GRECIA: Sale il rischio Grexit a orologeria Alcuni deputati ellenici parlano di ritorno alla dracma
E il probabile ambasciatore Usa presso l’Ue, Malloch, vede con favore questa soluzione. Il caos ad Atene potrebbe influenzare il voto francese
Sale sempre di più la febbre della Grecia. Per il Fondo monetario internazionale se l’economia ellenica non tornerà sulla retta via e se il debito non verrà ridotto, il Paese potrebbe rischiare nuovamente una crisi di liquidità che, in assenza di un ulteriore sostegno da parte dei creditori, «potrebbe riaccendere i timori sulla Grexit». La risposta del ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos, non si è fatta attendere: la valutazione del Fondo ignora i dati più recenti. Mentre il governatore della Banca centrale, Yannis Stournaras, ha detto che il Fmi sottovaluta i progressi fatti nel settore finanziario ed è troppo pessimista.
E Kostas Katsikis, deputato del Partito dei greci indipendenti, partner di governo di Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras, ha dichiarato che, poiché le promesse dei creditori di estendere il debito o di tagliarlo non si sono materializzate, «lo scenario di un ritorno alla valuta nazionale non può essere escluso». Mentre un deputato di Syriza, Christos Simorelis, ha rivelato che il governo sta preparando un referendum sulle misure di austerità aggiuntive richieste dal Fondo.
La vicenda greca a questo punto si intreccia al calendario elettorale europeo. Secondo Katsikis, «se non si trova una soluzione entro febbraio o marzo, allora la sola via d’uscita è un verdetto popolare». Non si capisce se parli di elezioni anticipate o di un referendum. Il tutto avverrebbe comunque nell’imminenza delle elezioni olandesi, che si terranno il 15 marzo. Qualcuno potrebbe essere tentato di far saltare la Grecia per influenzare questo voto, dove gli euroscettici stanno guadagnando terreno nei sondaggi.
Si potrebbe poi decidere di allungare i tempi dell’esame dei creditori (ne fanno parte anche la Ue e la Bce) e spostare il verdetto a giugno, quando Atene dovrà per forza rispettare i suoi obblighi finanziari pena la bancarotta. E allora la partita si giocherebbe nel periodo delle elezioni francesi: il 7 maggio ci sarà il secondo turno delle presidenziali, mentre il voto per il parlamento si terrà l’11 e il 18 giugno. Il caos in Grecia potrebbe influenzare soprattutto quest’ultimo voto. In caso di vittoria di Marine Le Pen, si cercherebbe infatti di avere almeno un parlamento a lei ostile in modo da ostacolare le sue iniziative anti-Ue. Rispetto al referendum del 2015, poi disatteso da Tsipras che ha ottemperato a tutte le richieste dei creditori, stavolta ci sarebbe una piccola differenza: gli Stati Uniti non si opporrebbero alla Grexit, anzi. Il probabile prossimo ambasciatore Usa presso la Ue, Ted Malloch, ha detto di essere favorevole all’uscita della Grecia dall’euro, cosa che succederà, su richiesta di Atene, al massimo nel giro di 18 mesi.
Marcello Bussi, MF 9 febbraio 2017
E il probabile ambasciatore Usa presso l’Ue, Malloch, vede con favore questa soluzione. Il caos ad Atene potrebbe influenzare il voto francese
Sale sempre di più la febbre della Grecia. Per il Fondo monetario internazionale se l’economia ellenica non tornerà sulla retta via e se il debito non verrà ridotto, il Paese potrebbe rischiare nuovamente una crisi di liquidità che, in assenza di un ulteriore sostegno da parte dei creditori, «potrebbe riaccendere i timori sulla Grexit». La risposta del ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos, non si è fatta attendere: la valutazione del Fondo ignora i dati più recenti. Mentre il governatore della Banca centrale, Yannis Stournaras, ha detto che il Fmi sottovaluta i progressi fatti nel settore finanziario ed è troppo pessimista.
E Kostas Katsikis, deputato del Partito dei greci indipendenti, partner di governo di Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras, ha dichiarato che, poiché le promesse dei creditori di estendere il debito o di tagliarlo non si sono materializzate, «lo scenario di un ritorno alla valuta nazionale non può essere escluso». Mentre un deputato di Syriza, Christos Simorelis, ha rivelato che il governo sta preparando un referendum sulle misure di austerità aggiuntive richieste dal Fondo.
La vicenda greca a questo punto si intreccia al calendario elettorale europeo. Secondo Katsikis, «se non si trova una soluzione entro febbraio o marzo, allora la sola via d’uscita è un verdetto popolare». Non si capisce se parli di elezioni anticipate o di un referendum. Il tutto avverrebbe comunque nell’imminenza delle elezioni olandesi, che si terranno il 15 marzo. Qualcuno potrebbe essere tentato di far saltare la Grecia per influenzare questo voto, dove gli euroscettici stanno guadagnando terreno nei sondaggi.
Si potrebbe poi decidere di allungare i tempi dell’esame dei creditori (ne fanno parte anche la Ue e la Bce) e spostare il verdetto a giugno, quando Atene dovrà per forza rispettare i suoi obblighi finanziari pena la bancarotta. E allora la partita si giocherebbe nel periodo delle elezioni francesi: il 7 maggio ci sarà il secondo turno delle presidenziali, mentre il voto per il parlamento si terrà l’11 e il 18 giugno. Il caos in Grecia potrebbe influenzare soprattutto quest’ultimo voto. In caso di vittoria di Marine Le Pen, si cercherebbe infatti di avere almeno un parlamento a lei ostile in modo da ostacolare le sue iniziative anti-Ue. Rispetto al referendum del 2015, poi disatteso da Tsipras che ha ottemperato a tutte le richieste dei creditori, stavolta ci sarebbe una piccola differenza: gli Stati Uniti non si opporrebbero alla Grexit, anzi. Il probabile prossimo ambasciatore Usa presso la Ue, Ted Malloch, ha detto di essere favorevole all’uscita della Grecia dall’euro, cosa che succederà, su richiesta di Atene, al massimo nel giro di 18 mesi.
Marcello Bussi, MF 9 febbraio 2017