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venerdì 25 novembre 2016

LINGUA SARDA: FASCISMO E SEMINARIO DI CUGLIERI. LA ‘CATASTROFE’ ANTROPOLOGICA DEL SARDO

LINGUA SARDA: FASCISMO E SEMINARIO DI CUGLIERI. LA ‘CATASTROFE’ ANTROPOLOGICA DEL SARDO

Prof. Luigi Amedeo  Sanna 










Sabato scorso alla Conferenza sulla ‘prosa’ in lingua sarda ho fatto vedere con dati scientifici alla mano (1), e cioè con la documentazione, che un colpo quasi mortale fu inferto, tra gli anni trenta e quaranta, alla lingua dei Sardi, con due operazioni che, anche se non combinate, si diedero una mano per raggiungere ‘a bolla o a marolla’ (2) l’obiettivo.

Fu infatti l’avvento del fascismo degli anni venti/trenta con la sua ideologia integralista della nazione e della patria unica e pressoché nello stesso periodo la fondazione del Seminario teologico di Cuglieri che ‘tagliarono’ con cosciente programmazione e determinazione l’elemento base e fondante dell’identità. Poi arrivò il giacobinismo della scuola ‘antropologica’ (politica) della seconda metà del Novecento con i suoi ‘miti al contrario’ (le bufale storiche) a tentare il completamento del successo in una guerra linguistica e psicologica ad ami impari (3) che aveva lasciato quasi solo macerie Ma quest’ultima è una storia sull’antisardismo, tutta da scrivere, non trattata nella Conferenza, che abbiamo lasciato alle successive Conferenze degli anni a venire, quelle annunciate che organizzerà il Comune di Assolo (4).

Sulla energia con la quale il fascismo cercò di sradicare la lingua dei Sardi, persino giudicando obsoleta ed inutile la poesia, tutti sanno (o in molti dovrebbero sapere). E’ notissima nella storia della lingua e della letteratura in Sardegna la polemica che ci fu in quegli anni tra il fascista Anchisi e il nostro Antioco Casula (Montanaru), l’uno detrattore quasi fino al disprezzo della ‘poesia’ sarda e l’altro difensore, soprattutto con l’esempio dei suoi versi dell’espressione unica ed originale letteraria sarda.
Tanto difensore che mentre in Italia ci si affannava, attraverso il dibattito teorico ‘poesia’ e ‘non poesia’ del filosofo Croce e dei suoi antagonisti (tra questi il sardo Gramsci), a dare una definizione di ‘poesia’, il poeta di Desulo sornionamente e con garbo insuperabile così entrava, in lingua sarda, nel detto dibattito: It’est sa Poesia? Esta sa lontana/ bella immagine bida e non toccada/ unu vanu disizu, una mirada/ unu raggiu ‘e sole in sa ventana/ Sas armonias de una serenada/ o sa ‘oghe penosa e disperada de su ‘entu / tirende a tramontana […] It’est sa poesia? Sa poesia est totu / si nos animat cudd’impetu sinceru / e nos faghet cun s’anima cantare.
Si era lontani ancora dal tentare di valorizzare, come accadde dagli anni Ottanta in poi del Novecento, anche la prosa in lingua sarda ma la nascita ( dei racconti e dei romanzi di oggi) e la crescita di questa va ricercata nella resistenza del poeta sardo che fece vedere con le ‘cose’ la qualità dell’espressione, anche storica e non solo del suo periodo, del sardo in tutte le sue varianti.

Sulla prosa letteraria in lingua sarda si hanno idee sbagliate e confuse sulla sua esistenza storica. Mi è capitato più di una volta di polemizzare con studiosi della letteratura della Sardegna che hanno negato o taciuto sulla sua consistenza quando invece, lasciando da parte la ‘prosa alta letteraria formale’ del Carta del logu), dal Concilio Tridentino in poi si diede inizio alla creazione di un vero e proprio genere formale prosastico e cioè alla predica recitata e scritta in ‘vulgari sermone’ (5) , si può dire, in ogni angolo della Sardegna. Una prosa che, in pochissimo tempo crebbe tanto da essere ‘normata’ da rigide regole che praticamente furono del tutto ‘codificate’ con il Consiglio plenario provinciale del 1606, indetto dal Vescovo Bacallar. In questo venne sancita la forma della prosa in sardo, prima ovviamente da scriversi e poi da recitarsi (6) . Si noti questo canone (7) delle deliberazioni : Caveant concionatores ne ostendendae doctrinae causa difficiles admodum atque inanes quaestiones exagitent et a jocosis et ridiculis verbis prorsus abstineant (Si guardino i concionatori, mossi dall’intento di ostentare la loro dottrina e la loro eloquenza, dal trattare argomenti troppo difficili e senza utilità pratica; e si astengano del tutto dall’uso di un lessico scherzoso e che susciti la risata).

La prosa della predica in lingua sarda (vulgaris sermo) viene così disciplinata: argomenti semplici, recitati in modo semplice ma in modo ‘gravis’, sempre serio. Naturalmente questa fu la traccia ma chiunque legge una predica in sardo del Seicento (5), del Settecento, dell’Ottocento e della prima metà del Novecento si rende subito conto che i predicatori cercarono sempre di rendere la forma espressiva e/o molto espressiva trattandola ‘letterariamente’, cioè con tutti gli espedienti tipici della prosa oratoria del passato (latina e greca) e del presente, anche sulla base di ‘exempla’ castigliani (spagnoli) e italiani. E leggendo alcune prediche del famosissimo Pietro Casu di Berchidda ci si rende conto che, con il garbo e l’opportunità, qualche volta anche il ‘riso’ degli ‘iscurtantis’ poteva essere provocato, soprattutto se esso aveva il fine di allontanare il peccatore dal peccato. Nell’Ottocento sorse in Oristano, per merito dell’Arcivescovo di Oristano, Antoni (7) Soggiu una vera e propria scuola di produzione di prediche e di recitazione con tanto di manuale (8) che, anche se indirizzato ai seminaristi del Seminario Tridentino di Oristano, in realtà era esteso a tutti i Seminari della Sardegna (9).

Questa prosa, ignorata dagli studiosi, sardi e non, praticamente sino alla nostra pubblicazione sulla letteratura sarda alla fine del secolo scorso (10), ebbe quindi una vita lunghissima (quasi quattro secoli!) e fu abbondantissima. Le nostre ricerche, solo per le Diocesi di Oristano, Ales e Terralba, hanno permesso di individuare una produzione manoscritta (ma qualche volta anche data alle stampe) di oltre seicento prediche in lingua ‘campidanese’ (il più dei casi) e in lingua ‘logudorese’, quindi nella lingua della koinè (11) dei due macrosistemi della lingua sarda. Questo vuol dire che, con ogni probabilità delle ricerche più mirate, nel resto della Sardegna potrebbero portare quel numero al doppio o al triplo facendo vedere quale importanza sul piano della predica ma anche sul piano della ‘forma prosastica’ ebbe la produzione oratoria dei preti, dei canonici, dei vescovi e degli arcivescovi Sardi.

Abbondantissima certo, ma essa (incredibile a dirsi!) scomparve, come si è detto, nel giro di qualche decennio, con le imposizioni politiche del fascismo e con gli atti cogenti religiosi didattici del Seminario di Cuglieri. Fu quest’ultimo in particolare la causa di una vera e propria catastrofe antropologica di cui paghiamo ancora le conseguenze con i dibattiti più o meno accesi a proposito de ‘sa limba’. Gli insegnanti di Cuglieri, tutti o quasi tutti continentali di Torino, imposero ai giovanissimi seminariristi, l’uso dell’italiano non solo nelle aule a scuola ma anche al di fuori di queste e annullarono lo studio della storia della Sardegna (12). Ma, fatto gravissimo per le sue conseguenze, trattennero quelli che erano poco più che bambini, in tempo di vacanze estive e natalizie, per impedire loro di usare il sardo a casa o, perlomeno, usarlo il meno possibile. Credo che non ci voglia molta intelligenza per capire che gli insegnanti torinesi volessero ottenere il risultato pratico di giovani sacerdoti che sarebbero andati nelle loro parrocchie di affidamento parlando in italiano, insegnando in italiano, celebrando in italiano e predicando in italiano.

Per far vedere gli effetti di quella che non a caso abbiamo chiamato ‘catastrofe’ (mutamento radicale) forniamo una tabella sulla predicazione in sardo e in italiano del canonico Efisio Marras di Allai e un documento scritto del 1938 relativo all’inizio di una predica in sardo campi danese sempre dello stesso Marras (13):
Dal Corpus (preigas) .
Prediche recitate in Oristano dal canonico in 12 chiese:
in lingua sarda campi danese : 63
in lingua italiana: 23
Prediche recitate nelle ville delle diocesi di Oristano, Ales e Terralba:
in lingua sarda campidanese: 591
in lingua italiana: 92
Incipit della predica su Santu Lussurgiu (Corpus, 74) recitata in Usellus (anno 1928)

Cristianus carissimus, nosaterus seu fillus de Santus: su sanguni chi scurrit in is venas nostras est sanguni de is martiris de sa fidi. Sa storia nostra giaghì non est ateru che storia de continua sclavitudini amada de si gloriai de su splendori de cuscus erois chi hant combattiu po dogna giusta libertadi, sa libertadi de sa patria e sa libertadi de sa religioni. Calis custas glorias? Sa storia nostras sunt pagas paraulas: Cartagini, Roma, is Vandalus, Pisa e Genova, Sa Spagna. Is monumentus nostrus funti is nuraghis, is casteddus isciusciaus, is barracas de is pastoris. Is erois nostrus? Amsicora, Yosto, Eleonora, Leonardo de Alagon, Giovanni Maria Angioi. E custu est totu su chi teneus de grandu memorias, de is calis podeus imparai e pigai ispirazioni po s’avvenire de sa patria. Ebbenis ancora chi pagas siant is glorias civilis nos si depit cunfortai su pentzai chi de medas e ateras glorias si podeus gloriai ….


Questa era dunque la situazione del sardo meno di un secolo fa e questi erano i predicatori amanti della storia della Sardegna. Poi in venti anni ci fu un vero e proprio tsunami e tutto o quasi tutto fu raso al suolo. Quante sono oggi le prediche reciate in sardo ? Nessuna. Le conoscete oggi le prediche dei parroci sardi dissardizzati o dei vescovi sardi e continentali? Se non le conoscete, dato il loro squallore e l’assenza totale di passione ‘nazionale’ e ‘patria’, non vi perdete nulla. Neanche l’arte della predica in italiano, non dico in sardo.


Note e indicazioni bibliografiche

1. I dati statistici e storici sono stati offerti sulla scorta della documentazione di oltre 500 prediche manoscritte e sulle circa 100 prediche pubblicate nel corso di tre secoli e più di predicazione.
2. Volenti o nolenti (lett. con voglia o di mala voglia)
3. Negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, complici anche le Università della Sardegna e i docenti delle facoltà umanistiche (tranne qualche esempio di studiosi come il linguista Antonio Sanna) fu organizzata una lotta politica contro il ‘sardismo’ (e l’autonomismo in generale) e contro quelli che venivano giudicati ‘miti’ creati ad arte dai sardi ‘sconfitti’ e sublimanti la triste realtà con un passato di ‘glorie’ mai esistito. Sulle basi di un internazionalismo di maniera e di un nazionalismo italocentrico, fu negato tutto di tutto: che i Sardi costituissero una ‘nazione’, che avessero una lingua, che avessero una loro specifica letteratura, un loro grandioso passato. A tale scopo furono fondate delle riviste falsamente ‘gramsciane’, perché prive spesso di qualsiasi rigore storicistico, dedite soprattutto ad abbattere sistematicamente gli idoli storici (quelli così fortemente ‘gridati’ invece dai predicatori sardi dell’Ottocento e del Novecento). Le aule universitarie, dove più dove meno, furono palestre di annichilimento della sardità anche di quella più moderata. Ricordiamo una conferenza che si tenne in Oristano sul Basso Medioevo durante la quale alcuni giovani storici sardi fecero a gara, sulla base di categorie critiche non pertinenti, per ridimensionare il ruolo di Eleonora d’Arborea nella storia della Sardegna. Persino la Carta de Logu fu giudicata ‘in fondo’ ben poca cosa. La Presidente della Camera dei deputati Nilde Jotti, presente al Convegno, perse letteralmente le staffe (anche come donna) per quella ‘ingenerosità’ collettiva accademica, tenendo una lezione di equilibrio magistrale sulla ‘grandezza’ della Giudicessa oristanese (regina) di quel tempo, ritenendola una delle donne più rappresentative nel panorama politico, sociale e legislativo europeo. E tutti zitti zitti, naturalmente, dopo le sonore bacchettate di ‘vertice’.
4. Questa la promessa del Sindaco Minnei. Certo è che un piccolissimo comune che si mettesse alla guida su di un campo così specifico come quello della ‘prosa’ in lingua sarda potrebbe infondere coraggio per ‘comunità’, anche più grandi, in grado di arrestare politicamente il fenomeno della scomparsa della lingua sarda. Sulla base anche della considerazione che la desertificazione della Sardegna rurale non è dovuta a motivi solo economici ma anche e soprattutto culturali. I sardi né carne né pesce, privi della loro identità, soprattutto linguistica, non hanno saputo dare (e ancora non sanno dare) risposte adeguate alla ‘crisi che non è di questi giorni, mesi e anni, ma di cinquanta e più anni, con la nascita dell’era industriale. Forse studi specifici, condotti con rigore, su materie specifiche possono contribuire a risanare e ad riequilibrare una società come quella sarda sempre di più priva di ‘valori’, ‘invidiosa’ delle ‘tanche’ altrui e sempre più ingannata psicologicamente dalla globalizzazione.
5. L’espressione ‘vulgaris sermo’ non ha connotazioni negative. Significa, alla lettera, la lingua del ‘vulgus’, cioè del popolo sardo.
6. Sanna G., 2002, Pulpito, politica e letteratura. Predica e predicatori in lingua sarda. S’Alvure editore Oristano, passim.
7. Sanna G., 2002, Pulpito, politica, ecc. cit. cap. 4, p. 41.
8. Soggiu A., 1841,Lezioni di sacra predicazione per i seminaristi di Oristano.
9. Sanna G., 2002, Pulpito, politica, ecc. cit. cap. 7, pp. 71 - 81.
10. Atzori G. - Sanna G., 1996 -1998, Lingua Conunicazione Letteratura, voll. I – II, Edizioni Castello, Quartu Sant’Elena (Cagliari).
11. L’aspetto che più colpisce della produzione delle prediche in lingua sarda è quello della koinè linguistica elaborata e, direi, quasi codificata, nel corso di due secoli. Per consenso comune, forse solo con saltuarie consultazioni epistolari e senza i dibattiti defatiganti di oggi sul come scrivere il sardo e ‘quale’ sardo adoperare, si formarono praticamente due lingue di livello prosastico medio-alto. In ragione di questo notevole ‘deposito’ linguistico letterario, Il sardo odierno della prosa, secondo me, dovrebbe rifarsi e ispirarsi anche ai due modelli otto - novecenteschi, soprattutto ai modelli della prosa alta e stilisticamente valida della predicazione, purtroppo così poco conosciuta nonostante la ricchissima documentazione.
12. Si ricordi che detto studio all’unanimità era stato promosso nel 1924 nei lavori delle sessioni del Consiglio plenario dei vescovi sardi cioè poco tempo prima. Va detto subito, per la verità storica, che la chiesa sarda in genere cercò di fare resistenza e si mostrò alquanto ostile alle iniziative dirigistiche ‘italianiste’ e non furono pochi gli attriti tra le due istituzioni. Sta di fatto però che, anno dopo anno, la politica culturale del Seminario di Cuglieri fece scuola e in tempi molto rapidi. E la dissennata dissardizzazione linguistica e storica del clero sardo dell’Isola, subito intuita e pertanto osteggiata dai vescovi sardi, interpreti e garanti questi della specificità e della sardità nella ‘cura animarum’, apportò un' immane catastrofe alla ‘nazione’ sarda.
13. Efisio Marras nacque in Allai nel 1883 da Giuseppe e da Peppica Pippia. Fu alunno e poi, una volta conseguita la laurea in Teologia a Roma, insegnante nel Seminario Tridentino di Oristano. Dirigente e attivista dell’azione cattolica, valentissimo e rinomato predicatore, ci ha lasciato un corpus di 175 prediche. Di queste 134 in lingua sarda campidanese o meridionale. Morì nel 1966 presso le suore dell’Opera Pia Cottolengo. Il corpus delle prediche si trova custodito presso la biblioteca del Seminario oristanese.

Siamo in fase di rialzo, maggiori tassi di interesse, una grande recessione e un gigantesco Crollo della Borsa

Siamo in fase di rialzo, maggiori tassi di interesse, una grande recessione  e un gigantesco Crollo della Borsa

Michael Snyder
theeconomiccollapse







Dalla vittoria delle elezioni di Donald Trump  abbiamo visto l'incidente  peggiore in 15 anni . Gli investitori obbligazionari globali hanno visto migliaia di miliardi di dollari spazzati via dal 8 novembre, e gli analisti avvertono di un'altra settimana difficile.

Il consenso generale nella comunità degli investitori è che un'amministrazione Trump significherà l'inflazione molto più alta, e di conseguenza gli investitori stanno già iniziando a chiedere tassi di interesse più elevati. Purtroppo per tutti noi, la storia ha dimostrato che i tassi di interesse più elevati provocano sempre un rallentamento economico. E questo ha perfettamente senso, perché l'attività economica rallenta naturalmente quando diventa più costoso prendere a prestito denaro. L'amministrazione Obama aveva già impostato per la prossima presidenza una grave recessione in ogni caso, ma ora questo incidente rischia di anticiparlo anziché procrastinarlo.

Per coloro che non hanno familiarità con il mercato obbligazionario, quando i rendimenti salgono i prezzi delle obbligazioni scendono. E quando i prezzi delle obbligazioni scendono,  è una cattiva notizia per la crescita economica.

Così abbiamo generalmente che non vogliamo che i rendimenti  salgano.

Purtroppo, i rendimenti sono in assoluta impennata nelle ultimi due settimane, e il rendimento di 10 anni dei Buoni del Tesoro è ora saltato "un intero punto percentuale da luglio" ...

Il 10 anni rendimento del Tesoro è saltato al 2,36% a fine contrattazioni di Venerdì, il più alto dal dicembre 2015, fino a 66 punti base dopo le elezioni, e fino a un punto percentuale pieno da luglio! 
Il rendimento a 10 anni è a un punto critico. In termini di realtà, la prima cosa che potrebbe accadere è un aumento dei tassi da parte della Fed nel mese di dicembre, dopo un anno di flip-flop. Un gran numero di dichiarazioni post-elettorali da parte dei capi della Fed - tra cui Yellen sul "relativamente presto" - hanno spinto le probabilità di un rialzo dei tassi al 98%.

Come ho notato l'altro giorno , tante cose nel nostro sistema finanziario sono legati ai rendimenti sulle note del Tesoro USA. Basta guardare a ciò che sta accadendo ai mutui.Come ha notato Lupo Richter , il tasso medio sui mutui a 30 anni sta girando verso la stratosfera ...

La carneficina delle obbligazioni ha conseguenze. Il tasso di interesse medio del mutuo fisso a 30 anni a partire da Venerdì è stato citato a 4,125% per i punteggi di credito al top. Questo è  a circa 0,5 punti percentuali da poco prima delle elezioni, secondo  Daily News . Ha messo il mese "su un breve elenco dei 4 mesi peggiori da più di un decennio."

Se i tassi ipotecari continuano a sparare alto, ci sarà un altro crollo immobiliare.

Tassi sui prestiti auto, carte di credito e prestiti agli studenti saranno anch'essi colpiti. Tutto il nostro sistema economico, diventerà molto più costoso prendere in prestito denaro, e inevitabilmente rallenterà l'economia nel suo complesso verso il basso.

Perché gli investitori obbligazionari sono così al limite, in questi giorni, è a causa di affermazioni come questa da Steve Bannon ...

In un'amministrazione nascente che sembra, nella migliore delle ipotesi, a caso nelle sue convinzioni, Bannon può sembrare non solo una voce mirata, ma quasi un messia:
"Come il populismo [Andrew] di Jackson, stiamo creando un nuovo movimento politico," dice. "E' tutto quel che concerne i lavori. I conservatori stanno impazzendo. Sono il tipo che spinge un piano relativo alle infrastrutture per migliaia di miliardi. Con tassi di interesse negativi in tutto il mondo, è la migliore opportunità per ricostruire tutto. Dai cantieri navali, alle ferriere, per farli rialzare da terra.Stiamo solo andando a dargli un appoggio per vedere se può aderire. Sarà emozionante come nel 1930, rivoluzione più grande di quella di  Reagan - i conservatori, più populisti, in un movimentoeconomico nazionalista.
Steve Bannon sta per essere una delle voci più influenti della nuova amministrazione Trump, e lui è assolutamente determinato a ottenere questo "piano di infrastrutture da miliardi dollari", attraverso il Congresso.

E questo sta a significare molti  più prestiti e molta più spesa per un governo che è già sul passo di aggiungere 2,4 miliardi di dollari per il debito nazionale in questo anno fiscale.

Purtroppo, tutto questo avviene in un momento in cui l'economia americana sta iniziando a mostrare significativi segni di rallentamento. E' in fase di proiezione che vedremo un sesto calo diritto degli utili anno su anno per l'indice S & P 500, e la produzione industriale si è contratta per 14 mesi di fila .

La verità è che l'economia sta a malapena a galla da molto certo tempo, e non ci vorrà molto per spingerci oltre il limite. Il testo seguente è di  da Lance Roberts ...
Con un'economi al di sotto del 2% di crescita, i consumatori già fortemente indebitati, la crescita debole dei salari per la maggior parte degli americani, non c'è molto spazio di manovra per errori commessi dalla politica.
Unire l'economia debole a tassi di interesse più elevati, il consumo che ha un impatto negativo, e un dollaro più forte, che pesa sulle esportazioni, avrete una reale potenziale recessione che si verificherà molto presto.
Sì, il mercato azionario è salito subito dopo l'elezione di Trump, ma non è a causa delle condizioni economiche  migliorate.

Se si guarda alla storia, un crollo del mercato azionario segue quasi sempre un incidente importante. Quindi, se i prezzi delle obbligazioni continuano a scendere rapidamente è un segno molto inquietante per gli operatori di borsa.

E la storia ci ha anche dimostrato che nessun mercato toro può sopravvivere a una grave recessione. Se l'economia soffre di una grave recessione, nella gestione Trump, è inevitabile che i prezzi delle azioni seguiranno.

Gli ultimi giorni dell'amministrazione Obama ci hanno dato tassi di interesse più elevati, una grave recessione e un crollo del grande mercato azionario.

Naturalmente i problemi che si verificheranno dopo 20 gennaio 2017 saranno attribuiti a Trump, ma la verità è che Obama sarà  responsabile di ciò che accade anche dopo che  Trump sarà al potere.

In questo momento molte persone si cullano con un senso di compiacimento, perché Donald Trump ha vinto le elezioni.

Questo è un enorme errore.

Una botta  è già stata avvertita nel mondo finanziario, e questa scossa potrebbe divenire facilmente una valanga.

Non è il momento di festeggiare. Piuttosto, è il momento di chiudere i boccaporti e prepararsi a un mare molto mosso.

Tutte le cose che tanti esperti hanno avvertito che stavano arrivando potrebbero essere state ritardate per un po , ma è senza dubbio ancora sulla strada.

Quindi preparatevi mentre è ancora possibile, perché il tempo sta per scadere.