Home

martedì 24 dicembre 2013

.... sulla maxi conferenza stampa di Putin

Commento sulla maxi conferenza stampa di Putin

Fonte: La Voce della Russia.


Da Mosca “La Voce della Russia”! Quattro ore di domande e risposte, giornalisti che cercavano in tutti i modi di farsi notare dal protagonista della conferenza, striscioni strategici svolazzanti. Stiamo parlando della maxi conferenza stampa di fine anno del presidente Putin, con più di mille e trecento giornalisti russi e stranieri.




Quattro ore di domande e risposte, giornalisti che cercavano in tutti i modi di farsi notare dal protagonista della conferenza, striscioni strategici svolazzanti. Stiamo parlando della maxi conferenza stampa

di fine anno del presidente Putin, con più di mille e trecento giornalisti russi e stranieri.

Per un commento a caldo “La Voce della Russia” si è rivolta a Dario Citati, direttore del programma di ricerca “Eurasia” dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e redattore della rivista “Geopolitica”. Ai nostri microfoni le riflessioni di Dario Citati, che ha seguito la conferenza stampa in diretta dall’Italia.
Corrispondente: L’Ucraina è stato uno dei temi più caldi durante la conferenza stampa. Rispondendo alla domanda di un giornalista, Putin ha detto che “c’è disinformazione nel contesto dell’integrazione europea.” Putin ha affermato che si tratta di “una lotta politica interna. La firma dell’associazione è solo un pretesto”.
Secondo Lei l’associazione con l’UE è solo un pretesto delle manifestazioni a Kiev? Si tratta anche a suo avviso di una lotta politica interna?
Citati: Si tratta anche di una lotta politica interna. Non credo invece che si tratti di un pretesto quando parliamo dell’accordo di associazione con l’Unione Europea. Ogni volta che in Ucraina si affronta il problema dei rapporti con la Russia o l’Unione Europea, nel bene e nel male, si ha a che fare con una forte ideologizzazione. È molto difficile che le posizioni espresse tanto dai manifestanti quanto dai gruppi politici riescano ad analizzare la questione da un punto di vista spassionato per ovvie ragioni storiche e culturali, che legano l’Ucraina sia alla Russia che all’Europa.
Vero è, invece, che c’è una forte disinformazione degli elementi tecnici, non sempre facili da comprendere. Uno di questi è il caso del prestito di 15 miliardi, che la Federazione Russa ha deciso di concedere. È difficile comprendere perché ci sia stato questo accordo con la Russia, se non si tengono ben presente le condizioni molto dure che il Fondo Monetario internazionale imponeva all’Ucraina. Questo è solo un esempio di disinformazione e in questo caso potrebbe passare il messaggio di un atteggiamento troppo invasivo della Federazione Russa, che invece mette l’Ucraina in condizione di scegliere una forma di sussidio a costi convenienti. L’Ucraina ha un debito pubblico abbastanza oneroso, questo elemento viene un po’ oscurato dai dibattiti animati della piazza.

Corrispondente: Lei ha seguito in diretta la conferenza stampa. A suo avviso qual è stata una delle domande più “scomode”?
Citati: Domande prettamente scomode e polemiche non ci sono state. Ci sono stati alcuni punti che hanno riguardato le problematiche interne: quando è stata associata la parola “oligarchi” alla gestione del colosso di stato dell’energia Gazprom, oppure la domanda sulle sproporzioni interne alle regioni della Federazione Russa, sia in termini di produttività e retribuzioni, per esempio per i dipendenti pubblici. Da un lato lo sviluppo della Russia è legato alla decentralizzazione, alla valorizzazione delle realtà locali. Al tempo stesso la decentralizzazione si è sempre accompagnata al rischio di una frammentazione del Paese. Mantenere un governo centrale conciliandolo alle vigenze locali senza suscitare spinte di separatismo è ancora una delle questioni irrisolte.

Corrispondente: Una domanda da parte di una giornalista della CNN riguardava l’importanza crescente dei valori religiosi nella politica di Putin rispetto al passato. La giornalista ha chiesto perché per il presidente è importante criticare i valori dell’Occidente. In risposta Putin ha detto che “la questione non sta nel fatto di criticare o meno i valori occidentali, ma l’importante sono i valori tradizionali, senza i quali la società va verso il degrado. Dobbiamo basarci sulla nostra antica e profonda cultura”.
Potrebbe dirci com’è percepita in Italia la posizione di Putin nella questione dei valori?
CitatiIn Italia esiste un grande divario tra la percezione della Russia veicolata dai mass media e quella della popolazione. Per rendersene conto è sufficiente confrontare i titoli e i contenuti degli articoli delle testate nazionali. Sono prevalentemente negativi e danno della Russia un’immagine arretrata e reazionaria, clericale. Bisogna confrontare questi articoli con i commenti dei lettori sui siti internet degli stessi quotidiani. I commenti rivelano che una parte forse maggioritaria considera spesso le posizioni russe in difesa dei valori religiosi e tradizionali come dettate dal buon senso.
Inoltre credo che le pressioni sulla Russia in materia dei diritti civili vadano analizzate da un punto di vista del soft power. In questo senso possono apparire come dei cavalli di battaglia sul piano etico – politico con cui alcuni Paesi tentano di dimostrare sul piano internazionale la superiorità dell’Occidente su una Russia sempre arretrata in assenza di altri argomenti. Se si guarda la maggioranza delle questioni sociali, economiche di politica estera, non vi è dubbio che la situazione di alcuni Paesi, che spesso criticano la Russia per le sue leggi interne, penso agli Stati Uniti e alla Francia, è molto difficile.
Proprio nel 2013 la popolarità di Barak Obama e François Hollande ha toccato il punto più basso. Questi politici, secondo molti osservatori, hanno profondamente deluso le aspettative. Si pensi alla politica fiscale francese o alla riforma sanitaria di Obama. Sulla scena internazionale gli Stati Uniti e i Paesi della NATO in generale hanno perso credibilità in questo 2013: il caso dei Paesi colpiti dalle primavere arabe, la guerra in Libia, la gestione fallimentare della crisi siriana.
Le polemiche dei Paesi occidentali contro la Russia rientrano in una strategia di “guerra di informazione” piuttosto che motivate da un reale dibattito sulle posizioni etiche e sulle leggi emanate dai diversi Paesi.

Corrispondente: La conferenza è durata più di quattro ore. I temi toccati erano tantissimi. Tirando le somme, secondo Lei quali sono stati i temi salienti della lunghissima conferenza?
CitatiRispetto agli anni passati, c’è stata una maggiore attenzione ai problemi della politica interna. Sul piano della politica internazionale la maggior parte delle domande ha riguardato l’Ucraina. Vi sono stati degli accenni ai rapporti con la Georgia, la Repubblica popolare cinese e in fondo poco spazio dedicato alle relazioni russo-americane. Questo è indicativo in un 2013 in cui la Russia esce positivamente sul piano di immagine a livello internazionale: la presidenza del G20 a San Pietroburgo, la gestione del conflitto siriano. In Russia anche i più critici nei confronti del presidente Putin, raramente obiettano la sua gestione della politica estera e il vero dibattito riguarda questioni di politica interna.
Concludo ricordando che l’approccio del presidente Putin verrà sicuramente rappresentato come aggressivo e sfidante nei confronti degli Stati Uniti sulla maggior parte dei mass media occidentali. In realtà il suo unico riferimento diretto è stato positivo: Putin ha ricordato che nella questione iraniana, per esempio, i successi che sembrano profilarsi all’orizzonte non sarebbero stati possibili se tutto fosse stato dovuto solo all’attività della Russia. Il contributo dell’Unione Europea e degli Stati Uniti è stato molto importante. Sono proprio questi aspetti purtroppo che vengono poco alla ribalta. Tutta la dimensione collaborativa è spesso oscurata da elementi polemici o frasi estrapolate da un contesto di un discorso più ampio.

intervista sulla conferenza stampa di fine anno di Putin che Dario Citati, direttore del programma di ricerca “Eurasia” dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e redattore della rivista “Geopolitica”, ha rilasciato a Tatiana Santi.