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mercoledì 15 luglio 2020

Manifesto per la tutela della Specie Umana

Manifesto per la tutela della Specie Umana
Sergio Martella* (psicologo psicoterapeuta).
Michela Maffei

Ben sappiamo come l’informazione sia lo specchio necessario per fornire quel feedback della coscienza collettiva indispensabile per il singolo individuo nell’orientamento del suo bisogno umano di essere e di capire ed ancor più importante per la collettività civile nel suo bisogno di avere un referente affidabile in cui riconoscersi come entità che vive, partecipa e si sviluppa nella costruzione del reale.
L’informazione è il senso stesso della dignità di vivere nella libertà possibile e condivisa dell’identità comune. È paragonabile agli specchietti retrovisori ed ai fari di un’auto come prolungamenti sensoriali del guidatore. A patto che sia lui a guidare, ovviamente.
La sensazione diffusa da molto tempo ormai è che, invece, ci sia una sorta di direttività esterna, una cappa opaca che filtra e predispone il flusso delle notizie riducendole ad una sorta di prescrizione di orientamento del pensiero e delle opinioni su una linea omogenea, diffusa su scala mondiale, che non ammette confronti o dubbi sull’interpretazione di eventi talvolta veri, spesso improbabili, ma a cui viene dato un risalto artificiale. Il marketing dell’informazione commerciale ci spiega che bisogna fornire uno specchio in cui l’opinione corrente possa riconoscersi, che ciò che si scrive o si mostra non è che il desiderio stesso della popolazione nella sua accezione più mediocre. Ma questo equivale già ad ammettere una manipolazione programmata, dal momento che l’informazione dovrebbe essere un processo autonomo e non influenzato da alcuna gamma di preconcetti. L’informazione è soprattutto un servizio, non solo un prodotto. Il suo potere è strategico, tant’è vero che la proprietà dei mezzi di informazione subisce le leggi della concentrazione commerciale anche a costo di vendere sottocosto la linea editoriale del gruppo dirigente.
Il problema già di per sé costituisce materia storica di conflitto con i principi democratici costituzionali, ma diventa addirittura drammatico quando assume le proporzioni direttive e prescrittive degli ultimi decenni. Si legge tra le righe di questo conformismo mediatico, ammaestrato da pochissime fonti internazionali, un vero e proprio disegno ideologico che crea, anziché descrivere, gli scenari e le narrazioni obbligate a cui tutti devono fare riferimento, tralasciando come invisibili temi anche di enorme importanza, per esempio il lavoro, la qualità della vita, l’uso migliorativo e compatibile della tecnologia, la ridistribuzione di ricchezza nata da uno sterminato benessere potenziale che l’umanità ha raggiunto in modo inedito nella storia.
Non si capisce come si possano coniugare paradigmi contraddittori come la retorica assordante dei viaggi spaziali e la reintroduzione forzata — ma descritta come migrazione “naturale” e “spontanea”  — della schiavitù di ritorno nelle metropoli occidentali. Come si può assistere alla massificazione dell’ingiustizia e della miseria quando si possono ipotizzare colonizzazioni umane su altri pianeti?
Qui gioca un ruolo significativo la constatazione innegabile che intorno a tutta questa complessità sociale vi sia però una ristretta cerchia di enti decisionali, finanziari e politici che accentrano tutto il potere e le decisioni in poche mani. E allora? Il sospetto dell’innaturalità degli scenari proiettati sullo schermo del sociale si fa certezza logica.
I vizi, le paure e le nevrosi radicate nel tessuto sociale diventano i vettori privilegiati attraverso i quali si legittimano le narrazioni pilota dei programmi di manipolazione geopolitica. Anzi, la nevrotizzazione del sociale è parte integrante del sistema di riforma dei rapporti tra i cittadini, le istituzioni ed il potere. Così il malessere dei minori intercettato nella scuola, che da sempre è un indicatore di allarme degli stati di crisi nelle famiglie, diviene un fenomeno di devianza sociale, è etichettato dalla stessa istituzione, ma soprattutto dal main stream come “Bullismo”, il bambino è cattivo per sua natura e reca disagio nell'ambiente; non è più un indicatore di allarme del nostro agire pedagogico, sintomo di verità e di un malessere più profondo: è un fenomeno da reprimere o da sedare con l'immancabile apporto della medicalizzazione farmaceutica e con il pieno supporto degli “specialisti”.
A scuola non si insegna igiene affettiva o etica o il rispetto nelle relazioni umane, si introducono però in modo più o meno palese stimoli di indifferenziazione sessuale, si parla di “gender”, di transessualismo, camuffando la questione sotto forma di contrasto al razzismo sessuale. Intanto i videogiochi, i film per l'infanzia, i programmi televisivi, i giornali e soprattutto i social propongono in modo asfissiante modelli asessuati o androgini di identificazione per i minori. Si arriva persino a minacciare velatamente i professionisti della psiche di espulsione dagli albi qualora osino avanzare dubbi sulla utilità di veicolare simili nevrosi.
Viene da pensare che siano proprio i giovani ed i giovanissimi i principali oggetti target delle “riforme” etiche e comportamentali veicolate dal cloud mediatico.
Il mondo degli adulti è pre-occupato da altre narrazioni ben più chiassose e catturanti legate alla infinita crisi finanziaria, al debito impagabile, al carosello dei politici, alla crisi internazionale; stragi e terrorismo assumono proporzioni hollywoodiane. E di fatto la regia raggiunge spesso le soglie drammatiche e suggestive dei colossal cinematografici.
Abbiamo assistito alla straordinaria performance di un King Kong in versione araba che nello skyline di New York abbatte con due aerei ben tre grattacieli in struttura d'acciaio facendoli collassare su se stessi fino a farli sbriciolare come grissini. Il tutto presentato come credibile, assolutamente verosimile, anzi elevato a costrutto obbligatorio intorno al quale giustificare nuove guerre e ancora scenari di repressione politica su scala globale. Il cinismo della narrazione si mimetizza nel drammatico verismo dei tremila morti sotto le macerie.
Gli effetti speciali incalzano, non c'è tempo per la pausa di una riflessione tra una sequenza e l'altra degli scenari che il carrozzone mediatico spara sugli schermi telematici nel circo multisala della globalizzazione. Non esiste più alcuna continuità con la politica e con la cultura dei confronti sociali. Non si parla più di contrapposizione tra capitale e lavoro; i diritti sociali vengono erosi verso il basso di pari passo ai salari, mentre la crisi sgretola le risorse private dei cittadini che devono far fronte ad una emergenza fiscale invadente fino all’usura. 
Il denaro è sempre più virtuale, perde la connotazione di strumento neutrale finalizzato allo scambio nelle transizioni economiche tra merci. Cessa di essere uno strumento di mediazione per assumere il ruolo di gradiente di valore di proprietà esclusiva dei centri finanziari. Il che significa semplicemente ridurre il contraente di uno scambio alla stessa stregua della merce, espropriato di ogni soggettività autonoma e privata del possesso.
Al tradizionale conflitto sociale tra le classi si sostituisce in modo pedante, fastidioso, polemico, provocatorio, regressivo e cacofonico l'infinito polpettone della guerra tra i sessi! Il poderoso Blob gelatinoso e del “conflitto di genere” che invade ogni ambito di trattazione culturale con la pietosa pretesa di riscrivere la storia dell'umanità in termini di sfruttamento della donna. Non più dell'uomo sull'uomo.
Ecco risolta una infinita diatriba che durava dall'inizio della storia umana: il conflitto di generazione tra potere costituito e nuove identità emergenti, tra dei-genitori e figli-eroi (mitica rappresentazione dell’intera civiltà della Polis greca), tra sfruttatori e sfruttati, tra capitale e lavoro, tra potenti e cittadini che lottano per l'emancipazione individuale e la liberazione sociale dei diritti per tutti. No, qui la questione si riduce alle molestie sessuali. Il conflitto non è di generazione o tra conservazione e rinnovamento. Si riduce all'isteria di un conflitto tra maschi e femmine in un crescendo ridicolo che se fosse applicato a qualunque specie vivente ne segnerebbe l’estinzione. 
E tutto questo è sostenuto dai maggiori centri di formazione ed informazione mondiali, è legge indiscutibile nelle scuole come sui giornali.
La nevrotizzazione è il filo conduttore del processo di imbarbarimento che da decenni ormai sopportiamo su tutta la linea delle rappresentazioni umane.
Torniamo alla questione centrale, a che pro tutto questo? Possibile che in questa accozzaglia di parzialità fumose non vi sia una razionalità al di là dello scopo evidente di confondere e di togliere comunque alla gente comune l’iniziativa, l’orientamento e la capacità di giudizio sulla realtà effettiva del nostro tempo? La globalizzazione geopolitica si definisce proprio per la oggettiva concentrazione nelle mani di un élite apolide dei poteri decisionali, delle proprietà delle produzioni, della finanza, dell’informazione e dunque anche della necessaria programmazione ideologica che l’accentramento del potere comporta come correlato logico dello stesso potere.
Ma dove vogliono arrivare? Perché distruggere l’evoluzione naturale delle cose per l’artificio inquietante e cronico di uno stato di crisi permanente? La risposta è nella semplice constatazione che ogni altra ipotesi di sviluppo spontaneo, a fronte della socializzazione dei poteri d’uso quotidiani che estende all’infinito i poteri di relazione e di realizzazione degli individui, porterebbe inevitabilmente al sovvertimento dell’ordine attuale costituito intorno alla Torre di Babele della plutocrazia delle multinazionali. Non a caso il processo politico in atto dichiara apertamente di voler sostituire tutte le sovranità politiche, territoriali e biologiche con un Nuovo Ordine Mondiale basato sui mercati della globalizzazione. Ci possono essere pochi margini di dubbio in proposito: o lo sviluppo esteso della tecnologia applicata alla biologia umana emancipa e incentiva il potere degli individui – e quindi la loro rappresentanza culturale e politica –, oppure, al contrario, può essere usata per asservire gli stessi individui in una forma di dipendenza forzata garantita da uno stato di confusione, di pandemia generalizzata e permanente tale da giustificare la riduzione in servitù telematica delle masse di miliardi di individui già convolti nei processi produttivi integrati.
Ecco che nei progetti del Creazionismo globalista si prospetta chiaramente la convergenza tra “Intelligenza delle cose” (Intelligence of things) e biologia umana. Ciò che era oggetto di fantascienza all’inizio degli anni Ottanta, all’uscita del film Blade Runner (diretto da Ridley Scott, 1982) oggi è programma operativo pianificato sotto la direttiva mondiale di vaccinazioni obbligatorie per tutti, tracciamento telematico degli individui, microchip sottocutanei e bitcoin correlati al registro delle attività fisiologiche, affievolimento dei diritti famigliari di podestà dei genitori sui figli, perdita dei diritti individuali costituzionali e di ogni sovranità territoriale, politica e biologica a favore di un potere centrale, apolide, non controllabile dai cittadini che si autolegittima come totalitarismo finanziario, mediatico e medicale.
Lo sviluppo della rete telematica 5G su scala mondiale non fa mistero di voler realizzare tutto questo. Ecco come si realizza la convergenza tra i programmi spaziali che forniscono la rete dei trentamila satelliti necessari al progetto, gli oligarchi della telefonia mondiale sia in Oriente che in Occidente, le intese con i governi-azienda in Europa e nei paesi avanzati, i centri di ricerca farmaceutici e di nanotecnologie specializzati nelle frontiere della cibernetica e, naturalmente, gli enti di manipolazione mediatica globale, tutti insieme forniscono la struttura di questa Matrix o Grande Fratello che dir si voglia, su cui si fonda il Nuovo Ordine Mondiale al di fuori di ogni possibile controllo politico di base.
La censura sempre più attiva sui social, la connivenza degli istituti che un tempo fornivano la rappresentanza popolare — dai sindacati ai partiti ridotti a caricature di un teatrino sterile e grottesco agli organismi internazionali OMS e ONU, sempre più privatizzati ed esecutori dei programmi multinazionali — tutti insieme recitano il copione di un programma di disumanizzazione già scritto i cui contorni si palesano in forme inquietanti, inverosimili, ma al tempo stesso pragmatiche ed attuali.
L’Imperialismo nella sua forma attuale della mondializzazione  chiamiamolo con il suo vero nome! — ha un progetto ideologico articolato, tanto folle quanto inevitabile dal punto di vista di un potere plutocratico che non ammette nessuna ipotesi di democratizzazione come effetto collaterale della Grande Rivoluzione Tecnologica Globale. Davvero non c’è scelta per l’umanità di fronte alla magia del potenziale della telematica: o la libertà più assoluta o la riduzione in schiavitù degli individui ridotti a terminali, semplici devices, di una programmazione centrale totalitaria, autoreferente ed altrettanto assoluta. Guardiamoci intorno e chiediamoci chi comanda, poi traiamo le nostre conclusioni.
Dal laboratorio di Wuhan è partita una prassi geopolitica chiara che non avrà fine con la narrazione vera o falsa della pandemia. In quel centro di ricerche, non a caso si sono consorziati gli interessi di governi, istituzioni internazionali, fondazioni di medicalizzazione vaccinale, sponsorizzazioni multinazionali; gli stessi enti che hanno interesse a modificare per sempre il DNA della identità storica dell’uomo su questo pianeta.
Da essere umano provo una sorta di vergogna, un vago senso di colpa o forse solo di pudore nel descrivere lo scenario che ho appena delineato, cercando di argomentare a partire da linee logiche elementari, però anche paradossali ed assurde sul piano della percezione morale, etica e storica della dignità umana. Mi chiedo come ciò possa accadere sotto i nostri occhi senza che si siano sollevate obiezioni forti da parte di istituzioni e soggetti che pure sono il frutto di una grande tradizione culturale e democratica in Occidente.
Torna attuale la questione di quanto possa essere diffusa, larvata ed efficace quella banalità del male che periodicamente dilaga nella storia fino a creare gli scenari più vergognosi e criminali di questa pur misera esistenza umana. A tal proposito va ribadito, fuori di ogni dubbio, che nessuna pianificazione di totalitarismo, comunque camuffato, sarebbe possibile senza la complicità attiva o passiva delle stesse masse di popolazione che ne sono vittime apparenti.
Detto questo, il mio contributo si risolve nel proporre un manifesto che riporti l’attenzione sulla dignità dell’uomo, sui principi di emancipazione e di libertà che hanno segnato la storia della sua evoluzione. Penso proprio che sia necessario schierarsi su questo spartiacque della civiltà umana: o democrazia o barbarie!
Alla sfacciata rassegna di propositi reazionari improntati alla mutazione biologica dell’identità umana, all’escalation di autoritarismo tecnologico che nasconde il disegno ideologico della riduzione in schiavitù della gran parte della popolazione umana, bisogna contrapporre la forza di affermare la centralità dei valori universali del rispetto, della reciprocità e della dignità di fronte alla vita, al mondo ed alla storia.
È allora il caso di fare esplicito riferimento ad un Manifesto per la Difesa della Specie Umana dal momento che è proprio la nostra identità che è in gioco in questo momento storico.
  1.  1) L’Uomo è Causa e Fine di se stesso, di ogni suo agire, di ogni progetto. In nessun caso può manipolare altri suoi simili come oggetti alienati dalla comune identità di unica specie e razza.
  2.  2) L’Uomo è stato ed è oggetto di Evoluzione nel miglioramento delle proprie condizioni di vita e della durata della sua esistenza, ma ciò si accorda con la naturale propensione al benessere che è la regola di ogni forma di esistenza sul pianeta. In nessun caso può ottenere giovamento se si discosta nel suo agire in modo strutturale e definitivo dal contesto armonico della complessità olistica che definisce su questo pianeta l’identità di ciascun essere, animato o inanimato, nell’unico Sistema di Interazione Naturale.
  3.  3) L’Uomo si evolve nel generale contesto naturale ponendosi come metodo la conoscenza approfondita dei processi di natura fisica, biologica e interattiva, in modo da non essere solo oggetto come prodotto del contesto ambientale terrestre, ma anche conoscitore e custode della macchina biofisica da cui è nato, ben consapevole che nessun altro “miglioramento” alla Natura è possibile senza mettere a repentaglio la propria stessa esistenza.
  4.  4) Il Soggetto Umano vive della duplice identità di “soggetto” sottoposto alle regole di natura e al tempo stesso di “Soggetto” sovrano e consapevole di poter interagire con efficacia nel contesto unico bio-fisico e gravitazionale a cui appartiene e senza il quale sarebbe privo di identità in quanto tale.
  5.  5) L’Uomo ha operato ed opera in deroga alle naturali leggi ambientali che lo hanno generato, ma solo al fine di evidenziare e di rappresentare in proiezione tecnologica ed oggettuale i processi produttivi ed energetici che sono alla base della riproduzione e dell’esistenza stessa della vita. Ogni rappresentazione in proiezione tecnologica ed oggettuale – che noi chiamiamo Scienza – non può che avere carattere transitorio e controllato in proporzione agli effetti di disordine e di inquinamento che necessariamente produce in quanto deroga provvisoria al contesto di compatibilità e sostenibilità ambientale. Non potremo dunque continuare a produrre motori endotermici o armi nucleari senza progettare anche il loro totale superamento in favore di tecnologie compatibili, pena la distruzione di noi stessi e del Sistema di Interazione Naturale.
  6.  6) L’obiettivo ultimo è quello di sviluppare una vera scienza del sapere così evoluta da ripristinare l’equilibrio unico a cui il pianeta è destinato per propria natura, pur garantendo un reale ruolo di centralità e di benessere evolutivo per l’essere umano, anche in riferimento agli sviluppi conoscitivi verso altri pianeti nell’esplorazione spaziale.
  7.  7) Per quest’ultimo fine, l’esplorazione spaziale, su cu si fa tanta retorica nella manipolazione mediatica, va ricordato che nessun proposito, progetto o ideazione umana possono conservare un senso logico o scientifico o semplicemente immaginativo se staccati dal contesto armonico della complessità olistica che definisce su questo pianeta l’identità di ciascun essere, animato o inanimato, nell’unico Sistema di Interazione Naturale terrestre. In altre parole è evidente, ma altrettanto trascurato il fatto che nello spazio finisce in modo definitivo e irreversibile ogni concetto di identità umana in quanto tale proprio perché inscindibile dall’identità terrestre.
  8.  8) L’Uomo non è un OGM, ossia non è in alcun caso modificabile geneticamente per scopi commerciali, adattativi, funzionali, di implementazione cibernetica, per più realistiche finalità di controllo e asservimento, di manipolazione per falsi miti di “miglioramento” della specie attraverso la psicosi del Creazionismo di “nuove razze” con funzionalità accresciute di tipo autistico, telepatiche o capaci di performances interattive nei progetti di “Intelligence of Things” già in fase attuativa nei progetti commerciali di telefonia 5G ad opera delle maggiori potenze di comando cinesi ed occidentali.
  9.  9) Ancor più gravi e condannabili come azioni criminali sono la messa in opera di stati di crisi, di pandemie procurate con la creazione di virus in laboratori militari, con strategie di impoverimento prodotto, di terrorismo mediatico e sociale, di pianificazione di stati di nevrotizzazione sociale, di sterilizzazione indotta, di guerre e omicidi politici, di medicalizzazione forzata e di tracciamento telematico obbligato per gli individui attuando di fatto l’abolizione di ogni sovranità politica, territoriale e biologica allo scopo di imporre un Nuovo Ordine Mondiale come soluzione obbligata in alternativa ad un “pericolo maggiore” da questo stesso potere programmato.
  10.  10) Devono essere affrontate le problematiche di sovrappopolazione, di ripristino degli equilibri compromessi del pianeta a causa di un industrialismo commerciale esasperato e finalizzato solo a scopi di profitto e di potere a vantaggio di una esigua popolazione di oligarchi, ma a scapito dell’intero Sistema di Interazione Naturale terrestre. Questo obiettivo è facilmente condivisibile da chiunque abbia un normale livello di comprensione e di rispetto dei principi fondamentali della dignità umana e può essere attuato garantendo una superiore qualità dell’esistenza per tutti, grazie allo sviluppo di tecnologie compatibili che andrebbero implementate tenendo conto che le risorse terrestri sono in grado di soddisfare i bisogni umani a patto di non essere asservite ad uno sfruttamento folle sul principio di uno “sviluppo illimitato” ai soli fini di dominio e di profitto, come è stato fatto impunemente fino ad ora. Basti solo pensare che i due terzi del pianeta costituiti dal mare sono ancora frontiere non utilizzate a dispetto dei programmi faraonici e improbabili di colonizzazione spaziale.
Queste considerazioni avrebbero dovuto fornire uno standard di qualità culturalmente acquisito, una base di riferimento logica elementare su cui sviluppare le infinite progettualità di crescita della civiltà umana e terrestre. Gli sviluppi geopolitici e sociali su scala planetaria purtroppo registrano da tempo ben altri scenari. Qualunque siano le motivazioni a pretesto indotte dagli enti della pianificazione mondiale nei centri di potere multinazionali, resta evidente la loro assoluta incompatibilità con le esigenze reali di sopravvivenza dell’uomo nel suo contesto ambientale. Di fronte alla sempre crescente egemonia manipolatrice dei mezzi di informazione urge l’aggregazione delle persone più consapevoli intorno ad un appello di salvaguardia della specie perché è di questo livello radicale la natura della posta in gioco nell’attuale sviluppo della civiltà umana.
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*Sergio Martella Psicologo Psicoterapeuta, specializzato in Ipnosi e in Psiconcologia; già docente di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova, già ricercatore presso la Divisione di Oncologia Medica di Padova. Autore di pubblicazioni scientifiche in ambito sanitario e sociale e di saggi di psicologia analitica. Tra i suoi saggi: “Pinocchio eroe anticristiano. Il codice della nascita nei processi di liberazione. Edizioni Sapere, Padova, 2000; Il furore di Nietzsche. La nascita dell’eroe e della differenza sessuale. CLEUP Edizioni, Padova, 2005. Info su http://www.arte-e-psiche.com. Numerosi anche gli interventi di divulgazione culturale pubblicati online. Attualmente svolge attività clinica a Lecce ed a Padova. 
Comunicazione a cura di Michela Maffei, giornalista.

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