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martedì 22 giugno 2010

NO AL NUCLEARE, SI AL REFERENDUM


di Andrea Pili (delegato di Sperantzia de Libertadi, jovunus de SNI)

Sperantzia de Libertadi è l'organizzazione giovanile di Sardigna Natzione Indipendentzia. Siamo stati molto attivi nel sostegno del referendum sull'installazione delle centrali nucleari in Sardegna, in particolar modo con la raccolta firme o con eventi di sensibilizzazione popolare come il Chernobyl Day e la manifestazione del 9 dicembre. La nostra organizzazione è nettamente contraria al nucleare nella nostra isola e abbiamo constatato la medesima avversione nei nostri coetanei e colleghi in università e nelle scuole superiori.

Senza dimenticare le implicazioni che le centrali nucleari potrebbero avere su salute e ambiente, noi pensiamo che i problemi fondamentali- e le questioni su cui premere- siano riguardanti l'ambito economico- sociale, in quanto ci offrono dei dati oggettivi e condivisibili. I motivi con cui lo stato italiano vuole giustificare la costruzione dei siti nucleari sono: l'abbassamento degli attuali costi energetici; la ripresa del comparto industriale sardo e quindi la creazione di appetibili opportunità di lavoro- specie dopo le delicate questioni di Eurallumina, Vinyls, Alcoa ecc

Innanzitutto, spesso non si tiene mai conto dell'incisione sui prezzi dei tassi di interesse correnti nel periodo in cui inizieremo a pagare le bollette da energia atomica; dunque si entrerebbe anche in questo caso in dati non quantificabili con assoluta certezza. Comunque, qualunque sia il costo, non esiste alcuna convenienza atomica per la edificazione delle centrali. Infatti, l'Agenzia Atomica dell'Onu (IAEA) stima l'esaurimento delle scorte d'uranio in un periodo che va dal 2026 e il 2035; sappiamo che la centrale di terza generazione di Olkiluoto (Finlandia) ha iniziato ad essere costruita nel 2005 ed il suo completamento è stato posto nel 2012- ma doveva essere pronta nel 2009. Il rischio è quello di finire la centrale nucleare proprio quando mancherebbe solo poco tempo per l'esaurimento dell'uranio e quindi alla vicina fine anche dell'utilizzo delle stesse. Inoltre, l'energia dall'atomo inevitabilmente sarà oggetto di salite del prezzo proprio perché ci sarà sempre meno uranio a fronte della domanda. Il nucleare quindi piuttosto che la soluzione dei costi è soltanto un loro rinvio a data da destinarsi.

Per quanto concerne il riavvio dell'industria sarda o la creazione di nuovi posti di lavoro in Sardegna, non facciamoci illusioni: lo stato italiano non ha mai realizzato nulla di buono per il popolo sardo ogni qualvolta ha messo piede nella nostra economia e ne sono una dimostrazione le ultime vicende operaie che hanno- ancora una volta- mostrato come il popolo sardo sia vittima di un modello economico imposto da altri per gli interessi di multinazionali e slegato completamente dalle risorse della sua terra. Quindi non c'è nessuna ragione al mondo per cui l'Italia da Dracula si trasformi improvvisamente in Babbo Natale! Il nucleare è soltanto l'ultima imposizione dell'Italia, destinata a fallire inesorabilmente lasciando i nostri lavoratori ad aspettare l'ennesima elemosina o l'ennesimo ricatto! Perché possiamo proprio parlare di un autentico ricatto occupazionale! Si vuole costringere il nostro popolo ad accettare il nucleare come unico possibile sbocco lavorativo. Inoltre, si afferma che la Sardegna sarebbe la terra più adatta per costruire le centrali necessarie al fabbisogno energetico italiano, in quanto al sicuro da eventuali calamità naturali. Però noi ci domandiamo: per quale motivo i sardi dovrebbero fare questo favore allo stato italiano, un'istituzione che si è presentata sempre da arrogante colonizzatrice! Per ora è l'Italia in debito con noi, dal momento che ancora attendiamo di vedere i dieci miliardi di euro che ci spettano!

Che piaccia o no, prima o poi il sistema energetico dovrà basarsi sulle fonti rinnovabili ed è dunque su queste che la Sardegna deve investire in quanto sono le uniche risorse che le assicurerebbero l'autosufficienza. L'uso di tali fonti- inoltre- è destinato a creare sul serio nuove opportunità di lavoro come già avviene in Spagna, in Germania e sta succedendo in Usa grazie al piano Obama che dovrebbe creare 30200 posti l'anno. Le teorie di economisti quali Jeremy Rifkin sostengono che ingenti occasioni lavorative nascerebbero dalla conversione di tutti gli edifici per fare sì che ogni edificio diventi centrale di stesso con l'utilizzo di sole, vento, calore terrestre. In questo modo si rimetterebbero in moto anche edilizia e architettura.
L'eolico in Sardegna sarebbe un'interessante prospettiva: in aree come la Gallura o il sud-est dell'isola soffia il vento con la più alta classe d'intensità europea (più di 9.4 m/s). Quindi pensate cosa potrebbe accadere se potessimo gestirci l'eolico al di fuori delle tristi speculazioni di cui abbiamo avuto notizia e che sarebbero conseguenza della sudditanza della politica sarda nei confronti di loschi figuri italiani.

Occorre una decisa presa di coscienza di tutti i giovani sardi contro il nucleare e per la sovranità! L'evoluzione inevitabile verso le energie rinnovabile danno conferma a noi indipendentisti di non essere dei matti visionari ma di stare dalla parte giusta. Infatti, finiti petrolio e uranio, arriverà il giorno in cui tutti i paesi saranno costretti a rivedere il proprio modello di sviluppo centralizzato per abbracciare le nuove fonti che garantirebbero l'autonomia energetica a moltissime comunità. Noi ci occuperemo di accelerarla venuta di quel giorno per utilizzare la nostra sovranità energetica per costruire quella economica e quella politica. Alla costante autoritaria dello stato italiano contrapporremo la costante resistenziale sarda.
Siamo pronti a creare tante Pratobello in tutta l'isola e ovunque l'Italia avrà in mente di fare i suoi siti nucleari!