SPAINATURAS, CUNTIERRAS, incapa
SCUTULLADURAS - Uomini e donne di Sardegna.
Le controstorie
Costretti nella nostra condizione di isolani e isolati, al centro del Mediterraneo occidentale, in balia dei venti e storicamente di tutta una serie di popoli invasori; conosciuti per luoghi comuni fastidiosi o banalizzanti, noi sardi tardiamo ad acquisire consapevolezza di massa della nostra importanza, specialità, identità culturale e non solo folcloristica di terz’ordine.
Così abbiamo faticato e dobbiamo faticare a difendere la nostra letteratura, poesia, lingua, perfino la nostra storia e soffriamo ancora oggi, benché qualche passo avanti sia stato fatto, di una sorta di complesso reverenziale nei confronti di altre culture, verso le quali è giusta l’accoglienza nello spirito del confronto e dello scambio, non del subire passivo.
Molto efficace, anche nell’ottica di contrastare quanto premesso, è il libro “Uomini e donne di Sardegna - Le controstorie” di Francesco Casula, che raccoglie quindici monografie di sardi di valore. La stessa opera è stata precedentemente pubblicata in sardo con il titolo di “Omines e feminas de gabbale” (in quindici volumetti) per la Alfa Editrice.
Si tratta di personaggi illustri, non tutti molto noti, che è importante rivelare al grande pubblico e soprattutto ai giovani, dunque nelle scuole, perché come afferma l’editora Maria Marongiu, “I giovani non si appassionano, solo perché non sanno”.
Ecco i quindici:
Amsicora, sardo pellita, resistette ai romani con l’appoggio del popolo dell’entroterra.
Eleonora d’Arborea, regina, giudicessa, unificò la Sardegna sotto il vessillo degli Arborea. Fine legislatrice, tutelò le donne in un’epoca buia. E’ stata accostata a Caterina la grande.
Sigismondo Arquer, riformatore ecclesiastico, di spessore pari a un Giordano Bruno, dopo otto anni di galera e torture, fu arso vivo a Toledo.
Giommaria Angioi, il più grande rivoluzionario sardo che si ricordi, tradito dai compagni e morto esule in Francia. Non ancora apprezzato come meriterebbe.
Simon Mossa, architetto, il suo moderno indipendentismo era fatto di ponti e non di separazioni. Fu rivalutato dal neosardismo. Rifiutò i denari dell'Aga Kan per la cementificazione delle coste.
La biografia di Antonio Gramsci polemizza con i gramsciani. Dall’ipocrisia del PCI che non fece nulla per farlo liberare, allo stravolgimento della sua figura di militante di base, non politicante.
Emilio Lussu, partigiano, sardista, scrittore; non ha bisogno di tante presentazioni.
Giovanni Lilliu, accademico dei lincei, archeologo e storico, teorico della costante resistenziale sarda (CRS). Scomparso recentemente, aveva molti nemici perché non era ossequioso.
Eliseo Spiga, fondatore del sindacato etnico, fautore di tante iniziative editoriali in lingua sarda e per uno sviluppo a misura d’uomo, contrario all’industria del regresso.
Grazia Deledda, accostata a Dostoevskij, premio Nobel, meriterebbe ampia rivalutazione.
Marianna Bussolai di Orani, autodidatta, sardista ante litteram, sindacalista, femminista, scrittrice, poetessa. Amica di Lussu, e di Sebastiano Satta. Distribuiva i suoi scritti in foglietti.
Grazia Dore, poetessa della cultura dei pastori e contadini, radicale di inizio secolo, il padre deputato, un fratello amico di Gramsci, un altro di Paolo VI. Pasolini ne esaltò la figura.
Montanaru (Antioco Casula), per Pasolini il più grande poeta in limba sarda. Antifascista e indipendentista.
Giuseppe Dessì, uno dei maggiori scrittori sardi, antimilitarista, compagno di studi di Capitini a Pisa.
Francesco Masala, grande poeta, scrittore, drammaturgo e resistente. Paladino della lotta per il bilinguismo.
Non si tratta delle solite biografie, queste di Casula hanno un taglio attuale e rientrano nel disegno di recupero della statualità dei sardi, attraverso un federalismo vero, culturale e politico, prima che economico, come, in una forma snaturata, ci viene presentato oggi.
Con la forza delle armi allenas la civiltà sarda è stata affossata ed è rimasta sommersa. Il libro di Francesco Casula equivale ad un’operazione di scavo, la scoperta di questi quindici personaggi del popolo raccontati da un sardo per i sardi, ma anche per gli altri, come biglietto da visita e attestazione di sovranità, come per il tempio di Mont’‘e prama, hanno come elemento comune la difesa dell’identità sarda.
(da Nuovo Cammino del 17.6.2012)