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domenica 26 febbraio 2023

Putin rivela il problema principale di Mosca con gli Stati Uniti

Il presidente russo Vladimir Putin tiene il suo discorso annuale all'Assemblea federale, compresi i legislatori della Duma di Stato, i membri del Consiglio della Federazione, i governatori regionali e altri funzionari, a Mosca, in Russia. © Sputnik/Dmitry Astakhov
di RtNews
Il presidente russo ha affermato che il suo Paese è contrario all'emergere di un mondo unipolare che ruoti intorno agli interessi di Washington

Mosca sta cercando di creare un mondo multipolare piuttosto che incentrato sugli Stati Uniti, ha affermato il presidente russo Vladimir Putin. In un'intervista televisiva di domenica, ha sostenuto che Washington stava cercando di modellare il mondo esclusivamente per adattarlo alla propria agenda. "Hanno un obiettivo: dissolvere l'ex Unione Sovietica e la sua parte principale, la Federazione Russa. E poi, forse, ci accetteranno nella cosiddetta famiglia dei popoli civili, ma solo separatamente, ogni parte separatamente", ha detto il presidente durante un'intervista al programma 'Mosca. Cremlino. Putin' del canale locale Rossiya-1.

Cagliari Pace in terra agli uomini di buona volontà

dopo il corteo in piazza Yenne si ascolta l'intervento finale del coordinamento per la pace

Sabato 25  febbraio una grande manifestazione per la PACE a Cagliari , secondo la Questura duemila manifestanti hanno sfilato per le vie del centro a Cagliari, per ribadire il rifiuto alla guerra e all'invio di armi all'Ucraina, migliaia sfilano tra i cori e slogan più variegati, una festa contro la guerra che parla di pace.

Tra gli aderenti alla manifestazione decine di associazioni comitati e sindacati di base, anche SaDefenza ha portato uomini e donne di valore e in onore a dire la sua a favore della pace per il disarmo e per il dialogo , affinché si apra un tavolo per la pace , contro la mistificazione dell'occidente collettivo , la NATO, e gli interessi criminali e imperialisti degli USA e multinazionali occupanti del territorio ucraino. Yankee go home, gridavano in piazza Yenne gli aderenti di SaDefenza,  a foras sa NATO de sa Sardinya, governo Meloni governo di vergogna! e molti altri slogan a favore del cambio di rotta affinché si dia pace finalmente che meritano i popoli martoriati da oltre otto anni di bombardamenti, dagli ucronazi sostenuti da USA-NATO-UE, nel Donbass e tutti il sud est ucraino... 

Basta con i cannoni parlino i fiori parli la PACE

Berlino: manifestazione decine di migliaia contro il trasferimento di armi all'Ucraina

Berlino per la pace
di Rtnews
La manifestazione di Berlino contro l'armamento dell'Ucraina attira decine di migliaia di persone. Si stima che tra le 13.000 e le 50.000 persone abbiano partecipato all'evento che chiedeva colloqui di pace

Decine di migliaia di tedeschi hanno sfidato gli elementi per partecipare alla Rivolta per la pace, un imponente raduno organizzato sabato dal politico di Die Linke (Partito di sinistra) Sahra Wagenknecht e dall'autrice Alice Schwarzer.

I manifestanti si sono ammassati alla Porta di Brandeburgo, chiedendo colloqui di pace per porre fine al conflitto in Ucraina e chiedendo a Berlino di cessare di fornire armi a Kiev.

Giornalista ucraino: "Vedo in Ucraina la copia dell'America Latina degli anni '70 e '80, dell'era della dittatura"

La prospettiva mediatica dominante sul conflitto in Ucraina nasconde spesso verità storiche e culturali il cui riconoscimento spezzerebbe la narrazione sostenuta dall'Occidente sull'origine e la responsabilità dello scoppio della guerra. Abbiamo incontrato il giornalista ucraino Oleg Yasinski per approfondire questi aspetti spesso trascurati e ottenere una prospettiva più chiara su questo momento assolutamente cruciale che il mondo sta attraversando.

È già passato un anno dall'inizio dell'operazione militare russa in Ucraina. Un anno con tutti i suoi eventi, alcuni dei quali hanno accelerato la storia e riconfigurato la scena internazionale; un anno che ci permette di guardare in prospettiva e analizzare più a fondo il conflitto in Ucraina e nel Donbass, fino a sentirne le vere radici e a comprenderne la vera ragione per essere nell'ingranaggio geopolitico globale.

Come l'America ha eliminato il gasdotto Nord Stream

la falla del nord stream
di Seymour Hersh
Il New York Times lo ha definito un "mistero", ma gli Stati Uniti hanno eseguito un'operazione marittima segreta che è stata tenuta segreta, fino ad ora

Il Diving and Salvage Center della Marina degli Stati Uniti si trova in un luogo oscuro come il suo nome, lungo quella che una volta era una strada di campagna nella rurale Panama City, una città turistica ora in forte espansione nella striscia di terra sud-occidentale della Florida, 70 miglia a sud del confine dell'Alabama. Il complesso del centro è anonimo quanto la sua ubicazione: una squallida struttura in cemento del secondo dopoguerra che ha l'aspetto di un liceo professionale nella parte ovest di Chicago. Una lavanderia a gettoni e una scuola di danza si trovano dall'altra parte di quella che oggi è una strada a quattro corsie.

Biddesorris



I social, come ben sappiamo sono armi a doppio taglio, se usati bene sono un formidabile strumento per il risveglio generalizzato, se usati male sono una jattura per la libertà collettiva.

Una categoria a parte riguardo ai gruppi è quella che accomuna tutti i gruppi locali così diffusi sui social.

Basti pensare che ogni contrada ha svariati gruppi che affrontano tematiche locali, gruppi generalmente con molti iscritti e molto partecipati.

Ma se, come è consuetudine, la partecipazione si limita al buongiorno, buonasera, buonanotte, oppure per postare la foto del pasto domenicale, o per evidenziare i progressi raggiunti a crush saga, allora sono perfettamente inutili.

Hanno una certa utilità solo quando si è alla ricerca del proprio coinquilino a quattro zampe scappato di casa presumibilmente a causa del terrore generato dagli immacabili botti delle feste paesane o nazionali.

IL GRAFOLOGO Romanzo di Mariano Abis parte terza


IL GRAFOLOGO parte terza

Quando ripartiamo, rifocillati, incontriamo ancora salite, ancora qualche discesa, neve dappertutto, una temperatura che invoglia a stare svegli. Si intravvedono, lungo le vallate, un’infinità di rigagnoli, seminascosti da alberi altissimi, di un’altezza così rilevante che supera di gran lunga gli alberi più grandi che ho visto nella mia terra che, se venissero accostati a loro, sembrerebbero poco più che arbusti. Qualche raro casolare lungo la strada stride tra il verde intenso di quella vegetazione incontaminata e fitta all’inverosimile, qua e là incontriamo qualche grande mucchio di legname pronto per essere trasportato a valle. Un paesaggio praticamente deserto, le poche auto che abbiamo incrociato sembravano uscite dal nulla, e dobbiamo ringraziare la perizia del nostro autista se non si sono verificati incidenti in quella strada troppo irta e troppo stretta.

Ma finalmente le grandi montagne terminano d’incanto, di fronte a noi possiamo intravvedere spazi più liberi alla vista, le grandi colline hanno preso il posto delle montagne, e il verde quello del bianco accecante della neve. Sembra di essere usciti da un ambiente inospitale, e la vista che quegli spazi sempre più aperti ci regalano, ci danno l’impressione che il grande viaggio sia quasi al termine, ma così non è, io sono diretto verso la cittadina di fermo, e fin quando non vedrò il mare in lontananza, non potrò dire di essere vicino alla destinazione finale. Le enormi colline, divengono sempre più piccole, e assumono una curiosa caratteristica mai notata da nessun’altra parte, la loro disposizione, prima disordinata e casuale, ora si indirizza verso una parvenza di disposizione geometrica sempre più lineare che risponde a qualche ordine imposto da chissà chi, col procedere della strada si indirizzano tutte verso la stessa direzione, disegnando fila rettilinee e parallele tra loro, come dei covoni verdi disposti da un contadino in vena di perfezionismo. E tra quelle fila di colline, in ciascuna vallata scorre un fiume, a volte di grandi dimensioni, più spesso simile ad un ruscello, ma con una caratteristica comune: sono tutti indirizzati parallelamente verso la stessa direzione, che non può essere che il mare.

Tra me penso che l’avventura non preventivata che mi ha costretto ad affrontare un viaggio così lungo e faticoso, volga al termine, forse avrei fatto meglio ad utilizzare il treno, ma ancora una volta mi accorgo che la meta è lontana, e la sofferenza di quella posizione scomoda che non mi consente di muovere le gambe per via della disposizione troppo ravvicinata dei sedili, dovrà essere sopportata ancora per molto tempo. Ma almeno gli occhi riescono a godere di paesaggi più rilassanti e vari, in cima alle colline, sempre più spesso, si notano piccoli borghi, poi sempre più numerosi e di dimensioni maggiori, il verde delle colline ora si mischia ad altri colori, determinati dal lavoro dei contadini, pian piano aumentano le aree di colore giallo, in lontananza non riesco a capire di quali coltivazioni si tratti, presumo siano coltivazioni di girasoli; si affacciano alla mia vista aree piantumate, forse da alberi da frutto e qualche raro vigneto. Poi mi si presentano di fronte disastrose visioni di intere colline sventrate da non so cosa, il compagno di viaggio che ho al mio fianco mi informa che quegli scherzi non sono stati causati dall’uomo, ma dalla natura, si chiamano calanche e sono caratteristiche di questa regione.

La morte dell'archeologia etica in Sardegna: lo scandalo della necropoli di Villamar


 





Accendiamo un cero alla morte dell'archeologia etica in Sardegna.

La nostra isola è il museo a cielo aperto più importante di tutto il pianeta.

La nostra isola è il museo più importante di tutto il pianeta.

Ci si domanda dove vadano a finire i numerosissimi reperti che i nostri siti restituiscono nelle mani di tombaroli e archeologi italiani (o sarditaliani). 

Accendiamo un cero in onore della dipartita dell'archeologia etica in Sardegna.

Probabilmente l'archeo-scandalo di Villamar ha dimensioni equiparabili a quell'altra devastazione avvenuta a Monte Prama.

Il sito della marmilla è stato scoperto alcune decine di anni fa, ha "subito" molte campagne di scavi, e nonostante la logica suggerisca il contrario non è mai stato aperto alla fruizione popolare, e ciliegina sulla classica torta avvelenata gli è stato attribuito il nome di "Necropoli Punica".

Il solo pensare che una necropoli in terra sarda possa essere denominata punica fa rivoltare sulla tomba sia i nostri antichi antenati che quella parte di popolo sardo che ha capito che dalla colonizzazione della propria terra da parte di uno stupido stato possono nascere solo menzogne.

Perchè scrivo che lo stato italiano è stupido?

Perchè dalle eccellenze archeologiche sparse sul suo territorio si possono ogni anno finanziare alcune finanziarie che allo stato attuale delle cose sopno a carico della gente.

Fino a quando la Sardegna resterà sotto dominazione di uno stato imbecille, la sua storia e la sua cultura saranno calpestate, sminuite, nascoste e avvilite.

Lo stato italiano ha paura della nostra cultura ancestrale, tanto e vero che ci serve in tutte le salse il concetto che gli antichi sardi non disponevano di scrittura, di scrittura autenticamente sardiana.

E chi si chiede (erroneamente) come mai la antica civiltà sarda ci abbia trasmesso così poche testimonianze di scrittura sardiana forse dovrebbe meditare sulla catastrofica presenza della premiata ditta bonifiche italiane in terra sarda, specializzata nel gioco a nascondino del patrimonio archeo-culturale dell'anticho popolo sardo.

Come scritto più volte il colonizzatore mai e poi mai ammetterà che la cultura e la storia del colonizzato è immensamente superiore alla sua.

Impegnamoci per ristabilire la verità sulle nostre nobili origini.