martedì 16 dicembre 2014

LA SCONFITTA È LA VITTORIA

LA SCONFITTA È LA VITTORIA

DI DMITRY ORLOV

Sul muro del Ministero della Verità nel romanzo di George Orwell 1984 c’erano questi tre slogan:

LA GUERRA E’ PACE 
LA LIBERTA’ E’ SCHIAVITU’ 
L’IGNORANZA E’ FORZA

Mi è capitato di pensare che si applicano fin troppo bene al modo in cui opera l’ establishment di Washington, DC.
Che la guerra sia pace, non ho dubbi! Basta guardare quanto sono diventati pacifici Iraq, Afghanistan, Yemen, Libia, Siria e l'Ucraina, grazie agli sforzi di pace.

Gli unici che in quei paesi non hanno ancora la pace assoluta sono quelli ancora in vita. Ma a questo si può sempre provvedere, soprattutto in Ucraina, dove la gente ha ora di fronte a sé la prospettiva di dover sopravvivere a un inverno freddo, senza calore e senza elettricità.

La libertà è schiavitù: per godersi la loro "libertà" gli americani trascorrono la maggior parte della loro vita lavorativa con dei debiti, siano essi un mutuo, un prestito per le spese mediche sostenute a causa di una malattia o prestiti per studio. In alternativa, potrebbero anche godersela marcendo in una prigione. Inoltre, sono quelli che lavorano più ore e hanno meno tempo libero e vantaggi che in qualsiasi altro paese sviluppato, e i loro salari non aumentano da due generazioni.

E quello che consente tutto questo è il fatto che l'ignoranza è veramente la forza; se non fosse stato per la travolgente e deliberata ignoranza degli americani sia per gli affari interni sia per quelli in giro per il mondo, da tempo si sarebbero ribellati e il castello di carte sarebbe crollato già molto tempo fa.

Ma c’è un quarto slogan da aggiungere al muro del Ministero della Verità, ed è questo:

LA SCONFITTA E’ LA VITTORIA

L’assurda natura dei primi tre slogan può essere dimostrata in vari modi. E’difficile sostenere che il coinvolgimento americano in Iraq, Afghanistan, Yemen, Libia, Siria o Ucraina abbia prodotto proprio "pace", tuttavia vari funzionari e pappagalli nazionali continuano ancora ad affermare che in qualche modo si sono evitati pericoli (completamente costruiti) peggiori, come le armi di distruzione di massa siriane/irachene. Quello che in realtà hanno provocato è una guerra infinita finanziata da un debito galoppante che sta portando il paese alla rovina economica. Ma l'ignoranza in questo aiuta molto.

Allo stesso modo, è possibile, anche se un po’ scomodo, affermare che la schiavitù è libertà, perché, vedete, una volta che vi siete liberati dai vostri doveri di schiavi, potete tornare a casa vostra e leggere qualunque follia assurda che troverete su questo o quel blog o altro. Sì, è stupido. Potete riempirvi la testa di qualunque “informazione” vogliate, ma se provate ad agire scoprirete che non vi è consentito. “Rimettiti in riga, schiavo!” Si può anche prendere una strada opposta e sostenere che la libertà è per i fannulloni, mentre noi, popolo produttivo, dobbiamo correre da un’attività pianificata a un’altra, crescendo ed educando i nostri figli di conseguenza, evitando il “tempo non strutturato” come fosse la peste, e continuare a credere che questa non sia schiavitù. Affatto. Per niente proprio. ‘Nessuno mi dice cosa devo fare!’ (e poi guardi sul tuo smartphone per sapere qual è la prossima cosa che devi fare oggi).

Con l'ignoranza che regna, non vi sono dubbi: le persone ignoranti sono tra le più informate ed esperte sulla terra, secondo loro. Lo scopro spesso in centinaia di commenti che elimino dal mio blog. Particolarmente esilaranti sono quelli che esordiscono con: “Sicuramente è necessario sapere che [qualcosa che io non so]" oppure "A questo punto dovrebbe essere chiaro a tutti che [qualche dubbio no?]". A volte trovo questa ignoranza particolarmente insopportabile: ecco che l’ignoranza diventa davvero una forza.

Ma è molto difficile sostenere che la sconfitta è la vittoria, è una grande sfida per l’establishment di Washington, DC. Quando vincono, i vostri leader hanno avuto la meglio sul mondo; quando sono sconfitti, il mondo ha avuto la meglio su di loro. Questa è una cosa difficile da nascondere: i vostri capi vi dicono cosa vogliono fare, poi riescono in questo oppure falliscono. Quando non riescono, continuano a chiamarlo un successo, ma se si va a guardare bene le loro dichiarazioni originali e poi i risultati finali, le due coso non corrispondono affatto; sembra un qualcosa che assomiglia sempre più a una sconfitta, ma loro continuino a dire e a fare e a contorcersi e a farfugliare. Con tutta la propaganda che esce dal Ministero della Verità, è difficile per la persona media verificare la natura dei "fatti reali”. Ma quando si tratta di una vittoria contro una sconfitta, allora è come andarla a prendere direttamente dal retto del cavallo. Sì, i consulenti di PR del Ministero possono pure venirci a dire che "abbiamo costretto il nemico a farci un massaggio nel tessuto profondo dei nostri glutei maximi”, ma anche un bambino di terza elementare capirebbe che intendono dire “Ci hanno preso a calci in culo”.

Quindi, permettetemi di enumerare alcune delle ‘vittorie’ Americane. O dovrei meglio dire sconfitte? La scelta a voi: è la stessa cosa.

• Grazie al miliardo o giù di lì speso per lo sforzo bellico, all’1,5 milioni di vittime irachene e ai 5.000 soldati americani morti, ora non c’è più nessuno di al Qaeda in Iraq (proprio come quando c’era Saddam Hussein) e il paese è libero e democratico.
• Grazie agli anni di continui sforzi che sono costati più di mezzo trilione di dollari e la vita di circa 3500 soldati della coalizione, i Talebani in Afghanistan sono stati sconfitti e il paese ora è in pace.
• Il Regime Siriano è stato deposto e oggi la Siria è un paese pacifico e democratico, per niente affatto un contenitore flagellato dalla guerra che ha prodotto un milione di rifugiati, di cui una gran parte controllati da militanti islamici troppo radicali persino per quelli di al Qaeda.
• Nel complesso, il problema dell'estremismo islamico è stato risolto una volta per tutte, e gli “islamofascisti” di George W. Bush (ricordate il termine?) non sono che un vago ricordo. ISIS o ISIL o lo Stato Islamico sono qualcosa di completamente diverso, inoltre il fatto di averli sporadicamente bombardati (a caro prezzo) li ha un po’ “degradati”, forse…
• Grazie ad un colpo di stato manovrato dagli USA, perfettamente legale e molto necessario, l'Ucraina è sulla buona strada per diventare un membro stabile e prospero dell’U.E. e della NATO, e gli ucraini amanti della libertà non sono più del tutto dipendenti dal gas, dal carbone e dal combustibile nucleare russo che gli consentirebbe di sopravvivere solo all’inverno del 2014-15, sperando nella buona volontà dei Russi che mandino dei convogli di aiuti umanitari per dare un tetto e nutrire i rifugiati della guerra civile, o facciano da mediatori per i reciproci accordi di pace interni.
• In conformità con la nostra grande strategia geopolitica di eterno dominio nel mondo, siamo riusciti a cacciare via la Russia dalla Crimea e ci siamo impegnati a costruirci una grande base militare NATO lì per assicurarci che la Russia non diventi di nuovo una grande potenza mondiale e sia costretta ad accettare ogni nostro capriccio.
• Grazie ai nostri incessanti sforzi diplomatici, la Russia ora è completamente isolata, che è il motivo per cui ora non è più in grado di continuare a firmare giganteschi accordi commerciali con i paesi di tutto il mondo, o sostenere la causa delle nazioni non occidentali che non amano essere prese in giro dall’occidente o che non hanno alcuna voglia di occidentalizzarsi.
• Le nostre sanzioni hanno davvero danneggiato la Russia e per niente l’Unione Europea, che non ha perso così un enorme mercato di esportazione e non è affatto a rischio di perdere l’accesso al gas naturale russo, di cui non ha affatto bisogno. E né hanno provocato il protezionismo dei produttori interni russi o un grande mercato di esportazione ai nostri rivali economici.
• Il cambio di regime a Mosca è come un nastro bianco gettato via, e i nostri politici amici che abbiamo coltivato all’interno della Russia ora sono più popolari che mai e tutti in Russia li adorano. Dopo tutto, meno del 90% dei russi rispettano e sostengono Putin per le grandi cose che ha realizzato per loro, così i nostri tirapiedi come Khodorkovsky o Kasparov non avranno alcun problema a strappare almeno l'1% nelle prossime elezioni presidenziali, così da poter andare dritti dritti al Cremlino.
• Grazie alla nostra implacabile pressione politica, Putin è ormai un uomo sconfitto, disposto ad essere ragionevole e a piegarsi alla nostra volontà, e non si sognerebbe mai di dire "Questo non accadrà mai!" durante un discorso televisivo annuale internazionale di leader eletti della sua nazione. In ogni caso, nessuno ascolta i suoi discorsi, perché i nostri media nazionali non hanno alcun bisogno di sentirli, perché sono così lunghi e noiosi…
...e ultimo, ma non meno importante…
• L’America è una nazione indispensabile per il mondo, la (seconda) grande potenza economica mondiale (e in rapido sviluppo) e la leadership americana è rispettata in tutto il mondo. Quando il Presidente Obama ha detto questo durante un recente discorso in Cina, il pubblico non gli è affatto scoppiato a ridere in faccia, o ha alzato gli occhi, o ha fatto smorfie o ha scosso la testa aggrottando le sopracciglia.

Come si può evitare di riconoscere l'importanza di queste cose e il fatto che rappresentino una sconfitta? E’ facile! Aiuta l’ignoranza! L'ignoranza non è solo una forza: è la forza più impressionante dell'universo. Considerate questo: la conoscenza è sempre limitata allo specifico, ma l'ignoranza è infinita e del tutto generale; la conoscenza è difficile da trasmettere e mai più veloce della luce, l’ignoranza invece è immediata e istantanea in ogni punto dell’universo noto e non noto, compresi gli universi paralleli e le dimensioni della cui esistenza siamo completamente all’oscuro. In breve, c'è un limite a quanto possiamo sapere, ma non c’è limite a quello che non sai ma che credi di sapere!
Ecco qualcosa che probabilmente pensate di sapere. L'impero americano è un "impero del caos”. Sì, in qualche modo sembra non riuscire mai a raggiungere la pace, la prosperità, la democrazia, la stabilità, a evitare le crisi umanitarie o porre fine a un gran numero di orribili crimini. Ma il caos, quello lo raggiunge. Per di più, raggiunge un gran bel nuovo tipo di caos appena inventato, chiamato “caos controllato”; una specie di “carbone pulito”, qualcosa che puoi pure spalmarti per tutto il corpo tranquillamente, da provare! Sì, ci sono lì degli scettici che dicono cose come: “Si raccoglie ciò che si semina, e se si semina il caos, caos raccoglierete”. Credo che a questi il caos non piaccia molto. A ciascuno il suo. Comunque sia, chi se ne importa.

Ne volete ancora? Pensate questo. Se vivete negli Stati Uniti, probabilmente avete festeggiato da poco il Giorno del Ringraziamento, vi siete rimpinzati di tacchino ripieno con la salsa di mirtilli e forse anche di qualche torta di zucca. Credete di sapere che questa festa è legata ai Padri Pellegrini che per primi celebrarono il Ringraziamento a Plymouth, Massachusetts, ma sono quasi certo che non sapete in che anno esatto. Sono sicuro invece che pensiate che questi Pellegrini abbiano festeggiato il Ringraziamento insieme ai nativi. Potete anche raccontare questa storia ai vostri figli, e pensare che gli state impartendo delle vere lezioni di storia passata e non che stiate invece allargando il loro campo d’ignoranza.

Ora, ecco qui alcuni fatti puntuali. I pellegrini non erano dei pellegrini, ma dei coloni. Sono stati rinominati “pellegrini" nel 19° secolo. Credetemi, nessuno è mai andato in pellegrinaggio a Plymouth nel Massachusetts! Questi coloni finirono lì perché, non essendo dei buoni marinai, oltrepassarono il Porto di Boston di mezza giornata di navigazione e finirono al Porto di Plymouth, che è esposto, inutile e squallido più o meno come appare oggi. Non celebrarono il Ringraziamento: essendo dei fanatici di strane religioni, non festeggiarono neanche il Natale. Nonostante le “false prove” fornite dai media dell’epoca, di certo non festeggiarono insieme ai nativi del luogo, che già parlavano un discreto inglese e commerciavano con tutto il mondo.

La gente del posto pensò che fossero una bizzarra setta religiosa (che in effetti erano), che fossero degli schifosi puzzolenti (non si lavavano mai e tantomeno facevano uso di saune o bagni turchi) e avevo abitudini repellenti (come ad esempio quella di andare in giro con il proprio moccio avvolto in uno straccio). Non erano neanche bravi cacciatori e pescatori e sopravvissero saccheggiando gli orti dei locali e poi morivano di fame. E in ultimo, ciliegina sulla torta, la festa "nazionale" è stata istituita da Abraham Lincoln al culmine della guerra civile, che (e questo si deve sicuramente sapere) è avvenuta molto, molto più tardi. E Lincoln non lo chiamò “Ringraziamento”, ma “Giorno dell’Espiazione”, per gli orribili crimini che gli americano commisero, gli uni verso gli altri, durante il conflitto.

Ma tutto questo prima che l’Associazione dei Commercianti del Tacchino andasse lì a cambiare un po’ la versione dei fatti. Un piano tanto semplice quanto geniale: una bella overdose di triptofano e poi, il giorno dopo, ancora mezzi intontiti, si viene pervasi da un’irresistibile frenesia da shopping, che finirà, quasi certamente, per andare ad accumulare un’altra bella porzione di debito sulla propria carta di credito con alti interessi che riuscirete a ripagare, se tutto va bene, l’anno prossimo. Convoglia un po’ di questi interessi nel business del tacchino e delle vacanze ed ecco che ti creo un’industria nazionale, un’industria che spinge la gente a pagare interessi su interessi per comprare oggetti importati di cui non ha bisogno (e ricordate che se non c’e’ scritto “Made in China" allora probabilmente è un falso), finché tutti poi non restano al verde.

Con una storia talmente falsa, il Ministero della Verità americano può continuare tranquillamente a proiettarla nel futuro. Può produrre un livello di ignoranza talmente alto che gli americani in generale non sapranno mai di essere loro gli sconfitti, pensando che quella pioggia torrenziale di marciume proveniente dal mondo esterno sia pioggia di Dio ed essere grati per questo. A meno che una buona parte di Americani non si sveglino e inizino a far proprio il termine di “SCONFITTA”, ben presente nel vocabolario nazionale. Questa non è una nazione eccezionale, non è una nazione indispensabile, ma un paese sconfitto. Sconfitto con le sue stesse mani, attenzione, poiché nessuno lo ha affrontato direttamente nel tentativo di sconfiggerlo. Si sono sempre fatti avanti loro per primi, e le hanno prese, le hanno prese finché non hanno avuto quello che si meritavano.

Ora, la sconfitta per molti paesi ha dimostrato di essere un’esperienza di grande insegnamento per riuscire a diventare un paese di successo: la Germania (dopo due tentativi), il Giappone, la Russia dopo la Guerra Fredda. Ovviamente, il primo passo in questo processo formativo è quello di ammettere la sconfitta. Ma se non lo vuoi fare, OK, c’e’ sempre l’ignoranza pronta lì a darti tutta la forza di cui hai bisogno.




9.12.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

lunedì 15 dicembre 2014

Vaccino contro l'epatite B causa la sclerosi multipla...

Vaccino contro l'epatite B causa la sclerosi multipla...

Ethan A. Huff, Staff Writer
NaturalNews 
tradusiu editau 
de Sa Defenza


Un aumento improvviso e brusco del numero di casi di sclerosi multipla (SM) diagnosticati in Francia, si torna alla metà degli anni 1990 dove sembra avere le sue radici dopo  una campagna di vaccinazione di massa per l'epatite B  lanciata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS ), secondo nuovi dati epidemiologici pubblicati nella rivista Immunologic Research .

In accordo con le raccomandazioni dell'OMS, la Francia ha attuato una campagna di promozione di vaccini per l'epatite B nel 1992 , per cui 20 milioni di adulti francesi - circa un terzo del Paese - hanno accettato ad essere vaccinati tra gli anni 1994 e 1997. Nel 1998, tuttavia, enormi picchi di casi di SM ha cominciato a dominare i titoli dei media francesi

Prima del 1993, quando la campagna di vaccinazione epatite B è iniziata, si verificavano circa 2.500 nuovi casi di SM in Francia ogni anno. Subito dopo la campagna è stata lanciata, e in particolare dopo il 1996, il numero è quasi raddoppiato a 4.500 nuovi casi di SM all'anno. La causa più evidente, secondo molti esperti di salute, è stato il vaccino. 

Subito dopo questa rivelazione, i tassi di vaccinazione sono crollati in Francia mentre son cominciati ad emergere i sospetti sul vaccino contro l'epatite B  che avrebbe innescato la SM. Una ipotesi ha suggerito che una proteina nel vaccino potrebbe essere molto simile ad una proteina naturale presente nella mielina, il rivestimento protettivo attorno alle fibre nervose che viene attaccato dal sistema immunitario in chi soffre di sclerosi multipla. 

Da quel momento, più progetti di ricerca si son posti lo scopo di capire meglio la correlazione tra epatite B vaccini e SM. Uno studio francese ha rilevato che il numero effettivo di casi di SM legati a vaccini per l'epatite B è 2,5 volte superiore a quanto precedentemente ipotizzato, mentre un altro studio epidemiologico caso-controllo ha osservato un aumento del rischio di SM definitiva entro tre anni successivi alla vaccinazione

Questi studi ed altri sono stati inclusi nell'ultima revisione, che ha confermato una "correlazione significativa" tra B dell'epatite vaccini e casi di SM. Un grafico presente nello studio mostra un picco di massa in casi di SM nel 1996, che corrisponde esattamente al periodo di 2-3 anni dopo la vaccinazione che studi precedenti avevano comprovato che la maggior parte dei casi di SM sarebbe probabilmente emersa a causa del vaccino

"La positiva significativa  correlazione statistica  tra l'esposizione al vaccino HB e la segnalata incidenza di SM è costantemente osservata in diversi luoghi, circostanze e tempi ", hanno scritto gli autori. "I dati disponibili in Francia mostrano un così preciso segnale statistico a favore di un nesso di causalità tra l'evento del vaccino HB e l'apparizione di SM con una correlazione massima nei 2 anni successivi la vaccinazione". 

SENZA ALCUNA MINIMA RAGIONE IN ASSOLUTO... il carcere i carcerieri e la sofferenza dell'ingiustizia.. l'Amerika è anche questo

SENZA ALCUNA MINIMA RAGIONE IN ASSOLUTO...  

Il carcere i carcerieri  e la sofferenza dell'ingiustizia... l'Amerika è anche questo.



For No Reason What So Ever !!! di f100002296933738

sabato 13 dicembre 2014

SARDINYA: MANIFESTAZIONE CONTRO LE BASI MILITARI ... il leitmotiv dell'intento: A FORAS, BAXEISINDI ! [in sardo: andatevene]

SARDINYA: MANIFESTAZIONE CONTRO LE BASI MILITARI ... il leitmotiv dell'intento: A FORAS , BAXEISINDI ! [in sardo: andatevene]


Vàturu Erriu Onnis
la manifestazione giunge sotto gli uffici della RAS 
si attaccano gli striscioni [regione sarda]
Stamani mattina è una stupenda giornata di sole e una brezzolina pungente giunge dal mare sardo; Apre la manifestazione contro le basi militari in Sardegna una banda di donne tamburine, seguite da migliaia di persone che si sono date appuntamento presso il molo Ichnusa del porto di  Cagliari per rivendicare la chiusura e la bonifica di tutte le basi militari.
Il programma della manifestazione e i punti rivendicati sono i seguenti:


nella cartina sono evidenziate le dimensioni
dell'occupazione militare Italica e NATO in Sardinya


*liberare la Sardegna dall’occupazione militare

*bandire le esercitazioni militari

*chiudere le basi della guerra

*bonificare le aree contaminate, usate da oltre mezzo secolo come pattumiera bellica.



Uno slogan che si raddensa nella parola sarda SERRAI [chiudere], coniato dal Comitato sardo Gettiamo le Basi di Mariella Cao usato come un acronimo, chiede non solo la chiusura di tutte le basi militari in Sardinya ma anche altre importanti azioni che servono di sostegno alla terra sarda inquinata e depauperata; cose che devono essere fatte dallo stato italiota dopo la loro chiusura:
S Sospensione delle attività dei poligoni dove si sono registrate le    patologie di      guerra;
E Evacuazione dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni di  Teulada,  Decimo-Capo Frasca Quirra
R Ripristino ambientale, bonifica seria e credibile delle aree  contaminate a terra e a mare
R Risarcimento alle famiglie degli uccisi, ai malati, agli esposti,  Risarcimento al  popolo sardo del danno inferto all’isola.
A Annichilimento, ripudio della guerra e delle sue basi illegalmente  concentrate  in Sardegna in misura iniqua
I Impiego delle risorse a fini di pace.
La manifestazione sfila senza incidenti lungo tutto il  percorso,  nonstante la nutrita presenza di forze dell'ordine.

Gli slogan sono tanti e coloriti, le persone mostrano empatica felicità al pensiero della liberazione della Sardinya da queste servitù militari.













Nel video abbiamo chiesto al Sindaco di Laconi Paolo Pisu , cosa muove le amministrazioni locali a mobilitarsi contro le basi , alla poeta sarda Sa Cantadora [Paola Alcioni] invece chiediamo cosa spinge le soggettività ispirate a scendere in piazza in difesa della terra sarda;
ascoltiamoli subito dopo la partenza del corteo:


Cagliari in marcia contro le basi militari
Pigliaru: "Regione aprirà tavolo con lo Stato" 
unionesarda
Un dialogo con lo Stato con la parola dismissione al centro delle trattative. E poi chiarezza sui dati sanitari e sui danni legati al "mancato sviluppo alternativo".

Sono le garanzie offerte dal presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, alla delegazione di manifestanti ricevuta oggi nel palazzo di viale Trento, durante l'iniziativa contro le esercitazioni e le basi militari in Sardegna.


Una delegazione - composta tra gli altri da Mariella Cao di Gettiamo le basi e Bustianu Cumpostu di Sardigna Natzione - è stata ricevuta dal governatore Francesco Pigliaru. Al presidente è stato consegnato un documento con il quale i movimenti chiedono il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari, la chiusura di ogni base e poligono presente nell'isola, le bonifiche delle aree interessate e la riconversione a uso civile dei territori. "Se non ci sarà alcun riscontro - si legge nel comunicato - torneremo in piazza". 
Un dialogo con lo Stato con la parola dismissione al centro delle trattative. E poi chiarezza sui dati sanitari e sui danni legati al "mancato sviluppo alternativo". Sono le garanzie offerte dal presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, alla delegazione di manifestanti ricevuta oggi nel palazzo di viale Trento, durante l'iniziativa contro le esercitazioni e le basi militari in Sardegna. "Apriremo un tavolo con lo Stato - ha detto Pigliaru - e questo tavolo non potrà prescindere dalla questione dismissioni. Confermo la convocazione della Conferenza regionale sulle servitù militari: siamo pronti a parlare con lo Stato ma vogliamo sentire le esigenze delle popolazioni". Al termine dell'incontro, concluso poco dopo le 14, i delegati hanno riferito i contenuti del faccia a faccia ai manifestanti, un centinaio circa, rimasti ad aspettare davanti alla Regione. 
LA MANIFESTAZIONE - Le bandiere bianche del Comitato Lago Omodeo con la scritta 'No al poligono, quelle rosse di Rifondazione comunista, poi quelle arcobaleno della pace, ma soprattutto tantissimi quattro mori. Centinaia di persone si sono radunate in porto al molo Ichnusa per la manifestazione regionale anti-esercitazioni, in pratica la seconda puntata dell'iniziativa che aveva portato lo scorso 13 settembre migliaia di persone davanti alla base di Capo Frasca. Il corteo attraverserà la città, sono attesi pullman da diverse parti della Sardegna. Tra gli striscioni esposti anche uno nero con una maschera antigas e la scritta 'Iniziamo dalle bonifiche. Colonna sonora diffusa dalle casse sistemate su un fuoristrada con musica rigorosamente in limba tra rock, canzone d'autore e rap.
Il corteo, organizzato dal comitato Gettiamo Le Basi e altre associazioni arriva - scrive Enrico Fresu sull'Unione Sarda oggi in edicola - quando si scopre che il calendario 2015 prevede un aumento della portata delle esercitazioni nei poligoni sardi. Si sparerà di più e per più tempo, anche durante l'estate.

venerdì 12 dicembre 2014

SA DEFENZA – Fueddus po una resisténtzia ativa.





SA DEFENZA – Fueddus po una resisténtzia ativa.

Is feras arestis, ma fintzas cussas masedas, pigant is fillus in buca po ddus amparai portendiddus in logu seguru candu funt in perìgulu, e tambeni est cun sa buca chi cumbatint po ddus difendi apustis.
Fintzas poi s òminis sa buca – logu de su fueddu – est, in cobertàntzia, logu de amparu, de defensa e de cumbata.


SA DEFENZA, cun artìcolus, acraramentus, spuntus de dibata e de ideas noas, punnat a portai chini ligit in su logu seguru de su pentzamentu lìbberu, aundi su ciorbeddu s’acostat a cumprendi ita si podit e si depit fai po tenni connoscéntzia de sei etotu e de su chi est bonu po sa genti e po sa terra de Sardìnnia.




SA DEFENZA – Parole per una resistenza attiva.

Le belve feroci, ma anche quelle addomesticate, prendono in bocca i cuccioli per proteggerli portandoli in un luogo sicuro quando sono in pericolo, ed ancora è con la bocca che dopo li difendono, combattendo.
Anche per gli uomini la bocca – luogo della parola – è, metaforicamente, luogo di protezione, di difesa e di lotta.


SA DEFENZA, con articoli, chiarimenti, spunti di dibattito e di idee nuove, intende portare chi legge nel luogo sicuro del libero pensiero, dove la mente si avvicina a comprendere cosa si può e si deve fare per avere consapevolezza di sé stessi e di ciò che è positivo per la gente e la terra di Sardegna.





Grazie di questo contributo dato a sa Defenza da Sa Cantadora, pensiero e slogan, che rispecchia appieno il nostro intento,  forma le coscienze  alla consapevole azione di liberatzione della nostra terra; 

gratzias meda  a sa poeta sarda Sa Cantadora

Sa Defenza

giovedì 11 dicembre 2014

CASTEDHU - CAGLIARI: MANIFESTATZIONE - SIT-IN E CORTEU CONTRA A S’OCUPATZIONE MILITARE DE SA SARDINNIA


CASTEDHU: MANIFESTATZIONE - SIT-IN E CORTEU CONTRA A S’OCUPATZIONE MILITARE DE SA SARDINNIA - 13-12-14

DE IMPORTU MANNU - A H.12.30-13 IN SU SIT-IN CARA A SA REGIONE VIALE TRENTO, CUNSIGNAMUS UNU DOCUMENTU A SU PRESIDENTE PIGLIARU CHI AT ESSERE PRESENTE

Luoggu de Aboju - Casteddu - PORTU MILITARE zona Molo Icnusa e Piatza Darsena .

Percursu corteu – Molo Icnusa – Viale Colombo, Via Campidano, Via E. Pirastu, Viale A. Diaz, Via Regina Margherita, Via G. Manno, Corso V. Emanuele II, Viale Trento, Palazzo Regione , con interessamento anche delle vie laterali, Via Rovereto e Via Zara.

1° Sit-In - Porto Militare zona Molo Icnusa e Piatza Darsena. Dae sa h. 9.30 a sas 11.

Corteu - dae sas h. 11 a sas h 12

2° Sit-In - Palazzo della Predidenza e Giunta Regionale, viale Trento. Dae sas h. 12 a sas h. 16


ITALIANU


CAGLIARI: MANIFESTAZIONE - SIT-IN E CORTEO CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE DELLA SARDEGNA - il giorno 13-12-14



Luogo di concentramento - Cagliari, Porto Militare nella zona che comprende il Molo Icnusa e Piazza Darsena .

Tracciato corteo – Molo Icnusa – Viale Colombo, Via Campidano, Via E. Pirastu, Viale A. Diaz, Via Regina Margherita, Via G. Manno, Corso V. Emanuele II, Viale Trento, Palazzo Regione , con interessamento anche delle vie laterali, Via Rovereto e Via Zara.



1° Sit-In - Porto Militare nella zona che comprende il Molo Icnusa e Piazza Darsena. Dalle ore 9.30 alle ore 11.30

2° Sit-In - Palazzo della Predidenza e Giunta Regionale, viale Trento. Dalle ore 11 alle ore 16

Giorno - sabato 13-12-2014.

Orario - Dalle ore 9.30 alle ore 16

Gli Stati Uniti ed il piano per dividere la Siria

Gli Stati Uniti ed il piano per dividere la Siria



tradusiu po 
Sa Defenza de
M.Bruja


L’amministrazione statunitense sta preparando i piani per dividere la Siria in due o più territori, come la Casa Bianca ha fatto con l’Iraq, diviso in tre entità – a nord i curdi, al centro i sunniti e a sud gli sciiti - dopo l’invasione e l’occupazione del paese all’inizio del decennio scorso.

Da questo punto di vista la Siria, abitata da popolazioni di lingua e religione differenti – sunniti, curdi, alawiti, drusi, cristiani – si presterebbe notevolmente a diventare una nuova vittima della “destabilizzazione creativa” della Casa Bianca.

Gli Stati Uniti Sta stanno preparando la frattura della Siria e la formazione di uno stato a nord con capitale Aleppo, dominato dagli integralisti sunniti e sotto l’influenza della Turchia e delle petromonarchie arabe, e un altro a sud con capitale Damasco sostenuta dall’Iran e dalla Russia. 

Di fatto una riedizione odierna della divisione del paese ai tempi del mandato franco-britannico del 1924. Siria starebbe succedendo qualcosa di simile anche se il regime di Bashar al Assad mantiene il controllo su più della metà del territorio del paese o forse proprio per questo. 

L’intervento straniero nel paese, la destabilizzazione e il sostegno estero ai gruppi estremisti sunniti hanno fatto saltare la convivenza secolare tra le varie componenti del paese.

Ma regime sionista non accetterebbe comunque una Siria del sud sotto l’influenza iraniana e sarebbe comunque instabile anche se comunque a favore di Tel Aviv giocherebbe l’indebolimento di un suo nemico storico.

La Turchia potrebbe accontentarsi di dominare un eventuale stato del nord della Siria anche se il suo obiettivo strategico rimane la rimozione del governo Assad e il riconoscimento della sua egemonia su tutto il paese. 

Ma Washington non vedrebbe di buon occhio un controllo totale della Siria da parte di una Turchia che negli ultimi anni è entrata più volte in rotta di collisione con gli interessi statunitensi nell’area perseguendo un’agenda propria e scontrandosi con la Casa Bianca sulla strategia da adottare contro le milizie Isis che Ankara continua esplicitamente a sostenere.

Ma anche all’interno dell’amministrazione Obama i punti di vista non sarebbero convergenti. 

Secondo il quotidiano arabo ‘Al Hayat’ esistono differenze radicali tra il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca. 

Stando al giornale, mentre l’equipe di John Kerry sostiene un intervento militare diretto contro la Siria, i consiglieri del Presidente Obama considerano con apprensione la possibilità di impantanarsi in un nuovo fronte come è già accaduto in passato in Afganistan e in Iraq. 

Incredibilmente alcune ore fa proprio John Kerry ha accusato il regime di Damasco e Daesh di collaborare (!) e di aver pattuito un accordo reciproco di non aggressione. 

In realtà i combattimenti tra l’esercito di Damasco e le milizie Isis non sono mai cessati, anzi, e pochi giorni fa un video ha mostrato che Isis decapitare decine di soldati siriani.

Mentre Washington appare sempre più decisa e contraddittoria nel suo intervento in Medio Oriente, sembra che regime sionista abbia deciso di dare il via ad una vera e propria escalation militare contro la Siria e nella collaborazione con i ribelli dall’altra parte del confine, dopo che nel fine settimana i caccia di Tel Aviv hanno bombardato alcune postazioni di Hezbollah e dell’esercito di Damasco.

Nella capitale iraniana il ministro degli Esteri Javad Zarif ha incontrato il collega siriano Walid Muallem nell’ambito di una conferenza contro il terrorismo, puntando decisamente il dito contro Israele che secondo Muallem «aiuta i terroristi a compensare le perdite subite». Secondo il consigliere di Putin Alexander Prokhanov gli «agenti del Mossad addestrano l’Isis in Iraq e Siria» perché «Isis è uno strumento degli Stati Uniti in Medio Oriente». 

In realtà le strategie di Washington e Tel Aviv sul Medio Oriente da tempo divergono ampiamente, ma Mosca è incollerita per i bombardamenti israeliani sulla Siria e chiedono conto ai protettori statunitensi di Israele.

Da parte sua il governo iraniano ha auspicato una soluzione 'regionale' per la crisi in Iraq e in Siria per scongiurare l'intervento di forze straniere. 

"Se i paesi della regione trovano un accordo potranno contribuire a eliminare gruppi antislamici come Daesh (l'Isis in arabo) e liberare migliaia di uomini, donne, e bambini che hanno perso le loro case" ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani in apertura della conferenza a Teheran alla quale partecipava anche una delegazione del governo di Baghdad. 

Rohani, alludendo ad Arabia Saudita e Qatar, ha esplicitamente chiesto ai "paesi che hanno contribuito a finanziare il terrorismo… di interrompere ogni aiuto finanziario diretto o indiretto a questi gruppi terroristi" e di "modificare il sistema educativo e gli insegnamenti delle scuole religiose per lottare contro le interpretazioni estremistiche e violente della nostra religione e presentare invece la natura clemente dell'Islam".

martedì 9 dicembre 2014

NO ALLE SCORIE NUCLEARI IN SARDEGNA!

NO ALLE SCORIE NUCLEARI IN SARDEGNA !



COMITATO SARDO CONTRO IL DEPOSITO DELLE SCORIE NUCLEARI RADIOATTIVE IN SARDEGNA



APPELLO  A TUTTE LE ISTITUZIONI DELLA SARDEGNA


Raccogliamo le preoccupazioni, i timori e la volontà diffusa delle popolazioni sarde di respingere la imminente decisione del Governo Italiano di stoccare le scorie nucleari nella nostra isola.

Il territorio sardo, ricco di gallerie e pozzi di miniere dismesse, per le caratteristiche del suolo, per la scarsa presenza di residenti e la enorme estensione di terreno non soggetto a sciami sismici, infatti, è ritenuto dallo stesso Ministero dell’Ambiente, il più adatto  e sicuro  per lo stoccaggio delle scorie nucleari.

Altre volte il Governo Italiano ha tentato di portare in Sardegna dette scorie,ma ha trovato l’opposizione unanime delle popolazioni, dei mass- media e delle stesse Istituzioni Regionali.

Lo prevede l'ordine del giorno unitario approvato il 29 maggio 2014 dal Consiglio Regionale, che ribadisce il NO alla possibilità di inserire l'Isola tra le aree idonee per un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dopo il referendum del 15 e 16 maggio 2011 che ha sancito la volontà della maggioranza del popolo sardo di opporsi  al conferimento di scorie nucleari e radioattive in Sardegna.

Ora però la legislazione è cambiata in peggio e con l’approvazione della Legge 164/2014 di conversione del D.L. 133/2014 recante "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive"-il cosiddetto decreto "sblocca-Italia"- approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 settembre 2014,  viene accentrata su Roma la  competenza esclusiva per quanto riguarda i controlli e le autorizzazioni relative all’ambiente.

Questo può significare che il Governo Nazionale potrebbe non tener conto dei pareri della Giunta e del Consiglio Regionale della Sardegna sia in materia di trivellazioni sia, fatto ancora più grave , nella stessa decisione rispetto alla localizzazione dei depositi delle scorie nucleari.

Noi sardi a queste decisioni  funeste e portatrici di morte e malattie invalidanti,oltre al blocco delle attività turistiche e commerciali,  ci opporremo con tutte le nostre forze;manifesteremo la volontà di resistere perché le scorie nucleari non siano stoccate in Sardegna .

Grideremo che “dovranno passare sui nostri corpi” prima di obbligarci a subire quest’onta e disastro ambientale.

Ma questa fermezza presuppone una forte unità del popolo sardo dalle Istituzioni Regionali (Giunta e Consiglio) a tutti i Comuni della Sardegna,alle forze sociali e sindacali,agli intellettuali,alle Scuole e Università,ai Mass-media. 
Tutti uniti in una sola battaglia: NO ALLE SCORIE NUCLEARI IN SARDEGNA.


Cagliari, 9 dicembre 2014


                     COMITATO SARDO CONTRO IL DEPOSITO DELLE SCORIE
                                   NUCLEARI RADIOATTIVE IN SARDEGNA


Via Roma, 72, 09123 Cagliari – Tel. - Fax 0706842814 – Cellulare 3477255895


lunedì 8 dicembre 2014

Libertat pro is jovunus palestinesos ghetaus a fortza in su disterru. Take Action: Tre giovani leader della comunità palestinesi deportati da Gerusalemme...

Libertat pro is jovunus palestinesos ghetaus a fortza in su disterru. 
Take Action: Tre giovani leader della comunità palestinesi deportati da Gerusalemme...

samidoun.ca
tradusiu editau
de Sa Defenza

Daoud al-Ghoul, Majd Darwish, e Saleh Dirbas


Daoud al-Ghoul, Majd Darwish, e Saleh Dirbas, tre giovani palestinesi di Gerusalemme, sono stati deportati dalle truppe di occupazione israeliana dalla loro città natale  Gerusalemme per cinque mesi, con inizio il 30 novembre 2014 e si concluderà il 30 aprile 2015. 

Ghoul, 31, Darwish , 24, e Dirbas, 23, sono tutti ex prigionieri politici, durante la deportazione  è vietato loro di visitare la città di nascita e le loro famiglie. Non vi è alcun motivo valido  per questo ordine arbitrario e ingiusto.

I tre giovani sono attivisti sociali di primo piano e operatori di comunità. 

Al-Ghoul, è coordinatore dei programmi per i giovani per i comitati di lavoro medico a Gerusalemme  della Rete Kanaan una delle organizzazioni della società civile palestinese, recentemente ha rappresentato al Parlamento europeo  a Bruxelles il 17 novembre la difficile, e sempre più, repressiva situazione nella Gerusalemme occupata.

Ha anche parlato davanti ad un pubblico a Intal a Bruxelles il 18 novembre sulla crisi in Gerusalemme. Bisogna agire per chiedere all'Unione europea di fare la giusta pressione su Israele per annullare questo ordine e porre fine dell'accordo di associazione UE-Israele.

Addameer Prisoner Support andHuman Right Association [ndt, associazione per i diritti umani] ha osservato che questa azione "è parte della politica di pulizia etnica e territoriale collettiva in corso di attuazione contro i cittadini palestinesi a Gerusalemme ed d'intorni, nella catena di decisioni razziste, leggi e procedure, attuate in particolare nella politica di demolizione delle case su larga scala e la detenzione amministrativa contro gerusalemitani, e l'adozione di provvedimenti di espulsione che violano gli accordi internazionali Quarta Convenzione di Ginevra e molti e dei suoi obblighi derivanti dalla Carta delle Nazioni Unite ".

La Quarta Convenzione di Ginevra proibisce il trasferimento individuale o collettivo di persone sotto occupazione da una zona del territorio occupato ad un altro

Questa espulsione forzata, arriva dopo l'appropriazione illecita delle proprietà e della identità di Gerusalemme , dei membri eletti nel Consiglio legislativo palestinese , sono Mohammad Abu Tir, Ahmad Atoun, Mohammed Totah e Khaled Abu Arafah; così come anche  la spoliazione della residenza a Gerusalemme  di Nadia Abu Jamal, la vedova di Ghassan Abu Jamal. 

Questo avviene  dopo la dichiarazione di occupazione del primo ministro Benjamin Netanyahu che prevede di chiedere i poteri di spoliare dei loro beni i palestinesi che hanno la cittadinanza  palestinese in Israele a Gerusalemme, cui vengono negati i loro diritti di cittadinanza e di residenza, se loro e  parenti partecipano alla resistenza all'occupazione.

E 'chiaramente parte del corso di Nakba diretta contro il popolo palestinese dal 1947 fino ad oggi, e l'espulsione sistematica e l'espropriazione dei palestinesi per mano della potenza occupante. In particolare, i palestinesi di Gerusalemme sono presi di mira per la pulizia etnica, l'espulsione e la rimozione attraverso demolizioni di case, violenza dei coloni e invasioni, spogliandosi dei diritti di residenza, arresti di massa e la reclusione, la confisca e la terra nel tentativo chiaro per cancellare e negare il carattere palestinese la città e il suo posto come la capitale del popolo palestinese.

L'espulsione di Daoud al-Ghoul, Majd Darwish, e Saleh Dirbas deve essere fermato! Agire per difendere i diritti di questi tre giovani leader della comunità, e dei diritti dei palestinesi a Gerusalemme:
 AGIRE
1. Citoyens Solidaires in Belgio ha lanciato una petizione in francese per funzionari dell'Unione europea, chiedendo di agire per pressione su Israele di annullare l'ordine di espulsione.
2. chiedere la fine dell'accordo di associazione UE-Israele. Unisciti a più di 300 organizzazioni della società civile e i sindacati per chiedere "No alla Occupazione!": http://freepalestine.eu/3. Inviate la nostra lettera ai funzionari dell'UE e invitatela ad agire per garantire la revoca dell'ordine di espulsione e di imporre sanzioni a Israele, incluso l'annullamento dell'accordo di associazione UE-Israele.
 Dichiarazione: Da Ferguson a New York in Palestina, in solidarietà con la Resistenza di oppressione razzista


Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network saluta la resistenza guidata dal movimento nero che ha manifestato in tutte le strade di tutte le principali città degli Stati Uniti in difesa della vita del popolo nero, e che resiste allo stato che sostiene  l'assassino di polizia, il targeting e profiling dei neri e di altre comunità oppresse.


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domenica 7 dicembre 2014

REPORTAGE: #ROMA-MAFIA-CAPITALE... chi se ne frega se la gente soffre!

REPORTAGE: #ROMA-MAFIA-CAPITALE...  chi se ne frega se la gente soffre!
da 50000.it 
di Luca D’Ammando
1 Luciano Casamominica Boss del clan dei Rom- 2 Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti- 3 Franco Panzironi, ex Presidente Ama- 4 On. Umberto Marroni PD- 5 Daniele Ozzimo Assessore alla casa PD- 8 l’ex sindaco Gianni Alemanno


Mafia Capitale, ovvero la cupola che comandava a Roma. Tutto sull’inchiesta “Mondo di mezzo” che ha svelato l’intreccio tra criminalità e politica, tra appalti truccati, mazzette, violenze e business criminali, dai rifiuti ai Rom. Nei guai l’ex sindaco Alemanno, indagato. Nei guai anche il Pd romano. A capo di tutto Massimo Carminati, ex terrorista di destra vicino alla banda della Magliana. Ecco chi sono le oltre cento persone indagate, quali i reati contestati, cose emerge dalle intercettazioni


Martedì 2 dicembre la Procura di Roma ha disposto 37 arresti nell’ambito dell’inchiesta chiamata “Mondo di mezzo”, riguardante una presunta associazione a delinquere composta da esponenti politici principalmente di destra (ma anche del Pd) e dalla criminalità organizzata romana che controllava con metodi mafiosi appalti e finanziamenti pubblici nella Capitale. Oltre ai 37 arrestati ci sono 76 indagati, ma è probabile che il numero aumenti nei prossimi giorni. Giovedì 4 è poi finito in manette anche Giovanni De Carlo, tornato da Doha. La Guardia di Finanza ha sequestrato beni riconducibili agli indagati per un valore di 205 milioni di euro. Diverse le perquisizioni: nella sede della regione Lazio, al Campidoglio, in 24 aziende e varie abitazioni, in sedi di associazioni e di municipalizzate. L’ordinanza firmata dal gip è lunga 1.121 pagine. Sono state verificate 350 posizioni tra persone fisiche e società. L’inchiesta è durata due anni [tutti i giornali 3/12].



I PROTAGONISTI

• Tra gli indagati: Gianni Alemanno, sindaco di Roma dal 2008 al 2013; il suo capo della segreteria Antonio Lucarelli; Mirko Coratti (Pd), attuale presidente dell’Assemblea Capitolina, che si è subito dimesso; i due consiglieri regionali Eugenio Patanè (Pd) e Luca Gramazio (Forza Italia); l’assessore alla casa Daniele Ozzimo (Pd), anche lui dimessosi martedì [tutti i giornali 3/12].



• Tra gli arrestati 29 sono in carcere e 8 ai domiciliari:Massimo Carminati, ex terrorista di destra e esponente della Banda della Magliana, indicato dalla Procura come capo dell’organizzazione; Luca Odevaine, ex capo della segreteria diWalter Veltroni quando era sindaco di Roma, oggi responsabile dell’accoglienza per i richiedenti asilo; Franco Panzironi, ex amministratore delegato dell’Ama, l’azienda comunale dei rifiuti; Riccardo Mancini, ex amministratore delegato della municipalizzata Eur spa; Riccardo Brugia, storico esponente dell’estrema destra romana; Salvatore Buzzi, presidente di una cooperativa che si occupa, tra l’altro, della manutenzione delle aree verdi del comune diRoma [tutti i giornali 3/12].



• I pm titolari dell’indagine sono l’aggiunto Michele Prestipino, e i sostituti Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, sotto la supervisione del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone[tutti i giornali 3/12].



I REATI

• I reati di cui sono accusati gli indagati sono di diverso tipo: estorsione, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio. A tutti però è contestata l’associazione di stampo mafioso regolata dall’articolo ex 416bis. È la prima volta che questa imputazione non viene contestata a persone che fanno parte di organizzazioni che fanno riferimento a mafia, camorra e ‘ndrangheta. Per i procuratori di Roma, il sistema scoperto utilizzava un metodo mafioso che consisteva nell’uso «della forza d’intimidazione del vincolo associativo» e nelle «condizioni di assoggettamento e di omertà di cui gli associati si avvalgono».



• Andrea Colombo: «Ci sono crimini tipicamente di strada, come l’usura e il recupero crediti con le cattive. Ci sono faccende di sapore squisitamente tangentaro, come l’indirizzo degli appalti in cambio di tangenti ma anche verso aziende direttamente controllate dall’organizzazione, anche attraverso i classici prestanome. E le due fasi sembrano cronologicamente distinte. Partito dall’usura e dai pestaggi per recuperare i crediti, spesso in conto terzi e solo per confermare la propria autorità, il gruppo sembra aver poi aver immensamente ampliato il suo spettro d’azione entrando alla grande nel giro degli appalti di ogni tipo proprio in virtù degli antichi vincoli politici con molte figure chiave dell’amministrazione Alemanno, per poi stringere nuovi e reciprocamente proficui rapporti con i loro successori ai vertici del potere capitolino» [Colombo, Man 3/12].



• «I magistrati la chiamano “mafia capitale”. Ci voleva un nome nuovo per un’organizzazione davvero nuova che non ha nulla a che vedere con la Banda della Magliana né con Cosa nostra né con la “fasciomafia” di cui si era letto recentemente» [Lillo e Pacelli, Fat 3/12].



• Una mafia «originaria e originale» l’hanno definita il procuratore capo Giuseppe Pignatone e l’aggiunto della Dda di Roma, Giuseppe Prestipino, nel corso della conferenza stampa di martedì. Tra gli appalti presi in esame dalla Procura, oltre a quello per l’ampliamento del campo nomade di Castel Romano, anche l’altro per la raccolta differenziata, più quello stagionale per la rimozione delle foglie e perfino l’ultima emergenza neve del 2012. Appalti vinti dalla Imeg e altre controllate dal clan. «Inchiesta solida» dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano [Frignani e Sacchettoni, Cds 3/12].

L’INCHIESTA

• L’operazione è denominata “Mondo di mezzo”, come la regione dell’Ardia dell’Hobbit di Tolkien. Il 13 dicembre 2013 parlando con il suo braccio destro Riccardo Brugia, arrestato anche lui, Carminati spiega: «È la teoria del mondo di mezzo… Ci stanno i vivi sopra e i morti sotto, e noi stiamo nel mezzo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici: cazzo, com’è possibile che quello… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi… Capito, come idea? Il mondo di mezzo è quello dove tutto si incontra… si incontrano tutti là… Allora nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno… E tutto si mischia» [tutti i giornali 3/12].

Giovanni Bianconi sul Corriere: «È la fotografia di una città contaminata fino ai suoi vertici politico-amministrativi, quella che emerge dall’inchiesta su Mafia Capitale. Dove un ex sindaco è considerato uno strumento nelle mani della banda, derivazione indiretta (in alcune sue componenti) di quella della Magliana e dell’estremismo nero degli anni Settanta. Una città in cui un ex militante della destra sovversiva e un ex detenuto divenuto operatore delle cooperative, intascano il denaro degli appalti grazie a funzionari pubblici a loro disposizione; in vari settori e senza disdegnare i campi nomadi che “rendono più della droga”. Non i malavitosi a disposizione della politica e dell’amministrazione, insomma, ma il contrario [Bianconi, Cds 3/12].

• «Le indagini proseguono», ha fatto sapere martedì il procuratore capo Giuseppe Pignatone, e ora sembrano concentrate soprattutto su possibili infiltrazioni malavitose nella Regione Lazio [tutti i giornali 3/12].

• «“Ci sono ancora una ventina di nomi che devono saltare fuori”, spiega l’ex capogruppo del Pd Francesco D’Ausilio. E aggiunge che “potrebbe toccare a chiunque. È come una roulette capricciosa. Chi può sapere cosa ha millantato al telefono quel Buzzi parlando col suo capo?”. Oggi i politici romani vivono dunque nel presagio. Alle 16,43 le agenzie battono la notizia che un uomo è stato gambizzato in strada nel quartiere San Lorenzo. Non c’entra nulla, ma tutti vorrebbero sapere il nome perché anche nei saloni più solenni d’Italia l’atmosfera è carica di ioni negativi, quelli della suburra» [Merlo, Rep 4/12].

• Lo scioglimento del Comune di Roma per infiltrazione mafiosa, invocato dal M5S, non ha molte possibilità di approdo e lo ha fatto intendere giovedì lo stesso ministro dell’Interno, Angelino Alfano: «Roma non è marcia». Il prefetto Giuseppe Pecoraro però sta studiando le carte per decidere cosa fare. Per dirla tutta: se si fosse trattato di un capoluogo di minore impatto, lo scioglimento per mafia sarebbe già avvenuto o quasi. Nel caso della capitale, invece, una decisione del genere – è stato il ragionamento in più sedi decisionali – avrebbe fatto il giro del mondo: unacondanna a morte per l’immagine, già compromessa, dell’Italia[Ludovico, S24 5/12].

• Il sindaco Marino giovedì mattina è corso dall’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone per chiedere aiuto. Ha spiegato che ci sono diversi appalti sospetti, il cui elenco presto consegnerà a Cantone, e che vorrebbe che fossero esaminati dall’Anticorruzione. A sua volta Cantone si è impegnato a valutarli, e ha preso tempo per valutare se esistono gli estremi – come è accaduto per il Mose di Venezia ed Expo 2015 – per commissariare gli appalti finiti nel mirino della Procura di Roma [Ruotolo, Sta 5/12].

• Intanto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha bloccato le gare in corso, aprendo un’indagine interna sull’operato di Asl, Ater e dipartimenti [tutti i giornali 5/12]

• Il prefetto Pecoraro ha imposto a Marino una scorta più robusta, a parte quella dei vigili urbani. «E deve smetterla di andare in bicicletta» [tutti i giornali 5/12].

LE MAZZETTE

• Durante la perquisizione a casa di Nadia Cerrito, la segretaria personale di Salvatore Buzzi (la moglie, scrive invece la Sarzanini sul Cds), anche lei finita in carcere, i carabinieri del Ros hanno trovato un «libro mastro» delle tangenti con l’elenco delle somme pagate e l’iniziale di chi le ha percepite. Un lunghissimo elenco di politici e funzionari pubblici. Dalle prime stime, ogni mese se ne andavano in tangenti fisse 27.500 euro.

• «Il libro nero... mamma mia, mi inquieta un po’...». PureMassimo Carminati si intimoriva al suo cospetto. Il “libro nero” di Salvatore Buzzi, registro unico della contabilità illecita della “mafia capitale”. Nomi e cognomi dei politici “stipendiati”, delle persone da far assumere, degli imprenditori collusi. Panzironi: 15.000 euro al mese; Pucci: 5.000 al mese; Odevaine: 5.000 al mese; Patanè 10.000 euro una tantum. E poi, Alemanno: 75.000 euro in cene elettorali. Gramazio: 4 persone da sistemare. «Hai visto che è nero? Guarda... », si compiaceva Paolo di Ninno, collaboratore di Buzzi, mentre lo apriva con la riverenza [Tonacci, Rep 3/12].

• Dal carcere di Rebibbia dove è stata rinchiusa martedì scorso la segretaria di Buzzi, Nadia Cerrito, ha raccontato: «Buzzi portava i soldi in contanti e io provvedevo a preparare le buste con le sue indicazioni. La “B” che vedete per me equivale a Buzzi. Io non sapevo quale fosse la destinazione finale di soldi, chi fossero i percettori». Al gip Flavia Costantini che le ha chiesto come mai il “libro nero” sia stato trovato nel suo appartamento e non in ufficio ha detto: «Lo tenevo sempre nella borsa perché Salvatore Buzzi mi aveva detto che riguardava pagamenti riservati e dunque non volevo che altri lo vedessero». Incalzata dal giudice, cede: «Sapevo che si trattava di cose illegali visto che era una contabilità parallela che quindi non doveva essere registrata in alcun modo, ma io non mi potevo sottrarre. Ho una famiglia, un padre malato, avevo paura di perdere il lavoro. Le buste hanno cominciato a chiedermele due o tre anni fa» [tutti i giornali del 5/12].

• Sarzanini: «Tutti avevano un prezzo e la regola era chiara: bisognava pagare per avviare la pratica e versare altri soldi quando l’affare era chiuso. Poi c’erano gli “stipendiati” fissi e quelli che pretendevano un compenso extra per l’interessamento. Ma anche quelli che avevano richieste extra e chiedevano un appartamento oppure altri benefit. Buzzi li soddisfaceva e poi si sfogava: “I nostri sono molto meno ladri di quelli della Pdl. Te lo posso assicura’ io che pago tutti”. Uno è Luca Odevaine “che gli do 5 mila euro al mese e io ne piglio 4 mila”» [Sarzanini, Cds 4/12].

• Per Franco Panzironi, ex a.d. di Ama: 15.000 mensili, più altri 120.000 come compenso per aver “turbato” una gara da 5 milioni a favore di Buzzi (la stecca è fissa per tutti: 2,5 per cento del valore dell’appalto), più un servizio accessorio: la rasatura gratuita del prato di casa. «Panzironi m’ha prosciugato tutti i soldi oh...», si lamentava Buzzi. Ci sono poi i 5.000 euro per Luca Odevaine, ex segretario di Veltroni e funzionario della provincia (ha il “merito” di aver orientato le decisioni del Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza degli immigrati a favore del clan), e i 1.500 per Mario Schinà, ex dirigente del Comune che faceva da tramite tra lui e Buzzi. Pure i 1.000 mensili che Enrico Figurelli si era guadagnato mettendo in contatto Buzzi con Mirko Coratti, presidente dell’assemblea capitolina ora dimissionario [Tonacci, Rep].

• Ci sono poi le bustarelle una tantum. Claudio Turella, funzionario del Servizio Giardini del comune, ne voleva 100.000 per aver scorporato l’Iva dagli 800.000 euro assegnati per pulire la città dopo la nevicata del febbraio 2012. «100.000 li mortacci... – si arrabbia Buzzi – sull’emergenza neve 40.000 euro... 15 gliene mancano... Oh ma c’è la difficoltà a trova’ i soldi...». Gliene darà solo 25.000. Eugenio Patanè, consigliere regionale Pd, stando a quanto riferiscono gli indagati ne chiedeva anche di più. «Patanè voleva 120.000 a lordo – dice Buzzi intercettato nel suo ufficio il 16 maggio scorso – siccome lo incontro martedì, una parte dei soldi gliela incomincerei a da’...». E più tardi, quel giorno, ammetterà: «Gli abbiamo dato 10.000 euro per... per carinerie, e finisce lì, non gli diamo più una lira». La banda Carminati riesce a corrompere anche fuori Roma, nel comune di Sant’Oreste: al funzionario Marco Placidi 10.000 euro. E ancora: 40.000 in bonifici che il consorzio di Buzzi elargisce alla fondazione di Alemanno (Nuova Italia), i 15.000 che gira al suo mandatario elettorale, altri 30.000 per la Fondazione Alcide De Gasperi, di cui Angelino Alfano è presidente [Sarzanini, Cds 4/12].

I CAMPI NOMADI E RIFUGIATI

• Tra i capitoli fondamentali della collusione tra l’organizzazione criminale e le istituzioni ci sono le commesse nella gestione dei business di rifugiati e nomadi. Lo dice chiaramente Buzzi alla sua collaboratrice, Piera Chiaravalle: «Tu c’hai idea di quanto ce guadagnano sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». In testa, le cooperative riconducibili a Buzzi per la gestione del campo nomadi di Castel Romano. Un affare da 17 milioni di euro spalmati in tre anni, che vengono recuperati con assestamenti di bilancio e dopo lunghe trattative. Carminati prova a interferire nelle decisioni dell’Assemblea Capitolina in occasione della programmazione del bilancio pluriennale 2012/2014 e relativo bilancio di assestamento di Roma Capitale per rifinanziare “i campi nomadi”, la pulizia delle “aree verdi” e dei “Minori per l’emergenza Nord Africa”, tutti settori in cui operano le società cooperative di Salvatore Buzzi” [Barocci e Menafra, Mes 3/12].


• Per tenere sotto controllo i problemi che sarebbero potuti insorgere con i nomadi, Carminati si avvale della collaborazione di un altro potente clan dei Casamonica. Il loro capo, Luciano, è definito «mediatore culturale». «Mi informo domani, io conosco bene Luciano», rassicura Carminati al telefono con uno dei suoi. E per superare il problema del campo nomadi di Castel Romano dato in gestione alla cooperativa di Buzzi, a Casamonica vengono assicurati 20 mila euro al mese. Stretti i rapporti col gotha della criminalità organizzata romana Ernesto Diotallevi e Michele Senese [Barocci e Menafra, Mes 3/12].

• Ma anche l’emergenza immigrazione, per il gruppo criminale, diventa business. A maggio 2013 l’uomo di Carminati, Salvatore Buzzi, organizza le strutture per accogliere i rifugiati. E la “Eriches 29” ottiene la commessa per il Cara di Castelnuovo di Porto [Errante e Mangani, Mes 3/12].

• Il Sole 24 Ore seguiva da tempo il business dell’accoglienza degli immigrati e aveva denunciato più volte le anomalie nell’assegnazione delle commesse. Scrive Claudio Gatti: «Per tutti noi quella di Mare Nostrum è stata una tragedia. Per Massimo Carminati un’opportunità. Attenzione, non si sta parlando di attività criminali – di droga, di pizzo o di economia sommersa. No, a predisporre e raccordare l’emergenza migranti è stato il “Tavolo di coordinamento nazionale” presieduto dal più istituzionale dei ministeri, quello dell’Interno, del quale era membro un uomo prezzolato dal duo Carminati-Buzzi (…) Il grande salto avviene nel periodo di Alemanno, quando le cooperative controllate dal sistema “Carminati/Buzzi” moltiplicano di oltre 15 volte il proprio fatturato. Ma la vittoria elettorale di Ignazio Marino non cambia nulla. Anche perché, come spiega lo stesso Buzzi in una conversazione captata dal Ros alla vigilia delle elezioni comunali del 2013, l’associazione si era coperta su ogni fronte: “La cooperativa campa di politica. Il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti. Lunedì c’ho una cena da ventimila euro (...) C’ho quattro cavalli che corrono col Pd, con la Pdl ce ne ho tre e con Marchini c’è... c’ho rapporti con Luca (Odevaine) quindi va bene lo stesso. Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese. Ogni mese (…) un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti 2.500 al mese. Un altro che mi tiene i rapporti al comune 1.500, un altro a... sette e cinquanta... un assessore diecimila euro al mese… ogni mese, eh! (…) Per le elezioni siamo messi bene… siamo coperti”» [Gatti, S24 3/12].

I RIFIUTI E I PARCHI

• «Er ciccione, Mancini... è lui che ce sta a passa’ i lavori buoni e je damo le steccate». Le «steccate» sono le tangenti pagate da Buzzi & Co a Riccardo Mancini (in manette per corruzione oltre che come tutti per associazione mafiosa), da sempre vicino all’estrema destra romana e in particolare a quella dell’Eur. Ex ad dell’Ente Eur in passato venne indagato per la tangente pagata da una società legata al Gruppo Finmeccanica per i filobus della Laurentina.

Punto di riferimento, tra il 2008 e il 2013, del sindaco Alemanno per tutte le questioni della Mobilità del Comune di Roma, agevolava gli appalti per la sistemazione di parchi e giardini dell’Eur. Gli affari del verde pubblico sfiorano anche la Marco Polo spa (joint venture inserita in Acea, Ama ed Eur nel cui cda siede Mancini). Tra i dirigenti coinvolti c’è Luigi Lausi (indagato per associazione di stampo mafioso) che tra l’altro era l’amministratore (nominato dal tribunale) dei beni sequestrati all’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, condannato in primo grado per appropriazione indebita di fondi del partito per 25 milioni di euro. Uomo di Alemanno al Comune e amico di Mancini è l’altro arrestato Franco Panzironi, detto «Tanca», ex amministratore delegato dell’Ama e rinviato a giudizio nel 2012 per oltre 841 assunzioni irregolari presso l’azienda che smaltisce i rifiuti nel Comune di Roma [Longo, Sta 4/12].

LA VIOLENZA

• La cupola viveva anche di usura, estorsione e violenza. E di un giro di armi, come racconta il collaboratore Roberto Grilli che indica il gruppo facente capo a «Carminati come punto di riferimento per l’acquisizione di armi da parte di altre organizzazioni». Quando non si pagava, inevitabili erano le intimidazioni, concretizzate da Matteo Calvio (arrestato anche lui). Tra gli episodi di violenza a imprenditori, quello a Riccardo Manattini che secondo i pm dovevano «restituire una ingente somma di denaro a Lacopo Giovanni, padre di Roberto sodale del Carminati». Manattini non paga e al telefono racconta: «M’hanno massacrato ieri in via Cola (...) Avevi detto che non mi toccavano (…) M’hanno rotto le costole anche» [tutti i giornali del 3/12].

• Non va meglio al gioielliere che ha la pessima idea di vendere due orologi di Riccardo Brugia, l’uomo che siede alla destra di Carminati, e ritardare la consegna del denaro che ne ha ricavato. Accompagnato da Carminati, Brugia lo affronta. «Ti ho cercato da tutte le parti, figlio mio... Fortunatamente stavi dentro al bar e non è successo niente di quello che te doveva succedere» Il gioielliere si butta a pietà: «Tu hai ragione. Mi dispiace perché io sto in torto...». Brugia lo interrompe. «Non me fa’ veni’ a casa. Non me fa’ scomoda’. Lo so, tu non c’hai i soldi per far la spesa, ma io che devo fa’?». Carminati, fin lì silenzioso, dice la sua: «Non c’ha i soldi per fare la spesa.... Dio buono... che noia... C’ho il cuore debole... non piangere». Quindi, abbandonando il disgraziato ai suoi incubi, decide il da farsi: «Stavolta, je spaccamo la faccia», Ma Brugia ha un’idea migliore: «No, no. Jè do’ una martellata in testa» [Bonini, Rep 4/12].

RADIO E GIORNALI

• «Il 20 giugno 2013, subito dopo l’elezione di Marino, Carminati conversa con Mario Corsi, che è il suo scendiletto dai tempi dei Nar (quando viene accusato dell’omicidio degli studenti milanesi Fausto e Iaio). A Roma lo chiamano “Marione”, e, con il tempo, si è costruito una singolare fama di giornalista radiofonico del tifo romanista. Ma con il giornalismo, Corsi non ha nulla a che spartire. La Roma e il calcio sono una scusa. La “ciccia” sono gli affari di Carminati. Carminati : “Adesso si va a bussacchiare”. Corsi: “Adesso è ora de tira’ le reti”. Carminati: “Gli si dice: E che cazzo... Ora che abbiamo fatto questa cosa, che progetti c’avete? Teneteci presenti per i progetti che c’avete, Che te serve? Che cosa posso fare? Come posso guadagnare? Che te serve il movimento terra? Che ti attacco i manifesti? Che ti pulisco il culo? Ecco, te lo faccio io. Perchè se poi vengo a sape’ che te lo fa un altro, capito? Allora è una cosa sgradevole...”» [Bonini, Rep 4/12].

• Nell’agenda di Carminati ci sono anche il quotidiano Il Tempo e il suo direttore Gianmarco Chiocci. Si legge a pagina 919 dell’ordinanza: «Il 12 marzo 2014 sul Tempo viene pubblicato un articolo dal titolo “Centro rifugiati bloccato dai Francesi. Palla al Tar” volto a promuovere da parte di Buzzi e Carminati una campagna mediatica favorevole al primo, al “Consorzio Eriches 29”, che si era aggiudicato la gara d’appalto europea bandita dalla Prefettura di Roma, nonostante l’esiguità del prezzo; ragione per la quale, in seguito al ricorso proposto dalla francese Gepsa, il Tar aveva sospeso l’assegnazione». La campagna del Tempo – argomenta il gip – «è volta a ingenerare dubbi sull’imparzialità dell’autorità giudiziaria amministrativa » ed è «sollecitata anche dall’intervento di Alemanno, che viene ringraziato da Buzzi». Ma c’è di più. «Carminati — annota il gip — si era addirittura mosso di persona, incontrandosi, il 13 marzo 2014, con il direttore del Tempo» [Bonini, Rep 4/12].

MASSIMO CARMINATI

• A capo della cupola malavitosa ci sarebbe Massimo Carminati, ex estremista di destra che, stando alle imputazioni della Procura, sarebbe riuscito a stringere «rapporti» nel «mondo politico, finanziario», con «appartenenti alle forze dell’ordine» e con i «servizi segreti». Noto anche come “er Cecato” o “er Pirata” o “er Guercio” per l’occhio sinistro perso in una sparatoria nel 1981, e come “Il Nero”.

• «Scorriamo insieme la fitta biografia del cinquantaseienne Massimo Carminati, alias Il Nero di Romanzo Criminale, figura di punta della retata di malviventi che hanno regnato su Roma negli ultimi anni, grazie al silenzio tremebondo e in certi casi al sostegno convinto della classe politica locale. Picchiatore neofascista ai tempi della scuola. Terrorista nei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar). Esperto nello spaccio e nell’uso di esplosivi. Accusato dell’omicidio di due giovani militanti della sinistra milanese, Fausto e Iaio. Protagonista di una famosa rapina alla Chase Manhattan Bank dell’Eur. Killer affiliato alla banda della Magliana, tanto che il suo nome ricorre in decine di stragi, assassini e rapine, nonché in due omicidi avvenuti nel mondo delle scommesse dei cavalli (una delle vittime cementificata, l’altra stesa direttamente in sala corse). Accusato per il delitto Pecorelli e per un tentativo di depistaggio relativo alla strage di Bologna. Ferito gravemente alla testa durante uno scontro con la polizia, mentre tentava di espatriare illegalmente in Svizzera. Custode di un deposito di armi nascosto nientemeno che dentro il ministero della Sanità. Dedito nel tempo libero a traffico di stupefacenti, estorsioni e riciclaggio. Imputato, e condannato, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Indagato per un furto nel caveau del Palazzo di Giustizia di Roma. Coinvolto nello scandalo del calcio scommesse. Il 2 dicembre 2014viene arrestato... Ma perché, fino a ieri dov’era?» [Gramellini, Sta 3/12].

• «Sia quando militava nelle file della destra sovversiva, sia nei rapporti con i banditi della Magliana (in particolare Franco Giuseppucci, boss con simpatie neofasciste), Carminati si è mostrato attento a mantenere un ruolo autonomo, amico che non tradisce gli amici e fa valere più il vincolo personale che quello politico o di “batteria”. “È uno di quelli cattivi –, dice a proposito di Carminati uno degli imprenditori collusi con la presunta associazione mafiosa –. Questi c’hanno i soldi pe’ fà una guerra, ai tempi d’oro hanno fatto quello che hanno fatto... Quando te serve una cosa vai da lui, non è lui che viene da te». E chi poteva godere della sua protezione si sentiva come un altro imprenditore legato al gruppo di Carminati: «Non me può toccare manco Gesù Cristo... cioè qui... io qui a Roma sono diventato intoccabile”» [Bianconi, Cds 3/12].

• Carminati usava come punto d’incontro con i suoi sodali il benzinaio Eni di Corso Francia, zona nord di Roma.

• Carminati è stato arrestato con quarantott’ore d’anticipo rispetto agli altri indagati perché gli inquirenti erano convinti che stesse per scappare. Probabilmente dietro l’intervento d’urgenza ci sono state anche le nuove indicazioni su investimenti e interessi che l’ex Nar ha mostrato verso le Bahamas e altri paesi stranieri. Inoltre, pare che stesse addirittura per comprare una casa nel quartiere più cool diLondra, Notting Hill [Mangani, Mes].

• Il 4 ottobre dello scorso anno, gli investigatori che tenevano sotto osservazione la stazione di servizio di corso Francia — zona nord di Roma, considerata da Carminati una sorta di ufficio — hanno visto arrivare un’Alfa Romeo 156 con una targa risultata intestata alla questura di Roma. Ne sono scesi due uomini, non ancora ufficialmente identificati; presumibilmente due poliziotti che sono stati intercettati mentre parlavano con l’ex estremista nero riciclatosi nelle file della criminalità comune, e oggi accusato di essere a capo di un’associazione mafiosa. Nel corso della conversazione uno dei due dice a Carminati: «Perché adesso, te stai sotto indagine...». E l’altro: «Oppure, per dire, che devi... devi evita’... devi evitare». Commento dell’interessato: «È un casino...» [Bianconi, Cds 4/12].

• A Carminati sono stati sequestrati 25 quadri di Warhol e Pollock e una villa a Sacrofano.

• Carminati era ossessionato alle intercettazioni. Pretendeva bonifiche di continuo nei luoghi in cui sospettava ci fossero microspie: anche con l’utilizzo del jammer, il «disturbatore di frequenze» che doveva impedire eventuali intercettazioni. Per i cellulari aveva predisposto schede «dedicate», un numero riservato per ogni interlocutore. Temeva microspie anche in macchina lanciandosi nella ricerca nei posti più nascosti della vettura. E si lamentava di dover fare i conti con tutte queste precauzioni: «È pazzesca ’sta cosa, sta diventando un brutto vivere qua...» [Bianconi, Cds 4/12].



• All’interrogatorio di garanzia di mercoledì Carminati si è avvalso della facoltà di non rispondere, così come hanno fatto altri 12 dei 37 arrestati. «Era d’obbligo che prima o poi ci dovessimo incontrare – sono le uniche parole che ha rivolto agli inquirenti – So’ quattro anni che c’ho il Ros dietro» [Mangani, Mes 4/12].

SALVATORE BUZZI

Massimo Carminati, aveva un braccio destro proveniente dall’estrema sinistra: Salvatore Buzzi, 59 anni. Condannato agli inizi degli anni Ottanta per omicidio di una prostituta, scarcerato nel 1991 (si fece 24 anni scrive invece Statera su Rep). Quando è a Rebibbia si inventa una cooperativa sociale per l’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. La “29 giugno onlus” di cui è titolare nel 2000 entra in contatto con la Lega Coop dell’Emilia Romagna, con la quale collabora per le pulizie industriali. Oggi siede su un «gruppo di indiscutibile potenza», scrive il gip, con un fatturato consolidato di 60 milioni. Figura nei cda di 12 società, tra consorzi e coop, ed è amministratore unico della sua “Eriches 29” [Tutti i giornali del 3/12].

• Negli ultimi tre decenni la Cooperativa 29 Giugno registra una crescita straordinaria, passando da 637mila euro di fatturato del 1994 agli oltre 50 milioni del 2013. «Il 2013 è stato l’anno con i migliori risultati economici e occupazionali della nostra storia» ha annunciato orgoglioso Buzzi nella sua relazione annuale ai soci del 29 maggio scorso [Claudio Gatti, S 24 3/12].

• Nel 2013 il gruppo 29 Giugno ha conseguito un fatturato di 58,8 milioni di euro, con un incremento annuo del 26,5 per cento. I principali campi di attività sono tre: raccolta dei rifiuti (39% dei ricavi), gestione centri di accoglienza con la consociata Eriches 29 (26%), cura del verde (13%). La formula cooperativa ha consentito di ottenere un buon margine, circa 6 milioni di euro e un utile netto di 3 milioni. Cifre che hanno portato il patrimonio a 15,3 milioni. Grazie agli appalti pubblici conseguiti con metodi illeciti, la Coop ha conquistato un’ottima solidità patrimoniale. Tant’è vero che, a fronte di 18,9 milioni di affidamenti bancari, al 31 dicembre dello scorso anno ne risultavano utilizzati meno di 8,2 milioni, ossia il 43 per cento. Buzzi, nell’assemblea del maggio scorso, non mancò comunque di ringraziare i partner finanziari per la loro «vicinanza» citando «Banca Prossima, Banca Etica, Unipol Banca, Coopfond e Cooperfactor» [De Francesco, Grn 5/12].

• Il Fatto Quotidiano ha scoperto che c’era anche Buzzi alla cena di fundraising del Pd a Roma, il 7 novembre scorso. Portato dal partito cittadino, probabilmente da Mirko Coratti, allora presidente dell’assemblea capitolina, anche lui seduto a uno dei tavoli del Salone delle Tre Fontane di Roma. «Un parlamentare magari portava due o tre ospiti. I quali a loro volta ne portavano altri. La segreteria nazionale aveva un elenco parziale, dei primi ‘invitati’. Non di tutti» spiegano dall’organizzazione Pd [Marra, Fat 5/12].

GIANNI ALEMANNO

Gianni Alemanno, la cui casa è stata perquisita martedì, è accusato di associazione a delinquere. Scrive il Gip Costantini nell’ordinanza che esistono «conversazioni telefoniche o ambientali, nelle quali si fa esplicito riferimento a erogazioni di utilità verso Alemanno». Come quella tra «Salvatore Buzzi e Giovanni Campennì, nella quale il primo parla di un pagamento di 75.000 euro per cene elettorali a favore di Alemanno». Ma Buzzi pagava anche i politici di sinistra. Intercettato il 23 gennaio 2014 Buzzi si vanta: «Me so’ comprato Coratti (presidente del consiglio comunale del Pd, ndr) lui gioca con me (...) al capo segreteria (Franco Figurelli, indagato, ndr) noi gli diamo 1.000 euro al mese (...) so’ tutti a stipendio Cla’, io solo pe metteme a sede’ a parla’ con Coratti gli ho portato 10 mila». Se a sinistra i rapporti erano tenuti da Buzzi, a destra era Carminati in persona a tenere i rapporti con i manager e i politici legati ad Alemanno.

• Amedeo La Mattina: «Nelle carte dei magistrati si parla di finanziamenti al gruppo Alemanno e di soldi che passavano attraverso la sua Fondazione Nuova Italia. La sede di questa fondazione si trova in via in Lucina, a pochi metri dalla sede nazionale di Forza Italia. Anzi si trovava in via in Lucina. “È da due mesi che qui Alemanno non si vede – spiega il portiere filippino del palazzo – prima c’era un gran movimento, ma ora è vuoto. Domani toglierò la targa dalla porta e dal citofono”. Strana coincidenza» [La Mattina, Sta 3/12].

• Nella sua ordinanza il giudice evidenzia come «le erogazioni di utilità verso Alemanno» siano sempre successive a una decisione favorevole all’organizzazione. Oltre a un «pagamento di 75.000 euro per cene elettorali» si ricostruisce che cosa avviene durante la sua permanenza in Campidoglio. «Il 22 novembre 2012 Buzzi inviava un sms ad Antonio Lucarelli (capo della segreteria del sindaco ndr), Luca Gramazio e Gianni Alemanno: “Problema risolto per il nuovo campo grazie”, ricevendo in risposta da Alemanno il seguente messaggio: “Ok”». Il 27 novembre Buzzi prenota due tavoli da 5 mila euro l’uno «per una cena elettorale in favore di Alemanno, per il giorno 6 dicembre». Quello stesso 6 dicembre «a pochi giorni dall’approvazione dell’assestamento di bilancio 2012-2014, dai conti correnti delle società riconducibili a Buzzi, venivano effettuati ulteriori bonifici per complessivi 30.000 euro in favore della “Fondazione Nuova Italia”. E il 17 aprile 2013 risulta effettuato un bonifico di 15 mila euro in favore di Fabrizio Pescatori, mandatario elettorale di Alemanno» [Sarzanini, Cds 4/12].

• Ha detto Alemanno al Corriere: «Apprendo queste notizie con grande stupore. Io Carminati non l’ho mai incontrato. Mai». Buzzi però lo conosceva: «È il responsabile di un consorzio di cooperative, il suo ruolo è cresciuto prima di me durante le giunte di centrosinistra. Noi lo abbiamo anche limitato, nei nostri anni». Secondo l’ex sindaco, «Buzzi ha lavorato con chiunque. Prima della mia amministrazione, soprattutto. Poi durante e anche dopo. Anzi, più prima, con Veltroni, che con me. Quando l’ho incontrato, nella sua sede, c’era l’attuale ministro del Lavoro Giuliano Poletti, allora presidente di Legacoop. In quell’incontro c’era lui, c’ero io, c’era mezzo centrosinistra». La foto è diventata famosa durante la campagna elettorale 2013: al tavolo, Alemanno, Poletti, Buzzi, poi Umberto Marroni (deputato Pd), il papà Angiolo (garante dei detenuti del Lazio), l’ex assessore di Marino Daniele Ozzimo. Sullo sfondo, a un altro tavolo, un componente del clan dei Casamonica. L’occasione è una serata organizzata proprio dall’associazione “29 giugno”. Poletti, all’epoca, era presidente della Legacoop» [Menicucci, Cds 3/12].

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti giovedì ha commentato così la fotografia che lo ritraeva accanto a Salvatore Buzzi. «Sto male nel vedere il mio nome messo vicino alle schifezze che ci sono. Sentirsi messa in discussione la propria reputazione è intollerabile. Buzzi era apparso come una persona perbene che da carcerato si era laureato, faceva una vita dove si impegnava perché le persone che uscivano dal carcere avessero un’altra possibilità» [tutti i giornali del 5/12].

• Mercoledì Alemanno si è dimesso da tutte le cariche che ricopriva in Fratelli d’Italia.

RICCARDO MANCINI

• Altro nome chiave della vicenda è quello di Riccardo Mancini, storicamente legato all’estrema destra romana. Mancini ha guidato l’Ente Eur ed è già sotto inchiesta per la tangente pagata da una società legata al Gruppo Finmeccanica per i filobus della Laurentina. Tra il 2008 e il 2013 Riccardo Mancini è stato di fatto il referente del sindaco Alemanno per tutte le partite legate alla Mobilità del Comune di Roma. Oltre ad aver avuto un ruolo determinante nell’affidamento dell’appalto filobus della Laurentina, Mancini ha trattato il possibile ingresso di Finmeccanica negli appalti più ricchi della metro C [Daniele Autieri, Rep 3/12].

FRANCO PANZIRONI

• Agli arresti anche l’ex ad dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti romana, Franco Panzironi (coinvolto anche nello scandalo Parentopoli). Valentina Errante sul Messaggero: «L’uomo chiave degli affari, è Franco Panzironi che con Alemanno condivide gli interessi nella Fondazione ”Nuova Italia” ed è stato a lungo ad Ama. Prima di essere travolto dall’indagine su Parentopoli assegna commesse alle coop riconducibili al gruppo, gli succede un altro fidatissimo, Giovanni Fiscon, suo successore» [Errante, Mes 3/12].

• A Franco Panzironi la procura contesta anche di aver ricevuto «costante retribuzione, di ammontare non ancora determinato, dal 2008 al 2013 e a partire da tale data pari a 15.000 euro mensili; in una somma pari a 120.000 euro (2,5% del valore di un appalto assegnato da Ama)», ma anche utilità personali come «la rasatura del prato di zone di sua proprietà» o finanziamenti «non inferiori a 40.000 euro, alla fondazione Nuova Italia, nella quale Panzironi è socio fondatore», mentre Alemanno ne è presidente. Buzzi il 16 maggio 2014 dice mentre è intercettato: «Noi a Panzironi che comandava gli avemo dato il 2 virgola 5 per cento... dato 120 mila euro su 5 milioni... mo damo tutti ’sti soldi a questo?» [tutti i giornali 3/12]

ANTONIO LUCARELLI

• È indagato anche Antonio Lucarelli, già capo segreteria del Comune. Mattia Feltri sulla stampa: «Un giorno, di punto in bianco, a capo della segreteria del sindaco va Antonio Lucarelli, semisconosciuto al mondo; era stato portavoce di Forza Nuova, movimento di estrema destra fondato da Roberto Fiore e Massimo Morsello (ex Nar, di nuovo)» [Feltri, Sta 3/12].

• Buzzi, capo di una coop sociale nata dall’impegno di ex detenuti ma aderente alla Lega coop rosse, si fa chiamare da Lucarelli scherzosamente “camerata” e quando c’è bisogno di finanziare la campagna di Alemanno o di trovare voti per lui mobilita la cooperativa. Poi però quando c’è bisogno di sbloccare i fondi per il campo nomadi di Castel Giubileo, Buzzi e Carminati, si rivolgono proprio a Lucarelli. Alla fine i fondi vengono sbloccati e parte un sms di ringraziamento anche per Alemanno. I lavori per il campo poi li farà una società di Agostino Gaglianone, arrestato anche lui, segnalata da Carminati [Marco Lillo e Valeria Pacelli, Fat 3/12].

LUCA ODEVAINE

• Da condannato per possesso di stupefacenti ed emissione di assegni a vuoto a braccio destro del sindaco di Roma, è stata una vita piena di alti e bassi quella di Luca Odevaine, ovvero Odovaine. Diplomatosi al liceo classico al Mameli, ai Parioli, nel 1977, appena ventunenne, Odovaine è emigrato in India. Dopo cinque anni nel sud asiatico, nel 1982 è tornato a Roma. Nel 1989 è stato arrestato e l’anno dopo condannato a due anni e nove mesi per violazione della disciplina di stupefacenti (poi è arrivato l’indulto). Nel 1991 è stato nuovamente condannato, questa volta per emissione di assegni a vuoto, reato poi depenalizzato con conseguente cancellazione della condanna. Dopo aver cambiato cognome in Odevaine, diventa prima vicecapo e poi direttore di Gabinetto del sindaco di Roma Walter Veltroni, occupandosi principalmente di Protezione civile ed emergenza sociale. Nel settembre 2008 è nominato direttore del dipartimento di Protezione civile e della Polizia provinciale di Roma daNicola Zingaretti (quando era presidente della Provincia). Da novembre Odevaine è presidente della Fondazione IntegrA/Azione, ente nato nel dicembre 2010 con lo scopo di «promuovere diritti e dignità per i migranti»[Claudio Gatti, S24 3/12].

Massimo Malpica: «Una vistosa traccia del “malaffare solidale”, è nel capitolo sul “sistema Odevaine”. Ossia il business dei flussi di immigrati da orientare nei centri di accoglienza gestiti dall’organizzazione guidata da Carminati e Buzzi. Odevaine, nel settore, occupava una posizione strategica. Membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo, ma anche consulente di un centro chiave nell’accoglienza: Mineo, in Sicilia. E Buzzi, che si vanta di far più soldi con gli immigrati di quanti ne farebbe col traffico di droga, lo aggancia. L’ordinanza sottolinea come quella poltrona Odevaine la occupi quasi di nascosto: “Siede al tavolo di coordinamento dell’immigrazione quale espressione dell’Unione province italiane, in forza di una nomina proveniente da un presidente di Provincia che non è più tale, senza che nessuno se ne accorga, così consentendogli lo svolgimento di una funzione privo di qualunque legittimazione”. Delegittimato o no, Odevaine quella carta ce l’ha. E secondo la procura se la gioca. Buzzi, intercettato, dice che è a libro paga: “Stavamo trattando con Odevaine de sta roba, io gli ho detto: vedi che devi fa! Ti do 5 mila euro al mese”. E gli inquirenti ricostruiscono bonifici dalla Eriches 29 (la coop di Buzzi che si occupa di immigrati) a moglie e figlio di Odevaine per 117 mila euro, “senza plausibile giustificazione economica”» [Malpica, Grn 5/12].

RICCARDO BRUGIA

• In manette anche il braccio destro di Massimo Carminati, Riccardo Brugia. È uno storico esponente dell’estrema destra romana: sono noti i suoi rapporti con i fratelli Fioravanti e Alessandro Alibrandi. Nel 1994 partecipa alla rapina della Banca commerciale di via Isarco, a Roma. Brugia è stato già condannato, tra l’altro, con sentenza passata in giudicato, per la sua militanza nei Nar. La sua è una figura chiave per le attività del sodalizio, nel quale occupa il ruolo di “alter ego” di Carminati, tanto da essere indicato quale “compare” e “braccio destro”.


IGNAZIO MARINO

• Alle vigilia delle comunali della primavera 2013, Salvatore Buzzi sovvenziona anche la campagna elettorale di Ignazio Marino. Due i versamenti intestati al candidato sindaco del centrosinistra a ridosso delle elezioni: uno da 10mila euro effettuato dalla “29 giugno”, un altro da 20mila bonificato dal “Consorzio Eriches 29”. Tutti soldi provenienti dalle tasche di Buzzi, dunque. Che, una settimana prima del voto, al telefono con Carminati teorizza: «Tu devi essere bravo perché la cooperativa campa di politica, perché il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, cene, manifesti. Lunedì c’ho una cena da ventimila euro, pensa... Questo è il momento che paghi di più perché stanno le comunali, poi per cinque anni… Noi spendiamo un sacco di soldi sul Comune» [Vitale, Rep 4/12].

• Intervistato da Maria Corbi sulla Sta, Marino ha difeso la sua giunta e il suo capo della segreteria Mattia Stella: «Ci hanno provato senza riuscirci e lo dimostra il fatto che Stella non è indagato. È una persona informata dei fatti e la perquisizione nei suo ufficio ha dato esito negativo. Il fatto che queste persone cercassero di fare pressione, tentando vie di accesso, è chiaro perché questa amministrazione ha sbarrato le porte a chiunque volesse influenzarla in qualsiasi modo. E d’altra parte anche io mi sono chiesto, ma questi attacchi violenti a 360 gradi contro di me, con una destra che urlava dimissioni per una Panda rossa che aveva tutto il diritto, essendo la Panda del sindaco, di attraversare il centro storico di Roma, da dove nascono?» [Corbi, Sta 3/12].

• «Un dubbio nasce ora che i magistrati hanno scoperchiato scientificamente il termitaio: non sarà che la campagna della Panda Rossa contro il sindaco Ignazio Marino, fomentata a destra e a sinistra, nasce nelle spire del Mondo di mezzo che non ha gradito qualche altolà? Perché Marino non sarà il miglior sindaco possibile per la capitale d’Italia, è alquanto gaffeur e certe volte sembra il cugino di Forrest Gump. Ma non è uomo di malaffare» [Statera, Rep 4/12].

Goffredo Buccini: «Marino si trova ora davanti alla porta quel Pd che voleva giubilarlo, a chiedergli con Orfini di farsi simbolo di riscatto. Ha consegnato appalti sospetti a Cantone e se stesso al prefetto Pecoraro, che dovrà determinare il futuro del consiglio comunale in odor di Carminati. Ma ai romani che non l’hanno amato, che ridono della sua Panda rossa e del suo essere altrove in ogni momento topico (non a Tor Sapienza ma a Londra, per dire), la sua alterità può apparire, per la prima volta, un salvagente nella palude» [Buccini, Cds 5/12].

IL PD ROMANO

• «Quando Marino s’è appena insediato, prima della nomina degli assessori, Buzzi chiama Carminati e gli rivela di essere «in giro per i Dipartimenti a saluta’ le persone». E Carminati risponde: «Bisogna vendersi come le puttane, adesso... E allora mettiti la minigonna e vai a batte co’ questi, amico mio». Fuor di metafora, significa entrare nel tessuto della nuova maggioranza ed è quello che – nella ricostruzione dell’accusa – ha fatto Buzzi negli ambienti che sostengono la Giunta Marino. I nomi che compaiono nell’inchiesta vanno dal presidente del Consiglio comunale, Mirko Coratti, al segretario dell’assemblea capitolina, Franco Figurelli, fino al capo segreteria del nuovo sindaco, Mattia Stella, sebbene non indagato» [Bianconi, Cds 3/12].



• Mercoledì Matteo Renzi ha commissariato il Pd romano: il presidente nazionale del partito Matteo Orfini prende il posto di Lionello Cosentino. Alessandro Capponi: «Decapitata l’assemblea capitolina (il presidente dell’aula Giulio Cesare, Mirko Coratti, Pd, area Popolari, dimesso), mutilata la giunta (l’assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, Pd, area Marroni, dimesso), indagato anche il capo anticorruzione del Campidoglio (Italo Politano, teneva i corsi sulla trasparenza per i dirigenti, nominato a novembre, rimosso). E però il sindaco Ignazio Marino adesso può sentirsi più forte nel rapporto col Pd: non è mai stato semplice, non c’è mai stato feeling, ma ora la parte più solida pare essere quella del chirurgo dem. Il quale, per mesi, è stato esposto alle critiche feroci della sua stessa maggioranza» [Capponi, Cds 3/12].

• Le primarie del Pd romano del 2013 ad alta affluenza di rom e stranieri, ora, fanno nascere il dubbio. Il sospetto è che le code ai gazebo in periferia nel 2013 fossero sponsorizzate dal clan: «Noi oggi alle cinque lanciamo Marroni (Umberto Marroni, ndr) alle primarie eh!», annunciava mesi prima a un collaboratore il fondatore della «Eriches 29», Salvatore Buzzi. Il gruppo non può permettersi di restare scoperto sul fronte politico. «Come siete messi per le primarie?», chiede Massimo Carminati a Buzzi. E l’altro: «Avemo dato 140 voti a Giuntella (ex presidente Pd Roma) e 80 a Cosentino (senatore Pd). Lui è proprio amico nostro». Proprio il giorno delle primarie, in un clima di scarso entusiasmo – solo 100 mila votanti –, si contano molte zingare in coda, qualcuno dubita sull’autenticità di quella militanza, ma pochi hanno il coraggio di denunciare. Tranne Cristiana Alicata che dalla direzione Pd rivela: «Sono voti comprati» [Rinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni, Cds 5/12].

• L’allora capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni, vicino alla cooperativa di Salvatore Buzzi, secondo alcuni era «il delegato del sindaco all’opposizione». Lui si indignò a sentire come lo chiamavano, e anche oggi che è deputato protesta per gli accostamenti del suo nome all’inchiesta: «Evidentissimo caso di millantato credito. La mia scelta di partecipare alle primarie nulla ha a che vedere con l’inchiesta». Precisazione forse necessaria, nelle intercettazioni il capo delle cooperative sociali, Salvatore Buzzi, dice: «Noi lanciamo Marroni alle primarie!» [Alessandro Capponi, Cds 5/12].

MIRKO CORATTI

• Quarantunenne di Monte Sacro, Mirko Coratti si è dimesso martedì da presidente del Pd dell’Assemblea capitolina perché indagato. Sarebbe tra le agganciate a sinistra dal duo Carminati e Buzzi. Un’insospettabile cui si rivolge Buzzi, il quale sostiene che« solo per metteme a sede a parla’ con Coratti, 10 mila gli ho portato». Stando alle intercettazioni, a Coratti sarebbero stati promessi 150 mila euro di stecca qualora fosse intervenuto per sbloccare un pagamento di tre milioni di euro sul sociale. «Ohh ma che… me so’ comprato Coratti» esclama Buzzi della 29 giugno. Un ulteriore riferimento al presidente del Consiglio comunale è in una conversazione tra il boss Carminati e lo stesso Buzzi. «Con ’ste bustine, il libricino nero e bustine qua, eh!» chiede il Re di Roma, «Vedo Coratti, il segretario vediamo ’ste cose con lui» risponde l’imprenditore riferendosi alle «bustine» sul tavolo [Tizian, Esp 2/12].

Mattia Feltri: «La cosa è un po’ scomparsa dai profili ufficiali, ma Coratti fu un gran berlusconiano: una decina d’anni fa, sempre dal consiglio comunale, chiese la testa di Antonio Tajani e minacciò di incatenarsi al cancello di Palazzo Grazioli. Non ce ne fu bisogno,Berlusconi lo ricevette e gli disse: “Mirko, i giovani sono il futuro”. Niente da fare, Mirko lasciò Forza Italia per passare all’Udeur e da lì alla sinistra, dove ha portato in dote i voti dei tabaccai: lui ne è il leader di riferimento, e infatti si trovano sue ficcanti proposte sulla sicurezza dei tabaccai, gli orari dei tabaccai, i convegni dei tabaccai e così via» [Feltri, Sta 5/12].

GIOVANNI DE CARLO

Nullatenente, nessun precedente, Giovanni De Carlo, detto “Giovannone”, o “il miliardario”, classe 1975, non sembra neanche avere le physique del criminale. Eppure dietro una faccia tonda e gioviale ci sarebbe il nuovo boss di Roma, l’erede del Cecato. A dirlo è Ernesto Diotallevi, già tra i capi della Banda della Magliana, rispondendo a una domanda del figlio Leonardo. «Chi è ora il super boss dei boss – chiede il giovane – quello che conta più di tutti?». E il padre: «Teoricamente so’ io… materialmente conta Giovanni». La conversazione intercettata dai carabinieri del Ros risale al 21 dicembre 2012 ed è contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare. Amico d’affari di Massimo Carminati, ha la residenza in via del Gesù, anche se abita da solo in una grande casa di otto vani in piazza Cavour. Caratterialmente agli antipodi dallo schivo e riservato ex Nar, De Carlo, invece, ama la mondanità e lo spettacolo, si fa fotografare al braccio di Belen, cena al ristorante di via Giulia, Assunta Madre, e viaggia in città a volte in Smart, a volte in Ferrari [Mangani, Mes 5/12].

• Marco Lillo: «Gli hanno sequestrato un patrimonio che comprende beni intestati a terzi: lo stabilimento Il Miraggio di Fregene (Roma), un centro estetica in viale Liegi nella capitale, un distributore a Cisterna di Latina, società immobiliari anche londinesi e molte case a Roma. Si presenta come un ricco imprenditore: si fa fotografare al ristorante Assunta Madre mentre festeggia un compleanno con Belen Rodriguez e gira in Ferrari, facendo impazzire il suo avvocato, Pierpaolo Dell’Anno, ora indagato anche lui. “Giova’ non è che sei uno non noto! Sei notissimo! Questi qua... rosicano come matti perché .. perché tu non esisti!! Allora tu... per esempio perdonami... la Ferrari non la devi tocca’!”» [Lillo, Fat 5/12]..

• De Carlo si è consegnato giovedì 5 agli uomini del Ros ed è stato portato a Rebibbia. È sbarcato a Fiumicino da un volo proveniente da Doha. Gli vengono contestati i reati di trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento per aver trovato, grazie all’indicazione di Carminati, una microspia nello studio del suo avvocato (il pm gli hanno contestato anche l’aggravante mafiosa ma il gip non l’ha recepita nel provvedimento di arresto).

CRISTIANO GUARNERA

«Guarda che noi c’abbiamo delle aziende pure di costruzioni... a chi t’appoggi?... Noi dovemo fa’ costruzioni» dice Carminati in un’intercettazione. Nella ricostruzione degli inquirenti queste parole sono collegate al ruolo di un imprenditore divenuto «colluso», Cristiano Guarnera, accusato di essersi messo «a disposizione nel settore dell’edilizia per la gestione degli appalti di opere e servizi». In precedenza aveva chiesto «protezione», ma successivamente «entrava nella schiera di affiliati su cui il sodalizio poteva contare». Una «tipica modalità» adottata dai gruppi mafiosi per acquisire «imprese economiche i cui gestori in una prima fase si rivolgono all’associazione per chiedere aiuto e successivamente ne entrano a far parte». Guarnera aveva proposto un business immobiliare nel quartiere romano di Monteverde a Riccardo Brugia, «braccio destro» di Carminati. L’affare di Monteverde non andrà in porto, altri sì; come l’utilizzo degli immobili di Guarnera per fare fronte alla crisi degli alloggi: «Questi qua vengono affidati dal Comune o dal ministero dell’Interno... Onestamente quando pigli i soldi sono sicuri», spiega Carminati [Giovanni Bianconi, Cds 5/12].

GLI ALTRI

• Claudio Turella. A Claudio Turella, dirigente del Servizio giardini ora in carcere, hanno trovato 570 mila euro in contanti nelle buste del Comune, murati in casa. «Risparmi di una vita», la sua prima risposta [Frignani e Sacchettoni, Cds 4/12].

• Fabrizio Franco Testa. È stato nominato nel 2009 alla presidenza di Enav-Techno Sky. Marco Milanese, ex braccio destro dell’allora ministro Giulio Tremonti, confermò nel corso di un interrogatorio che lo sponsor politico di Testa era Alemanno. È stato arrestato per appalti affidati alla società Arc Trade di Marco Iannilli, commercialista e fedelissimo di Massimo Carminati.

• Gennaro Mokbel. Altro arresto eccellente è quello di Gennaro Mokbel, l’uomo che è stato tra i protagonisti della truffa da 2,2 miliardi di euro che ha coinvolto Fastweb e Telecom Sparkle. Mokbel figura inoltre nelle inchieste più recenti su una serie di appalti affidati da Finmeccanica e da Enav alla società Arc Trade di Marco Iannilli, il commercialista legatissimo a Massimo Carminati. Il tramite con la società controllata dal Tesoro era in quel caso Lorenzo Cola, allora uomo di fiducia dell’ex-amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini.

• Giovanni Fiscon. Direttore generale dell’azienda dei rifiuti Ama e uno degli uomini di fiducia dell’ex presidente Franco Panzironi. Anche lui finito agli arresti.

• Mario Schina. Nell’elenco degli arrestati c’è anche Schina, dal 2005 al 2007, durante la giunta Veltroni, responsabile del Decoro urbano del Comune di Roma.

• Emanuela Salvatori. In manette anche la responsabile dell’ufficio rom del Campidoglio e coordinatrice dell’attuazione del “Piano rom e interventi di inclusione sociale”.

• Carlo Pucci. È l’ex-tabaccaio di viale Europa, all’Eur, trasformato in manager da Riccardo Mancini che lo nominò direttore marketing. Con questo ruolo Pucci ha contribuito, insieme a Mancini, a guidare l’assegnazione di alcuni appalti in favore delle aziende legate all’associazione criminale guidata da Massimo Carminati.

• Roberto Lacopo. Lacopo è uno degli imprenditori fedeli al sodalizio. Tra le altre attività è il titolare e gestore del distributore di carbolubrificanti Eni di corso Francia, considerato dagli inquirenti il quartier generale dell’organizzazione guidata da Massimo Carminati. Nell’ambito delle attività criminali, Lacopo è stato il tramite nelle comunicazioni, organizzando i contatti dei politici, dei manager e degli imprenditori con Carminati e Brugia. E’ intervenuto anche per individuare un luogo sicuro ove occultare le armi e commissionare a un carrozziere di fiducia la realizzazione di un vano, all’interno dell’abitacolo di un’autovettura, destinato al trasporto di armi e denaro.

• Matteo Calvio. Era il braccio armato nell’ambito dell’attività estorsiva e del recupero crediti del gruppo. Agiva sul territorio in posizione subordinata a Carminati e Brugia e in diretto collegamento con Roberto Lacopo.

• Alessandro Montani. Un passato violento nei Nar, non indagato, battezzato dalla Procura di Roma come «delegato di Confcooperative per la cooperazione sociale a Roma e nel Lazio», Alessandro Montani è l’uomo delle cosiddette coop bianche e parla di affari e campagne elettorali con Giovanni Buzzi, braccio destro del presunto boss di Mafia Capitale Massimo Carminati. Montani ha un passato nell’estrema destra dai 16 ai 20 anni: Nar e Terza Posizione. A 20 anni viene condannato, con sentenza definitiva, a 7 anni di carcere per banda armata, associazione sovversiva e detenzione di armi. Ne sconta cinque in carcere e due ai domiciliari e si dissocia dal suo passato. Nel 1986 fonda la coop (che aderisce a Confcooperative) di cui era stato presidente Carlo Guarany, cutrese, arrestato nell’operazione della Dda di Roma.
Montani, negli anni, cresce. In Confcooperative, fino a diventare per circa sei anni responsabile del settore “inserimento lavorativo” a Roma e nel Lazio, ma anche con la propria coop, che giunge a fatturare 1,3 milioni. Lo scorso anno i ricavi sono stati di circa 600mila euro, quasi tutti, come del resto nel passato, con il Comune di Roma e con le sue società partecipate. Dalle intercettazioni: sono le 17.42 del 16 ottobre 2012 quando viene registrato il primo dialogo in cui Montani, rappresentante legale del “Granellino di senapa società cooperativa sociale” di Roma chiede a Buzzi notizie sulla possibilità di recuperare nel bilancio un «milione e mezzo» dalle piste ciclabili, tema del quale parleranno anche successivamente. I due poi parlano dalle primarie del Pd per l’elezione a sindaco di Roma. Buzzi dice: «…noi oggi alle cinque lanciamo Marroni alle primarie per sindaco eh!» e Montani replica così: «…Ma come me tocca votà Marroni…questa volta veramente mi incazzo…se non voti Alemanno veramente…cioè ti…ti… non lo so ti sputtano a tutto il mondo… l’ho detto a tutti, ho detto guarda che l’unico che ci ha guadagnato qualche cosa da Alemanno è stato Salvatore!...lo vorrà votare!!?...lo dice lui che non ha mai parlato con un sindaco come con Alemanno…». Poi ridono e scherzano e Buzzi ironizza: «Il maresciallo ha sentito, ha annotato» [Amadore e Galullo, S24 5/12].


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