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martedì 26 ottobre 2010

Nassiriya, Wikileaks accusa gli italiani

Nell'agosto 2004 uccisero 5 civili «a freddo» sparando su un'ambulanza. E il caso Marracino non fu suicidio
il manifesto .it
Giuliana Sgrena

Non avevano sparato contro gli italiani gli occupanti dell'ambulanza colpita dai Lagunari sul ponte di Nassiriya nella notte tra il 5 e il 6 agosto del 2004. L'ambulanza, che trasportava una donna incinta, la madre, la sorella e il marito diretti all'ospedale, era stata attaccata dai lagunari che l'avevano fatta esplodere. Tutti morti gli occupanti. Questa la versione pubblicata dal sito di Wikileaks a proposito di uno dei fatti più sanguinosi che hanno coinvolto gli italiani a Nassiriya, dopo l'attentato del novembre 2003 che aveva provocato la morte di 19 soldati italiani. La versione di Wikileaks (che sulla guerra in Iraq e Afghanistan rivela fonti segretate americane) contrasta con la versione ufficiale degli italiani, secondo la quale i lagunari avrebbero risposto al fuoco partito da un'auto che portava esplosivo. E' tuttavia questa una versione che era già stata contestata da giornalisti presenti a Nassiriya al momento dell'attacco.
La stessa notte vi era stato un secondo scontro a fuoco sui ponti di Nassiriya: un furgone non si era fermato a un posto di blocco, ne erano scesi uomini armati che avevano aperto il fuoco e gli italiani avevano risposto ingaggiando una battaglia nella quale «diversi insorti rimasero uccisi e altri feriti». Il problema è che i due fatti, avvenuti a circa un'ora di distanza 3,25 e 4,25 nella notte tra il 5 e il 6 agosto, probabilmente non erano stati riferiti distintamente. Anzi il rapporto del colonnello dei lagunari Emilio Motolese, redatto tre giorni dopo i fatti, si riferisce evidentemente al secondo scontro, trascurando il primo che era risultato anche il più clamoroso con l'attacco di civili. La ricostruzione del primo attacco, pubblicata da Wikileaks, sarebbe confermata da una inchiesta giudiziaria.
Gli italiani a quei tempi erano addetti alla difesa dei tre ponti di Nassiriya sull'Eufrate e spesso si scontravano con l'esercito di al Mahdi (le milizie di Muqtada al Sadr) che controllava la città.
Un altro file pubblicato dal sito - che ha mandato su tutte le furie americani, britannici e ora presumibilmente anche gli italiani - si riferisce alla morte di Salvatore Marracino, il militare morto durante una esercitazione il 15 marzo del 2005. Secondo la versione ufficiale italiana il soldato sarebbe morto accidentalmente mentre stata disinceppando la propria arma. Ora invece secondo un rapporto americano risulta che Salvatore Marracino è stato colpito accidentalmente alla testa da «fuoco amico» mentre si stava preparando ad una esercitazione. Era stato poi trasferito all'ospedale di Camp Mittica (registrato come incidente) e poi trasferito all'ospedale navale di Kuwait city, dove è morto. Salvatore Marracino di San Severo (Foggia) aveva 28 anni, otto trascorsi nell'esercito dove faceva parte di un reparto d'élite, il 185.o Rao (Reggimento acquisizione obiettivi) della Folgore.
I documenti rivelati sono numerosi e oltre a quelli sui 150.000 civili uccisi (di cui abbiamo già riferito) ieri ne sono usciti anche sulla consegna di prigionieri da parte dei soldati americani a una unità speciale irachena nota per le torture. Si tratta della Wolf brigade, commandos del ministero degli interni, creata con il sostegno degli Stati uniti.
Questi sono documenti segretati americani che a volte possono contribuire a fare chiarezza sugli avvenimenti mentre altre volte si limitano a dare una versione, quella dei servizi segreti americani.

Salvatore Marracino

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GUERRE USA
Si agitano i fantasmi della guerra irachena. Con Wikileaks nuove rivelazioni sulla battaglia dei ponti di Nassiriya. L'Iran - influente anche a Kabul - sostiene la formazione di un nuovo governo sciita religioso in Iraq con l'appoggio di Siria e degli Hezbollah libanesi. Le reazioni del fronte sunnita con in testa i sauditi

Secondo i documenti diffusi da WikiLeaks il sergente Marracino fu ucciso da fuoco amico

Alberto Negri
ilsole24ore

Continua lo stillicidio di rivelazioni dal sito WikiLeaks, che da sabato ha diffuso, dopo le anticipazioni di al Jazeera una enorme mole di documenti top secret sulla guerra in Irak. dopo i particolari sulla liberazione della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, durante la quale fu ucciso l'agente dei servizi Nicola Calipari, nuove rivelazioni sono giunte lunedì sulla morte del militare italiano Salvatore Marracino, sulle minacce alla base di Nassiriya e sulla «battaglia dei Lagunari» dell'agosto 2004.


La morte di Salvatore Marracino. Salvatore Marracino, il militare italiano morto nel corso di una esercitazione il 15 marzo 2005 in Iraq, «è stato colpito accidentalmente», si legge nella documentazione pubblicata da Wikileaks. Secondo l'ipotesi più accreditata all'epoca, invece, il 28enne di San Severo (Foggia) si sparò alla fronte con la sua stessa arma, che si era inceppata poco prima. In un rapporto americano datato il 15 marzo 2005, classificato segreto e pubblicato da Wikileaks con diversi omissis, si legge che «alle ore 13, un (militare italiano) stava prendendo parte a un'esercitazione di tiro a Nassiriya. È stato accidentalmente colpito (alla testa). È stato trasferito all'ospedale in Camp (Mittica) e classificato come incidente. È stato trasferito all'Ospedale navale di (Kuwait City). È morto alle 16.45 circa», ora locale.

La notizia della morte a Nassiriya del sergente Marracino arrivò nell'Aula della Camera proprio mentre si stava per votare il rifinanziamento della missione italiana in Iraq. A informare il Parlamento fu il vicepremier Marco Follini spiegando che Marracino, «durante un'attività regolarmente programmata di tiro con le armi portatili, nel tentativo di risolvere un inceppamento della propria arma, è stato raggiunto da un colpo alla testa». Nel tempo la ricostruzione è apparsa sempre più sfocata: non si è più parlato esplicitamente di un colpo esploso dall'arma impugnata dallo stesso Marracino. Durante i funerali, la madre del ragazzo lanciò un appello ai commilitoni del figlio perchè la aiutassero a «fare chiarezza» su quanto accaduto.

Le minacce contro la base di Nassiriya. Reiterate minacce contro la base italiana di Nassiriya in Iraq - almeno tre gli attentati pianificati dal 2004 al 2006 - successivamente alla strage del novembre 2003 emergono nei file pubblicati da Wikileaks. Il 2 febbraio 2004, a Nassiriya gli insorti iracheni pianificavano un attacco contro la base italiana, colpita due mesi prima dall'attentato che costò la vita a 19 soldati.

Nuova minaccia nel maggio del 2005: gli insorti pianificano un attacco in grande stile contro la base di Nassiriya e quella britannica a Bassora. L'attacco, a colpi di mortaio, razzi, mine e Ied, era previsto per l'ultima settimana di maggio, di sera. Un anno dopo, i gruppi radicali di Nassiriya erano pronti a fomentare le violenze nel corso di manifestazioni popolari ostili alla coalizione in concomitanza con il ritiro italiano, iniziato formalmente il 16 giugno 2006 con il passaggio di consegne all'esercito iracheno. Il piano prevedeva l'utilizzo di ordigni artigianali da far esplodere lungo le strade nei pressi degli oleodotti e delle stazioni di carburante.

La battaglia dei Lagunari. Non sparavano gli occupanti del mezzo di soccorso iracheno colpito durante la «battaglia dei Lagunari», nell'agosto 2004 sui ponti di Nassiriya, in Iraq, e poi esploso perchè raggiunto dai colpi dei soldati italiani: lo si legge nella documentazione messa online da Wikileaks. I militari italiani dissero di aver risposto al fuoco proveniente dal veicolo iracheno.

WikiLeaks: non siamo antiamericani. WikiLeaks, che venerdì ha pubblicato circa 400.000 documenti riservati Usa sul conflitto iracheno, si difende dalla accuse di antimericanismo. "Non siamo anti-americani", ha dichiarato il portavoce Kristinn Hrafnsson alla radio Bbc4 e ha definito "assolutamente false" le accuse secondo le quali WikiLeaks potrebbe fare il gioco della propaganda dei fondamentalisti islamici. "Noi e tutti coloro che ci sostengono abbiamo a cuore solamente i principi che costituiscono le fondamenta della società americana, il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti", quello che garantisce la libertà di espressione, ha spiegato Hrafnsson.

«Si tratta di una coincidenza che i documenti rivelati in questi ultimi mesi riguardino l'esercito americano», ha aggiunto, ricordando che in passato il sito ha pubblicato dossier su altri Paesi. I documenti, che coprono il periodo compreso dall'inizio del 2004 al 1 gennaio 2010, riferiscono di 285.000 vittime della guerra in Iraq, tra cui almeno 109.000 decessi: di questi, 66.000 sono civili, pari a quasi i due terzi del totale. Dai rapporti stilati sul campo dagli americani emergono anche centinaia di denunce di abusi commessi sui detenuti dalle forze irachene.