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mercoledì 21 agosto 2013

L’incubo di Fukushima peggiora


L’incubo di Fukushima peggiora


Harvey Wasserman 
Tradotto da  Sara Iotti

Proprio quando sembrava che le cose potessero essere sotto controllo a Fukushima, scopriamo che sono peggio che mai. Smisuratamente peggio. Adesso quantità massicce di liquidi radioattivi stanno scorrendo dall’area del reattore distrutto nell’Oceano Pacifico. E la loro composizione è di gran lunga più letale del ‘semplice’ trizio di cui abbiamo letto sui giornali finora.

La Tepco, proprietaria/dirigente – e uno dei più grandi e tecnologicamente avanzati fornitori al mondo – ha fatto tutto tranne che ammettere di non essere in grado di controllare la situazione. Il suo comportamento meschino ha spinto l’ex commissario della Nuclear Regulatory Commission americana, Dale Klein, ad accusare: “Non sapete cosa state facendo.”

Il governo giapponese sta intervenendo. Ma non c’è alcuna garanzia, e nemmeno probabilità, che possa fare di meglio.

In effetti, non c’è alcuna certezza riguardo a cosa stia causando questa ondata di morte e distruzione totalmente fuori controllo.

A distanza di circa 16 mesi dall’esplosione di tre dei sei reattori nell’area di Fukushima Daichi, nessuno è in grado di dare una spiegazione definitiva riguardo cosa stia accadendo lì o come affrontare la situazione.

La congettura più convincente adesso si basa sul fatto che, molto semplicemente, l’acqua scorre verso il basso.

Oltre alla sua posizione in una zona soggetta a terremoti e tsunami, la centrale Fukushima I era posta in corrispondenza di una grande falda acquifera.

Questo dato critico non è stato specificato in quasi nessuna delle discussioni sull’incidente, da quando è avvenuto.

Ci possono essere pochi dubbi a questo punto riguardo al fatto che l’acqua in quella falda sia stata completamente contaminata.

Subito dopo il disastro dell’11 marzo 2011, la Tepco portò l’opinione pubblica a credere che essa aveva per lo più contenuto il flusso di acque contaminate verso il Pacifico. Ma ora ammette non solo che quella era una menzogna, ma che le quantità di acqua in questione sono molto grandi, a quanto pare 1800000 litri al giorno.

Parte di quell’acqua potrebbe provenire dalla falda acquifera. E un’altra parte consistente scorre giù dai ripidi versanti delle colline giapponesi attraversando l’area della centrale e poi finendo nel mare.

Finora, l’azienda e le autorità hanno assicurato all’intero pianeta allarmato che le sostanze contaminanti nell’acqua sono rappresentate per lo più dal trizio. Il trizio è un isotopo relativamente semplice con un tempo di dimezzamento di 12,3 anni. I danni alla salute da esso provocati possono essere rilevanti, ma il suo breve tempo di dimezzamento è stato sfruttato per diffondere l’illusione che non sia niente di veramente preoccupante.

I rapporti adesso indicano che la fuoriuscita a Fukushima contiene anche importanti quantità di elementi radioattivi quali iodio, cesio e stronzio. Il che, a sua volta, fa presumere che ci siano altre cose di cui finora non abbiamo avuto notizia.

E queste notizie sono davvero pessime.

Lo iodio-131, ad esempio, può essere assorbito dalla tiroide, dove emette particelle beta (elettroni) che danneggiano i tessuti. La piaga delle tiroidi danneggiate è già stata riscontrata addirittura nel 40% dei bambini della zona di Fukushima. E la percentuale non può che aumentare. Nei giovani, questo può arrestare la crescita sia fisica che mentale. Negli adulti causa un’ampia gamma di disturbi collegati, compreso il cancro.

Del cesio-137 proveniente da Fukushima è stata trovata traccia nel pesce pescato sino alla California. Si diffonde nel corpo, ma tende ad accumularsi nei muscoli.

Il tempo di dimezzamento dello stronzio-90 è di circa 29 anni. Si comporta come il calcio e va nelle nostre ossa.

La presenza di questi isotopi fra quelli scaricati nel Pacifico è la peggior notizia che giunge dal Giappone da Hiroshima e Nagasaki, di cui ricordiamo i bombardamenti di 68 anni fa proprio in questa settimana, e la cui ricaduta nucleare è stata abbondantemente superata a Fukushima.

Infatti, gli esperti giapponesi hanno già stimato che la quantità di ricaduta di Fukushima sia di 20-30 volte più alta di quella dei bombardamenti del 1945. Le ultime rivelazioni manderanno questo numero alle stelle.

Ma soprattutto il dato di fatto è questo: Non c’è assolutamente alcuna indicazione su come o quando questa fuoriuscita letale verrà arrestata.

Finora, la Tepco ha costruito un gran numero di cisterne nell’area per contenere quanta più acqua contaminata possibile. Ma la compagnia non riesce assolutamente a raccoglierla tutta, e lo spazio a disposizione si sta esaurendo.

In alcune delle cisterne, ovviamente, si sono già aperte delle falle.

Non si sa con certezza se la fuoriuscita stia accelerando. La Tepco ha iniettato nel terreno prodotti chimici per indurirlo e quindi formare un muro tra i reattori e il mare.

C’è anche una surreale discussione riguardo all’ipotesi del sovra-raffreddamento di una parte dell’area per creare dal nulla un muro di ghiaccio. Ma l’acqua sicuramente è in grado di aggirare questi deboli stratagemmi.

Potrebbero ancora dire che questa massiccia perdita sia un fenomeno temporaneo, ma non è più credibile. L’area è ancora imprevedibilmente radioattiva. E rimane poco chiaro cosa sia successo ai noccioli fusi dei tre reattori esplosi.

La recente apparizione di un pennacchio di vapore suscita la paura che la fissione possa ancora essere in atto da qualche parte nell’area.

Non è neppure chiaro cosa succederà alle centinaia di tonnellate di combustibile esaurito depositato precariamente in una piscina di raffreddamento a 30 metri di altezza sopra l’Unità 4.

Sorreggere questo sistema di raffreddamento fino a quando le barre di combustibile potranno essere rimosse (e non è chiaro quando questo succederà) è una sfida seria.

Se dovesse venire un terremoto prima che ciò sia possibile, e se quelle barre di combustibile dovessero precipitare al suolo dove, con il loro rivestimento di zirconio, potrebbero prendere fuoco all’aria aperta, le conseguenze non potrebbero che essere apocalittiche.

E mentre accade tutto questo, il nuovo governo giapponese pro-nucleare continua a parlare di far ripartire i 48 reattori spenti dopo l’incidente.

La Tepco è stata tra i fornitori a spingere perché riprenda l’attività negli altri suoi stabilimenti.

Negli USA, si parla di reattori atomici che in qualche modo risolverebbero la crisi del surriscaldamento globale.

Ma quello che adesso sappiamo tutti molto bene a Fukushima è che la peggior catastrofe atomica del mondo è tutto fuorché finita.

L’unica cosa prevedibile è che arriveranno notizie peggiori.

E quando arriveranno, il nostro pianeta ogni giorno più fragile sarà ulteriormente irradiato, a un prezzo inimmaginabile per tutti noi.


Harvey Wasserman cura il sito www.nukefree.org ed è autore di SOLARTOPIA! Our Green-Powered Earth. Il suo programma SOLARTOPIA GREEN POWER & WELLNESS SHOW può essere ascoltato su www.prn.fm . Questo articolo è stato originariamente pubblicato su www.progressivemagazine.com