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martedì 21 novembre 2023

Benjamin Fulford: Satana è stato sconfitto e ora i suoi servi vengono radunati

Di Benjamin Fulford
Qualcosa di fondamentale è accaduto ai massimi livelli del potere mondiale. Satana, come in un antico culto di schiavisti umani, è stato sconfitto e ora è in corso un'operazione di rastrellamento. I segnali sono ovunque. Ma prima diamo un’occhiata a ciò che è stato sconfitto.

Quando le società segrete asiatiche mi contattarono per la prima volta nel 2006, mi diedero il seguente grafico disegnato a mano della loro struttura di potere (scusate per le macchie di caffè).
In alto c'è la stella di Satana (chiamata ingannevolmente la Stella di David) e direttamente sotto trovi la Svizzera e il Consiglio della Federal Reserve. Il re-dio babilonese al vertice di questa struttura era David Rockefeller. Sotto il suo diretto controllo vedi Giappone, Messico, Canada, Africa, America, Iran, Grecia, Inghilterra, Russia e Mongolia.

Sul lato sinistro vedi la Regina Elisabetta e la Commissione Europea (ora UE). Sotto di lei, trovi la City di Londra e qualcosa chiamato proprietà (presumibilmente terre della Corona che includono la maggior parte dell'Australia e del Canada). A destra vedi la Francia e accanto ad essa la Fortune 500.

sabato 30 settembre 2023

INVASIONE? ...SAHEL PRIMA PARZIALE VITTORIA

Africa e libertà
Antonello Boassa
Il presidente Macron farà rientrare a giorni l'ambasciatore Sylvain Ittè ed entro il 2023 i 1.500 militari di stanza nel Paese. Ci vuole un certo tempo infatti prima che vengano sgombrati mezzi pesanti e sofisticati. Sarebbe ingenuo pensare che ciò sia dovuto alla semplice intransigenza dei militari nigerini e dei loro dirigenti. Macron ha dovuto arrendersi alle manifestazioni di massa davanti alle basi, in particolare davanti a quella situata presso l'aeroporto di Niamey. Il M 62, che si ispira politicamente a Thomas Sankara assassinato dai servizi segreti occidentali, ha avuto un ruolo determinante, lavorando in modo continuativo, collegando il problema della presenza straniera all'estrema povertà e al catenaccio finanziario (Franco africano CFA e prelievo nelle casse del Tesoro francese del 50% delle riserve di cambio della zona Franco). Favorendo perciò una crescita di consapevolezza di massa del problema coloniale e dell'impossibilità di una crescita reale ed armonica senza una reale sovranità ed indipendenza del Paese.

domenica 23 aprile 2023

La Russia abbandona completamente il dollaro e l'euro nel commercio di energia


News
La maggior parte degli accordi per petrolio, gas e altre risorse sono già effettuati in valute nazionali. La Russia sta passando alle valute nazionali nel commercio di energia con i partner stranieri, ha dichiarato sabato il vice primo ministro Alexander Novak in un'intervista al canale televisivo Russia-1.

Secondo il funzionario, la maggior parte delle transazioni viene già effettuata in queste valute, principalmente in yuan cinesi e rubli russi, e in futuro Mosca intende abbandonare del tutto l'euro e il dollaro nelle esportazioni di energia.

martedì 4 ottobre 2022

Non capite un c**zo. La Germania è nostra nemica e l'opposizione non esiste!

Angela Merkel, con la scritta alterata ''mein reich Europa'', ovvero ''il mio impero Europa''

Chris Barlati
Il popolo italiano oramai è distrutto, e gli ''elettori antisistema'' hanno contribuito esageratamente a dare il colpo di grazia ad un Paese già in macerie a causa dall'operato della massoneria aglosassone e statunitense.

domenica 4 ottobre 2020

LA BANCA CENTRALE TEDESCA LANCIA UN GRAVE AVVERTIMENTO ALLA MERKEL E ALL’UE: “STA ARRIVANDO UN GRANDE SHOCK ECONOMICO”

Oly Smith
EXPRESS 




ANGELA MERKEL è in allerta dopo che la banca centrale tedesca – la Bundesbank – ha avvertito che un “grande shock” sta per arrivare sull’economia, l’UE deve affrontare il “peggiore” impatto economico da coronavirus.

UE: Esperto avverte che “sta per arrivare un grande shock ” sulle banche europee

Uno dei leader della banca centrale tedesca ha lanciato un monito economico ad Angela Merkel e all’UE. Parlando con la CNBC, Joachim Wuermeling, membro del consiglio di amministrazione della Bundesbank, ha avvertito che “deve arrivare uno shock più grande “. Ha lanciato l’avvertimento a seguito di affermazioni ottimistiche secondo cui la zona euro, guidata dal settore manifatturiero tedesco, era già sulla buona strada per una rapida ripresa economica.

Il signor Wuermeling ha detto alla CNBC: “Gli effetti del lockdown non sono ancora visibili. Potrebbe avere un impatto ritardato sulle banche. Ma questo colpo arriverà“.

Ha detto che è “molto difficile prevedere” lo shock economico, con le economie sotto pressione per “uscire dalla linfa vitale dello stimolo straordinario“.

Il principale banchiere tedesco ha aggiunto dicendo: “Vediamo che l’economia nel suo complesso è in rapida ripresa, ma lo shock più grande, il peggiore per le banche, deve ancora arrivare.”

È molto difficile fare previsioni perché lo shock è così asimmetrico“.

merkel
Uno dei leader della banca centrale tedesca ha lanciato un avvertimento economico ad Angela Merkel (Immagine: GETTY)
BUNDESBANK
Joachim Wuermeling, membro del consiglio di amministrazione della Bundesbank, ha avvertito che lo shock più grande deve ancora giungere (Immagine: GETTY)

E continua a dire: “Nessuno sa quando le aziende si troveranno in grandi difficoltà, quando non saranno in grado di rimborsare i loro prestiti.

Ci aspettiamo le onde più grandi in autunno e all’inizio del prossimo anno, ma potrebbe anche essere esteso per tutto il prossimo anno“.

Questo avviene dopo che una nuova indagine economica ha suggerito che la ripresa manifatturiera della zona euro ha accelerato il mese scorso, in gran parte guidata dalla forza in Germania.

L’aggiornamento ha affermato che le fabbriche tedesche hanno registrato un’impennata della domanda dopo che sono state allentate alcune restrizioni sul coronavirus . 

URSULA
L’UE deve ancora affrontare il “ peggiore ” impatto del coronavirus (Immagine: GETTY)

Il governo tedesco ha recentemente ampliato il suo pacchetto di misure di sostegno economico, compresa l’estensione di un anno nel suo programma di licenza.

Il mese scorso, Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, ha avvertito che l’economia dell’UE rischia di diventare eccessivamente dipendente dal massiccio sostegno fiscale e monetario fornito dallo scoppio della pandemia di coronavirus.

Ha criticato il piano dell’UE di emettere 750 miliardi di euro di nuovo debito per il nuovo recovery found e ha chiesto che l’enorme aiuto finanziario venga ridotto.


https://sadefenza.blogspot.com/2020/10/la-banca-centrale-tedesca-lancia-un.html


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Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali

lunedì 18 febbraio 2019

L’ESPERIMENTO. DOPO 25 ANNI DI (U)EURO NESSUNO E’ PIU’ AL SICURO, SIAMO TUTTI PIU’ POVERI, A RISCHIO E SENZA FUTURO

L’ESPERIMENTO. DOPO 25 ANNI DI (U)EURO NESSUNO E’ PIU’ AL SICURO, SIAMO TUTTI PIU’ POVERI, A RISCHIO E SENZA FUTURO

Antonio Socci 


La vicenda dei pastori sardi è solo l’ultimo episodio di una crisi colossale  in cui siamo precipitati negli ultimi 25 anni  senza renderci conto di chi, cosa, come e perché ci abbia scaraventato nella voragine. 

In Francia, con i “gilet gialli”, la rivolta è ancora più forte e in Gran Bretagna si è espressa con la Brexit. Ma tutto è destinato ad aggravarsi. Il connotato del tempo che viviamo è l’insicurezza. Un’ansia collettiva per cui nessuno più si sente protetto. La condizione economica e sociale di tutti è destabilizzata e incerta
Circa 25 anni fa ci avevano prospettato la terra promessa con la Ue, l’euro e la globalizzazione. Siamo stati fuorviati da una narrazione fasulla delle élite e dei media secondo cui stavamo entrando “nel futuro”.

Altro che futuro: è una paurosa regressione all’Ottocento, un mondo senza protezione sociale. Infatti non si tratta solo di ricordare i soliti disastrosi indicatori della crisi di questi decenni: il crollo del PIL e della produzione industriale o l’esplosione della povertà e della disoccupazione giovanile. L’insicurezza ha investito proprio tutti, anche le categorie più forti


TUTTI NELL’INSICUREZZA

Ieri Giulio Sapelli dava dei flash di questa situazione: disgregazione delle classi medie a reddito fisso impaurite dalla riforma dei regimi pensionistici… sottomissione di larghi strati di commis d’état a regimi privatistici che li sottopongono alla legge del mercato e alla ricerca continua di un posto di lavoro… svalutazione del principio di status per gran parte degli insegnanti sottomessi a regimi di reddito insufficienti per riprodurre la conoscenza didattica e culturale generale”.

Ed ancora:

Nell’industria manifatturiera la crisi sottopone manager di ogni basso e medio livello all’incubo della disoccupazione… in età matura”. 

E poi lavoratori di ogni categoria “sottoposti a insicurezza di lavoro”, la paura crescente che “serpeggia tra la borghesia manifatturiera alveolare; le piccole e artigianali imprese” con “il rischio continuo di fallimento…  La classe operaia paralizzata dalla paura della disoccupazione e dal regime neo-schiavistico a cui è sottomessa nella maggioranza delle imprese con contratti intermittenti e a tempo breve”.
Un’intera generazione di giovani che sprofonda nella sotto occupazione, precaria e mal pagata e resta esclusa dalla vita sociale, dalla possibilità di fare un progetto, una famiglia, dei figli.

L’instabilità e il rischio riguardano perfino i nostri conti correnti e le nostre banche, un tempo, fortini inespugnabili. E nemmeno i pensionati  possono più sentirsi al sicuro. 

E’ diventato un lusso perfino far studiare i propri figli e rischia di diventare proibitivo addirittura curarsi. Da almeno 25 anni l’ascensore sociale è bloccato.


NOSTALGIA

Uno scenario inimmaginabile negli anni della cosiddetta Prima Repubblica, quando – al riparo di politiche keynesiane – l’Europa occidentale aveva potuto conseguire, in quarant’anni, livelli di benessere e di sicurezza sociale eccezionale.

E’ stato il quarantennio dell’unica vera grande rivoluzione sociale pacifica che il nostro Paese abbia mai conosciuto: un formidabile ascensore sociale ha permesso davvero a tutti – bastava studiare o darsi da fare – di migliorare le proprie condizioni di vita. 

I figli delle famiglie popolari hanno potuto conseguire veri traguardi di ascesa sociale e gran parte delle famiglie hanno accantonato risparmi e si sono fatte la casa di proprietà.


INIZIA L’INCUBO

Poi, dopo il crollo del Muro di Berlino, è stato decretato l’avvio di un globalizzazione selvaggia e di una Unione Europea che – con i Trattati di Maastricht – ha rottamato la piena occupazione, il welfare state e il benessere diffuso, sull’altare del “dio Mercato.

Ai governi nazionali sono stati progressivamente sottratti poteri. Gli Stati sono stati spolpati dalle privatizzazione e sottoposti alla dittatura del Mercatismo con una perdita radicale di sovranità da parte dei popoli.  

All’obiettivo della piena occupazione è stato sostituito quello del controllo dell’inflazione e dell’austerità dei conti pubblici (con il taglio della spesa sociale). 
E’ stato un colossale esperimento politico condotto da élite che avevano chiarissimo ciò che sarebbe accaduto. Lo si trova spiegato nero su bianco. 

Penso, ad esempio, a quanto scriveva, sul Corriere della sera” del 26 agosto 2003, Tommaso Padoa-Schioppa, un esponente dell’élite che ha lavorato ad altissimi livelli a Bankitalia, alla Banca Centrale Europea e alla Commissione Europea.

Questo convinto europeista”  è stato  membro del Comitato Delors  che delineò la strada verso la moneta unica europea, infine è stato Ministro dell’economia e delle finanze nel governo Prodi e poi dirigente del Fondo Monetario Internazionale.  


LA DUREZZA DEL VIVERE

Dunque in un memorabile articolo sul “Corriere” Padoa-Schioppa spiegava che, in tutta Europa, si doveva andare verso quelle “riforme strutturali” che consistevano nel “lasciar funzionare le leggi del mercato, limitando l’intervento pubblico a quanto strettamente richiesto dal loro funzionamento e dalla pubblica compassione”

A cosa avrebbe portato tutto questo? Padoa Schioppa lo spiegava chiaramente: 
Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità”.

Ecco il punto d’arrivo del colossale esperimento sociale mercatista. Adesso i popoli europei (e soprattutto il popolo italiano) provano nuovamente la “durezza del vivere”, la precarietà, l’insicurezza e il rischio della povertà che conobbero fino all’Ottocento.

Oggi l’esperimento è compiuto. E le moltitudini impoverite si sollevano, cosicché in Gran Bretagna decidono con la Brexit di riprendere in mano i propri destini, nelle piazze parigine si ribellano rumorosamente con i gilet gialli, fino all’Italia che si dibatte in una crisi pesantissima e il 4 marzo del 2018 ha dato il primo scossone.

Questo impoverimento generalizzato, questo senso di insicurezza e vulnerabilità che ormai attanaglia tutti i gruppi sociali e tutte le generazioni, rappresenta il fallimento delle élite

Stiamo vivendo una spaventosa regressione all’Ottocento  che rischia di dare il colpo di grazia alla stessa democrazia, già mal ridotta.

Del resto l’esperimento dei demiurghi dell’Unione Europea è stato condotto proprio per arrivare a una sorta di super stato che allontanasse i popoli dai centri decisionali.

Come dichiarò Jean Monnet, che è uno degli architetti delle istituzioni europee, nel 1952:Le nazioni europee dovrebbero essere guidate verso un superstato senza che le loro popolazioni si accorgano di quanto sta accadendo. Tale obiettivo potrà essere raggiunto attraverso passi successivi ognuno dei quali nascosto sotto una veste e una finalità meramente economica.

Antonio Socci

Da “Libero”, 17 febbraio 2019
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https://sadefenza.blogspot.com/2019/02/lesperimento-dopo-25-anni-di-ueuro.html

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sabato 12 gennaio 2019

La Russia Rafforza Le Riserve Nazionali Con Yuan, Euro E Yen

La Russia Rafforza Le Riserve Nazionali Con Yuan, Euro E Yen

Sa Defenza 



MOSCA, Russia - La misura è arrivata dopo che Mosca ha manifestato la volontà di ridurre la sua dipendenza dal dollaro, osservando che non ci sono piani per limitare le transazioni nella valuta statunitense.

La Russia ha affermato che l'obiettivo della depenalizzazione è migliorare l'integrità dell'economia russa proteggendosi dall'ondata di sanzioni statunitensi.

A fine luglio 2018, la Banca Centrale russa ha ridotto la quota di dollari nelle sue riserve internazionali al 24,4%, aumentando le quote in euro e yuan al 32% e al 14,7%, rispettivamente, secondo le valute dei servizi bancari.

Allo stesso tempo, il regolatore ha aumentato la quota di diverse altre valute dal 12,4% al 14,7%, comprese sterline inglesi, yen giapponesi, dollari canadesi e australiani, nonché franchi svizzeri.


Secondo il sondaggio, il rendimento più elevato tra i portafogli di asset valutari tra giugno 2017 e giugno 2018 è stato dimostrato dallo yuan al 3,2% annuo, mentre il rendimento del dollaro USA è stato dello 0,35%. Il volume di valuta estera e attività in oro della Banca Centrale della Russia è aumentato da 40,4 miliardi di dollari USA a 458,1 miliardi di dollari USA nello stesso periodo.

Riguardo alle sanzioni statunitensi e ai tentativi di usare il dollaro come strumento di pressione, alla fine di novembre, il presidente russo Vladimir Putin ha osservato che gli Stati Uniti "non stanno colpendo i propri piedi, ma piuttosto un po 'più in alto".

"Non miriamo ad allontanarci dal dollaro, siamo costretti a farlo. Lasciate che vi rassicuri ... Non vogliamo fare nulla di improvvisato che possa farci del male ... non stiamo lasciando il dollaro, è il dollaro ci sta lasciando ", ha detto Putin.

Il commento del leader russo è arrivato dopo che il presidente della seconda banca russa, la VTB, aveva presentato un piano di de-dollarizzazione che è stato ben accolto dal ministero delle finanze russo, stabilendo un graduale passaggio agli scambi bilaterali con diversi paesi nelle proprie valute.

Mosca ha spiegato che la principale motivazione dietro questa mossa è di stimolare la crescita economica e proteggere l'economia dalle sanzioni degli Stati Uniti.

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giovedì 28 giugno 2018

Eurozona: "Sempre in pericolo, le riforme non hanno raggiunto ancora il buon fine"

L'Eurozona "Sempre in pericolo e le riforme non sono andate abbastanza lontano" - Professore

CC BY-SA 2.0 / Immagini Denaro / Euro
Eurozona: "Sempre in pericolo, le riforme non hanno raggiunto ancora il buon fine"




Il ministro delle Finanze francese ha dichiarato al Financial Times che il piano franco-tedesco per un bilancio della zona euro non è negoziabile e non dovrebbe essere utilizzato come moneta di scambio nella controversia sui migranti in Europa. Il funzionario ha sottolineato la necessità politica e finanziaria delle riforme della zona euro, affermando che lo status quo non è più un'opzione.


Radio Sputnik ha discusso queste dichiarazioni con Gerald Schneider, professore di politica internazionale presso l'Università di Costanza ed editore esecutivo di European Union Politics.
Sputnik: Quanto è giustificato il timore di Mr. Le Maire che la questione della migrazione potrebbe essere utilizzata come moneta di scambio nella controversia?

Gerald Schneider: Le posizioni politiche di tutti gli stati sono piuttosto agguerrite, ma è probabile, a mio avviso, che si possa raggiungere una sorta di compromesso perché alcuni degli stati dell'Europa orientale hanno interesse a promuovere la cooperazione economica con l'Occidente.

Questo vale anche per il governo italiano. Ovviamente, le posizioni si sono indurite a tal punto che c'è il rischio che le trattative possano fallire, ma credo che alla fine possa essere raggiunta una specie di patto, anche per salvare la faccia di Miss Merkel.

Sputnik: È interessante che Mr. Le Maire abbia affermato che l'Eurozona è il futuro dell'Europa, voglio dire che l'Eurozona è sempre stata il futuro dell'Europa. Forse sta ribadendo il punto, nonostante quello che sta succedendo con la Brexit e il malessere che al momento sta accadendo in Europa. Qual è la sua opinione e valutazione?

Gerald Schneider: Penso che l'Eurozona sia sempre in pericolo perché le misure di riforma non sono andate molto lontano; ci sono proposte sul tavolo ma è abbastanza probabile che l'Eurozona sarà rafforzata dai membri chiave. Quale potrebbe essere la posizione dell'Italia, questo è ancora in sospeso , ma data la dura posizione dell'Italia sulla migrazione, è abbastanza probabile che l'Italia riceverà alcune concessioni dai membri del nord, inclusa la Francia.

Sputnik: Nel frattempo il Primo Ministro austriaco chiede che le richieste dei richiedenti asilo vengano eseguite al di fuori dell'Europa, non sarà molto pratico? Quanto è realizzabile questo dal suo punto di vista?

Gerald Schneider: simili accordi esistono già ora. C'è la Turchia, è abbastanza probabile che ci saranno investimenti nei confini comuni, quindi questo è un progetto di integrazione che potrebbe avere successo; quindi le richieste per una fortezza europea potrebbero ricevere sostegno anche da paesi come la Germania. Non è completamente chiaro quale potrebbe essere la soluzione. È la distribuzione dei richiedenti asilo, dei rifugiati attraverso gli stati europei, ma questo potrebbe essere collegato ad altre questioni di cooperazione economica.

Sputnik: Qual è stata la possibilità di questa particolare idea che è stata attenuata dall'Austria in termini di politica migratoria che in realtà ha una certa forza? Pensa che riceverà supporto da altri stati dell'UE? Intendo dire che l'intera questione della migrazione è fondamentalmente molto controversa all'interno dell'Unione europea, qual è il consenso generale degli Stati dell'UE su questa particolare idea dell'Austria?


© AP PHOTO / OLIVIER MATTHYS

Gerald Schneider: È chiaro che da una parte ci sono forze politiche che chiedono ulteriori deterrenti che a un certo punto non arriveranno più in Europa con un grande flusso di rifugiati. D'altra parte, ovviamente ci sono i Verdi e i Liberali, che chiedono di sostenere la tradizione liberale anche in questo campo e credo che vedremo misure su entrambi i fronti per soddisfare entrambe le parti.

Il problema pratico è ovviamente come portare a bordo membri riluttanti come l'Ungheria, ma il potere di questi paesi di mettere a repentaglio il progetto di integrazione europea non è così forte, poiché questi governi dipendono fortemente dai sussidi del centro dell'Europa e ci sono anche minacce che arrivano  dal centro nella direzione di questi stati membri. Quindi Orban e il gruppo di Visegrad sono molto più divisi di ciò  che si pensa , le dichiarazioni sono protese per il pubblico.

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giovedì 14 giugno 2018

LA CACOTOPIA EUROPEA. ORA GLI ITALIANI COMINCIANO AD APRIRE GLI OCCHI SULLA GRANDE FREGATURA CHE HANNO PRESO

LA CACOTOPIA EUROPEA. ORA GLI ITALIANI COMINCIANO AD APRIRE GLI OCCHI SULLA GRANDE FREGATURA CHE HANNO PRESO

Sa Defenza 

E’ passato quasi inosservato il recente sondaggio Ipsos relativo al giudizio degli italiani sull’Unione Europea. Eppure è un tema di scottante attualità e il responso popolare è decisamente imbarazzante per salotti e accademie mainstream, che hanno il monopolio del discorso pubblico.

In sostanza la fiducia degli italiani verso le istituzioni europee è precipitato. Nel 2008 era attorno al 75 per cento e ancora nel 2011 raggiungeva il 70 per cento: oggi è crollato al 34 per cento.

L’Italia era una volta il paese più europeista del continente e oggi è uno dei più euroscettici. Mai la fiducia verso le istituzioni europee era stata così bassa.

Eravamo europeisti perché ci avevano fatto credere che fosse tutto un favoloso sogno verso la felicità cosmopolita, come una gigantesca edizione di “Giochi senza frontiere”, un Erasmus di massa col sottofondo dell’“Inno alla gioia” di Beethoven.

E ci avevano fatto credere che l’Euro fosse “la terra dove scorre latte e miele”. Fiumi di retorica, di false promesse e di illusioni.

Poi il risveglio. Il precipizio che va dal 75 per cento al 34 per cento somiglia al brusco scuotersi da un sogno. E’ la cocente delusione di chi apre gli occhi su qualcosa (o qualcuno), dopo essersi fortemente illuso. Fotografa lo choc di chi si rende conto di essersi ingannato. E si sente tradito.

E’ lo stato d’animo di chi credeva di essersi imbarcato per il paradiso terrestre e invece si ritrova in un inferno. Un’utopia che diventa distopia (o anche cacotopia).

Com’è che gli italiani hanno aperto gli occhi?

I motivi sono tanti: la scoperta di istituzioni europee perfino peggiori di quelle italiane quanto a ottusità burocratica e costi; l’arroganza con cui viene trattata l’Italia (dovuta anche alla subalternità dei passati governi italiani); la sensazione che ci sia chi la fa da padrona come la Germania, mentre l’Italia subisce le decisioni altrui.

Ma soprattutto, dal 2011, due fenomeni enormi hanno aperto gli occhi agli italiani. Primo: l’invasione migratoria che l’Italia ha dovuto subire, da sola, pagando costi economici e umani altissimi. Con l’Europa che – a parole – ci impartiva lezioni di buonismo e poi chiudeva le frontiere.

Secondo: le conseguenze – devastanti per l’Italia – della crisi economica del 2007-2008 che hanno dissolto tutte le promesse farlocche sull’euro e sull’Unione europea che – a sentire i propagandisti – avrebbero protetto il nostro Paese dalle tempeste.

In questi anni si è scoperto che in Italia– numeri alla mano (ma anche per esperienza empirica) – si sta molto peggio di quanto si stava 25 anni fa, prima dell’Euro (come reddito, condizioni di vita e come ricchezza prodotta).

E tutti sanno che per la prima volta i nostri figli – vittime di una massiccia disoccupazione giovanile e di una precarietà che dissesta il loro futuro – staranno peggio di noi. Per la prima volta nella nostra storia.

Inoltre ci si è resi conto che non si è più padroni del nostro destino, che si è governati da nomenklature straniere e sconosciute che nessuno di noi ha mai eletto. Che su di noi decidono governi stranieri che a Bruxelles impongono il loro volere.

Quindi si ha la sensazione di essere stati espropriati della nostra sovranità democratica senza che nessuno mai ci abbia chiesto il permesso.

E’ una sensazione giusta. Corrisponde a quello che è accaduto da Maastricht in poi. Espropriati della sovranità a nostra insaputa. Del resto questa è la vera strategia perseguita dagli architetti dell’Unione Europea.

Fu espressa da Jean Monnet, che è uno dei demiurghi delle istituzioni europee, nel 1952. Egli disse:

“Le nazioni europee dovrebbero essere guidate verso un superstato senza che le loro popolazioni si accorgano di quanto sta accadendo. Tale obiettivo potrà essere raggiunto attraverso passi successivi ognuno dei quali nascosto sotto una veste e una finalità meramente economica”.

Sentendo queste parole Charles de Gaulle replicò che Monnet voleva creare delle “mostruosità sovranazionali”.

Ma nel tempo è proprio il disegno tecnocratico di Monnet che ha prevalso. Ed eccoci oggi alla “mostruosità sovranazionale” su cui i popoli d’Europa cominciano ad aprire gli occhi. E a manifestare la loro insofferenza.

http://sadefenza.blogspot.com/2018/06/la-cacotopia-europea-ora-gli-italiani.html


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sabato 22 ottobre 2016

30 buoni motivi per uscire dall'Europa

30 buoni motivi per uscire dall'Europa

Panagiotis Grigoriou
greekcrisis


"Mentre gli inglesi decollano sul Titanic, l'orchestra dell'Unione europea continua a suonare sotto la direzione della bacchetta tedesca ... e in Francia, il dibattito sull'opportunità di lasciare la nave che affonda  resta un divieto", scrive Olivier Delorme.



Athens 2016

"Infatti, se mai, si sostiene che la cosiddetta" costruzione europea "ha portato gli europei alla catastrofe può essere solo un ritardo del sub-talento, e, per buona misura, un populista che gioca con le mani del Front National. "
Questo è il mio amico Olivier Delorme, storico, politologo e scrittore, pubblicherà il suo saggio
" 30 buoni motivi per uscire dall'Europa ". Le coscienze al momento della stampa ... poi diventano chiare. Cioè, si deve segnalare, una pubblicazione partecipativa. Dal momento che è chiaramente spiegato (e ripeto qui la presentazione del suo saggio dal sito dell'editore), ed è chiaro che nei media mainstream, il dibattito sull'integrazione europea è spesso limitata ai luoghi comuni o agli anatemi: ". l'Europa è la pace e la prosperità per tutti, perché insieme siamo più forti" "Uscire dalla UE sarebbe una catastrofe economica, potrebbe comportare la revoca e il trionfo del nazionalismo "... Ma cosa è veramente?



Athens 2016

Di fronte a questo pensiero unico europeo, Olivier Delorme qui presenta, trenta (più uno) brevi capitoli, sostenuti, accessibili a tutti, anche quando si tratta di economia e la moneta (due campi troppi seri per essere lasciati agli ideologi dell'economia liberista), i motivi della rottura con oltre 60 anni di errori europei.

Per lui, è il momento di rompere con 60 anni di bugie e uscirne fuori! Dal momento che il "deficit democratico" che concede un po di Eurofilia non è il risultato di una deriva del progetto iniziale, ma quella ideologia che sottende fin dall'inizio, a un'ideologia che cerca di minare tutti i giorni lo stato sociale e la democrazia che la lotta delle generazioni passate ci hanno lasciato in eredità.

Perché l'Unione europea e l'euro sono le armi di distruzione di massa dello stato sociale e la democrazia - avvicinandoci più volte al caso particolare della Grecia - e questo per il solo beneficio di una casta fuori dalla terra e degli interessi economici che serve. Alla fine ha chiesto un momento di lucidità: non riformare la camicia di forza, o è spaccata o si muore lì!



stampa greca 2016

E disegnare quello che potrebbe essere il rilascio di questa nuova URSS che collassa su se stessa, per la ricostruzione di una democrazia sociale, aperta al mondo e alla cooperazione con altri Stati europei - pur nel rispetto della sovranità e della dignità. In caso contrario, l'inevitabile fine dell'Unione europea sarà con l'estrema destra.

Come tutti gli imperi, anche l'Unione europea dovrà crollare un giorno. Ma cosa  dobbiamo aspettarci da questo relitto? Dare prospettive future al nostro paese vuol dire che  dovrebbe uscire il più rapidamente possibile? Così questo approccio principale dei sondaggi, tutti i cittadini devono essere consapevoli che la "questione europea" oggi determina la maggior parte delle scelte politiche.



stampa greca 2016

Olivier Delorme è nato nel 1958. I suoi sei romanzi sono disponibili presso H & O. Professore di storia, docente di Sciences Po a Parigi (2001-2008),  è l'autore di "La guerra del 14 inizia a Sarajevo" (Hatier, 2014) e co-autore de "I Greci contro l'austerità" "E' stata la volta della crisi del debito" (Le Temps des cerises, 2015). Ha pubblicato nel 2013 nella collezione Storia Folio (Gallimard), i tre volumi di "Grecia e i Balcani, dal V secolo ai giorni nostri", che è divenuto l'autorità sulla storia della regione.



Grecia; 2016





* foto di copertina: 30 buoni motivi per uscire dall'Europa

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