sostanza di loro in questa prefazione e la conclusione alla fine. Ho, tuttavia, sottolineato alcune parti del testo.
Israel Shahak
13 giugno 1982


Una strategia per Israele negli anni Ottanta

da Oded Yinon
Questo articolo è originariamente apparso in ebraico in Kivunim (Direzioni) , Un Giornale per il Giudaismo e il Sionismo, nessun problema, 14-Inverno, 5742, febbraio 1982 Editore: Yoram Beck.Comitato Editoriale: Eli Eyal, Yoram Beck, Amnon Hadari, Yohanan Manor, Elieser Schweid.Pubblicato dal Dipartimento di Pubblicità / L'Organizzazione Sionista Mondiale , Gerusalemme.
1
All'inizio degli anni ottanta lo Stato di Israele ha bisogno di una nuova prospettiva per il suo posto, i suoi scopi e gli obiettivi nazionali, in patria e all'estero. Questa esigenza è diventata ancora più importante a causa di una serie di processi centrali che il paese, la regione e il mondo stanno attraversando. Oggi viviamo in fasi iniziali di una nuova epoca nella storia umana, che non è del tutto simile al suo predecessore, e le sue caratteristiche sono totalmente diverse da quello che abbiamo finora conosciuto. Ecco perché abbiamo bisogno di una comprensione dei processi centrali che caratterizzano questa epoca storica, da un lato, e dall'altro lato abbiamo bisogno di una visione del mondo e una strategia operativa in conformità con le nuove condizioni. L'esistenza, la prosperità e la fermezza dello Stato ebraico dipenderà dalla sua capacità di adottare un nuovo quadro di riferimento per i suoi affari interni ed esteri.
2
Questa epoca è caratterizzata da numerosi tratti che possiamo già diagnosticare, e che simboleggiano una vera e propria rivoluzione nel nostro stile di vita attuale. Il processo dominante è la ripartizione del, prospettiva umanista razionalista come la pietra angolare di supporto alla vita e conquiste della civiltà occidentale a partire dal Rinascimento. Le opinioni politiche, sociali ed economiche che hanno emanati da questo fondamento si sono basate su diverse "verità" che sono attualmente scomparendo, per esempio, l'idea che l'uomo come individuo è il centro dell'universo e di tutto ciò che esiste al fine di realizzare il suo bisogni materiali di base. Questa posizione viene invalidata nel presente, quando è diventato chiaro che la quantità di risorse nel cosmo non soddisfa i requisiti di uomo, i suoi bisogni economici o di suoi vincoli demografici. In un mondo in cui ci sono quattro miliardi di esseri umani e di risorse economiche e di energia che non crescono in proporzione per soddisfare le necessità degli uomini, non è realistico aspettarsi di soddisfare il requisito principale della società occidentale, 1 cioè, il desiderio e l'aspirazione per consumo illimitato. Il punto di vista che l'etica non ha alcun ruolo nel determinare la direzione Uomo prende, ma piuttosto i suoi bisogni materiali fai da questo punto di vista sta diventando prevalente oggi come vediamo un mondo in cui quasi tutti i valori stanno scomparendo. Stiamo perdendo la capacità di valutare le cose più semplici, soprattutto se riguardano la semplice questione di ciò che è bene e ciò che è male.
3
La visione delle aspirazioni illimitate dell'uomo e abilità si restringe a fronte dei fatti tristi della vita, in cui si assiste alla disgregazione dell'ordine del mondo che ci circonda. La vista che promette la libertà e la libertà al genere umano sembra assurdo alla luce del triste fatto che tre quarti del genere umano vive sotto regimi totalitari. I punti di vista riguardanti l'uguaglianza e la giustizia sociale sono stati trasformati dal socialismo e soprattutto dal comunismo in uno zimbello. Non vi è alcun argomento per la verità di queste due idee, ma è chiaro che non sono stati messi in pratica correttamente e la maggioranza del genere umano ha perso la libertà, la libertà e la possibilità per l'uguaglianza e la giustizia. In questo mondo nucleare in cui siamo (ancora) vivere in relativa pace per 30 anni, il concetto di pace e la convivenza tra le nazioni non ha significato quando una superpotenza come l'URSS detiene una dottrina militare e politica del genere non ha: che non è solo una guerra nucleare possibile e necessario per conseguire le estremità di marxismo, ma che è possibile sopravvivere dopo, per non parlare del fatto che si può essere vittorioso in esso. 2
4
I concetti fondamentali della società umana, soprattutto quelli d'Occidente, stanno subendo un cambiamento a causa di trasformazioni politiche, militari ed economiche. Così, la potenza nucleare e convenzionale dell'Urss ha trasformato l'epoca che si è appena concluso in ultima tregua prima della grande saga che sarà demolire gran parte del nostro mondo in una guerra globale multidimensionale, rispetto a cui il mondo passato guerre saranno stati un gioco da ragazzi. Il potere del nucleare e delle armi convenzionali, la loro quantità, la loro precisione e la qualità si trasformerà la maggior parte del nostro mondo a testa in giù nel giro di pochi anni, e noi dobbiamo allinearci in modo da affrontare che in Israele. Che è, poi, la principale minaccia per la nostra esistenza e quella del mondo occidentale. 3 La guerra per le risorse del mondo, il monopolio arabo sul petrolio, e la necessità dell'Occidente di importare la maggior parte delle materie prime dal terzo mondo , stanno trasformando il mondo che conosciamo, dato che uno degli obiettivi principali dell'Unione Sovietica è quello di sconfiggere l'Occidente da ottenere il controllo sulle risorse gigantesche nel Golfo Persico e nella parte meridionale dell'Africa, in cui la maggior parte dei minerali mondiali sono trova.Possiamo immaginare le dimensioni del confronto globale, che ci dovrà affrontare in futuro.
5
La dottrina Gorshkov richiede il controllo sovietico degli oceani e zone ricche di minerali del Terzo Mondo. Che insieme con l'attuale dottrina nucleare sovietica che sostiene che è possibile gestire, vincere e sopravvivere a una guerra nucleare, nel corso della quale militare dell'Occidente potrebbe benissimo essere distrutta ed i suoi abitanti fece schiavi al servizio del marxismo-leninismo, è il principale pericolo per la pace nel mondo e per la nostra stessa esistenza. Dal 1967, i sovietici hanno trasformato dictum Clausewitz 'in "La guerra è la continuazione della politica con mezzi nucleari", e ne ha fatto il motto che guida tutte le loro politiche. Già oggi sono occupati di effettuare i loro obiettivi nella nostra regione e in tutto il mondo, e la necessità di affrontarli diventa l'elemento importante nella politica di sicurezza del nostro paese e, naturalmente, quella del resto del mondo libero. Questa è la nostra grande sfida straniera. 4
6
Il mondo arabo musulmano, quindi, non è il principale problema strategico che dovremo affrontare negli anni Ottanta, nonostante il fatto che essa eserciti la principale minaccia contro Israele, a causa della sua crescente potenza militare. Questo mondo, con le sue minoranze etniche, le fazioni e le crisi interne, che è sorprendentemente autodistruttivo, come possiamo vedere in Libano, in Iran non arabo e ora anche in Siria, è in grado di affrontare con successo i problemi fondamentali e fa Non quindi costituire una minaccia reale contro lo Stato di Israele, nel lungo periodo, ma solo nel breve periodo in cui il suo potere militare immediato ha grande importanza. Nel lungo periodo, questo mondo non sarà in grado di esistere nel suo quadro presente nelle zone intorno a noi, senza dover passare per veri cambiamenti rivoluzionari. Il musulmano arabo mondo è costruito come una casa temporanea di carte messe insieme dagli stranieri (Francia e Gran Bretagna negli anni Venti), senza che i desideri ei desideri degli abitanti essendo stati presi in considerazione. E 'stato arbitrariamente diviso in 19 stati, tutti in combinazioni di Minori e gruppi etnici che sono ostili l'uno all'altro, in modo che ogni stato arabo musulmano al giorno d'oggi deve affrontare la distruzione sociale etnico dal di dentro, e in alcuni una guerra civile è già scatenato. 5 La maggior parte degli arabi, 118 milioni su 170 milioni, vivono in Africa, soprattutto in Egitto (45 milioni di oggi).
7
A parte l'Egitto, tutti gli stati del Maghreb sono costituiti da un misto di arabi e berberi non arabi. In Algeria vi è già una guerra civile infuria in montagna Kabile tra le due nazioni nel paese. Marocco e Algeria sono in guerra tra di loro sul Sahara spagnolo, oltre alla lotta interna in ciascuno di essi.L'Islam militante mette in pericolo l'integrità della Tunisia e Gheddafi organizza le guerre che sono distruttivi dal punto di vista arabo, da un paese che è scarsamente popolata e che non può diventare una nazione potente. È per questo che egli ha tentato unificazioni in passato con gli stati che sono più genuini, come l'Egitto e la Siria. Sudan, lo Stato più lacerato nel mondo musulmano arabo di oggi è costruito su quattro gruppi ostili gli uni agli altri, un musulmano sunnita, minoranza araba che governa la maggioranza degli africani non arabi, Pagani e cristiani. In Egitto c'è una maggioranza sunnita musulmano di fronte a una grande minoranza di cristiani che è dominante in Alto Egitto: circa 7 milioni di loro, in modo che anche Sadat, nel suo intervento, l'8 maggio, ha espresso il timore che vorranno un loro stato proprio, qualcosa come un "secondo" cristiana del Libano in Egitto.
8
Tutti gli Stati arabi est di Israele sono lacerata, spezzata e crivellato di conflitto interiore ancor più di quelli del Maghreb. La Siria è fondamentalmente non differisce da Libano salvo in forte regime militare che governa. Ma la vera e propria guerra civile che si svolgono al giorno d'oggi tra la maggioranza sunnita e la sciita alawita minoranza dominante (un mero 12% della popolazione), testimonia la gravità del problema nazionale.
9
L'Iraq è, ancora una volta, non è diverso nella sostanza dai suoi vicini, anche se la sua maggioranza è sciita e la minoranza sunnita dominante. Il sessantacinque per cento della popolazione non ha voce in politica, in cui una élite di 20 per cento detiene il potere. Inoltre c'è una grande minoranza curda nel nord, e se non fosse per la forza del regime al potere, l'esercito e le entrate petrolifere, futuro stato iracheno non sarebbe diverso da quello del Libano, in passato o della Siria oggi. I semi del conflitto interiore e della guerra civile sono evidenti già oggi, soprattutto dopo l'ascesa di Khomeini al potere in Iran, un leader che gli sciiti in Iraq vista come il loro leader naturale.
10
Tutti i principati del Golfo e in Arabia Saudita sono costruiti su un delicato casa di sabbia in cui vi è solo olio. In Kuwait, i kuwaitiani costituiscono solo un quarto della popolazione. In Bahrain, gli sciiti sono la maggioranza, ma sono privi di potere. Negli Emirati Arabi Uniti, gli sciiti sono ancora una volta la maggioranza, ma i sunniti sono al potere. Lo stesso è vero di Oman e Yemen del Nord.Anche nella marxista del Sud Yemen c'è una considerevole minoranza sciita. In Arabia Saudita la metà della popolazione è straniera, egiziana e yemenita, ma una minoranza saudita detiene il potere.
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La Giordania è in realtà palestinese, governato da un Trans-Giordania beduino minoranza, ma la maggior parte delle forze armate e di certo la burocrazia è ora palestinese. È un dato di fatto Amman è come palestinese Nablus. Tutti questi paesi hanno eserciti potenti, relativamente parlando. Ma c'è un problema anche lì. L'esercito siriano è oggi per lo più sunniti con un corpo ufficiali alawita, l'esercito iracheno sciita con sunnita comandanti. Questo ha un grande significato nel lungo periodo, ed è per questo che non sarà possibile conservare la fedeltà dell'esercito per un lungo periodo a meno che si tratta del solo comune denominatore: l'ostilità nei confronti di Israele, e oggi anche questo è insufficiente .
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Accanto gli arabi, divisi come sono, l'altro musulmano Uniti condividono una situazione simile. La metà della popolazione dell'Iran è costituito da un gruppo di lingua persiana e l'altra metà di un gruppo etnico turco. Popolazione della Turchia dispone di un turco musulmano sunnita maggioranza, circa il 50%, e due grandi minoranze, 12 milioni di sciiti alawiti ei 6 milioni sunniti curdi. In Afghanistan ci sono 5 milioni di euro
Sciiti, che costituiscono un terzo della popolazione. In sunnita Pakistan ci sono 15 milioni di sciiti, che mettono in pericolo l'esistenza di quello stato.
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Questa immagine nazionale minoranza etnica che si estende dal Marocco all'India e dalla Somalia alla Turchia punta alla mancanza di stabilità e di una rapida degenerazione in tutta la regione.Quando questo quadro si aggiunge a quello economico, vediamo come l'intera regione è costruito come un castello di carte, incapace di sopportare i suoi gravi problemi.
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In questo mondo gigantesco e fratturati ci sono alcuni gruppi di ricchi e una massa enorme di persone povere. La maggior parte degli arabi hanno un reddito medio annuo di 300 dollari. Questa è la situazione in Egitto, nella maggior parte dei paesi del Maghreb, tranne per la Libia, e in Iraq. Libano è lacerato e la sua economia sta cadendo a pezzi. E 'uno stato in cui non vi è alcun potere centralizzato, ma solo 5 de facto autorità sovrane (cristiano nel nord, sostenuta dai siriani e sotto il dominio del clan Franjieh, in Oriente una zona di conquista siriana diretta, nel centro di un falangista enclave controllata cristiana, nel sud e fino al fiume Litani una regione prevalentemente palestinese controllato dall'OLP e lo stato dei cristiani del maggiore Haddad e mezzo milione di sciiti). La Siria è in una situazione ancora più grave e anche l'assistenza che otterrà in futuro, dopo l'unificazione con la Libia non sarà sufficiente per affrontare i problemi fondamentali dell'esistenza e il mantenimento di un grande esercito. L'Egitto è nella situazione peggiore: Milioni sono sull'orlo della fame, la metà della forza lavoro è disoccupata, e l'alloggio è scarsa in questa zona più densamente popolata del mondo.Fatta eccezione per l'esercito, non vi è un singolo reparto operativo in modo efficiente e lo Stato è in uno stato permanente di fallimento e dipende interamente dall'assistenza estera americana concessa in quanto la pace. 6
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Negli Stati del Golfo, l'Arabia Saudita, la Libia e l'Egitto non vi è la più grande accumulazione di denaro e di petrolio al mondo, ma quelli goderne sono piccole élites che non hanno una base larga di sostegno e di fiducia in se stessi, qualcosa che nessun esercito può garantire. 7 L'esercito saudita con tutta la sua attrezzatura non può difendere il regime da pericoli reali a casa o all'estero, e ciò che ha avuto luogo a La Mecca nel 1980, è solo un esempio. Una situazione triste e molto burrascoso circonda Israele e crea sfide per esso, i problemi, i rischi , ma anche ampie opportunità per la prima volta dal 1967 . Le probabilità sono che occasioni perse in quel momento diventerà realizzabile negli anni Ottanta in misura e secondo le dimensioni che non possiamo nemmeno immaginare oggi.
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La politica di "pace" e la restituzione dei territori, attraverso una dipendenza degli Stati Uniti, preclude la realizzazione della nuova opzione creato per noi. Dal 1967, tutti i governi di Israele hanno legato i nostri obiettivi nazionali fino a restringere esigenze politiche, da un lato, e dall'altro a distruttivo pareri a casa che neutralizzate le nostre capacità, sia in patria che all'estero. Non riuscendo a prendere provvedimenti nei confronti della popolazione araba nei nuovi territori, acquisiti nel corso di una guerra forzata su di noi, è il grande errore strategico commesso da Israele, la mattina dopo la Guerra dei Sei Giorni. Avremmo potuto salvare noi stessi tutto il conflitto aspro e pericoloso da allora, se avessimo dato la Giordania per i palestinesi che vivono a ovest del fiume Giordano. Così facendo avremmo neutralizzato il problema palestinese che abbiamo oggi di fronte, e al quale abbiamo trovato soluzioni che sono davvero nessuna soluzione a tutti, come il compromesso territoriale o di autonomia che ammontano, infatti, per la stessa cosa. 8 Oggi, abbiamo improvvisamente affrontare immense opportunità per trasformare a fondo e questo dobbiamo fare nel prossimo decennio la situazione, altrimenti non potremo sopravvivere come stato.
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Nel corso degli anni Ottanta, lo Stato di Israele dovrà passare attraverso i cambiamenti di vasta portata nel suo regime politico ed economico nazionale, insieme a cambiamenti radicali nella sua politica estera, al fine di resistere alle sfide globali e regionali di questa nuova epoca. La perdita dei campi petroliferi del Canale di Suez, l'immenso potenziale delle altre risorse naturali, petrolio, gas e nella penisola del Sinai, che è geomorfologicamente identici ai ricchi paesi produttori di petrolio della regione, si tradurrà in una perdita di energia nel prossimo futuro e distruggere la nostra economia nazionale: un quarto del nostro presente PIL così come un terzo del budget viene utilizzato per l'acquisto di petrolio. 9 La ricerca di materie prime nel Neghev e sulla costa non saranno, in un prossimo futuro , servono a modificare tale stato di cose.
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(Riconquistare) la penisola del Sinai con le sue risorse attuali e potenziali è dunque una priorità politica che è ostacolata dal Camp David e gli accordi di pace . La colpa per che si trova, naturalmente, con l'attuale governo israeliano e dei governi che ha aperto la strada alla politica di compromesso territoriale, i governi di allineamento dal 1967. Gli egiziani non avrà bisogno di mantenere il trattato di pace dopo la restituzione del Sinai, e faranno tutto il possibile per tornare all'ovile del mondo arabo e per l'URSS al fine di ottenere il sostegno e l'assistenza militare. Aiuti americani è garantita solo per un breve periodo, per i termini della pace e l'indebolimento degli Stati Uniti, sia in patria che all'estero porterà a una riduzione degli aiuti. Senza olio e il reddito da esso, con il presente enormi spese, non saremo in grado di ottenere fino al 1982 nelle condizioni attuali e dovremo agire per return la situazione allo status quo che esisteva in Sinai prior di Sadat di visita e l'accordo di pace firmato con lui erronea marzo 1979 . 1 0
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Israele ha due vie principali attraverso cui realizzare questo scopo, uno diretto e l'altro indiretto.L'opzione diretta è quella meno realistico a causa della natura del regime e di governo in Israele, così come la saggezza di Sadat, che ha ottenuto il nostro ritiro dal Sinai, che era, accanto alla guerra del 1973, il suo successo importante da quando ha preso il potere . Israele non unilateralmente rompere il trattato, né oggi, né nel 1982, a meno che sia molto fatica economicamente e politicamente ed Egitto fornisce Israele con la scusa di prendere il nuovo Sinai nelle nostre mani per la quarta volta nella nostra breve storia. Cosa è rimasto dunque, è l'opzione indiretta. La situazione economica in Egitto, la natura del regime e la sua pan-
Politica araba, porterà a una situazione dopo l'aprile 1982, alla quale Israele sarà costretto ad agire direttamente o indirettamente, al fine di riprendere il controllo del Sinai come riserva strategica, economica ed energetica per il lungo periodo . Egitto non costituisce un problema strategico militare a causa di conflitti interni e che potrebbe essere guidato indietro al post 1967 situazione di guerra in non più di un giorno. 1 1
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Il mito dell'Egitto come leader forte del mondo arabo è stata demolita nel 1956 e sicuramente non è sopravvissuto del 1967, ma la nostra politica, come nel ritorno del Sinai, è servito a trasformare il mito in "realtà." In realtà, però , il potere dell'Egitto in proporzione sia al solo Israele e per il resto del mondo arabo è sceso di circa il 50 per cento dal 1967. L'Egitto non è più il principale potere politico nel mondo arabo ed è economicamente sull'orlo di una crisi. Senza assistenza straniera la crisi arriverà domani. 12 Nel breve periodo, a causa del ritorno del Sinai, Egitto guadagnerà parecchi vantaggi a nostre spese, ma solo nel breve periodo fino al 1982, e che non cambierà gli equilibri di potere a suo vantaggio, e sarà eventualmente causare la sua rovina. Egitto, nella sua attuale quadro politico interno, è già un cadavere, tanto più se si tiene conto della crescente spaccatura musulmano-cristiano. Rompere Egitto giù territorialmente in regioni geografiche distinte è l'obiettivo politico di Israele negli anni Ottanta sulla sua fronte occidentale .
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Egitto è diviso e lacerato in molti focolai di autorità. Se l'Egitto va in pezzi, paesi come la Libia, il Sudan o anche gli Stati più lontani non continueranno ad esistere nella forma attuale e si uniranno ilcrollo e la dissoluzione di Egitto. La visione di uno Stato cristiano copto in Egitto insieme a un certo numero di stati deboli con potenza molto localizzato e senza un governo centralizzato, come fino ad oggi, è la chiave per uno sviluppo storico che è stato solo arretrato con l'accordo di pace, ma che sembra inevitabile in lungo periodo . 1 3
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Il fronte occidentale, che in superficie appare più problematica, è di fatto meno complicato di fronte orientale, in cui la maggior parte degli eventi che fanno i titoli dei giornali hanno avuto luogo recentemente. Dissoluzione totale del Libano in cinque province serve da precendent per tutto il mondo arabo tra cui l'Egitto, la Siria, l'Iraq e la penisola arabica e sta già seguendo quella traccia. La dissoluzione della Siria e Iraq in seguito in aree etnicamente o religiosamente unqiue come in Libano, è l'obiettivo primario di Israele sul fronte orientale nel lungo periodo, mentre la dissoluzione del potere militare di questi stati costituisce l'obiettivo primario a breve termine. Siria cadrà a pezzi, in conformità con la sua struttura etnica e religiosa, in diversi stati, come in oggi il Libano, in modo che non ci sarà uno stato sciita alawita lungo la sua costa, uno stato sunnita nella zona di Aleppo, un altro stato sunnita a Damasco ostile al suo vicino del nord, e le drusi che sarà istituito uno stato , magari anche nel nostro Golan, e certamente nel dell'Hauran e nel nord della Giordania . Questo stato di cose sarà la garanzia per la pace e la sicurezza nella zona, a lungo termine, e questo obiettivo è già alla nostra portata oggi . 1 4
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Iraq, ricco di petrolio, da una parte e lacerato internamente, dall'altra, è garantito come candidato pergli obiettivi di Israele . La sua dissoluzione è ancora più importante per noi di quella di Siria. L'Iraq è più forte di Siria. Nel breve periodo è il potere iracheno che costituisce la più grande minaccia per Israele. Una guerra Iraq-Iran si strappa a pezzi l'Iraq e provocare la sua caduta a casa anche prima che sia in grado di organizzare una lotta su un ampio fronte contro di noi. Ogni tipo di confronto inter-araba ci aiuterà nel breve periodo e sarà accorciare la strada per l'obiettivo più importante di rompere l'Iraq in denominazioni come in Siria e in Libano . In Iraq, una divisione in province lungo linee etniche / religiose, come in Siria durante il periodo ottomano è possibile. Così, tre (o più) stati esisteranno attorno alle tre principali città: Bassora, Baghdad e Mosul, e le zone sciite nel sud separerà dal sunnita e curda a nord. E 'possibile che l'attuale scontro iraniano-iracheno approfondirà questa polarizzazione. 1 5
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L'intera penisola arabica è un candidato naturale per la dissoluzione a causa di pressioni interne ed esterne, e la questione è inevitabile soprattutto in Arabia Saudita. Indipendentemente dal fatto che la sua forza economica a base di olio rimane intatto o se invece è diminuita nel lungo periodo, le divisioni interne e le disaggregazioni sono uno sviluppo chiaro e naturale alla luce della attuale struttura politica. 1 6
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Giordania costituisce un obiettivo strategico immediato nel breve periodo ma non nel lungo periodo, in quanto non costituisce una minaccia reale nel lungo periodo dopo il suo scioglimento , la cessazione del lungo dominio del re Hussein e il trasferimento del potere ai palestinesi nel breve periodo.
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Non vi è alcuna possibilità che la Giordania continuerà ad esistere nella sua struttura attuale per molto tempo, e la politica di Israele, sia in guerra che in pace, deve essere orientata alla liquidazione di Giordano sotto l'attuale regime e il trasferimento del potere al maggioranza palestinese. Modifica del regime est del fiume causerà anche la risoluzione del problema dei territori densamente popolati con gli arabi ad ovest del Giordano. Sia in guerra o in condizioni di pace, l'emigrazione dai territori e congelare economica demografico in loro, sono le garanzie per il prossimo cambiamento su entrambe le rive del fiume, e noi dobbiamo essere attivi al fine di accelerare questo processo nel prossimo futuro . Il piano di autonomia dovrebbe anche essere respinta, così come ogni compromesso o la divisione dei territori per, dato i piani del PLO e quelli degli arabi israeliani stessi, il piano Shefa'amr di settembre del 1980, non è possibile andare a vivere in questo paese nella situazione attuale, senza separare le due nazioni, gli arabi in Giordania e gli ebrei per le zone ad ovest del fiume . Coesistenza genuina e la pace regnerà sulla terra solo quando gli arabi capire che senza dominio ebraico tra il Giordano e il mare non avranno né l'esistenza né la sicurezza. Una nazione di loro e di sicurezza sarà loro solo in Giordania. 1 7
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All'interno di Israele, la distinzione tra le aree del '67 e dei territori al di là di loro, quelli del '48, è sempre stato privo di significato per gli arabi e al giorno d'oggi non ha più alcun significato per noi. Il problema deve essere visto nella sua interezza, senza divisioni del '67. Dovrebbe essere chiaro, in ogni futura costellazione situazione politica o militare, che la soluzione del problema degli arabi indigeni arriverà solo quando riconoscono l'esistenza di Israele nei confini sicuri fino al fiume Giordano al di là di esso, come il nostro bisogno esistenziale in questa difficile epoca, l'epoca nucleare che ci deve presto entrare. Non è più possibile vivere con tre quarti della popolazione ebraica sulla battigia denso che è così pericoloso in un epoca nucleare.
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Dispersione della popolazione è quindi un obiettivo strategico nazionale di primissimo ordine, in caso contrario, dovremo cessare di esistere entro i confini. Giudea, Samaria e la Galilea sono la nostra unica garanzia per l'esistenza nazionale, e se non diventiamo la maggior parte nelle zone di montagna, non ci devono governare nel paese e ci devono essere come i Crociati, che ha perso questo paese che non era loro in ogni caso, e in cui sono stati gli stranieri a cominciare.Riequilibrare il paese demograficamente, strategicamente ed economicamente è l'obiettivo più alto e più centrale di oggi. Prendendo in mano il spartiacque montagna da Bersabea a Alta Galilea è l'obiettivo nazionale generato dal maggiore considerazione strategica che sta sistemando la parte montuosa del paese, che è vuota di ebrei oggi . l 8
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Realizzando i nostri obiettivi sul fronte orientale dipende in primo luogo la realizzazione di questo obiettivo strategico interno. La trasformazione della struttura politica ed economica, in modo da consentire la realizzazione di questi obiettivi strategici, è la chiave per raggiungere l'intera variazione. Abbiamo bisogno di cambiare da una economia centralizzata in cui il governo è ampiamente coinvolto, per un mercato aperto e libero, nonché di passare dalla funzione del contribuente degli Stati Uniti per lo sviluppo, con le nostre mani, di una vera e propria infrastruttura economica produttiva. Se non siamo in grado di fare questo cambiamento liberamente e volontariamente, saremo costretti in esso dagli sviluppi mondiali, in particolare in materia di economia, energia, e la politica, e dal nostro isolamento crescente. l 9
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Da un punto di vista militare e strategico, l'Occidente guidato dagli Stati Uniti non è in grado di resistere alle pressioni globali dell'URSS in tutto il mondo, e Israele deve quindi stare da solo negli anni Ottanta, senza alcuna assistenza estera, militare o economica, e questo è alla nostra capacità di oggi, senza compromessi. 20 I rapidi cambiamenti del mondo sarà anche portare un cambiamento nella condizione della comunità ebraica mondiale a cui Israele diventerà non solo in ultima istanza, ma l'unica opzione esistenziale. Non possiamo supporre che gli ebrei degli Stati Uniti, e le comunità di Europa e America Latina continuerà ad esistere nella forma attuale nel futuro 2 1
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La nostra esistenza in questo paese si è certo, e non vi è alcuna forza che potrebbe togliere a noi da qui o con forza o con inganno (metodo di Sadat). Nonostante le difficoltà della politica sbagliata "pace" e il problema degli arabi israeliani e quelli dei territori, siamo in grado di affrontare efficacemente questi problemi nel prossimo futuro.
Conclusione
1
Tre punti importanti devono essere chiariti in modo da essere in grado di comprendere le possibilità significative di realizzazione di questo piano sionista per il Medio Oriente, e anche per questo ha dovuto essere pubblicato.
2
La formazione militare del Piano
Le condizioni militari di questo piano non sono stati menzionati sopra, ma sulle molte occasioni in cui qualcosa di molto simile è "spiegato" in riunioni a porte chiuse per i membri dell'establishment israeliano, questo punto è chiarito. Si presume che le forze militari israeliane, in tutti i loro rami, sono insufficienti per il lavoro effettivo di occupazione di tali territori ampi come discusso sopra. Infatti, anche in tempi di intensa palestinese "disordini" in Cisgiordania, le forze dell'esercito israeliano sono allungati troppo. La risposta a questo è il metodo di governare per mezzo di "forze Haddad" o di "Associazioni Village" (noto anche come "Leghe di Villaggio"): forze locali sotto "leader" del tutto dissociate dalla popolazione, non avendo nemmeno alcun feudale o Struttura parti (come i falangisti hanno, per esempio). Il "stati" proposto da Yinon sono "Haddadland" e "Associazioni villaggio", e le loro forze armate sarà, senza dubbio, molto simili. Inoltre, la superiorità militare israeliana in una tale situazione sarà molto più grande di quanto lo sia anche ora, in modo che qualsiasi movimento di rivolta sarà "punito" sia per l'umiliazione di massa come in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, o da bombardamento e la cancellazione di città, come in Libano oggi (giugno 1982), o da entrambi. Per garantire questo, il piano , come spiegato oralmente, chiede l'istituzione di presidi israeliani in luoghi focali tra il mini-stati, attrezzate con le forze distruttive mobili necessari. Infatti, si è visto qualcosa di simile in Haddadland e noi quasi certamente vedere presto il primo esempio di questo sistema di funzionamento sia nel Sud del Libano o in tutto il Libano.
3
E 'evidente che le ipotesi militari di cui sopra, e l'intero piano di troppo, dipendono anche gli arabi continuano a essere ancora più diviso di quanto lo siano ora, e sulla mancanza di un movimento veramente progressista massa tra di loro. Può essere che queste due condizioni saranno rimossi solo quando il piano sarà a buon punto, con conseguenze che non si possono prevedere.
4
Perché è necessario pubblicare questo in Israele?
La ragione per la pubblicazione è la duplice natura della società israeliana-ebraica: una molto grande misura di libertà e di democrazia, specialmente per gli ebrei, in combinazione con l'espansionismo e la discriminazione razzista. In una tale situazione l'elite israeliana-ebraica (per le masse seguono la TV e discorsi di Begin) deve essere persuaso . I primi passi nel processo di persuasione sono orale, come indicato sopra, ma una volta viene in cui diventa scomodo. Materiale scritto deve essere prodotto a beneficio dei più stupide "persuasori" e "animatori" (ad esempio gli ufficiali di medio rango, che sono, di solito, straordinariamente stupido). Hanno poi "imparano", più o meno, e di predicare agli altri. Va osservato che Israele, e anche il dell'Yishuv dagli anni Venti, ha sempre funzionato in questo modo. Io stesso bene ricordare come (prima ero "in opposizione") la necessità della guerra con stato spiegato a me e ad altri un anno prima della guerra 1956, e la necessità di conquistare "il resto della Palestina occidentale in cui avremo l'opportunità" è stato spiegato negli anni 1965-1967.
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Perché si presume che non vi è alcun rischio di speciale da fuori nella pubblicazione di tali piani?
Tali rischi possono provenire da due fonti, a patto che l'opposizione di principio all'interno di Israele è molto debole (una situazione che potrebbe cambiare in conseguenza della guerra al Libano): il mondo arabo, compresi i palestinesi, e gli Stati Uniti. Il mondo arabo si è dimostrato finora incapace di un'analisi dettagliata e razionale della società israeliana-ebraica, ei palestinesi sono stati, in media, non è migliore rispetto al resto. In una tale situazione, anche quelli che urlano circa i pericoli di espansionismo israeliano (che sono abbastanza reale) stanno facendo questo non a causa della conoscenza fattuale e dettagliate, ma a causa della credenza nel mito. Un buon esempio è la credenza molto persistente nella scrittura inesistente sul muro della Knesset del versetto biblico circa il Nilo e l'Eufrate. Un altro esempio sono le dichiarazioni persistenti, e completamente falsa, che sono state fatte da alcuni dei più importanti leader arabi, che le due strisce blu della bandiera israeliana simboleggiano il Nilo e l'Eufrate, mentre in realtà essi sono tratti dalle strisce della ebreo che prega scialle (Talit). Gli specialisti israeliani assumono che, nel complesso, gli arabi non badare a loro discussioni serie del futuro, e la guerra in Libano le ha dato ragione. Quindi perché non dovrebbe continuare con i loro vecchi metodi di persuadere altri israeliani?
6
Negli Stati Uniti una situazione molto simile esiste, almeno fino ad ora. I commentatori più o meno gravi prendono le loro informazioni su Israele, e molto del loro opinioni su di esso, da due fonti. Il primo è da articoli del "liberale" stampa americana, scritto quasi completamente da ammiratori ebrei di Israele che, anche se sono critica di alcuni aspetti dello stato di Israele, praticano fedelmente ciò che Stalin chiamava "la critica costruttiva." ( In realtà quelli tra loro che pretendono anche di essere "anti-stalinista" sono in realtà più stalinista di Stalin, con Israele che è il loro dio che non è ancora riuscito). Nel quadro di tale culto critico si dovrà ritenere che Israele ha sempre "buone intenzioni" e solo "sbaglia", e quindi un tale piano non sarebbe una questione di discussione, esattamente come i genocidi biblici commessi da ebrei non sono menzionati . L'altra fonte di informazione, il Jerusalem Post , ha politiche simili. Così a lungo, quindi, come esiste la situazione in cui Israele è in realtà una "società chiusa" per il resto del mondo, perché il mondo vuole chiudere i suoi occhi , la pubblicazione e anche l'inizio della realizzazione di un tale piano è realistico e fattibile.
Israel Shahak
17 Giugno 1982 Gerusalemme
A proposito del traduttore
Israel Shahak è un professore di chemistly organica presso l'Università Ebraica di Gerusalemme e il presidente della Lega israeliana per i diritti umani e civili. Ha pubblicato Le carte Shahak , raccolte di articoli chiave della stampa ebraica, ed è autore di numerosi articoli e libri, tra i quali non-Ebreo nello Stato ebraico . Il suo ultimo libro è globale il ruolo di Israele: le armi per la repressione , pubblicato dalla AAUG nel 1982. Israel Shahak: (1933-2001)
Note
 1. americano università personale di campo. Segnala No.33, 1979. Secondo questa ricerca, la popolazione del mondo sarà di 6 miliardi nel 2000. Popolazione mondiale di oggi può essere suddiviso come segue: Cina, 958 milioni; India, 635 milioni; URSS, 261 milioni di euro, degli Stati Uniti, 218 milioni in Indonesia, 140 milioni, Brasile e Giappone, 110 milioni ciascuno. Secondo i dati del Fondo della Popolazione delle Nazioni Unite per il 1980, ci sarà, nel 2000, 50 città con una popolazione di oltre 5 milioni di euro ciascuno. Il ofthp popolazione; Terzo Mondo sarà poi l'80% della popolazione mondiale. Secondo Justin Blackwelder, US Census capo dell'Ufficio, la popolazione mondiale non raggiungerà i 6 miliardi di euro a causa della fame.
 2. Politica nucleare sovietico è stato ben sintetizzato da due sovietologi americani: Joseph D. Douglas e Amoretta M. Hoeber, strategia sovietica per la guerra nucleare , (Stanford, Ca, Hoover Institute Press, 1979..).Nelle decine Unione Sovietica e centinaia di articoli e libri sono pubblicati ogni anno, che dettaglio la dottrina sovietica per la guerra nucleare e non vi è una grande quantità di documentazione tradotto in inglese e pubblicato dalla US Air Force, tra USAF: il marxismo-leninismo in guerra e l'esercito: The View sovietica , Mosca, 1972, USAF: Le Forze Armate dello Stato sovietico . Mosca, 1975, dal maresciallo A. Grechko.L'approccio sovietico di base per la materia è presentata nel libro dal maresciallo Sokolovski pubblicato nel 1962 a Mosca: il maresciallo VD Sokolovski, strategia militare, sovietica Dottrina e concetti (New York, Praeger, 1963).
 3. Una foto di intenzioni sovietiche in varie aree del mondo si può trarre dal libro di Douglas e Hoeber, ibid. Per materiale aggiuntivo vedere: Michael Morgan, "Minerali di URSS come arma strategica per il futuro," Difesa e degli Affari Esteri , a Washington, DC, dicembre 1979.
 4. Ammiraglio della Flotta Sergei Gorshkov, Sea Power e lo Stato , London, 1979. Morgan, loc. cit. Generale George S. Brown (USAF) C-JCS, Dichiarazione al Congresso sulla postura Difesa degli Stati Uniti per l'anno fiscale 1979 , pag. 103; del Consiglio di Sicurezza Nazionale, revisione della politica di minerali non combustibile , (Washington, DC 1979), Drew Middleton, The New York Times , (9/15/79); Tempo , 9/21/80.
 5. Elie Kedourie, "La fine dell'Impero Ottomano," Giornale di storia contemporanea , vol. 3, n ° 4, 1968.
 6. Al-Thawra , Siria 12/20/79, Al-Ahram , 12/30/79, Al Baath , Siria, 5/6/79. 55% degli arabi sono 20 anni e più giovani, il 70% degli arabi vivono in Africa, il 55% degli arabi under 15 è disoccupato, il 33% vive in aree urbane, Oded Yinon, "problema della popolazione egiziana," The Jerusalem Quarterly , n ° 15, primavera 1980.
 7. E. Kanovsky, "chi arabi e non abbienti," The Jerusalem Quarterly , n ° 1, Autunno 1976 Al Baath , Siria, 5/6/79.
 8. Nel suo libro, l'ex primo ministro Yitzhak Rabin ha detto che il governo israeliano è infatti responsabile per la progettazione della politica americana in Medio Oriente, dopo il giugno del '67, a causa della sua indecisione per il futuro dei territori e l'incoerenza le sue posizioni in quanto ha istituito il fondo per la Risoluzione 242 e certamente dodici anni dopo gli accordi di Camp David e il trattato di pace con l'Egitto. Secondo Rabin, il 19 giugno del 1967, il presidente Johnson ha inviato una lettera al primo ministro Eshkol in cui egli non ha menzionato nulla di ritiro dai territori nuovi, ma esattamente lo stesso giorno il governo ha deciso di tornare territori in cambio della pace. Dopo le risoluzioni arabi a Khartoum (9/1/67) il governo ha modificato la sua posizione, ma in contrasto con la sua decisione del 19 giugno, non ha notificato gli USA dell'alterazione e gli Stati Uniti ha continuato a sostenere 242 del Consiglio di sicurezza sulla base di la sua precedente conoscenza che Israele è pronto a tornare territori. A quel punto era già troppo tardi per cambiare la posizione degli Stati Uniti e la politica di Israele. Da qui la strada è stata aperta al accordi di pace sulla base della 242, come è stato successivamente concordato a Camp David. Vedere Yitzhak Rabin. Pinkas Sherut , ( Ma'ariv 1979) pp 226-227.
 9. Esteri e della Difesa Presidente del Comitato Prof. Moshe Arens hanno sostenuto in una intervista ( Ma 'ARIV , 10/3/80) che il governo israeliano non è riuscito a preparare un piano economico prima degli accordi di Camp David ed era esso stesso sorpreso dal costo degli accordi, anche se già nel corso dei negoziati è stato possibile calcolare il prezzo pesante e l'errore grave coinvolti nel non aver preparato i motivi economici per la pace.
L'ex ministro del Tesoro, il signor Yigal Holwitz, ha dichiarato che se non fosse per il ritiro dai campi di petrolio, Israele avrebbe un saldo positivo dei pagamenti (9/17/80). Quella stessa persona che ha detto due anni prima che il governo di Israele (da cui si ritirò) aveva messo un cappio intorno al collo. Si riferiva al accordi di Camp David ( Ha'aretz , 11/3/78). Nel corso di tutto il negoziato di pace né un esperto né un consulente economia è stata consultata, e il primo ministro stesso, che manca di conoscenze e competenze in economia, in un'iniziativa sbagliata, ha chiesto agli Stati Uniti di darci un prestito piuttosto che una sovvenzione, a causa del suo desiderio di mantenere il nostro rispetto e il rispetto degli Stati Uniti nei confronti di noi. Vedere Ha'aretz1/5/79. Jerusalem Post , 9/7/79. Prof Asaf Razin, ex consulente senior nel Tesoro, fortemente criticato la condotta dei negoziati; Ha'aretz ., 5/5/79 Ma'ariv , 9/7/79. Per quanto riguarda le questioni concernenti i campi di petrolio e la crisi energetica di Israele, vedi l'intervista con il Sig. Eitan Eisenberg, un consulente del governo su questi temi, Ma'arive Weekly , 12/12/78. Il ministro dell'Energia, che ha personalmente firmato gli accordi di Camp David e l'evacuazione di Sdeh Alma, da allora ha sottolineato la gravità della nostra condizione dal punto di vista delle forniture di petrolio più di una volta ... vedi Yediot Ahronot , 7/20/79. Energia ministro Modai anche ammesso che il governo non lo ha consultato a tutti sul tema del petrolio durante il Camp David e Blair negoziati casa. Ha'aretz , 8/22/79.
 1 0. Molte fonti riportano sulla crescita del bilancio armamenti in Egitto e sulle intenzioni di dare la preferenza esercito in un bilancio un'epoca di pace sui bisogni nazionali che, una pace sarebbe stato ottenuto. Vedere l'ex primo ministro Salam Mamduh in un'intervista 12/18/77, ministro del Tesoro Abd El Sayeh in un'intervista 7/25/78, e la carta di Al Akhbar , 12/2/78 che ha chiaramente sottolineato che il bilancio militare riceverà prima priorità, nonostante la pace. Questo è ciò che l'ex primo ministro Mustafa Khalil ha dichiarato nel documento programmatico del suo gabinetto che è stata presentata al Parlamento, 11/25/78. Vedere traduzione in inglese, ICA, FBIS, 27 novembre 1978, pp D 1-10.
Secondo queste fonti, il bilancio militare egiziano è aumentata del 10% tra il bilancio 1977 e 1978, e il processo continua. Una fonte saudita divulgato che il piano di egiziani per aumentare il loro budget militmy del 100% nei prossimi due anni, Ha'aretz , 2/12/79 e il Jerusalem Post , 1/14/79.
 1 1. La maggior parte delle stime economiche gettato dubbi sulla capacità dell'Egitto di ricostruire la sua economia dal 1982. Vedere Unità di Intelligenza Economica , 1978 Supplement, "La Repubblica Araba d'Egitto"; E. Kanovsky, "Recenti economiche sviluppi in Medio Oriente ", Occasional Papers , l'istituzione Siloe giugno 1977; Kanovsky, "L'economia egiziana sin dalla metà degli Sixties, i settori Micro ", Occasional Paper , giugno 1978, Robert McNamara, presidente della Banca Mondiale, come riportato in tempi , Londra, 1/24/78.
 1 2. Vedere il paragone fatto dal researeh dell'Istituto di Studi Strategici di Londra, e la ricerca camed nel Centro di studi strategici dell'Università di Tel Aviv, così come la ricerca dallo scienziato britannico, Denis Champlin, militare Review , novembre 1979 , ISS: The Military Balance 1979-1980, CSS; accordi di sicurezza inSinai ... da Briga. Gen. (Res.) A Shalev, No. 3.0 CSS; The Military Balance e le opzioni militari, dopo il trattato di pace con l'Egitto , da Briga. Gen. (Res.) Y. ​​Raviv, n.4, dicembre 1978, così come molti articoli di stampa tra cui El Hawadeth , Londra, 3/7/80; El Watan El Arabi , Parigi, 12/14/79.
 1 3. Quanto fermento religioso in Egitto e le relazioni tra copti e musulmani vedere la serie di articoli pubblicati sul giornale kuwaitiano, El Qabas , 9/15/80. L'autore Irene rapporti inglesi Beeson sulla spaccatura tra musulmani e copti, vedi: Irene Beeson, Guardiano , Londra, 6/24/80, e Desmond Stewart, Medio OrienteInternmational , Londra 6/6/80. Per le altre segnalazioni vedi Pamela Ann Smith, Guardiano , Londra, 12/24/79;The Christian Science Monitor 12/27/79 così come Al Dustour , Londra, 10/15/79; El Kefah El Arabi, 10/15 / 79.
 1 4. Press Service Araba , Beirut, 8/6-13/80. The New Republic , 8/16/80, Der Spiegel , come citato daHa'aretz , 3/21/80, e 4/30-5/5 / 80, The Economist , 3/22/80; Robert Fisk, Volte , Londra, 3/26/80; Ellsworth Jones, Times Domenica , 3/30/80.
 1 5. JP Peroncell Hugoz,  Le Monde , Parigi 4/28/80; Dr. Abbas Kelidar,  Middle East Review , estate 1979;
Conflict Studies , ISS, luglio 1975; Andreas Kolschitter, Der Zeit , ( Ha'aretz , 9/21/79) Economist Foreign Report , 10/10/79, affari afro-asiatico , Londra, luglio 1979.
 1 6. Arnold Hottinger, "Gli Stati arabi ricchi di Trouble," The New York Review of Books , 5/15/80; stampa araba servizio , Beirut, 6/25-7/2/80; US News and World Report , 11/5 / 79 così come El Ahram , 11/9/79; El Nahar El Arabi Wal Duwali , Parigi 9/7/79; El Hawadeth , 11/9/79; David Hakham, Monthly Review , IDF, gennaio-febbraio 79.
 1 7. Per quanto riguarda le politiche ei problemi della Giordania vedere El Nahar El Arabi Wal Duwali , 4/30/79, 7/2/79; Prof. Elie Kedouri, Ma'ariv 6/8/79; Prof. Tanter, Davar 7/12/79 , A. Safdi, Jerusalem Post , 5/31/79; El Watan El Arabi 11/28/79; El Qabas , 11/19/79. Sulle posizioni dell'OLP vedere: Le risoluzioni del Quarto Congresso di Fatah, Damasco, agosto 1980. Il programma Shefa'amr degli arabi israeliani è stato pubblicato nelHa'aretz , 9/24/80, e dalla Relazione stampa araba 6/18 / 80. Per i fatti e cifre in materia di immigrazione di arabi in Giordania, vedere Amos Ben Vered, Ha'aretz , 2/16/77; Yossef Zuriel, Ma'ariv 1/12/80. Per quanto riguarda la posizione della OLP verso Israele vedi Shlomo Gazit, Monthly Review , luglio 1980; Hani El Hasan in una intervista, Al Rai Al'Am , Kuwait 4/15/80; Avi Plaskov, "Il problema palestinese," Sopravvivenza , ISS, Londra Gen. Feb. 78, David Gutrnann, "Il mito palestinese," Commentario , ottobre 75, Bernard Lewis, "I palestinesi e l'OLP," Commentario gennaio 75; Lunedi Mattina , Beirut, 8/18-21/80; Journal of Palestine Studies, Inverno 1980.
 1 8. Prof. Yuval Neeman, "Samaria-la base per la sicurezza di Israele," Ma'arakhot 272-273, maggio / giugno 1980; Ya'akov Hasdai, "La pace, la Via e il diritto di conoscere," Dvar Hashavua , 2/23 / 80. Aharon Yariv, "Depth-An strategico punto di vista israeliano," Ma'arakhot 270-271, ottobre 1979, Yitzhak Rabin, "Problemi di Difesa di Israele negli anni Ottanta," Ma'arakhot ottobre 1979.
 1 9. Ezra Zohar, In Pinze del regime (Shikmona, 1974); Motti Heinrich, abbiamo a Chance Israele, VeritàVersus Leggenda (Reshafim, 1981).
 2 0. Henry Kissinger, "Le lezioni del passato," The Washington Review Vol. 1, gennaio 1978; Arthur Ross, "Sfida dell'OPEC verso l'Occidente," The Washington Quarterly , Inverno, 1980; Walter Levy, "Il petrolio e il declino della Occidente ", Affari Esteri , estate 1980; Special Report "La nostra armata Forees-Ready or Not?"US News and World Report 10/10/77; Stanley Hoffman, "Riflessioni sul Present Danger," The New York Review of Books 3/6/80; Tempo 4/3/80; Leopold Lavedez "Le illusioni di sale" Commento settembre 79; Norman Podhoretz, "The Present Danger," Commentario marzo 1980; Robert Tucker, "Oil and American Power Sei anni più tardi," Commentario settembre 1979 Norman Podhoretz, "l'abbandono di Israele," Commentario ° luglio 1976; Elie Kedourie, "Fraintendimento il Medio Oriente," Commentario luglio 1979.
 2 1. Secondo i dati pubblicati da Ya'akov Karoz, Yediot Ahronot , 10/17/80, la somma totale di episodi di antisemitismo registrati nel mondo nel 1979 è stato il doppio del valore registrato nel 1978. In Germania, Francia e Gran Bretagna il numero di episodi di antisemitismo era molte volte più grande in quell'anno. Negli Stati Uniti e si è registrato un forte aumento di episodi di antisemitismo che sono stati riportati in questo articolo. Per l'antisemitismo nuovo, vedi L. Talmon, "Il nuovo antisemitismo," The New Republic , 1976/09/18, Barbara Tuchman, "Hanno avvelenato i pozzi," Newsweek 2/3/75.

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