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domenica 22 agosto 2010
Latte di classe. Prossima fermata: Costa Smeralda
SARDEGNA - I pastori bloccano per tre ore lo scalo di Alghero; triplicata in un mese la protesta degli allevatori
Il latte pagato meno di un caffè; e manca una politica di promozione del pecorino
Pietro Calvisi
www.ilmanifesto.it
Sono scesi di nuovo in campo i pastori sardi che da mesi protestano contro le pessime condizioni in cui versa il loro settore. Dopo il blocco degli aeroporti di Cagliari e Olbia e della strada statale Carlo Felice, questa volta è toccato allo scalo di Alghero. Oltre tremila partecipanti, secondo gli organizzatori del Movimento pastori sardi (Mps), hanno chiuso ieri mattina gli accessi all'aeroporto, costringendo centinaia di turisti in arrivo e partenza a muoversi a piedi per qualche chilometro. Disagi per cui i manifestanti chiedono tuttavia pazienza e solidarietà. Tre ore di blocco e tanti slogan indirizzati soprattutto contro i palazzi della regione Sardegna, ma anche verso i sindacati di categoria accusati di immobilismo e di mancanza di proposte utili per superare la crisi. «Una grande e meravigliosa giornata - ha detto Felice Floris, leader dell'Mps - perché oggi abbiamo dimostrato ancora una volta la nostra forza e quanto siano giuste le nostre rivendicazioni». Tanto entusiasmo e tanta passione, commentano altri partecipanti, non si vedevano da anni. Floris ha annunciato poi che il prossimo appuntamento, probabilmente già nella settimana a venire, sarà in Costa Smeralda, a villa Certosa (residenza estiva del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi). «Tra il 5 e il 15 settembre scenderemo a Cagliari per manifestare davanti alla regione - aggiunge - e non andremo via senza risposte soddisfacenti, a costo di accamparci per giorni con le tende».
La protesta dei pastori nasce soprattutto dalla crisi del prezzo del latte, in caduta libera da alcuni anni, che oggi sull'isola varia da 50 a 65 centesimi di euro al litro, mentre nel continente è fra gli 80 e un euro. Poco meno di un caffè o di una bottiglia d'acqua accusano gli allevatori, che criticano il mancato intervento di regione e governo nelle politiche di promozione dei mercati del «pecorino romano» (il latte necessario viene dall'isola). Con l'entrata in crisi delle economie nordamericane, storico bacino di vendita dei loro prodotti, i depositi degli industriali del formaggio sono stracolmi. Ecco il perché del crollo del prezzo del latte. Ma gli industriali sono accusati anche di importare il prodotto dall'estero; spesso latte caprino di provenienza francese, che una volta trasformato viene venduto come formaggio sardo.
Inoltre, spiegano i manifestanti, è assurdo che ad imporre il prezzo sia chi compra (l'industriale) e non chi vende (il pastore). Per sostenere i marchi del Grana e del Parmigiano, a detta dell'Mps, sono stati investiti dallo stato oltre 200 milioni di euro. «Bisogna ridare gli incentivi, che prima esistevano, per il pecorino romano - spiega Diego Manca, allevatore di Bitti (Nu) - e bisogna che governo e regione sostengano la promozione del nostro prodotto verso nuovi mercati come il nord Europa e la Russia». Manca propone anche l'istituzione di «una continuità territoriale, con sgravi fiscali, sia sui prodotti agricoli in uscita dall'isola, che sui mangimi in entrata».
Gli allevatori hanno inviato all'assessore all'agricoltura sardo, Andrea Prato, una piattaforma di 12 punti dove sono spiegate le loro richieste e le proposte. Dalle ultime manifestazioni si capisce comunque che i pastori non vedono più in Prato un interlocutore affidabile, anche se questi ha presentato delle controproposte, rispedite poi al mittente. Tanti gli slogan che ne chiedono le dimissioni e dove lo si accusa di connivenza con la lobby dei caseari, composta da 4 o 5 industriali. Le bordate arrivano anche contro i sindacati, ritenuti ormai poco rappresentativi e sprovvisti di un piano di intervento che salvi la categoria. «Il nostro è il mondo della produzione - accusa Floris - il loro (la Coldiretti, ndr) quello della burocrazia».
Nelle stesse ore dell'iniziativa algherese, la Coldiretti apriva a Cagliari gli stati generali della pastorizia italiana, con annessa manifestazione di qualche centinaio di iscritti che, a bordo di trattori, hanno rallentato il traffico in città. «La vertenza diventa nazionale ed abbiamo fatto fronte comune con Toscana, Sicilia e Lazio - ha spiegato Sergio Marini, presidente della Coldiretti - perché il problema è uguale per tutti, il prezzo del latte non è remunerativo». Come intervento immediato, ha chiesto l'organizzazione, sono necessari 25 milioni di euro da mettere sul piatto per svuotare i magazzini di pecorino romano. Il 30 agosto il piano di proposte completo, ha aggiunto Marini, sarà presentato al ministero delle Politiche agricole.
Sardigna Natzione Indipendentzia ha partecipato con una folta delegazione, senza le bandiere del movimento ma con le bandiere nazionali, in rispetto alla richiesta dei pastori che vogliono evitare forme di strumentalizzazione partitica.