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venerdì 16 agosto 2013

L’individuo e lo Stato, ajnas pro sa debata tra indipendentistas

AJNAS PRO SA DEBATA INTRA IS INDIPENDENTISTAS 

Emus a si domandare a ita serbit su statu e cali est su valore chi si depit biri e aplicai in issu.. po gherrare e tenni beni a menti ta est su printzipiu chi si movit a fai rivolutzioni ....

custu est unu estratu de su filosufu Hegel , abbisongiat chi nosus ndi faedhaus e si poneus a fai unu isfortzu mannu pro allargai sa noshta menti et nci ponit innantis su pentzieru chi nosus totus patriotas si depeus ponner, po sa debata in su movimentu indipendentista totu , de is partidus a is sogetus assolus a totu s'area chi circula a tundu aintru, cun sa prospetiva de fai sa costitutzioni de su statu sardu.

nci funt fintzas ateras ideas de sa etica de su statu.. cument scireis, chi poteus fai sa chirca e ddu ponni a dispositzioni, fadeidhu sempri po cresci e tenni contu de totus.

sa defenza

L’individuo e lo Stato
Georg Wilhelm Friedrich Hegel

lezionifilosofia-files/Wilhelm-Hegel


Secondo Hegel, lo Stato è il momento più elevato dell’«eticità», la suprema determinazione dello spirito oggettivo. 

Egli pensa allo Stato moderno, da lui inteso come un organismo, una «totalità etica», nel quale libertà individuale e senso di appartenenza al tutto trovano una sintesi: da una parte, lo Stato garantisce il diritto alla proprietà e alla libertà individuale, dall’altro esprime, tramite le leggi, la volontà universale, nella quale i cittadini si devono riconoscere. 

Nel sentirsi attivamente componente dello Stato, infatti, nel comprendere che il bene della totalità è la condizione per la realizzazione del proprio bene gli individui realizzano, contemporaneamente, il loro dovere e la loro vera libertà. 

Proprio perché incarna la suprema istanza etica, che tutela, ma al tempo stesso, trascende l’interesse dei singoli, lo Stato non può nascere da un contratto tra individui che, esercitando il loro arbitrio, si accordano per tutelare la vita e la proprietà. 

Per questo Hegel critica i contrattualisti, che, a parer suo, confondono lo Stato con la società civile: scopo della società civile è garantire l’ordinato perseguimento degli interessi particolari, scopo dello Stato è realizzare la superiore unità etica tra i cittadini. 

Dunque, secondo Hegel, la «libertà sostanziale» o «concreta», che l’individuo realizza nel sentire lo Stato come il suo fine, non ha nulla a che vedere con la libertà intesa come indipendenza, arbitrio, autonomia d’azione: l’individuo è libero quando sente di appartenere a un’«entità superiore» per la quale, se è il caso (come avviene in guerra), deve essere pronto a sacrificare la vita e tutto ciò che possiede. 

Per agevolare la comprensione di questo aspetto del pensiero hegeliano proponiamo due scelte di testi di epoca differente. 

La prima scelta è tratta dagli appunti redatti da Hegel per un corso di «propedeutica filosofica» tenuto al Ginnasio di Norimberga nel 1810, rivolto alla classe inferiore e dedicato alla «Dottrina del diritto, dei doveri e della religione»: dalla seconda sezione di questo corso proponiamo i paragrafi relativi ai «doveri verso lo Stato», nei quali, con linguaggio semplice e chiaro, Hegel presenta alcune delle sue idee fondamentali sul rapporto tra individui e Stato. 

Queste idee trovano uno sviluppo definitivo nell’opera maggiore del 1821, i Lineamenti di filosofia del diritto, un manuale scritto da Hegel per i corsi all’Università di Berlino: da quest’ultima opera proponiamo tre paragrafi, in cui troviamo riformulati, in un linguaggio più complesso, i temi del 1810.

I doveri verso lo Stato (dalla Propedeutica filosofica)

Lo Stato impone doveri, ma ha bisogno che essi  siano riconosciuti dai cittadini  

§ 53. L’intero naturale, che costituisce la famiglia, si allarga ad intero di un popolo e di uno Stato, in cui gli individui per sé hanno una volontà autonoma. Spiegazione. 

Lo Stato, per un verso, mira a poter fare a meno del modo di sentire dei cittadini, in quanto appunto deve rendersi indipendente dalla volontà dei singoli. 

Ai singoli esso quindi prescrive minuziosamente i loro obblighi, cioè la parte di prestazione che devono compiere per l’intero. Non può fare affidamento sul mero modo di sentire, poiché questo può benissimo essere egoistico e contrapporsi all’interesse dello Stato. 

Lo Stato, su questa strada, diventa una macchina, un sistema di dipendenze esterne. 

Ma per un altro verso esso del modo di sentire dei cittadini non può fare a meno. La prescrizione del governo può contenere solo l’universale. 

L’azione effettiva, l’adempimento dei fini dello Stato, contiene invece i modi particolari dell’agire efficace. 

Quest’ultimo può scaturire solamente dall’intelletto individuale, dal modo di sentire dell’uomo. 


Lo Stato rappresenta il modo di sentire e di pensare universale 

§ 54. Lo Stato non soltanto comprende la società sotto rapporti giuridici, ma, come un corpo comune morale veramente superiore, media l’unità nei costumi, nella cultura e nell’universale modo di pensare e di agire (in quanto ognuno spiritualmente intuisce e riconosce, nell’altro, la sua propria universalità). 


La conservazione del’intero precede la conservazione del singolo 

§ 55. Nello spirito di un popolo ogni singolo cittadino ha la propria sostanza spirituale. 

La conservazione dei singoli non è fondata soltanto sulla conservazione di questo vivente intero, ma è esso a costituire l’universale natura spirituale o l’essenza di ognuno, di fronte alla singolarità di costui. 

La conservazione dell’intero ha quindi la precedenza sulla conservazione del singolo, e tutti devono avere un tale modo di sentire. 


Il patriottismo non si fonda su un calcolo di opportunità, ma sulla considerazione dello Stato come fine assoluto 

§ 56. Sotto il semplice profilo giuridico, in quanto lo Stato protegge i diritti privati dei singoli, e il singolo guarda in primo luogo a ciò che è suo, è ben possibile, nei confronti dello Stato, che si sacrifichi una parte della proprietà per conservare la parte che resta. 

Il patriottismo però non si fonda su questo calcolo, bensì sulla coscienza dell’assolutezza dello Stato. 

Questo modo di sentire, per cui per l’intero si sacrifica proprietà e vita, è tanto più grande, in un popolo, quanto più i singoli possono operare per l’intero con volontà propria e autonoma attività, e quanto maggiore è la fiducia che hanno in esso1 . […] 


Le virtù del cittadino 

§ 57. Il sentimento dell’obbedienza verso i comandi del governo, dell’attaccamento alla persona del principe e all’ordinamento politico, e il senso dell’onore nazionale sono le virtù del cittadino di ogni Stato ordinato. 


Lo Stato non si fonda su un contratto 

§ 58. Lo Stato non si fonda su un esplicito contratto di uno con tutti e di tutti con uno, o del singolo e del governo tra loro, e la volontà generale dell’intero non è l’esprimentesi volontà dei singoli, bensì è la volontà assolutamente universale, in sé e per sé vincolante per i singoli. 

Lo Stato e la libertà sostanziale (dai Lineamenti di filosofia del diritto) 


Tramite l’adesione al costume l’individuo riconosce consapevolmente 
la propria adesione allo Stato, la volontà sostanziale

§ 257. Lo Stato è la realtà dell’Idea etica

Esso è lo Spirito etico in quanto volontà sostanziale, manifesta, evidente a se stessa, volontà che si pensa e si sa, e che porta a compimento ciò che sa e nella misura in cui lo sa. Nell’ethos, lo Stato ha la propria esistenza immediata. 

Nell’autocoscienza del singolo, nel sapere e nell’attività del singolo, lo Stato ha invece la propria esistenza mediata. 

Da parte sua, mediante la predisposizione spirituale, l’autocoscienza ha la propria 

Libertà sostanziale nello Stato come nella propria Essenza, come nel fine e nel prodotto della propria attività. […] 


Lo Stato è il razionale in sé e per sé e il dovere degli individui è sentirsi un loro 
membro

§ 258. Lo Stato, in quanto è la realtà della volontà sostanziale, ha questa realtà nell’autocoscienza particolare che si è elevata fino alla propria universalità. In tal senso, lo Stato è il Razionale in sé e per sé. 

Ora, questa unità sostanziale è autofinalità assoluta e immobile nella quale la Libertà perviene al suo diritto supremo; analogamente, questo fine ultimo ha il supremo diritto nei confronti dei singoli. 

I singoli, a loro volta, hanno il dovere supremo di essere membri dello Stato. 


Se si confonde lo Stato con la società civile si crede che esso nasca da un contratto arbitrario

Se lo Stato viene scambiato per la società civile, e se quindi la sua destinazione viene posta nella sicurezza e nella protezione della proprietà e della libertà personale, allora l’interesse dei singoli in quanto tali diviene il fine ultimo per cui essi sono uniti, e, a un tempo, il fatto di essere membro dello Stato finisce col dipendere dal capriccio individuale. 


L’individuo deve riconoscere la comunità statale come suo fine ultimo, la sua vera sostanza

Lo Stato ha invece un rapporto completamente diverso con l’individuo. Lo Stato, infatti, è Spirito oggettivo, e l’individuo stesso ha oggettività, verità ed eticità solo in quanto è un membro dello Stato. 

L’unione in quanto tale [degli individui nello Stato] è essa stessa l’autentico contenuto e fine, e la destinazione degli individui consiste nel condurre una vita universale: ogni loro ulteriore appagamento, attività, modo di comportarsi, ha per suo punto di partenza e risultato questo elemento sostanziale e universalmente valido 2 . […] 


La libertà concreta consiste nel considerare i propri interessi in armonia con
l’interesse dell’«universale», lo Stato

§ 260. Lo Stato è la realtà della Libertà concreta. 

Ora, la Libertà concreta consiste nel fatto che la singolarità personale e i suoi interessi particolari, per un verso, hanno il loro sviluppo completo e il riconoscimento del loro diritto per sé (nel sistema della famiglia e della società civile); per altro verso, invece, essi in parte passano da se stessi nell’interesse dell’universale, e in parte, con il loro sapere e volere, riconoscono l’universale stesso: precisamente, lo riconoscono come loro proprio Spirito sostanziale, e sono attivi in vista di esso come in vista del loro fine ultimo. 

In questo senso, l’universale non vale e non viene compiuto senza l’interesse, il sapere e il volere particolari, né gli individui vivono come mere persone private in vista di questo interesse particolare: essi, piuttosto, vogliono a un tempo nel e in vista dell’universale, e hanno un’attività consapevolmente rivolta a questo fine. 


Negli Stati moderni si attua la sintesi tra libertà e senso di appartenenza 
allo Stato 

Il principio degli Stati moderni ha questa immane forza e profondità: esso fa sì che il principio della soggettività si compia fino all’estremo autonomo della particolarità personale, e, ad un tempo, lo riconduce nell’unità sostanziale, conservando così quest’ultima in quel principio stesso. 


note

1. Al tema del «patriottismo» e della «fiducia» nello Stato come fondamentale «disposizione d’animo» del cittadino Hegel dedica il § 268 dei Lineamenti di filosofia del diritto. 

2. A questo riguardo è di particolare rilievo un’annotazione di Hegel, contenuta nel successivo § 324, in cui egli critica il punto di vista di Cesare Beccaria sulla pena di morte [ Vol. B, Lezione 4]. Secondo Beccaria, sottoscrivendo il contratto sociale un individuo non cede allo Stato il diritto di togliergli la vita. Ecco cosa gli risponde Hegel: «Beccaria, com’è noto, non ha riconosciuto allo Stato il diritto alla pena di morte, e lo ha fatto su questo fondamento: non si può presumere che nel contratto sociale sia contenuto il consenso degli individui a farsi uccidere, anzi, bisogna presumere piuttosto il contrario. Ora, però, lo Stato non è in generale un contratto […], né la sua essenza sostanziale consiste nel proteggere e assicurare in modo così incondizionato la vita e la proprietà dei singoli individui. Lo Stato è piuttosto la cosa più alta, la quale rivendica a sé anche questa stessa vita e proprietà e ne esige il sacrificio».