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lunedì 10 marzo 2014

Sardinya, Gigi Sanna: Scrittura e lessico nuragici. Il serpente e la lettura completa della voce NR, 'lux aeterna' (I).

Scrittura e lessico nuragici. Il serpente e la lettura completa della voce NR, 'lux aeterna' (I).

di Gigi Sanna
monteprama

L'acquisizione di una sempre maggiore documentazione sulla scrittura adoperata dai nuragici in un arco di tempo che dura per mille e cinquecento anni e forse più (1) e cioè dal XVI secolo a.C sino al  III secolo a.C., consente oggi una lettura sempre più precisa del lessico, perlopiù semitico (2), adoperato dagli scribi nuragici per rendere onore e gloria al loro unico dio yh (ma scritto anche y, h, yhh, yhw, yhwh, yhwh).
  Diversi documenti in bronzo, in pietra e in ceramica presentano una delle voci più comuni del paleosardo ovvero la parola biblica NR/NL, che significa propriamente 'lampada(3) ma che in nuragico ha il valore traslato di 'luce'  in generale. Quella che nella Bibbia comunemente viene chiamata 'aôr (אור).

   Il modo di presentarsi della parola NR, naturalmente, è quanto mai vario dal momento che i nuragici, così come gli egiziani, riportavano le parole non solo in sequenza consonantica ordinata (di ispirazione scrittoria protocananaica) ma anche servendosi a rebus degli stessi oggetti oppure dei monumenti che, per il loro particolare aspetto e la loro conformazione, riportano dei pittogrammi-logogrammi (disegni esprimenti parole), degli ideogrammi (numeri) e dei pittogrammi con valore acrofonico.  Talvolta però il valore della prima consonante è acrofonico (tende cioè a rendere la nasale iniziale presente nella parola)  e nello stesso tempo pittografico (tende cioè a rendere l'intera parola).6
  
Quest'ultimo doppio 'valore' del primo segno viene ad essere confermato per due motivi: da una parte dalla pressoché costante pittograficità della lettera e dall'altra dal fatto che talvolta il serpente viene aggiunto alla stessa parola indicante la voce nur, cioè serpente nur
     Prendiamo la seguente tabella e vediamo dai documenti (presentati in appendice dal n. 1 al n. 13) come i nuragici scrivono la parola:



Dal punto di vista della lettura si nota che 8 volte su tredici la lettura è da sinistra verso destra, 1 volta (Tharros) è da destra verso sinistra, 3 volte procede dall'alto verso il basso (Tharros, Barisardo e Terralba) e infine 1 volta dal basso verso l'alto (Nuraghe Losa).
  Dal punto di vista della scrittura, a parte la variante della liquida R/L (7 volte NR e 6 volte NL) si nota che nel documento dell'Antiquarium arborense il pittogramma 'serpente', eseguito con tecnica a puntinato, una volta precede la voce stessa NR e una seconda volta invece esso ingloba le due lettere, rendendole così unite per legatura. In ogni caso la lettura è sempre nachash + NR (serpente + luce).
   Ora, conoscendosi il valore simbolico del serpente che è quello di 'ciclicità eterna', di energia continuamente rinnovantesi, il significato sarà quello di 'aeterna lux' che si rinnova. Sembra allora evidente che anche laddove il serpente non sia esplicitato come voce a sé nella scrittura di NR la  manifesta pittograficità del segno tende a far capire che esso assume nella sequenza fonetica due valori e non uno solo: quello di pittogramma logogramma e quello di pittogramma con valore acrofonico. Insomma, in tutti i documenti ci troviamo di fronte ad una parola semplice (NR) ma che diventa doppia in virtù della pregnanza di significato della lettera iniziale. Quella luce è sempre 'aeterna' in quanto 'serpente'.
   E che le cose stiano proprio così lo fa capire, in particolar modo, il documento lapideo di Terralba laddove il serpente è (nascostamente) scritto per ben tre volte in quanto esso come significato tende ad estendesi a tutte e tre le voci presenti nella sequenza e cioè 'ag, hē (4) e nl  (v.fig. 14): nachash 'ag, nachash hē, nachash nl (serpente toro, serpente lui, serpente luce). Il significato allora sarà: luce eterna del toro eterno di lui eterno e non quello semplice di 'luce del toro lui'. Con i tre serpenti si rimarca l'immortalità della luce, del toro (il sole) e del dio che si manifesta attraverso la luce perenne dell'astro taurino (che incessantemente dà la vita).
   La stessa voce 'nuraghe' del monumento architettonico, costituita dai pittogrammi che lo compongono (v. fig. 15), solo pronunciata non esprime tutto il suo valore in quanto il cerchio superiore soli-lunare che rende la voce nur/nl, ha valore di serpente, di ciclicità del serpente 'uroboro'. Gli architetti scribi nuragici però, a mio parere, riescono ad esplicitare e a 'scrivere' meglio, in virtù di un elemento aggiuntivo (aggiuntivo come nel caso dei serpenti della barchetta arborense) nella costruzione, il 'dato' serpente, quello implicito nel cerchio superiore (la cosiddetta 'terrazza'): attraverso la scala elicoidale o a serpente (v. fig. 16). 

              Fig.14                                                      Fig.15                                             Fig. 16

 Alla luce di queste considerazioni sembra lecito ritenere che sia il nuraghe con la scala sia il nuraghe senza di essa hanno sempre presente la voce NR/NL + serpente,  con la sola differenza che in alcuni casi essa è resa più esplicita e in altri non. In ciò sia la scrittura su supporto sia la scrittura 'con' monumentale non presentano differenza alcuna.Che lo si sottolinei o non, la luce è sempre eterna o serpente che dir si voglia.
  Ma il dato più spettacolare dell'esistenza del simbolo serpente nell'edificio templare si riscontra  laddove, a prima vista, esso sembra essere meno presente e meno manifesto. Si trova, se si osserva  con attenzione il tutto e non la sola parte, nella raffigurazione della luce del toro nel Nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu. Qui lo scriba nuragico sembrerebbe proprio, con la riproduzione della perfetta figura luminosa della protome dell'animale, dare valore alla forza e alla potenza dell'astro solare. E' non è un caso che gli autori della scoperta luminosa interna della tholos nuragica ovvero il Gruppo Ricercatori Sardi (G.R.S.), affascinati dal singolo fenomeno oggettivo, abbiano intitolato il loro libro 'La luce del toro(5). Perchè evidentemente il dato empirico immediato, visibile nella stanza del nuraghe,  è l'unico che si tende a calcolare nella 'lettura' (fig. 17).


   In realtà il titolo sarebbe dovuto essere 'La luce serpente del toro' ovvero la luce ciclicamente eterna del sole. Ciclicità che viene cripticamente evidenziata dall'aspetto giovanile,da torello, dell'animale singolare o bue api (6) che ri-nasce  Infatti, è nel periodo a cavallo del 21 Dicembre e non in altri momenti che la luce del toro celeste entra nella finestrella dopo aver percorso ciclicamente, e cioè a serpente, il suo corso intero. Quindi il fenomeno non è solo luminoso taurino ma è anche e soprattutto ciclico astrale.  Nel Santa Barbara di Villanova Truschedu (fig.18) non c'è solo esaltata, attraverso l'espediente della finestrella e del suo orientamento, la potenza vitale dei raggi luminosi, ma anche l'eternità di essi, data la continua ripetitività del fenomeno. I simboli toro e serpente sono dunque compresenti, 'scrivendo' essi nel 'dies natalis', sia pur in modo diverso, quella stessa formula insita nel nuraghe stesso e che dava e dà ancora il nome alla costruzione e cioè NURAC.

Fig. 17                                                                                                       Fig.18

Quindi, grazie alla documentazione epigrafica e alla scrittura 'con' sia del monumento sia dell'evento solstiziale siamo oggi in grado di affermare che il 'nuraghe' va inteso come simbolo architettonico dell'immortalità e della potenza della luce assieme.
    Ma se si volesse un' ulteriore prova di ciò, ovvero di tale valore toro -serpente, ricordiamo (7) che la definizione di luce eterna viene ad essere stupendamente confermata, oltre che dalla scrittura (presenza pittografica del serpente) anche dall'evento, spettacolare come in Santa Barbara, della cosiddetta 'sala da ballo' (8) di San Giovanni del Sinis (Tharros). Infatti la voce NR si trova inserita nel singolare complesso scrittura - scultura - architettura della parete ad Est  della sala che fa sì che, attraverso l'accorgimento della testa raffigurata nello spigolo (metà viso da una parte e metà dall'altra)  si indichino le tre direzioni dei fenomeni ciclici dei solstizi e degli equinozi (figg.19, 20, 21 e 22). Il serpente della voce NR scritta al di sotto della lettera hē, allude quindi, ancora una volta, non alla sola acrofonia occorrente per la rendere la parola 'luce' ma anche alla continua ripetizione serpentiforme del fenomeno.  

     Fig. 19                                                                                                                          Fig. 20

Fig. 21. La scritta intera della parete                                        Fig. 22. Le tre direzioni cicliche del sole

 Si comprende allora e non risulta più un puro accidente che nella barchetta nuragica dell'Antiquarium arborense siano state aggiunte da uno scriba altre due scritte con il serpente della luce. Si sa che due scritte uguali per contenuto, stante la rigorosa numerologia nuragica, non avrebbero valore. Esse vanno pertanto a sommarsi alla terza (formando così il numero sacro della divinità)  presente nel 'cerchio'  posto nella sommità del pennone (o albero 'toro') della barchetta e sormontato dalla colomba (v. fig. 23) 'viaggiatrice' (9) . Senza contare che non è ancora un caso ma sempre in ossequio alla divinità 'tre' che la luce serpente  o  lux  aeterna si trova scritta nelle tre parti della navicella: in alto, sulla fiancata e sul fondo (10).
   E si comprende ancora che la simbolica barca funeraria del sole, in origine con una sola scritta, denunciantecomunque l'esistenza del serpente, può accompagnare quindi, con maggior forza, in virtù della triplice iterazione della scritta, l'anima del defunto verso l'eternità del dio padre toro luminoso (continua).

Fig. 23. Barchetta nuragica 

DOCUMENTI NURAGICI  PRESENTANTI
LA SCRITTA NR  SU SUPPORTO

Fig. 1 (Sala da ballo di San Giovanni del Sinis )

 Fig.2. Coccio nuragico del Nuraghe Alvu di Pozzomaggiore

  Fig.3. Pietra scritta di Aidomaggiore

Fig.4. Barchetta fittile di Teti



 Fig.5. Barchetta Antiquarium arborense (fondo)


 Fig.6. Barchetta Antiquarium arborense (fiancata)

   Fig. 7. Scritta di Su Nuraxi di Barumini

 Fig.8. Pietra scritta di Barisardo

Fig.9. Pietra di Terralba

Fig.10. Scritta della scogliera di San Giovanni del Sinis (Tharros). 

   Fig.11. Scritta di grande fusaiola del Nuraghe Palmavera di Alghero 

 Fig.12. Scritta in rilievo su di un masso nei pressi del Nuraghe Losa di Abbasanta

       Fig.13. Scritta del Nuraghe Pitzinnu di Abbasanta


Note 

1) Le ultime attestazioni, che potrebbero però spingersi ancora più avanti nel tempo,  della scrittura nuragica a rebus (di cui si dirà con un saggio apposito) sono offerte dalle monete sarde coniate durante la seconda guerra punica (219 - 201 a.C.). V. per ora la documentazione di riferimento in Forteleoni L., 1961. Le emissioni monetali della Sardegna punica, Gallizzi Sassari.
2) Tra i documenti rinvenuti, compresi quelli del presente saggio, sono per ora pochi quelli che manifestano un lessico non semitico. Questo, di matrice indoeuropea ( e forse anche preindoeuropea), è perlopiù attestato attraverso appellativi, nomi di persona o di città. V. Sanna G., 2004, Sardōa grammata, 'ag 'ab sa'an yhwh. Il dio unico del popolo nuragico, S'Alvure Oristano 11, pp. 444 -450 ; Sanna G., 2009,  La stele di Nora. Il dio, il dono, il santo, The God, the Gift, the Saint ( trad. in lingua inglese di Aba Losi), PTM Mogoro, 3, pp. 73 - 106.   
3) Es. 25: 37; Prv. 31:18. In senso met. di 'Dio' v. 2 Sam. 22,29.
4) Si noti che nel documento la hê semilunata con orientamento a sinistra (con orientamento a destra nota invece  la yod) è manifestamente prolungata nella parte superiore onde fornire l'immagine del serpentello. Ragion per cui il detto segno risulta per nesso l'unione del pittogramma nachash hê.
5) G.R.S ( Gruppo Ricerche Sardegna), 2011, Il Toro della luce, PTM ed. Mogoro. 
6) Sanna G., 2011, La nascita del toro 'bambinello'.Nel nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu il culto cananaico della potenza della luce di 'El YHWH ; in gianfrancopintore blogspot.com (27 dicembre).
7) Sanna S., 2013, Il magnifico fenomeno del tramonto del sole nel solstizio d'inverno nella Sala da Ballo (sha'ar ha ba'aal) in San Giovanni del Sinis; in Monte Prama Blog (20 dicembre),
8) Il toponimo  'Sala da ballo' sembra essere evidente corruzione italianizzante di sh'ar ha ba'al (porta di Ba'al). Facciamo presente che il luogo, di superficie rettangolare e quasi d'aspetto 'pavimentato', fornito di vere e proprie pareti a Est, a Sud ed a Ovest, era in origine una cava nuragica, sfruttata successivamente dai Punici e dai Romani. Essa si presenta con la parte a Sud a contatto diretto con il mare.    
9) E' questa voce semitica e cioè הלך che dà l'acrofonia di hē (lui)'. E' davvero straordinaria la capacità degli scribi nuragici nel fornire fonetica con il disegno che tende a rispettare, sia pur nel chiaro simbolismo, il reale aspetto della barca, con l'anello del pennone e la colomba viaggiatrice posta al di sopra di esso. La colomba ovviamente serviva, una volta liberata, per recare dei messaggi, soprattutto quello dell'imminenza del ritorno a 'casa' dei naviganti. Dobbiamo precisare che prima  il valore fonetico di 'hē' lo ricavamo diversamente, non acrofonicamente, ma dal simbolismo 'femminile' della divinità (Sanna G., 2004, Sardȏa grammata, cit., 5, p. 207).
10) Ricordiamo che anche la barchetta fittile di Teti presenta, evidentemente per lo stesso motivo numerologico, la scrittura sia in una delle fiancate sia nel fondo; scrittura che ovviamente si aggiungeva alla terza, presente una volta  nella parte superiore (detta parte, come si sa, non c'è pervenuta). V. Sanna G.,2009, Buon Natale da Teti: NuR Hē ’AK Hē ’ABa Hē ,in gianfrancopintore blogspot.com (17 Dicembre); idem, 2013, Auguri da Teti. Firmato: NuR Hē ’AK Hē ’ABa Hē (9 dicembre); Atropa Belladonna 2011, Le 3 vite della navicella fittile di Teti; in gianfrancopintore blogspot.com (29 aprile).