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mercoledì 29 aprile 2020

“DISTANZIAMENTO SOCIALE" UNA PRASSI SANITARIA E/O UNA FILOSOFIA DELLA SOLITUDINE E DELLA PASSIVITA'

“DISTANZIAMENTO SOCIALE" UNA PRASSI SANITARIA E/O UNA FILOSOFIA DELLA SOLITUDINE E DELLA PASSIVITA'


Antonello Boassa 




L’unico modo per combattere la peste è essere onestiAlbert Camus

Da giovinetto lessi "Massa e potere" di Elias Canetti 1) e ne rimasi fortemente toccato. Uno di quei libri che effettivamente ti possono cambiare la vita. Leggendo Giorgio Agamben 2) che lo cita per poter disporre di uno strumento di analisi dirompente per comprendere meglio la miseria dei nostri tempi, non ho potuto fare a meno di ricordare la mia felicità quando mi ritrovavo in una moltitudine di persone.

Non penso solo alle manifestazioni politiche cui ho partecipato a Roma, a Milano, a Cagliari, a Napoli… Ma anche alla partecipazione ad eventi musicali, a partite di calcio, alle folle smisurate della festa di S. Efisio a Cagliari per celebrare il santo che liberò dalla peste la città (poco importa il mio ateismo).

Un senso di benessere, di eternità dell'attimo, di simpatia per le persone che mi circondavano e che mi sembravano almeno per qualche istante tutte compartecipi non solo dello stesso evento ma di un comune destino...

Mi ricordo che ritornando al nido, assieme ai tanti che si disperdevano nelle strade, mi capitava, a volte, anche in gradita compagnia, di avere dei fremiti di malinconia per la "fine" di un'emozione che mi sembrava sempre irripetibile...

Per Canetti, nella massa " chiunque ci venga addosso è uguale a noi...lo sentiamo come ci sentiamo noi stessi,,, è come se tutto accadesse in un unico corpo...”
Ciò che mi aveva colpito allora, leggendo quelle pagine, fu il riconoscimento delle mie emozioni, delle mie sensazioni in quei bagni di folla che mi davano l'immagine di una società che poteva essere di uguali nel lavoro, nella dignità, qualora questa uguaglianza, che io avvertivo quando il mio corpo era mischiato con altri corpi, fosse possibile nella quotidianità, nelle relazioni, nel contatto con uomini e donne.

Il termine "distanziamento sociale" è usato, si dice, per garantire la salute di tutti...da qui il martellamento mediatico, l'ossessione didattica di coinvolgere ogni cittadino/a nella difesa del bene comune. Mi astengo da una valutazione sulla validità di questa misura quando è estesa, fin troppo, fino a comprendere aree spaziali o percorsi o attività non a rischio o a rischio minimo, senza distinzione tra presunti focolai e zone dove sia sufficiente il solo contenimento

Mi interessa qui, ora, soffermarmi su quelle filosofie che emergono dal concetto di "distanziamento sociale" e che scorgono nel Covid19 un'occasione perché nulla sia come prima, che le scuole, ad esempio, non siano assiepate da bambini/e, e da ragazzi/e ma che possano usufruire di un insegnamento "a distanza", dove ogni alunno, nella sua stanza attrezzata, con un monitor, possa collegarsi con il docente( magari robotizzato) e imparare, senza avere contatti fisici con i suoi compagni, con le sue compagne, senza perdere tempi in scherzi, in chiacchere inutili (straordinaria l'ironia di Isaac Asimov quando narrava della scuola del futuro e quanto ci azzeccava)

I più fanatici presenti nelle istituzioni, come anche nella strada (sardinisti, ossia Prodiani di risulta) ci profetizzano che le mascherine, i guanti, forse anche visiere in plexiglass, saranno, assieme al distanziamento sociale, una norma del futuro immediato, forse anche per due anni, per non rischiare una burrasca di ritorno del tremendo virus…almeno fino a quando non disporremo di un vaccino che sarebbe opportuno obbligatorio, magari digitale, con schema a barre, come proposto dal malthusiano Billy Gates (un vaccino che non servirà, date le continue mutazioni del Covid 19, a nulla ma comunque a rimpinguare le casse di Big Pharma).

Se poi non riapparisse il Covid, un altro sorgerà (naturale o artificiale che sia)…del resto le sindromi influenzali non sono ricorrenti anno dopo anno ? Se il virus dovesse risultare meno letale del Covid (0,5 con calcoli seri relativi ai contagi stimati ben al di là dei tamponi effettuati) poco importa. Basta assommare ai decessi del nuovo “morbo” decessi per altre patologie (del resto sono pratiche già utilizzate attualmente con il Covid) e far lavorare sodo nei media i menestrelli usi (vedi Mentana) a colossali farfanterie…

Ciò che importa è che il terrore rimanga nelle nostre menti. Il panico diffuso favorirà il distanziamento sociale propedeutico alla disgregazione delle relazioni sociali, ad un atomismo foriero di malattie psichiche e di impoverimento culturale e morale. Il panico penetrato fin dentro le nostre ossa ci renderà obbedienti ai diktat della teocrazia finanziaria-politica-scientifica…e saremo contenti, ritornati bambini, dei privilegi che ci doneranno (potrebbe essere un metro in meno di distanza, potrebbe essere il permesso di avvicinarsi all’amante, di toccare i libri in una cartolibreria…).

E, nel mentre, il Potere disporrà dell’economia, del lavoro, dello stato sociale, come meglio crederà. Il neoliberismo ha dato finora risultati non del tutto soddisfacenti perché non ha potuto dispiegarsi completamente. Senza lacci e lacciuoli creati da un popolo ribelle, potrà privatizzare anche mari e oceani, trivellare l’artico e l’antartico e disporre così dell’helicopter money per dispensare moneta ai miliardi di plebei che non avranno più nulla, neanche la capacità di abbracciarsi l’un l’altro nella comune sventura.

A tanto non c’era arrivato neanche il geniale Aldous Huxley, con il suo “Mondo nuovo


NOTE

1) Elias Canetti, scrittore bulgaro “Massa e potere” Milano 1972 
2) Giorgio Agamben “Distanziamento sociale” Quodlibet 6/4/20 
3) Aldous Huxley “Il mondo nuovo” Milano 1962

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