Chi comanda in Italia? Ce lo dice lo storico Giulio Sapelli
Giulio Sapelli, professore di Storia Economica presso l'Università degli Studi di Milano
Michael Pontrellinotizie.tiscali.it Mai come in questo difficile e confuso momento storico è stato difficile capire chi davvero detiene il potere nel nostro Paese. Ci ha provato nel suo ultimo saggio Chi comanda in Italia, edito da Guerini e Associati, Giulio Sapelli, uno dei più autorevoli storici italiani. Lo abbiamo sentito per farci raccontare la sua visione delle cose.
Professore iniziamo proprio dal titolo del suo ultimo saggio: chi comanda in Italia?
“L’Italia di oggi è un paese devertebrato ovvero un paese in cui il potere si è disgregato. I partiti e le grandi imprese di fatto non esistono più. In passato in circostanze simili sarebbero intervenuti i militari. Oggi questo non è più possibile e il potere è stato occupato dall’alta burocrazia e dalla magistratura”.
Non è eccessivo dire che i partiti non esistono più? A me sembra che siano più potenti che mai e un altro libro che parla di potere, l’intervista di Madron a Bisignani, conferma questo quadro.
“Quello di Bisignani è sostanzialmente un libro che manda dei segnali mafiosi. Un volume scritto per dire che può ricattare tutti. I partiti di oggi sono dei semplici comitati d’affari che perseguono interessi personali e lobbistici ma che di fatto non esercitano più un potere reale”.
Quindi mi sta dicendo che anche un personaggio del calibro di Silvio Berlusconi non ha potere?
“Berlusconi è potente ma non ha alleanze. E’ un uomo anti-establishment. Appena ha tirato su la testa per entrare nel salotto buono lo hanno massacrato. E’ vero che ha fatto di tutto per farsi massacrare però i miliardi spesi per intercettarlo credo siano un record mondiale”.
Secondo non pochi osservatori l’Italia sarebbe un paese a sovranità limitata ovvero sia il governo Monti che quello Letta in realtà prenderebbero ordini dall’Unione europea o peggio ancora da Berlino. Fantasie o realtà?
“Purtroppo la mancanza di una vera sovranità nazionale è una costante del nostro paese. L’Italia è stata una costruzione geografica messa assieme dalla diplomazia inglese per contrastare il dominio francese nel Mediterraneo. Garibaldi, per esempio, venne assoldato direttamente dagli inglesi tramite la massoneria di rito scozzese. La realtà è che non abbiamo mai avuto la nostra autonomia nazionale e la nostra storia va sempre interpretata nell’ambito dei conflitti di potere internazionali”.
Mi scusi ma qui stiamo parlando del 1800. Da allora sono cambiate tantissime cose.
“Se vuole degli esempi più recenti posso citarle lo smantellamento di alcuni settori industriali italiani voluti da potenze straniere come l’informatica, dove eravamo leader con l’Olivetti, e il nucleare con lo scandalo Ippolito. Per non parlare poi della chimica fine e delle privatizzazioni di Prodi con cui sono state svendute e chiuse intere filiere merceologiche”.
E in questo momento? Cosa sta succedendo?
“Che Francia e Germania stanno imponendo il loro potere su tutta l’Europa compresa l’Italia. Se ancora ci sono delle resistenze dobbiamo ringraziare gli Stati Uniti. Gli americani non vogliono che l’Italia cada completamente nelle mani dei tedeschi e dei francesi per il semplice motivo che sul nostro territorio hanno le loro basi militari. Fino a quando gli aerei americani partiranno dai nostri aeroporti siamo in buone mani. E’ meglio stare con gli Stati Uniti che non sotto il tallone dei tedeschi”.
Prima lei accennava al ruolo della massoneria nel processo di unificazione però non l’ha citata tra i poteri che oggi comandando in Italia.
“Oggi la massoneria non ha più il peso di una volta. I grandi intellettuali, come era per esempio Spadolini, l’hanno abbandonata. Alcuni sono morti, altri si sono messi in sonno. La degenerazione di Gelli le ha dato un colpo terribile. Esiste ancora una buona massoneria patriottica raccolta attorno al rito scozzese ma, ripeto, non conta più come prima”.
Tornando all’aspetto internazionale, lei ha parlato di un potere franco-tedesco che domina in Europa a cui si oppongono gli Usa. Questa visione presuppone un ruolo molto importante dei singoli Stati e smentisce quanti affermano che il potere del mondo ormai non sarebbe più nelle mani della politica ma in quelle dei grandi gruppi finanziari transazionali.
“Le banche hanno sicuramente un enorme peso ma allo stesso tempo hanno anche un forte legame con gli Stati nazionali. Se la Deutsche Bank non avesse delle relazioni strette con il governo tedesco avrebbe già fatto una brutta fine come le banche americane. L’oligopolio finanziario mondiale condiziona gli Stati ma ha anche bisogno di loro. Il quadro è più complesso di quanto possa apparire”.
01 luglio 2013