lunedì 4 aprile 2016

"Panama Papers" e Putin: come il giornalismo ha rinnegato sé stesso

"Panama Papers" e Putin: come il giornalismo ha rinnegato sé stesso

di German Carboni
© Sputnik. Grigoriy Sisoev





Il velo della "libera informazione" di cui i media occidentali si coprirono durante la guerra fredda, tutt'ora rimane loro addosso, diventandone simbolo, bandiera.

Fra tutti quello che più ne fa una questione identitaria è il Guardian, uno dei maggiori quotidiani europei e mondiali, ch'io stesso leggo regolarmente e che forse si rivela contenitore delle più interessanti e ben scritte notizie del nostro continente. Giornali come questo sono trainanti per quelli minori o appartenenti a Paesi periferici, in virtù della sua (meritata) autorità. Eppure come ben delineato in questo articolo, questo si traduce in un ruolo guida nella propaganda russofoba in Europa, dove sempre più in questi ultimi anni, l'alternativa putiniana per un mondo multipolare, per un nuovo sistema delle relazioni internazionali più riequilibrato e conseguentemente più rispettoso degli interessi e della sovranità nazionali dei suoi membri (ciò è anche negli interessi della Russia, nessuno afferma che si tratti di pura solidarietà, che questi interessi poi possano essere discutibili è poi altra questione), attrae, complice la carismatica personalità del Presidente russo, intere porzioni della popolazione, le stordisce col suo pragmatismo, vi insinua il germe del dubbio per l'ordine costituito (e le sue "verità"), qualcosa che in Italia si nota più che mai e che purtroppo viene incanalato dalla destra populistica in cerca dell'uomo forte.
Pur venuto meno lo scontro ideologico vero e proprio, rimasto in piedi solo quello geopolitico, la Russia e la sua guida, si dimostrano sempre più un esempio alternativo, un elemento di instabilità interna per i Paesi occidentali, che non possono che rispondere con una continua campagna propagandistica e mendace, che nella guerra in Siria ha dato il meglio di sé, comprendo la voce anche di testimoni diretti come Karim Franceschi. L'ultima operazione in tal senso è quella dei "Panama Papers" documenti diffusi da una inchiesta giornalistica condotta da più di 100 testate in tutto il mondo.
L'inchiesta rivela la pratica del trasferimento di ricchezze nei paradisi fiscali da parte di migliaia di imprenditori, politici e personaggi dello spettacolo di tutto il mondo. Con undici milioni e mezzo di documenti, si tratta probabilmente della più grande fuga di notizie della storia. Qualcosa che in sé non è illegale, come suggerisce La Stampa, vale a dire tenere i soldi in conti offshore può essere legale e la pratica può venire utilizzata per proteggere grandi quantità di denaro, ma la stessa pratica è anche un metodo utilizzato da criminali e politici corrotti per nascondere e riciclare denaro. L'associazione da fare è quindi semplice, invischiare Putin e sottintendere che sia un politico corrotto colpevole di riciclaggio.


© SPUTNIK. THE PRESS-SERVICE OF THE PRESIDENT OF RUSSIAN FEDERATION

Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli USA Barack Obama al summit G20 in Turchia.

Così Putin viene messo sullo stesso piano del Re del Marocco, cliente dello studio Mossack Fonseca che ha costituito la società offshore che possiede uno dei suoi panfili, di Mauricio Macri, presidente dell'Argentina che è stato amministratore e vicepresidente di una società della Bahamas creata presso lo studio Massack Fonseca di Panama (vi ricordate quando si parlava di rinnovamento e di grande vittoria della democrazia in Argentina? Eccola qui, l'unica vittoria è quella del capitale), di Ilham Aliyev, presidente dell'Azerbaijan, che tramite fondazioni e società con sede a Panama, ha comprato (o meglio lo ha fatto la sua famiglia) palazzi a Londra e partecipazioni azionarie in miniere d'oro, di Igmundur Gunnlaugsson, primo ministro dell'Islanda, che grazie a una società offshore delle British Virgin Island ha investito in segreto nelle banche islandesi poi fallite durante la bufera finanziaria del 2008 negoziando poi il rimborso parziale dei titoli senza comparire personalmente, sostanzialmente quindi speculando sul proprio Paese e sulla pelle dei propri concittadini, del presidente ucraino (altra grande vittoria della democrazia) che ha creato una compagnia offshore per vendere il suo colosso Roshen senza pagare tasse milionarie in Ucraina, Paese del quale è presidente, tutto ciò ovviamente quando ricopriva tale carica, e così via.
Putin che è sempre il primo in queste liste cos'ha fatto? Nulla. Non si esagera, nulla, come è costretto ad ammettere il Guardian stesso sul suo articolo concentrato su Putin, il suo nome non appare nemmeno una volta nei "Panama Papers", gli unici collegamenti sarebbero Roldugin, un grande musicista russo, che i giornali occidentali hanno dichiarato unilateralmente (e senza prove) il prestanome di Putin, che ha accumulato 100 milioni di euro e uno dei colossi bancari russi Bank Rossiya di cui possiede una quota del 3,2%, questi due soggetti hanno trasferito almeno 1,2 miliardi di euro verso una compagnia offshore creata appositamente, la Sandalwood Continental. Questo dimostrerebbe il coinvolgimento di Putin (quando ricordiamo che il Padre di David Cameron ha fatto lo stesso, ma qui la relazione è ben diversa), dove invece non esiste alcuna prova, alcuna dimostrazione.
Sarebbe come dire che a causa del coinvolgimento dell'Unicredit, allora sono coinvolti Renzi, il governo italiano o vari esponenti della classe politica nazionale, accuse che conoscendo il nostro Paese potrebbero anche rivelarsi vere, ma che sono totalmente infondate e nessun giornalista degno di questo nome si sognerebbe di fare senza del materiale provante.

​Eppure in assenza di qualsiasi verità (che è sacra) giornali come la Repubblica, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Il Sole 24 ORE o agenzie stampa come ANSA.it, riviste come L'Espresso etc etc a mettere il faccione di Putin nelle photogallery con gli altri coinvolti, a mettere il suo nome (e quindi ciò che rappresenta, come se si volesse dire "è il solito politico corrotto, nulla di diverso dai nostri" sullo stesso piano chi vi è direttamente e personalmente coinvolto, anziché chiedersi cosa abbiano combinato NATO e USA in Ucraina ponendo Poroshenko al potere o per quale fine il più grande colosso bancario italiano abbia creato conti offshore dal valore di miliardi di euro o se e in che misura il coinvolgimento di Montezemolo sia collegato alle sue attività e danneggia la Repubblica Italiana. Tante sono le inchieste che da questo scandalo sarebbe utile far uscire, eppure i nostri liberi mezzi d'informazione si danno alla più sterile (dal punto di vista del dibattito pubblico e della ricerca della verità) propaganda, guidati dall'autorità del Guardian, il New York Times e degli altri grandi dispensatori di veline.

Ecco un altra eventuale inchiesta che i Panama Papers potrebbero far sorgere? Quella sul giornalismo italiano, veri e propri media di regime, quella sull'utilità dell'esistenza dell'OdG nel momento in cui non è rispettata alcuna deontologia professionale.


UN VIDEO DA VEDERE CON QUANTO  TRATTATO


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