Sa debata in pitzus de sa idea soberanista est aciunta a cantu at nadu Franciscu Sedda in sa intervista a s'unioni sarda, Mario at postu sa lacana istoriga a cuss'idea chi calincunu fait dde issoru...
CHI E' TITOLARE DEI TERMINI SOVRANITA' E
SOVRANISMO?
Mario Carboni
Qualche buontempone pretende di aver inventato la SOVRANITA' e il SOVRANISMO come termini politici, molto di moda in questi giorni. La sovranità è un diritto rivendicato dal sardismo da sempre. Basta non essere degli ignoranti e spudorati mistificatori per saperlo. Sopratutto da parte chi fa politica e cultura.
Basti come esempio la Mozione approvata dal Consiglio regionale nel lontano 1998.
Proposta da tre sardisti.
Gli attuali sovranisti, o avevano le braghe corte o erano comunisti o democristiani o chissà cosa allora e senz'altro contrari. Ma come dice un mio amico:
....Dao Corbos non naschini cardullinos ma corbittos...
CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
Approvata la Mozione n. 173
BONESU - SANNA Giacomo - SERRENTI sulla sovranità del Popolo Sardo.
Il Consiglio regionale rilevato che l'attuale assetto istituzionale non risolve i problemi del popolo sardo e dei singoli cittadini, né fornisce gli strumenti atti a risolverli;
rilevato
altresì che l'esigenza, pur universalmente sentita, di un nuovo assetto istituzionale non trova alcuna soluzione e che appare pertanto necessario operare con sufficiente energia per spazzare l'immobilismo;
ritenuto di dover perseguire soluzioni nel rispetto delle tradizioni di libertà del nostro popolo e della sua volontà di collaborare pacificamente, su un piano di pari dignità, con gli altri popoli;
considerato
che il Popolo Sardo ha goduto in passato della sovranità, per abbandono dell'occupazione da parte dei bizantini e vittoriosa difesa dell'Isola contro i mussulmani, affermando la medesima con la creazione delle quattro statualità dei giudicati;
rilevato
che tale senso della sovranità e della statualità era profondamente radicato nei sardi e ciò portò al fallimento dei tentativi di infeudazione imperiale, attuati col conferimento del titolo regio a Barisone e ad Enzo, mentre l'infeudazione pontificia a favore del re di Aragona fu attuata compiutamente solo dopo quasi duecento anni dal conferimento, in quanto i sardi combatterono accanitamente contro l'imposizione di una dominazione esterna;
considerato:
che, in virtù della bolla di Bonifacio VIII del 5 aprile 1297 e di una serie di cessioni e scambi di popoli e territori fra i sovrani europei, conclusa con i trattati stipulati a Londra e Vienna nel 1718, la Sardegna è pervenuta alla dinastia dei Savoia, senza che il popolo sardo sia mai stato chiamato, a differenza delle popolazioni degli altri stati italiani che votarono in plebisciti l'adesione al Regno d'Italia sotto la dinastia dei Savoia, ad esprimersi sull'assetto istituzionale;
altresì
che il mutamento istituzionale del 1946, pur rendendo sovrano il popolo in luogo del monarca, non ha identificato, aldilà di un indistinto popolo italiano, centri di potere sovrano e che la stessa concezione costituzionale di un Repubblica formata non solo dagli organi centrali, ma anche su un piano di pari dignità dalle Regioni e dalle comunità locali, ha trovato nella costituzione di fatto, creata da forze politiche, economiche e burocratiche centralistiche, insormontabili ostacoli;
rilevato che
per la Regione Autonoma della Sardegna è avvenuto un progressivo svuotamento delle sue prerogative mediante l'imposizione di un sistema finanziario derivato e strettamente vincolato, con l'abuso degli strumenti finalizzati alla conservazione dell'unicità dell'ordinamento, e in particolare con l'anomala estensione della definizione di norma fondamentale di riforma economica e sociale e del concetto di principio dell'ordinamento, con una giurisprudenza costituzionale, derivata anche dalle modalità centralistiche di formazione dell'organo giudicante, restrittiva dei poteri regionali, mentre la sistematica compressione delle autonomie locali ne ha impedito la libera esplicazione;
ritenuto che
tutto ciò impedisce il libero sviluppo economico, culturale e sociale del nostro Popolo ed è fonte di un confuso ribellismo contro quelle che son viste come spoliazioni del territorio e imposizioni di una autorità estranea e che tale fatto compromette la stessa vita democratica delle comunità locali;
considerato che:
le strutture centrali non rappresentano adeguatamente gli interessi del nostro Popolo in sede internazionale ed europea;
appare necessaria la rivendicazione in capo al Popolo Sardo dell'originaria potestas suprema, cancellata con la forza e con il genocidio di una operazione colonialista, simile a quella che portò successivamente alla conquista delle Americhe da parte degli stessi spagnoli, e che i trattati internazionali firmati dall'Italia riconoscono che nessun popolo può dominare un altro popolo;
rilevato che
il Popolo Sardo conserva, nonostante i tentativi ripetuti di deculturazione, una propria precisa identità derivante da fattori storici, geografici, culturali e linguistici ed è quindi un soggetto politico ed istituzionale autonomo, come comprovato dall'articolo 28 del vigente Statuto regionale;
rivendicato
il diritto e dovere del Consiglio regionale di rappresentare l'intero Popolo Sardo, ai sensi dell'articolo 24 dello Statuto;
ritenuto che
è necessario, nella gravità del momento istituzionale e sociale, assumersi le proprie responsabilità di fronte alla passività ed inconcludenza del Parlamento Italiano, che si rifiuta di approvare l'assetto federale della Repubblica;
considerato che
l'assunzione delle proprie prerogative sovrane non osta a che la sovranità sia, a condizioni di parità con altri popoli e stati, limitata per il perseguimento di interessi comuni e che anzi è ammissibile la coesistenza, con la sovranità dello stato federato, della sovranità dello stato federale;
affermato
il diritto del Popolo Sardo di essere padrone del proprio futuro,
dichiara solennemente la SOVRANITA' del Popolo Sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma oceanica.
Cagliari, 25 settembre 1998
CHI E' TITOLARE DEI TERMINI SOVRANITA' E
SOVRANISMO?
Mario Carboni
Qualche buontempone pretende di aver inventato la SOVRANITA' e il SOVRANISMO come termini politici, molto di moda in questi giorni. La sovranità è un diritto rivendicato dal sardismo da sempre. Basta non essere degli ignoranti e spudorati mistificatori per saperlo. Sopratutto da parte chi fa politica e cultura.
Basti come esempio la Mozione approvata dal Consiglio regionale nel lontano 1998.
Proposta da tre sardisti.
Gli attuali sovranisti, o avevano le braghe corte o erano comunisti o democristiani o chissà cosa allora e senz'altro contrari. Ma come dice un mio amico:
....Dao Corbos non naschini cardullinos ma corbittos...
CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
Approvata la Mozione n. 173
BONESU - SANNA Giacomo - SERRENTI sulla sovranità del Popolo Sardo.
Il Consiglio regionale rilevato che l'attuale assetto istituzionale non risolve i problemi del popolo sardo e dei singoli cittadini, né fornisce gli strumenti atti a risolverli;
rilevato
altresì che l'esigenza, pur universalmente sentita, di un nuovo assetto istituzionale non trova alcuna soluzione e che appare pertanto necessario operare con sufficiente energia per spazzare l'immobilismo;
ritenuto di dover perseguire soluzioni nel rispetto delle tradizioni di libertà del nostro popolo e della sua volontà di collaborare pacificamente, su un piano di pari dignità, con gli altri popoli;
considerato
che il Popolo Sardo ha goduto in passato della sovranità, per abbandono dell'occupazione da parte dei bizantini e vittoriosa difesa dell'Isola contro i mussulmani, affermando la medesima con la creazione delle quattro statualità dei giudicati;
rilevato
che tale senso della sovranità e della statualità era profondamente radicato nei sardi e ciò portò al fallimento dei tentativi di infeudazione imperiale, attuati col conferimento del titolo regio a Barisone e ad Enzo, mentre l'infeudazione pontificia a favore del re di Aragona fu attuata compiutamente solo dopo quasi duecento anni dal conferimento, in quanto i sardi combatterono accanitamente contro l'imposizione di una dominazione esterna;
considerato:
che, in virtù della bolla di Bonifacio VIII del 5 aprile 1297 e di una serie di cessioni e scambi di popoli e territori fra i sovrani europei, conclusa con i trattati stipulati a Londra e Vienna nel 1718, la Sardegna è pervenuta alla dinastia dei Savoia, senza che il popolo sardo sia mai stato chiamato, a differenza delle popolazioni degli altri stati italiani che votarono in plebisciti l'adesione al Regno d'Italia sotto la dinastia dei Savoia, ad esprimersi sull'assetto istituzionale;
altresì
che il mutamento istituzionale del 1946, pur rendendo sovrano il popolo in luogo del monarca, non ha identificato, aldilà di un indistinto popolo italiano, centri di potere sovrano e che la stessa concezione costituzionale di un Repubblica formata non solo dagli organi centrali, ma anche su un piano di pari dignità dalle Regioni e dalle comunità locali, ha trovato nella costituzione di fatto, creata da forze politiche, economiche e burocratiche centralistiche, insormontabili ostacoli;
rilevato che
per la Regione Autonoma della Sardegna è avvenuto un progressivo svuotamento delle sue prerogative mediante l'imposizione di un sistema finanziario derivato e strettamente vincolato, con l'abuso degli strumenti finalizzati alla conservazione dell'unicità dell'ordinamento, e in particolare con l'anomala estensione della definizione di norma fondamentale di riforma economica e sociale e del concetto di principio dell'ordinamento, con una giurisprudenza costituzionale, derivata anche dalle modalità centralistiche di formazione dell'organo giudicante, restrittiva dei poteri regionali, mentre la sistematica compressione delle autonomie locali ne ha impedito la libera esplicazione;
ritenuto che
tutto ciò impedisce il libero sviluppo economico, culturale e sociale del nostro Popolo ed è fonte di un confuso ribellismo contro quelle che son viste come spoliazioni del territorio e imposizioni di una autorità estranea e che tale fatto compromette la stessa vita democratica delle comunità locali;
considerato che:
le strutture centrali non rappresentano adeguatamente gli interessi del nostro Popolo in sede internazionale ed europea;
appare necessaria la rivendicazione in capo al Popolo Sardo dell'originaria potestas suprema, cancellata con la forza e con il genocidio di una operazione colonialista, simile a quella che portò successivamente alla conquista delle Americhe da parte degli stessi spagnoli, e che i trattati internazionali firmati dall'Italia riconoscono che nessun popolo può dominare un altro popolo;
rilevato che
il Popolo Sardo conserva, nonostante i tentativi ripetuti di deculturazione, una propria precisa identità derivante da fattori storici, geografici, culturali e linguistici ed è quindi un soggetto politico ed istituzionale autonomo, come comprovato dall'articolo 28 del vigente Statuto regionale;
rivendicato
il diritto e dovere del Consiglio regionale di rappresentare l'intero Popolo Sardo, ai sensi dell'articolo 24 dello Statuto;
ritenuto che
è necessario, nella gravità del momento istituzionale e sociale, assumersi le proprie responsabilità di fronte alla passività ed inconcludenza del Parlamento Italiano, che si rifiuta di approvare l'assetto federale della Repubblica;
considerato che
l'assunzione delle proprie prerogative sovrane non osta a che la sovranità sia, a condizioni di parità con altri popoli e stati, limitata per il perseguimento di interessi comuni e che anzi è ammissibile la coesistenza, con la sovranità dello stato federato, della sovranità dello stato federale;
affermato
il diritto del Popolo Sardo di essere padrone del proprio futuro,
dichiara solennemente la SOVRANITA' del Popolo Sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma oceanica.
Cagliari, 25 settembre 1998