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mercoledì 4 febbraio 2009

I COBAS INVITANO A RESPINGERE L’ACCORDO SUL NUOVO MODELLO CONTRATTUALE

La crisi economica e monetaria si fa stringente, l'immobilità del Governo Italiano è assordante quanto il silenzio del deserto, non ci sono iniziative serie di rilancio dell'economia reale , ed al popolo si offrono social card di povertà con dentro il nulla, ma la demagogia pubblicizzata di sostegno ai ceti meno abienti è solo aria fritta. (SA DEFENZA SOTZIALI)

pubblichiamo il documento ricevuto:

La crisi dilaga, cassintegrazione, centinaia di migliaia di licenziamenti dei precari sono in corso, salari e pensioni perdono sempre più potere d’acquisto, una finanziaria lacrime e sangue taglia nel triennio 8 miliardi di euro alla scuola e 7 alla sanità pubblica.

In tale clima politico-sociale, arriva inesorabile, come una cambiale in scadenza, l’accordo a perdere del 22 gennaio sul nuovo modello contrattuale per il lavoro dipendente privato e pubblico, accordo peggiorativo rispetto a quello già famigerato del 23 luglio 1993, che inaugurò la stagione della concertazione.

.Cisl-Uil-Ugl si rivelano ancora una volta totalmente subordinati
alla “premiata” ricetta di Confindustria e governo: liquidazione del contratto collettivo nazionale e salari agganciati alla produttività

Altro che affrontare l’emergenza salariale! Il CCNL, il suo valore universalistico viene nettamente ridimensionato, gli unici scarsissimi aumenti si potranno avere con la contrattazione di secondo livello (cioè il 20% dei lavoratori), favorita con misure aggiuntive di decontribuzione (opera del passato governo Prodi) e di detassazione (opera del governo Berlusconi); per accedere a tali miserabili aumenti bisognerà raggiungere in azienda determinati parametri di “produttività, redditività, qualità, efficienza, efficacia”, agevolando così il supersfruttamento e la reintroduzione del cottimo.

In più i nuovi contratti nazionali non avranno durata biennale, ma triennale (a livello economico che normativo), erodendo un’altra quota dei nostri magri salari.
Si vantano che i risibili aumenti salariali nei futuri rinnovi contrattuali non saranno più legati all’inflazione programmata, ma ad un indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo (IPCA) …che però viene depurato dall’aumento dei prodotti energetici!

Lo hanno decantato come un accordo di svolta; le relazioni tra sindacati, padroni e governo sono state definite non più conflittuali, ma collaborative. Infatti…Cisl-Uil-Ugl hanno scelto da un pezzo la strada del collaborazionismo corporativo, pertanto naturalmente sottoscrivono senza pudore il loro aumentato peso negli enti bilaterali, che non solo subordinano gli interessi dei lavoratori a quelli dei padroni, ma, tramite tali strumenti, sindacati concertativi e padroni controllano il Collocamento e in parte divengono diretti erogatori degli ammortizzatori sociali (come l’indennità di disoccupazione).

La Cgil, con uno scatto di dignità, non ha firmato, ma come fidarsi del maggior sindacato concertativo, che, in maggio, insieme a Cisl e Uil, aveva elaborato il documento da cui è partita la trattativa per la controriforma della contrattazione? Non è un caso che Governo- Confindustria-Cisl-Uil, sottolineando che l’accordo è sperimentale e dura quattro anni, dichiarino che la porta per la Cgil è sempre aperta.

Intanto si ipotizzano altre regole vessatorie su rappresentanza e rappresentatività sindacale, si fissano nuove moratorie degli scioperi durante le trattative per i rinnovi contrattuali. Ed addirittura, punto 18 dell’accordo, si stabilisce di impedire l’esercizio del diritto di sciopero al sindacalismo di base nelle aziende del servizio pubblico locale.

Tutto ciò è intollerabile. Respingiamo al mittente questo frutto marcio della concertazione e del corporativismo sindacal-padronale.