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mercoledì 18 novembre 2009

Padroni dell'acqua

INVITIAMO TUTTI/E GLI AMICI/HE A FIRMARE LA PETIZIONE CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA
http://www.petizionionline.it/petizione/campagna-nazionale-salva-lacqua-il-governo-privatizza-l-acqua-/133
SA DEFENZA SOTZIALI

Andrea Palladino

ilmanifesto.it
Un istituto fondato da un ex maoista e chiamato: Scuola di guerra economica. Un dossier rivolto a governi e multinazionali che spiega le strategie per vincere la battaglia per il controllo privato dell'oro blu. Al primo punto: come neutralizzare i movimenti. Cosa si nasconde dietro la privatizzazione
«Il mio nome è Harbulot, Christian Harbulot». Forse la prossima saga firmata John Le Carré inizierà così. E invece dei terribili traffici della Spectre parlerà d'acqua e d'ambiente, mostrando i terribili nemici del progresso: i comuni e i cittadini. Sembra uno scherzo, ma è una questione molto seria.

Tutto ha inizio nel 1997, quando l'ex maoista francese Christian Harbulot incontra un generale reduce della guerra d'Algeria, Jean Pichot-Duclos, membro del Consiglio internazionale della difesa. Si guardano, si piacciono ed hanno la brillante idea di creare una scuola speciale, unica nel suo genere: la Ecole de guerre économique. I campi di battaglia del futuro saranno i mercati, annunciano, e sarà necessario usare mezzi non tradizionali. «Dobbiamo trasferire verso l'impresa la cultura sovversiva», spiegava nel 1998 in una intervista al Corriere della sera l'ex militante della Gauche proletarienne Christian Harbulot.
Undici anni dopo in Europa si parla del futuro dei beni comuni, con l'acqua prima della lista. Da qualche anno in Francia decine di comuni stanno cacciando le potentissime multinazionali, la Veolia e la Suez, ritornando alla gestione pubblica. Scatta l'allarme nei consigli di amministrazione, la Veolia Environnement Europe Service - lobby attiva a Bruxelles - aumenta il capitale sociale da 100 mila a 2,44 miliardi di euro. E il 18 giugno scorso la école de guerre économique pubblica un rapporto dettagliato, diretto da Christian Harbulot, con le istruzioni per le truppe. L'era della guerra per l'acqua è iniziata.
Il titolo rivela il destinatario: Environnement concurrentiel de Veolia. Ovvero la prima multinazionale multiutility del mondo, guidata da un fedele amico di Sarkozy, Henri Proglio, che in Italia controlla buona parte del mercato idrico a Latina, in Calabria e in Sicilia. L'analisi partorita dalla scuola di guerra economica francese parte dall'individuazione di chi ostacola l'espansione del colosso francese, che ha tra gli azionisti anche lo stato. C'è un pericolo che viene dal mercato asiatico, dove i cinesi stanno per ora mettendo da parte il know-how tecnologico europeo, per poi prepararsi a conquistare il mondo. Ci sono tanti concorrenti - tra le quali Acea, salita al dodicesimo posto nella classifica mondiale delle imprese dell'acqua - emersi negli ultimi dieci anni. Ma soprattutto ci sono i comuni e i movimenti, i veri nemici di chi fa affari vendendo l'acqua.
Pagare prima di tutto
«Pagare l'acqua garantisce lo sviluppo sostenibile», spiega a pagina 49 il rapporto. È una questione di «campagna pedagogica», è necessario far capire a tutti i cittadini che più pagano più l'ambiente «verrà conservato». Per il rapporto la questione prezzo è ovviamente strategica. Anche perché - come mostrano chiaramente i dati - dove l'acqua è privatizzata le tariffe aumentano. In Francia, ad esempio, nella graduatoria comparativa dei prezzi dei servizi idrici, le città con le tariffe più alte hanno tutte una gestione privata: Toulon, Nizza, Lione, Marsiglia, solo per citare le più conosciute. In fondo alla lista c'è invece Grenoble, dove il servizio idrico venne ripubblicizzato alcuni anni fa.
L'acqua del sindaco? Pessima!
Da qualche anno nella patria di Veolia e Suez tanti comuni stanno cacciando i gestori privati. L'esempio più clamoroso è Parigi, dove le due multinazionali si spartiscono i due lati della Senna. Dal primo gennaio del 2010 si cambia, il sindaco di Parigi riprenderà in mano la gestione dell'acqua. I generali della nuova guerra economica hanno pronta la controffensiva e la suggeriscono a Veolia: «Va provocata una repulsione» verso questa ipotesi. Le multinazionali devono lanciare subito una campagna di guerra dell'informazione mostrando «da una parte il mercato francese privatizzato con un consumatore che beve acqua pura direttamente dal rubinetto, e dall'altra un mercato municipalizzato, con un consumatore che beve acqua di dubbia qualità».
Bloccare le Ong
Ma l'incubo peggiore per le multinazionali - suggerisce il rapporto del think tank francese - sono i movimenti e le Ong. Due in particolare: Public Citizen negli Usa e France Liberté in Francia. I movimenti «interferiscono nell'ambiente concorrenziale di Veolia», spiegano nel rapporto. In questo contesto «la battaglia dell'immagine è importante» e sarà necessario esercitare un forte potere di lobby, utilizzando «la prossimità di mister Proglio - presidente di Veolia, ndr - con il presidente Sarkozy». E cosa dovrebbe chiedere Mr Proglio al presidente? «L'industria dell'acqua deve entrare nella lista delle industrie strategiche, protette dal governo francese, come quella della difesa». Insomma i rubinetti dei cittadini dovranno essere trattati come armi da vendere e da difendere dall'attenzione dei movimenti.
La battaglia, però, deve andare anche oltre la Francia. In Europa tutto si gioca sulla regolamentazione, spiega il rapporto, ed è qui che Veolia dovrà agire. Come potente lobby, per cambiare la politica europea, per fermare i sindaci e i movimenti. Una vera lotta di lunga durata, direbbe l'ex maoista Christian Harbulot.



lunedì 9 novembre 2009

G-20 La Gordon tax non piace agli Stati Uniti di Obama

Il premier britannico: tassare le transazioni finanziarie
Paolo Gerbaudo
ilmanifesto.it
«Non è accettabile che i benefici del successo siano raccolti da pochi mentre i costi del fallimento vengono pagati da tutti». Intervenendo di fronte ai ministri delle finanze e ai governatori delle banche centrali dei paesi G-20, riuniti a Saint Andrew in Scozia - «patria del golf» e parte del suo collegio elettorale - il primo ministro britannico Gordon Brown ha proposto la creazione di un fondo globale per il salvataggio delle banche, finanziato da una tassa sulla finanza internazionale simile alla Tobin Tax. Ma la proposta di Brown è stata subito silurata dagli altri partecipanti al summit, con il segretario Usa al tesoro Timothy Geithner che ha risposto ruvidamente che il provvedimento «non è una cosa che siamo disponibili a sostenere». Contrario anche il ministro dell'economia Giulio Tremonti, che ha sostenuto che «gli speculatori bisogna fermarli prima, non tassarli dopo».
Nell'ennesimo incontro targato G20 in un 2009 segnato dal tentativo di evitare che la crisi finanziaria si tramuti in una depressione duratura dell'economia globale, la discussione si è concentrata sulle prospettive di recupero accarezzate da alcune economie tra cui l'Italia a dispetto di una disoccupazione galoppante e sulle misure da prendere per garantire quella «cr
escita sostenuta e sostenibile» di cui si è tanto parlato al vertice G20 di Pittsburgh del settembre scorso.
Brown che ha provato a rivestire i panni di architetto del nuovo sistema finanziario internazionale, che aveva rivendicato nell'aprile scorso al vertice di Londra, ha avvertito che si è «a metà del cammino sulla strada del recupero» e che superata la fase di emergenza acuta è necessaria «una exit strateg
y dalla crisi» in cui sarà necessario affrontare la «crisi di legittimità del sistema finanziario internazionale» che «ha perso credibilità» dopo il crollo delle borse del settembre 2008.
Il primo ministro britannico ha incentrato il suo discorso sulla necessità di «un nuovo contratto
sociale ed economico tra il sistema finanziario e i cittadini».
Obiettivo evitare che in futuro siano di nuovo i contribuenti a dover sborsare i soldi per evitare il collasso dei giganti della f
inanza. Il fondo globale di salvataggio delle banche proposto a questo scopo, potrebbe essere finanziato secondo Brown in diversi modi, tra cui con l'erogazione da parte delle banche di contributi assicurativi per coprire i rischi del mercato finanziario, oppure attraverso un'imposta globale sulle transazioni finanziarie, che ricorda la Tobin Tax, chiesta in anni recenti da Attac ed altri gruppi altermondialisti.
La proposta del primo ministro è stata accolta positivamente da sindacati e organizzazioni non governative che hanno manifestato vicino al luogo del summit. La Ong britannica Oxfam ha affermato per bocca di un suo portavoce che «per i banchieri sta per arrivare il conto» e ha chiesto che parte del fondo globale sia destinata alle po
polazioni dei paesi in via di sviluppo.
Se la proposta di un piano di copertura dei rischi del sistema finanziario internazionale è stata respinta in coro dagli altri paesi del G20, a consolare Brown ci sono un impegno formale del G20 di puntare ad un accordo ambizioso al vertice Onu sul clima a Copenhagen, e la continuazione del «piano di stimolo» da mille miliardi di dollari varato nell'aprile scorso durante il G20 di Londra, nonostante la perplessità di alcuni paesi tra cui Stati Uniti e Germania.
Così anche questa volta della tanto discussa riforma del sistema finanziario globale non si è visto niente. Se le discussioni su un limite agli stipendi dei manager delle banche agitati da Sarkozy al G20 di Pittsburgh si erano tradotte in un nulla di fatto, i
n questa occasione la stessa sorte è toccata al piano di salvataggio globale proposto da Brown, ansioso di presentarsi come il fautore di una riforma sociale dei mercati globali, ma poco disposto ad accettare un regolamentazione robusta del mercato finanziario voluto da paesi come Germania e Francia ma di cui i broker della City di Londra non vogliono sentir parlare.

domenica 1 novembre 2009

Bambino by Alda Merini




Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.

Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.

Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.

Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.


Alda Merini