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“Veolia paga il prezzo del sostegno alla politica israeliana di occupazione e apartheid contro il popolo palestinese”. Le parole di Jamal Juma, coordinatore di Stop the Wall riassumono la nuova vittoria della campagna globale per il boicottaggio di Israele: la multinazionale francese Veolia ha annunciato la perdita di 67,2 milioni di dollari.
Vignetta di Latuff per la campagna globale BDS (Fonte www.bdsmovement.net)
Il BDS, Boycott, Divestment and Sanctions, campagna mondiale per il boicottaggio economico, culturale e accademico dello Stato di Israele, ha da tempo come target la compagnia di gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, colpevole di intrattenere stretti rapporti commerciali con Tel Aviv. La perdita milionaria che ha colpito Veolia si aggiunge alla decisione della settimana scorsa del Comune di Londra di non confermare un contratto precedentemente firmato con la multinazionale. Un contratto che avrebbe fatto entrare nelle case di Veolia circa 300 milioni di dollari nei prossimi quindici anni per la gestione dei rifiuti domestici, della pulizia delle strade e degli spazi pubblici a Ealing, quartiere Ovest di Londra.
“La perdita del contratto, che segue al fallimento di altri numerosi e importanti accordi in Gran Bretagna, Irlanda e nel resto del mondo, è il chiaro segno che Veolia paga lo scotto della sua complicità con l’occupazione israeliana e la violazione del diritto internazionale”, ha detto Sarah Colborne, direttrice della Palestine Solidarity Campaign. Tra i progetti seguiti da Veolia in Palestina, la costruzione del tram in superficie che collega Gerusalemme agli insediamenti illegali nei Territori Palestinesi Occupati poco fuori dalla città.
Un punto a favore del BDS, che recentemente aveva festeggiato un’altra importante vittoria: la compagnia agricola israeliana Agrexco, da tempo nel mirino della campagna di boicottaggio, si è ritrovata in tribunale a Tel Aviv per bancarotta. Una bancarotta che i dirigenti di Agrexco hanno imputato alla crisi economica globale, ma che il comitato nazionale palestinese del BDS attribuisce invece alle forti pressioni interne ed esterne contro la società.
Il nuovo tram costruito da Veolia a Gerusalemme per connettere la città alle colonie illegali in Cisgiordania
Cos’è il BDS. Il movimento globale Boycott, Divestment and Sanctions contro Israele è nato all’interno della società civile palestinese nel 2005 ed è coordinato dal Palestinian BDS National Committee, creato nel 2007. La campagna del BDS ha come obiettivo una presa di coscienza globale che spinga opinioni pubbliche e società civili straniere a giocare un ruolo di primo piano nella lotta palestinese per la giustizia e la liberazione. Nel BDS sono coinvolti oltre 170 gruppi palestinesi, tra partiti politici, organizzazioni, movimenti e sindacati.
Il Boycott ha come target prodotti e compagnie israeliane e internazionali che traggono profitto dalla violazione dei diritti umani dei palestinesi e allo stesso modo prende di mira istituzioni sportive, culturali e accademiche. Tutti possono boicottare i beni israeliani, semplicemente controllando al momento dell’acquisto che non siano prodotti in Israele o da compagnie israeliane (beni identificati con il numero 729 all’inizio del codice a barre). Il BDS invita i consumatori a non comprare beni israeliani e i commercianti a non venderne.
Obiettivo del boicottaggio sono anche le istituzioni culturali ed accademiche israeliane che contribuiscono a mantenere, difendere e sostenere l’oppressione contro il popolo palestinese, e allo stesso tempo che tentano di mostrare un’immagine pulita di Israele a livello internazionale attraverso collaborazioni accademiche e culturali. Grazie alla campagna BDS, sta aumentando il numero di artisti che rifiuta di esibirsi in Israele e il numero di università che non accettano collaborazioni con quelle israeliane.
Il Divestment ha come target le compagnie che si rendono complici della violazione dei diritti dei palestinesi. La campagna globale compie pressioni sulle società e sui potenziali acquirenti, pubblici e privati, perché non sostengano economicamente la politica di apartheid israeliana, ma al contrario utilizzino il loro potere economico per costringere Israele a porre fine all’occupazione.
Sanctions sarà il passo successivo, lo strumento essenziale per dimostrare disapprovazione a livello globale alle politiche israeliane. La partecipazione di Israele a numerosi forum diplomatici ed economici mondiali fornisce a Tel Aviv un’aurea immeritata di rispettabilità e di conseguenza di accondiscendenza ai suoi crimini. Chiamando a sanzioni contro Israele, il BDS vuole educare la società contro la violazione sistematica del diritto internazionale e chiedere al resto del mondo di non rendersi più complice di tali crimini.
Per ulteriori informazioni: www.bdsmovement.net