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mercoledì 23 luglio 2014

Fighter Jets Ucraini si nascosero dietro l’Aereo passeggeri M17, si allontarono per bombardare, e poi si sono rinascosti dietro l’Aereo abbattuto

Relazione:  Fighter Jets Ucraini si nascosero dietro l’Aereo  passeggeri M17, si allontarono per bombardare, e poi si sono rinascosti dietro l’Aereo abbattuto

È per questo che l’aereo malese fu abbattuto?

Alti funzionari degli Stati Uniti ora ammettono che l’aereo passeggeri della  compagnia aerea malese è stato probabilmente abbattuto accidentalmente.

Il governo russo sostiene che caccia ucraini volavano molto vicino al Volo Malaysian 17 quando è stato abbattuto. 

Altri sostengono che i caccia ucraini stavano scortando l’aereo malese attraverso lo spazio aereo ucraino .

Tuttavia, un video di Youtube  fatto un mese prima, sulla Malaysia Airlines Volo 17  abbattuto, sostiene che i jet da combattimento ucraini erano nascosti dietro l’aereo passeggeri, allontanandosi temporaneamente,  bombardando i separatisti ucraini, per poi nascondersi nuovamente dietro l’aereo M17 (piccole correzioni di ortografia e punteggiatura):
Cose terribili stanno accadendo. Ad esempio, un incidente che è accaduto di recente: un aereo passeggeri stava volando  e aerei d’attacco ucraini si sono  nascosti dietro  esso. Poi sono scesi di quota un po ‘e  bombardato sul quartiere residenziale della città Semenovka. Poi ha riguadagnato l’altitudine e  nascosti di nuovo dietro l’aereo passeggeri. Poi se ne se ne andato. 
Volevano provocare la milizia a sparare  l’aereo passeggeri. Ci sarebbe una catastrofe globale. I civili sarebbero morti.
Poi avrebbero accusato che sono stati  i terroristi . 
Perché ci sono terroristi qui? Non ci sono persone normali che sono uscite  in difesa della propria città? 

Si tratta di una coincidenza bizzarra … o video di propaganda pura? O era la forza aerea ucraina davvero impegnata in tali imbrogli, e ha fatto di tutto perché accadesse lo shootdown del volo Malaysian 17?
Poscritto: l’economista irlandese Constantin Gurdgiev - nato in URSS ed educato negli Stati Uniti -tweet :
Trovo che questo non è credibile, TBH.
Ma il punto non è la credibilità. Mi spiego con un’analogia …
Un manager del circo viene ucciso in uno strano incidente, quando il gran peso  cade  su di lui..

Un video - girato un mese prima l’incidente -  Bozo il clown dice che sull’uomo forte è caduto con un peso molto pesante e quasi l’ha ucciso,  stava sperimentando un modo per “barare” con il sollevamento di pesi più pesanti di quanto non fosse in grado di reggere, stando in movimento.

Bozo è non è un testimone credibile.  Ma la sua affermazione è molto simile e vicina all’incidente di un mese prima -  relativo alla comportamento altamente inusuale del pesista - e questo merita ulteriori indagini.

Allo stesso modo, il militante - o forse un attore di propaganda a pagamento - non può essere un testimone credibile. Ma il fatto che il suo video è stato pubblicato un mese prima che l’aereo fosse abbattuto - che mostra comportamenti insoliti dalla forza aerea ucraina - per questo merita ulteriori indagini.

Antoni Simon Mossa, l’Indipendenza e la lingua sarda

Antoni Simon Mossa, l’Indipendenza e la lingua sarda
Antoni Simon Mossa
Simon Mossa è un architetto di talento, arredatore, urbanista e artista di genio, insegnante dell’istituto d’arte e scenografo, intellettuale dagli interessi pressoché enciclopedici e dalla forte sensibilità artistica, viaggiatore colto e curioso del nuovo e del diverso tanto da spaziare con gusto e competenza nell’ambito di una pluralità vastissima di arti: dalla letteratura alla pittura e alle arti popolari. 

Ma è anche brillante ideologo indipendentista e di un nuovo Sardismo, giornalista e polemista ironico e versatile, viaggiatore colto e aperto alle problematiche delle minoranze etniche mondiali, ma soprattutto europee. 
Conoscendole direttamente, si rende conto della drammatica minaccia di estinzione che pesa su di loro: oramai sul bilico della scomparsa. 
Contro di esse è in atto infatti un pericolosissimo processo di “genocidio”, soprattutto culturale ma anche politico e sociale. Si tratta di “minoranze” che “l’mperiale geometria delle capitali europee vorrebbe ammutolire”.
Simon Mossa aveva infatti verificato la tendenza del genocidio culturale e non solo, dei popoli senza stato, delle piccole patrie, incorporate e chiuse coattivamente nei grandi leviatani europei e mondiali, “entro un sistema artificioso di frontiere statali, sottoposti a controllo permanente, con evidenti fini di spersonalizzazione, ridotti all’impotenza e di continuo minacciati delle più feroci rappresaglie, se mai tentassero di rompere o indebolire la sacra unità della Patria”.
All’interno di tali minoranze colloca la Sardegna che considera una “unità o comunità etnica ben distinta dalle altre componenti dello Stato Italiano” Per annichilire l’identità etno-nazionale dei Sardi è in atto –secondo Simon Mossa– “un processo forzato di integrazione che minaccia l’identità culturale, linguistica ed etnica”, anche con la complicità di molti sardi che “si lasciano comprare”.
Uno degli elementi che per Simon Mossa devasta maggiormente l’Identità di un popolo è l’attacco alla cultura e alla lingua locale: in Sardegna dunque il divieto e la proibizione della cultura e della lingua sarda, segnatamente dell’uso pubblico del Sardo.
L’ideologo nazionalitario e indipendentista sa bene che un popolo senza Identità, in specie culturale e linguistica, è destinato a “morire”: Se saremmo assorbiti e inglobati nell’etnia dominante e non potremmo salvare la nostra lingua, usi costumi e tradizioni e con essi la nostra civiltà, saremmo inesorabilmente assorbiti e integrati nella cultura italiana e non esisteremo più come popolo sardo. Non avremmo più nulla da dare, più niente da ricevere. Né come individui né tanto meno come comunità sentiremo il legame struggente e profondo con la nostra origine ed allora veramente per la nostra terra non vi sarà più salvezza. Senza Sardi non si fa la Sardegna. I fenomeni di lacerazione del tessuto sociale sardo potranno così continuare, senza resistenza da parte dei Sardi, che come tali, più non esisteranno e così si continuerà con l’alienazione etnica, lo spopolamento, l’emarginazione economica. Ma questo discorso è valido nella misura in cui lo fanno proprio tutti i popoli parlanti una propria originale lingua e stanzianti in un territorio omogeneo, costituenti insomma una nazione che sia assoggettata e inglobata in uno Stato nel quale l’etnia dominante parli una lingua diversa”.
      Poliglotta e appassionato studioso di lingua e di linguistica – fra l’altro traduce in Sardo il Vangelo e scrive ottave deliziose – ritiene che “Il sardo lungi dall’essere un dialetto ridicolo è già, ma in ogni modo può e deve essere una lingua nella misura in cui sia parlato e scritto da un popolo libero e capace di riaffermare la propria identità”. A questo proposito pone questo interrogativo “Hai mai meditato su ciò che significa l’esclusione della nostra lingua madre dalle materie di insegnamento delle scuole pubbliche e il divieto di farne uso negli atti “ufficiali”? Ci regalano insegnanti di un italiano spesso approssimativo e zeppo di provincialismo e noi non abbiamo il diritto di esprimerci adeguatamente nella nostra lingua! Ci hanno privato del primordiale e più autenticamente strumento di comunicazione fra gli uomini!”.
   Sostiene ciò nel Luglio del 1967, molto prima che in Sardegna la questione del “Bilinguismo perfetto” diventasse oggetto di discussione prima e di iniziativa politica poi: a buona ragione possiamo perciò considerare Simon Mossa, il vero profeta e anticipatore delle proposte prima e della Legge regionale 26 sul Bilinguismo poi. Con acume e perspicacia aveva capito che il problema della Lingua sarda non era tanto o soltanto parlarla, magari nell’ambito familiare, ma scriverla e soprattutto insegnarla nelle Scuole e usarla nella Pubblica Amministrazione: il problema era cioè la sua ufficializzazione.
Oggi noi nel 2014 sappiamo bene che la Lingua sarda, al di fuori di questa prospettiva è destinata a morire o, al massimo, a vivacchiare e languire, marginalizzata e ghettizzata. Simon Mossa questo lo aveva capito ben più di 45 anni fa.