domenica 29 gennaio 2012

LA TRUFFA DA 489 MILIARDI DI EURO DI DRAGHI

DI MIKE WHITNEY
Counterpunch

http://blog.panorama.it/economia/files/2011/12/mario-draghi.jpg


La nuova struttura per i prestiti del presidente della BCE Mario Draghi – le Operazioni di Rifinanziamento A Lungo Termine - ha aiutato ad allontanare il sistema finanziario da un’altra catastrofe del genere Lehman, ma non ha risolto i problemi fondamentali che hanno creato la crisi (squilibri di conto, flussi di capitale). Il LTRO permette alle banche dell’UE di scambiare collaterali inaffidabili per ottenere prestiti illimitati a tre anni al tasso dell’1 per cento. La quasi metà di trilione di euro presa in prestito perpetua l’idea che le banche siano solvibili, fondamentalmente perché l’enorme quantità di asset a rischio che erano nei bilanci delle banche è stata trasferita al rendiconto patrimoniale della BCE. (La Fed ha realizzato un'operazione simile (QE1) quando acquistò 1,25 trilioni di dollari di titoli appoggiati sulle ipoteche dalle banche statunitensi nel 2009.) Quindi, in questo momento il sistema bancario dell’UE è inondato di liquidità e il tasso che le banche pagano per prendere in prestito è calato di parecchio. Tutto a posto, giusto?

No. Anche se i tassi per i prestiti interbancari hanno toccato il minimo da dieci mesi (questo lunedì), le banche stanno ancora parcheggiando i soldi presi a prestito presso la BCE. Venerdì scorso, i depositi overnight alla BCE hanno fissato il nuovo record di 528 miliardi di euro, che sono 39 miliardi in più rispetto ai 489 miliardi che le banche hanno preso in prestito grazie al LTRO. Come è possibile? Ciò significa che i soldi non vengono prestati ai consumatori e alle aziende come aveva predetto Draghi, ma vengono accumulati dalle banche per poter rinnovare i propri debiti e continuare a fare deleveraging per riuscire a ottenere i nuovi requisiti di capitale corrispondenti al 9 per cento.
Si tratta di uno specchietto per le allodole. Draghi sta solo iper-pagando asset che hanno perso gran parte del valore. Perché dovrebbe essere una cosa positiva? Pensate a quale potrebbe essere la reazione se la Fed dovesse avviare un programma simile per contrastare gli effetti della bolla immobiliare. Diciamo, il direttore della Fed Bernanke ha lanciato una struttura che sborserebbe la differenza di valore a ogni proprietario che ha perso soldi sul suo mutuo dal 2006 in poi. Pensate che ciò potrebbe ridurre il numero di famiglie angosciate e di case sgomberate?
Si, potrebbe. Ma la "gente comune" non ottiene benefici del genere. Si aspetta solo di fallire. Tutti i regali vanno a coloro che hanno già parecchi soldi. Questo è il LTRO. La BCE sta fornendo tonnellate di denaro a poco prezzo ai suoi amici su collaterali che non valgono i soldi che sta prestando. È fondamentalmente quindi, un sussidio (fregatura). E la BCE sta tentando di nascondere quello che fa, asserendo che il mercato di finanziamento per le banche non sta funzionando come dovrebbe. O, con le parole del signor Draghi, [le preoccupazioni sul mercato delle obbligazioni governative] ha "portato a severi disturbi nel normale funzionamento dei mercati finanziari".
Avete mai sentito una simile idiozia?
Quando i banksters gonfiano una bolla creditizia gigantesca che scoppia e annienta 8 trilioni di dollari di valore delle proprietà, nessuno dice che "il mercato non ha funzionato nel modo giusto", perché siamo solo noi ad aver perso. Ma ogni qualvolta i banchieri sono in pericolo, arrivano le scuse.
"Oh no, questo non può succedere", si lamentano. "Il mercato non ha funzionato nel modo corretto." Ma è una cosa priva di senso. Non c'è niente sbagliato nel mercato, stiamo parlando solo di acquirenti e venditori, non di qualche intricato meccanismo che richiede specialisti con le cartelle piene di appunti e il camice bianco. Il problema è che nessuno sta comprando le stronzate che le banche vogliono vendere, perché questa rumenta ha perso gran parte del valore nell'ultimo anno. Di questo si tratta.
Ecco come funziona il sistema: le banche non riescono a guadagnare soldi da Joe Blow e dal suo compenso che versa ogni settimana quando gli arriva la busta paga. Oggi le banche si stanno rifinanziando grazie a enormi quantità di soldi sotto forma di fondi che devono poi parcheggiare a breve termine, mentre cercano di capire come possono investirle. E quindi le banche emettono prestiti a breve termine abbinando i collaterali che hanno nei propri bilanci. Il mercato repo – quello di cui stiamo parlando – è solo un enorme e sregolato banco dei pegni.
Il problema che nasce inevitabilmente è che le persone che hanno tanti soldi (i manager dei fondi) diventano più riluttanti nel trattare con le banche quando comprendono che ci sia qualche dubbio sul valore reale dei collaterali offerti dalle banche. Quindi queste saranno costrette a sborsare ancora più collaterali per ottenere la stessa quantità di denaro. È l’equivalente di un haircut, e ciò significa che le banche stanno perdendo sempre più soldi da ogni transazione. Allo stesso tempo è sempre più difficile per le banche reperire fondi con l’emissione di azioni o vendendo obbligazioni. Perché? Perché da questo momento in poi, tutti sanno che le banche sono sedute su un’enorme e fetente castello di immondizia finanziaria che nessuno toccherebbe con un palo lungo tre metri.
Ma ciò significa che il mercato non funziona correttamente?
No, in effetti il mercato sta funzionando a meraviglia. Gli investitori stanno facendo quello che fanno da sempre. Stanno separando il grano dal loglio, niente di più, niente di meno. È Draghi che sta distorcendo il mercato, pompando centinaia di miliardi di euro in una bolla obbligazionaria che è scoppiata già da tempo. Avete dato ultimamente uno sguardo alla Grecia?
Facciamo un esempio che ci potrebbe essere di aiuto: diciamo che abbiamo bisogno di 500 dollari per pagare la rata del mutuo per l’auto. Decidiamo di andare a frugare in cantina per trovare qualcosa da poter vendere su Craig’s List per reperire questi soldi. Nel frattempo, troviamo un vecchio calcetto con tre gambe che è stato ben macchiato nel corso di una Oktoberfest di alcuni fa anni e mettiamo l’annuncio per 500 dollari. Poi ci sediamo, ci apriamo una bella birra fredda e aspettiamo che le chiamate arrivino copiose.
Ma il telefono non suona mai, e allora dobbiamo chiamare la concessionaria dell’auto che ci sta stressando per il pagamento mancante e dirgli, "Mi dispiace, ma non è colpa mia. Il mercato non sta funzionando correttamente!"
Quanta tregua pensate che vi darà il rivenditore?
Il fatto che nessuno voglia il vostro tavolo da calcino non è un segnale che il mercato non sta funzionando. La stessa regola si applica anche alle fetenti obbligazioni delle banche. Nessuno le vuole perché sono immondizia; tutto qui. Inoltre, c'è sempre un prezzo per gli asset finanziari; (anche per l'immondizia) è solo una questione di quanto la gente sia disposta a pagare. In questo caso, le offerte per le obbligazioni sovrane sono così basse che molte delle banche dell’UE andrebbero in malora se le vendessero e riportassero le perdite a bilancio. Ecco perché loro stanno contando su Draghi perché le salvi. E lui le ha salvate. Ma cosa sarebbe successo se le banche avessero dovuto ristrutturare il proprio debito, di modo che i contribuenti dell’eurozona non avessero dovuto pompare altri trilioni in questo regime di istituzioni zombie che un’altra volta saranno considerate troppo grandi per fallire?
Ma la gigantesca operazione di reflazione di Draghi è solo uno dei tanti problemi del LTRO. Un altro è dato dal fatto che lo stock di collaterali delle banche sta costantemente diminuendo, e ciò renderà sempre più difficile alla BCE prestare alle banche in difficoltà a febbraio quando la fase 2 (stimata in 400 miliardi di euro) verrà abbandonata.
Ma, davvero? Ciò vorrebbe dire che le banche non hanno né soldi né collaterali decenti, e che il moderno sistema bancario è solo un gioco delle tre carte.
Effettivamente, è un gioco delle tre carte. Vedete, le banche stanno prendendo in prestito mucchi di denaro con lo stesso collaterale più e più volte. Viene definita reipotecazione e, in alcuni casi, è perfettamente legale. Ma nasce un problema nei cicli di deleveraging quando il valore degli asset finanziari in cassaforte non corrisponde a quello presente in bilancio. E poi...? Come indicato dal blog del Financial Times, FT Alphaville: "Le banche possono facilmente esaurire i collaterali, e, in presenza di questo contesto, fallire (Dexia!)." (“Death sanitised through credit", FT Alphaville)
Tutto questo fa sorgere dei dubbi sull'efficacia dell’imminente Fase 2 dell’LTRO. Ci sono, dopo tutto, limiti anche per il grado di fetecchie che la BCE possa accettare per concedere prestiti.
Ci sono anche altri problemi con l’LTRO, come il fatto che stia poggiando su di sé tutto il sistema, sostituendo lo stato con le banche. Come è riuscito a farlo?
Fornendo alle banche garanzie implicite sul loro debito, mentre le obbligazioni sovrane hanno perso il sostegno generalizzato della BCE, portando così il debito statale al livello di un’obbligazione junk. Ciò è avvenuto perché Draghi ha segnalato al mercato che la BCE AGIRÀ da prestatore di ultima istanza per le banche, ma non per gli stati membri. Quindi, i rendimenti sulle obbligazioni governative sono saliti, mentre quelli sui debiti bancari sono calati. Ovviamente, ciò ha messo pressione sui bilanci statali proprio quando i deficit continuano a esplodere.
Chiedetevi questo: in che razza di mondo idiota viviamo quando gli istituti privati che agiscono per profitto (come le banche) possono prendere soldi in prestito a un tasso più conveniente rispetto agli stati? Lo stato assume decine di migliaia di lavoratori, fornisce programmi per lo stato sociale, per la polizia, per l’istruzione, la disoccupazione, per la salute e i servizi alla persona, la sicurezza, eccetera, e opera nell’interesse del pubblico, e invece – sotto il regime di Draghi – i banchieri senza scrupoli possono prendersi dalle banche centrali risorse illimitate a un tasso preferenziale. Me lo spiegate?
Chiaramente, questo è ciò che accade quando le nazioni rinunciano al potere di stampare la propria valuta. Perdono la capacità di controllare il proprio destino. E tutto questo crea una falla che consente alle élite finanziarie di penetrare e di afferrare le leve del controllo politico-economico, quello che ora sta avvenendo. La grande finanza ha preso possesso dell'Europa e sta facendo esattamente quello che la grande finanza fa ovunque, ovvero sta smantellando sistematicamente le istituzioni che offrono cure sanitarie, le pensioni e la sicurezza lavorativa a milioni di lavoratori comuni, riducendo grosse fette della popolazione a una miseria nera e abbietta.
Non è questa la tattica? Non è ciò che il losco Maestro Italiano ha davvero in mente?
Un'ultima cosa: il LTRO non ha un meccanismo di trasmissione. In altre parole, non c’è modo di convogliare la liquidità che si sta formando nel sistema bancario nella vera economia. Si è piazzata lì, come è successo con i trilioni di dollari di riserve del sistema bancario statunitense.
Quindi il prodigo regalo da 500 miliardi di euro di Draghi non verrà investito in edilizia residenziale o per costruire nuove fabbriche o per sviluppare nuovi farmaci o veicoli più efficienti dal punto di vista energetico. Infatti, non verranno assolutamente allocati in una qualsiasi attività di formazione sociale. Invece, verrà utilizzata allo stesso modo in cui le banche statunitensi usarono i 700 miliardi di dollari del TARP o i 1,25 trilioni di dollari dal primo giro di QE; turbo-addebitando asset rischiosi e mandando le azioni nella stratosfera per un anno o due. E questo renderà gli ombrosi compari investitori di Draghi davvero felici perché potranno rastrellare profitti record dalle azioni, mentre il resto dell'Europa languirà in una mini-Depressione prolungata.
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Fonte: Draghi’s 489 Billion Euro Fakery
26.01.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

sabato 28 gennaio 2012

La Triplice Intesa Eurasiatica: Toccate l'Iran e sentirete la Russia e la Cina

by Mahdi Darius Nazemroaya
http://www.strategic-culture.org 
Nonostante le aree di differenza e la rivalità tra Mosca e Teheran,  i legami russo-iraniani si rafforzano. Sia la Russia che l’Iran hanno molto in comune. Sono entrambi grandi esportatori di energia, hanno interessi profondamente radicati nel Caucaso meridionale, si oppongono allo scudo missilistico della NATO e desidera tenere alla larga gli Stati Uniti e l’Unione europea dal controllo dei corridoi energetici nel bacino del Mar Caspio. Mosca e Teheran condividono anche molti alleati, dall’Armenia, Tagikistan e Bielorussia a Siria e Venezuela. Ma sopra ogni cosa, entrambe le repubbliche sono anche i due principali obiettivi geo-strategici di Washington.

 

 



La Triplice Intesa Eurasiatica e il valore dell’Iran per la Russia e la Cina
Con l’inclusione dei cinesi, la Federazione Russa e l’Iran sono ampiamente considerati alleati e partner. Insieme la Federazione della Russia, la Repubblica Popolare cinese e la Repubblica islamica dell’Iran formano una barriera contro gli Stati Uniti. I tre lo formano questo una triplice alleanza, il nucleo di una coalizione eurasiatica che resiste all’invasione di Washington dell’Eurasia e alla ricerca degli USA all’egemonia globale. I cinesi affrontano soprattutto l’invasione degli Stati Uniti nell’est asiatico e nel Pacifico, gli iraniani affrontano soprattutto l’invasione degli Stati Uniti nell’Asia sud-occidentale, e i russi l’invasione degli Stati Uniti dell’Europa orientale. Tutti e tre gli stati devono affrontare l’invasione degli Stati Uniti in Asia centrale e sono diffidenti nei confronti della presenza militare USA e NATO in Afghanistan.

L’Iran può essere caratterizzato come un perno  geo-strategico. L’intera equazione geo-politica in Eurasia cambierà in base all’orbita politico dell’Iran. Se l’Iran dovesse allearsi con gli Stati Uniti e diventare ostile a Pechino e Mosca, potrebbe seriamente destabilizzare la Russia e la Cina e devastare entrambe le nazioni. Ciò sarebbe dovuto ai suoi legami etnico-culturali, linguistici, economici, religiosi e geo-politici dal Caucaso all’Asia centrale.

L’Iran potrebbe anche diventare il più grande canale per l’influenza e l’espansione degli Stati Uniti nel Caucaso e in Asia centrale, perché l’Iran è la porta verso il ventre molle meridionale della Russia (o “estero vicino”) nel Caucaso e nell’Asia centrale. In tale scenario, la Russia come corridoio energetico verrebbe effettivamente sconvolta e sfidata, mentre  Washington sbloccherebbe il potenziale iraniano come corridoio energetico primario per il Mar Caspio e sostenitore delle pipeline iraniane. Parte del successo della Russia come via di transito dell’energia è dovuta agli sforzi statunitensi d’indebolire l’Iran, impedendo il transito dell’energia attraverso il territorio iraniano.

Se l’Iran cambiasse campo, anche l’economia e la sicurezza nazionale cinesi sarebbe tenute in ostaggio per due motivi. La sicurezza energetica cinese sarebbe minacciata direttamente per via del fatto che le riserve energetiche iraniane non sarebbero più sicure e sarebbero soggette agli interessi geopolitici degli USA. Inoltre, l’Asia centrale potrebbe anche ri-orientare la sua orbita se Washington dovesse aprire un canale diretto al mare aperto attraverso l’Iran.

Così, sia la Russia che la Cina vogliono una alleanza strategica con l’Iran, come mezzo per parare l’invasione  geo-politica di Washington. La “Fortezza Eurasia” sarebbe vulnerabile senza l’Iran. Questo è il motivo per cui né la Russia né la Cina potrebbero mai accettare una guerra contro l’Iran.  Se Washington dovesse trasformare l’Iran in un cliente, allora la Russia e la Cina sarebbero in pericolo.
Fraintendere  il sostegno di Cina e Russia alle sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU
C’è un grande fraintendimento sul passato sostegno russo e cinese alle sanzioni ONU contro l’Iran. Anche se Pechino e Mosca permisero che le sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite passassero contro il loro alleato iraniano, lo hanno fatto per motivi strategici volti a mantenere l’Iran al di fuori dell’orbita di Washington. In realtà, per gli Stati Uniti sarebbe assai meglio cooptare Teheran come partner satellitare o minore, che correre rischi inutili e azzardati di una vera e propria guerra contro gli iraniani. Il sostegno russo e cinese alle passate sanzioni hanno consentito che una più ampia frattura emergesse tra l’Iran e Washington. A questo proposito, la realpolitik è all’opera. Mentre le tensioni irano-statunitensi aumentano, le relazioni dell’Iran con la Russia e la Cina diventano più strette e l’Iran consolida sempre più il suo campo con Mosca e Pechino.

Russia e Cina non avrebbero mai sostenuto delle sanzioni paralizzanti o qualsiasi forma di embargo economico, che potessero minacciare la sicurezza nazionale iraniana. Questo è il motivo per cui sia la Cina che la Russia hanno rifiutato di essere costrette da Washington a unirsi alle sue nuove sanzioni unilaterali del 2012. I russi hanno anche messo in guardia l’Unione europea dall’essere la pedina di Washington, perché sono autolesionistici nel giocare secondo gli schemi degli Stati Uniti. A questo proposito, la Russia ha commentato i piani impraticabili e praticamente inefficaci dell’UE per un embargo petrolifero contro l’Iran. Teheran ha anche fatto simili ammonimenti e ha respinto l’embargo petrolifero dell’UE come una tattica psicologica che è destinata a fallire.
La cooperazione russo-iraniana nella sicurezza e nel coordinamento strategico
Nell’agosto 2011, il capo del Consiglio supremo di sicurezza nazionale dell’Iran, il segretario generale Saaed (Said) Jalili, e il capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza della Federazione Russa, il segretario Nikolaj Platonovich Patrushev, si incontravano a Teheran per parlare del programma energetico nucleare iraniano e della cooperazione bilaterale. La Russia ha voluto aiutare l’Iran ha respingere le nuove accuse con cui Washington si stava preparando ad attaccare l’Iran. Poco dopo Patrushev e il suo team russo sono giunti a Teheran, il ministro degli esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, sarebbe volato a Mosca.

Nel settembre 2011 sia Jalili che Patrushev si sarebbero incontrato di nuovo, ma questa volta in Russia. Jalili dovrebbe andare a Mosca e poi attraversare gli Urali per recarsi nella città russa di Ekaterinburg. L’incontro di Ekaterinburg tra i due ha avuto luogo a margine di un vertice sulla sicurezza internazionale, ed è stato importante, perché è stato annunciato che i vertici degli enti di sicurezza nazionale di Mosca e Teheran si sarebbero d’ora in poi coordinati, organizzando riunioni regolari, e un protocollo è stato firmato da entrambi a sostegno di ciò. A Ekaterinburg, sia Jalili che Patrushev hanno anche tenuto riunioni con la loro controparte cinese, Meng Jianzhu. Il risultato della riunione sarebbe che Jalili e Jianzhu richiederebbero misure analoghe da adottare da parte dei consigli di sicurezza nazionale dell’Iran e della Cina. Cinesi e iraniani avrebbero anche effettuato degli appelli per l’istituzione di un consiglio di sicurezza sovranazionale all’interno del Consiglio della Shanghai Cooperation Organization, per affrontare le minacce comuni a Pechino, Teheran, Mosca e del resto dell’organizzazione eurasiatica.

Sempre nel settembre 2011, Dmitrij Rogozin, l’inviato russo presso la NATO, ha annunciato che avrebbe visitato Teheran nel prossimo futuro per parlare del progetto dello scudo missilistico della NATO, a cui sia il Cremlino che l’Iran si oppongono; e subito compariva un articolo che affermava che la Russia, Iran e Cina stamno progettando la creazione di uno scudo missilistico congiunto. Rogozin, che nell’agosto 2011 aveva avvertito che la Siria e lo Yemen sarebbero stati attaccati per poter avviare il confronto con Teheran, avrebbe risposto agli articoli confutando pubblicamente i piani per la creazione di un programma per uno scudo missilistico congiunto sino-russo-iraniano.

Il mese seguente, nell’ottobre del 2011, i ministeri degli affari esteri di Russia e dell’Iran annunciavano che avrebbero ampliato i legami in tutti i campi. Poco dopo, nel novembre 2011, l’Iran e la Russia hanno firmato un accordo di cooperazione e di partnership strategica tra i loro rispettivi più importanti enti di sicurezza riguardanti economia, politica, sicurezza, intelligence e coordinamento. Questo era stato anticipato da un documento su cui russi e iraniani stavano lavorando da tempo. L’accordo è stato firmato a Mosca dal segretario generale del Consiglio supremo di sicurezza dell’Iran, Ali Bagheri (Baqeri), e dal Sottosegretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Russia, Evgenij Lukjanov.

Nel novembre 2011, il capo del Comitato per gli affari internazionali della Duma russa, Konstantin Kosachev, aveva anche annunciato che la Russia deve fare tutto il possibile per impedire un attacco al vicino Iran. Alla fine di novembre 2011 è stato anche annunciato, ancora una volta, che Dmitrij Rogozin avrebbe sicuramente visitato sia Teheran che Pechino nel 2012. E’ stato rivelato che Rogozin e un team di funzionari russi sarebbero andati in Iran e in Cina per delle discussioni strategiche sulle strategie collettive contro le minacce comuni.

   

La Sicurezza Nazionale della Russia e quella dell’Iran sono legate
Il 12 gennaio 2012, Nikolaj Patrushev ha detto ad Interfax che temeva che una grande guerra stesse per esplodere e che Tel Aviv stesse spingendo gli Stati Uniti ad attaccare l’Iran. Ha respinto le pretese che l’Iran stia fabbricando clandestinamente delle armi nucleari e ha detto che per anni il mondo aveva sempre sentito dire ad nauseam che l’Iran avrebbe avuto la bomba atomica la settimana prossima. I suoi commenti sarebbero stati seguiti da un terribile avvertimento da Dmitrij Rogozin.

Il 13 gennaio 2012, Rogozin, che il Cremlino annunciava sarebbe diventato viceprimo ministro russo, ha dichiarato che qualsiasi tentativo di intervento militare contro l’Iran sarebbe una minaccia alla sicurezza nazionale della Russia. In altre parole, un attacco a Teheran è un attacco a Mosca. Nel 2007, Vladimir Putin aveva sostanzialmente detto la stessa cosa, quando era a Teheran per un vertice sul Mar Caspio, provocando allarme presso George W. Bush Jr., avvertendo che la Terza Guerra Mondiale avrebbe potuto scoppiare per l’Iran. L’affermazione di Rogozin è semplicemente una dichiarazione di ciò che è stata la posizione della Russia per tutto questo tempo: se l’Iran dovesse cadere, la Russia sarebbe in pericolo.

L’Iran è un obiettivo dell’ostilità degli Stati Uniti, non solo per le sue vaste riserve di energia e  risorse naturali, ma a causa di importanti considerazioni geo-strategiche che lo rendono un trampolino di lancio strategico contro la Russia e la Cina. Le strade per Mosca e Pechino passano per Teheran, così come la strada per Teheran passa per Damasco, Baghdad e Beirut. Né gli USA vogliono controllare il petrolio e il gas iraniani per mere ragioni economiche o di consumo. Washington vuole mettere la museruola alla Cina attraverso il controllo della sicurezza energetica cinese e vuole che le esportazioni energetiche iraniane siano scambiate in dollari USA, per assicurare l’uso continuo del dollaro nelle transazioni internazionali.

Inoltre, l’Iran ha stipulato  accordi con partner commerciali come la Cina e l’India, in cui le transazioni commerciali non avranno luogo con gli euro o i dollari statunitensi. Nel gennaio 2012, sia russi che gli iraniani hanno sostituito il dollaro con le loro monete nazionali, rispettivamente il rublo russo e il rial iraniano, nei loro scambi bilaterali. Questo è un duro colpo economico e finanziario negli Stati Uniti.

  



La Siria è al centro delle preoccupazioni sulla sicurezza nazionale dell’Iran e della Russia
Russia, Cina e Iran supportano fermamente la Siria. L’assedio diplomatico ed economico contro la Siria è legato alla posta geo-politica in gioco per il controllo dell’Eurasia. L’instabilità in Siria è legata all’obiettivo di combattere l’Iran e, infine, di trasformarlo in un partner degli Stati Uniti contro Russia e Cina.

Il cancellato o ritardato dispiegamento di migliaia di truppe statunitensi in Israele per Austere Challenge 2012, era volto a far aumentare la pressione contro la Siria. Sulla base di frammenti di un rapporto di Voce della Russia, i media russi hanno riferito erroneamente che Austere Challenge 2012 si sarebbe tenuta nel Golfo Persico, venendo erroneamente ripresa dagli organi di informazione di altre parti del mondo. Ciò ha contribuito ha mettere in evidenza il collegamento iraniano a spese di quelli siriano e libanese. Il dispiegamento delle truppe statunitensi era rivolto principalmente contro la Siria, per isolare e contrastare l’Iran. Speculativamente, la cancellazione o il ritardo delle esercitazioni missilistiche israelo-statunitensi comprendevano probabilmente attacchi con missili e razzi non solo dall’Iran, ma anche da Siria, Libano e Territori palestinesi.

A parte i suoi porti navali in Siria, la Russia non vuole vedere la Siria utilizzata per re-indirizzare i coordinatori energetici del bacino del Caspio e del bacino del Mediterraneo. Se la Siria dovesse cadere, tali rotte verrebbero sincronizzati in modo da riflettere la nuova realtà geo-politica. A spese dell’Iran, l’energia dal Golfo Persico potrebbe anche essere dirottata verso il Mediterraneo attraverso Libano e Siria, nel Levante.

  

Mahdi Darius Nazemroaya è un sociologo e un autore pluripremiato. È ricercatore associato presso il Centre for Research on Globalization (CRG), Montreal. È specializzato sul Medio Oriente e l'Asia centrale. E' stato collaboratore e ospite sul più vasto Medio Oriente in numerosi programmi e reti internazionali come Al Jazeera, Press TV, teleSUR e Russia Today. Nazemroaya è stato anche testimone della "primavera araba" in azione nel Nord Africa. Mentre era in Libia durante la campagna di bombardamenti della NATO, ha relazionato da Tripoli per diversi media. Ha inviato dispacci dai punti chiave della Libia per Global Research ed è stato inviato speciale per il programma investigativo della Flashpoints, trasmesso da Berkeley, California. I suoi scritti sono stati pubblicati in oltre dieci lingue. Scrive anche per Strategic Culture Foundation (SCF) a Mosca, Russia.
Traduzione di Alessandro Lattanzio - 23 gennaio 2011:
Testo originale in inglese - Strategic Culture Foundation - 22 gennaio 2011:
The Eurasian Triple Entente: Touch Iran in a War, You Will Hear Russia and China.
Ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

mercoledì 25 gennaio 2012

L’arte della guerra : I moderni tagliatori di teste


by Manlio Dinucci
 globalresearch.ca

 

Come dono emblematico della rinnovata «amicizia italo-libica», ad opera dei nuovi governi dei due paesi, il premier Mario Monti ha riportato in Libia la testa di Domitilla, che qualcuno aveva rubato vent’anni fa decapitando un’antica statua. Di teste tagliate, Monti in effetti se ne intende.

Prima di ricevere l’investitura dal presidente Napolitano, ha fatto parte per anni della banca statunitense Goldman Sachs, le cui speculazioni (tra cui la truffa dei mutui subprime) hanno provocato tagli di posti di lavoro e di vite umane (con l’aumento dei prezzi dei cereali).

Come consulente, scrive Le Monde, egli aveva «l’incarico di apritore di porte, per sostenere gli interessi della Goldman Sachs nei corridoi del potere in Europa». Interessi non solo economici ma politici: i padroni della banca fanno parte della onnipotente élite finanziaria, organizzata quale governo ombra transnazionale, nelle cui stanze segrete si decidono non solo le grandi operazioni speculative, come l’attacco all’euro, ma anche quelle miranti a sostituire un governo con un altro più utile. È qui che è stato deciso di far cadere policamente la testa di Berlusconi: un affarista molto utile per lo smantellamento della cosa pubblica e le «liberalizzazioni», resosi però inviso per i suoi accordi economici con la Libia di Gheddafi e la Russia di Putin.

Divenuto scomodo quando, come rivela il Washington Post, si è infuriato per la mossa della Francia di attaccare per prima la Libia il 19 marzo, minacciando di togliere agli alleati l’uso delle basi italiane. Richiamato dalla Clinton, è rientrato nei ranghi e l’Italia, stracciato il trattato di non-aggressione con la Libia, ha svolto «con onore» il suo ruolo nella guerra.

Ciò non ha però salvato Berlusconi: abbandonato e deriso dagli alleati, ha dovuto mettere lui stesso la testa sotto la ghigliottina quando, con la regia del governo ombra transnazionale, i «mercati» hanno minacciato di far crollare il suo impero economico. E in queste stesse stanze segrete è stato deciso di far cadere la testa di Gheddafi, materialmente, demolendo lo stato da lui costruito e assassinandolo.
 Non a caso la guerra è iniziata con l’assalto ai fondi sovrani, almeno 170 miliardi di dollari che lo stato libico aveva investito all’estero, grazie ai proventi dell’export petrolifero che affluivano per la maggior parte nelle casse statali, lasciando ristretti margini alle compagnie straniere.

Fondi investiti sempre più in Africa, per sviluppare gli organismi finanziari dell’Unione africana (la Banca di investimento, il Fondo monetario e la Banca centrale) e creare il dinaro d’oro in concorrenza al dollaro. Progetto smantellato con la guerra, decisa, prima che dai governi ufficiali, dal governo ombra di cui fa parte la Goldman Sachs.
Nella quale oggi non ha più, formalmente, alcun incarico quel Mario Monti che, in veste di capo del governo italiano, è sbarcato a Tripoli, accompagnato dall’ammiraglio Di Paola, oggi ministro della difesa, che, come presidente del Comitato militare della Nato, ha svolto un ruolo di primo piano nella guerra alla Libia. Hanno portato in dono la testa di Domitilla a un «governo» creato artificiosamente dalla Nato, con il compito di tagliare (materialmente) le teste di quanti vogliono una Libia indipendente dal nuovo colonialismo.       


Manlio Dinucci is a frequent contributor to Global Research.  Global Research Articles by Manlio Dinucci

martedì 24 gennaio 2012

Il cibo come merce

Per concessione di Resistenze


Fonte: 
http://monthlyreview.org/2012/01/01/food-as-a-commodity


FRED MAGDOFF


Il cibo soddisfa uno dei bisogni umani basilari. L'accesso stabile a una dieta equilibrata è fondamentale sia per la crescita che lo sviluppo dei giovani, così come per la salute nel corso di tutta la vita. Anche se il cibo è in linea generale abbondante, la malnutrizione è ancora comune. La contraddizione tra la disponibilità di abbondanti scorte di cibo a livello mondiale e la malnutrizione e la fame diffusa, deriva principalmente dal considerare i prodotti alimentari alla stregua di qualsiasi merce.
Per molti millenni dall'origine della nostra specie, gli esseri umani sono stati cacciatori e raccoglitori, un'esistenza che si potrebbe pensare fragile. Tuttavia, a giudicare da evidenze archeologiche, corroborate da esempi recenti, i cacciatori e raccoglitori in genere hanno seguito una dieta varia che ha fornito una nutrizione adeguata. Per esempio, gli studi nei decenni 1960 e '70 sui Kung dell'Africa meridionale, raccoglitori per letteralmente migliaia di anni, dimostrano che, nonostante mangiassero la carne che cacciavano, traevano circa i due terzi del loro nutrimento da una base vegetale - noci (per oltre un terzo del consumo calorico), frutta, radici e bacche - con un apporto di circa 2.400 calorie al giorno. I gruppi di cacciatori-raccoglitori erano egualitari e tutti partecipavano all'approvvigionamento del cibo.
L'agricoltura, che si è sviluppata tra i 7 e 10.000 anni fa, ha procurato le eccedenze alimentari che hanno consentito lo sviluppo delle città e l'affermazione delle civiltà e delle gerarchie connesse (agricoltori, artigiani, sacerdoti, re, guerrieri, scribi e altri funzionari). Ma il solo fatto che esistesse un surplus alimentare non implicava che le persone fossero meglio nutrite dei cacciatori-raccoglitori. Di fatto, si pensa che la dipendenza in particolare dai cereali per l'apporto calorico a scapito della grande varietà di alimenti disponibili nelle diete dei cacciatori-raccoglitori, abbia causato il detrimento della salute dei primi agricoltori - come indicato dalla riduzione della statura rispetto quella dei cacciatori-raccoglitori. In queste società agricole le eccedenze alimentari erano destinate principalmente alle classi produttive non agricole. Nella maggior parte delle società agricole pre-capitaliste vi erano molti più produttori rispetto alle classi non-produttive.
In alcuni imperi antichi, i tributi assumevano la forma del cibo spedito a lunghe distanze dal luogo di produzione. Il Nord Africa, per esempio, era il granaio di Roma. Gran parte della storia cinese fu impegnata nella costruzione di infrastrutture per immagazzinare e fornire cibo lontano dalle coltivazioni. Tuttavia, in gran parte del mondo (inclusa l'Europa feudale) il cibo veniva prodotto dai contadini e consumato dalle loro famiglie oppure se ne appropriavano le aristocrazie terriere su una base locale. I mercati esistenti scambiavano sul baratto e il commercio di cibo avveniva in natura, senza diventare merce.
La situazione è cambiata con il capitalismo o la produzione di merci generalizzata. L'accumulazione senza fine di profitti, forza motrice del sistema capitalista, avviene attraverso la produzione di beni o servizi da vendere a un prezzo superiore ai costi di produzione. La produzione a scopo di vendita e di profitto, invece che per l'uso, è una caratteristica distintiva del capitalismo e sostanzialmente tutti gli scambi di materie prime avvengono sui mercati. Durante le prime fasi del capitalismo, quando la maggior parte delle persone viveva ancora e lavorava sul territorio, una parte significativa del cibo era prodotta per essere consumata a livello locale nelle aree rurali e non esisteva come merce. Tuttavia, gli agricoltori nei pressi delle città in crescita e/o prossimi ai trasporti via acqua iniziarono a spedire cibo ai centri urbani in fase di industrializzazione.
La natura del cibo come merce divenne più pronunciata quando il capitalismo crebbe e conquistò la maggior parte delle società del mondo. Le potenze imperiali imposero ai contadini delle loro colonie l'economia monetaria, estraendo da loro denaro anziché tasse in natura. La necessità di ottenere denaro per pagare le tasse avviò il processo per trasformare una parte del cibo prodotto in merci.
La fase industriale del capitalismo determinò la diminuzione delle popolazioni rurali in Europa, Nord America e Giappone. La gente era costretta ad abbandonare la terra e cercare lavoro nelle città, trasferendosi nei centri urbani in crescita industriale. (Molti emigrarono dall'Europa al Nord America, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica e altrove.) Lo sviluppo di canali, ferrovie e reti stradali ha permesso il trasporto su lunghe distanze di prodotti alimentari. I progressi nel trasporto via mare hanno peraltro notevolmente ridotto i costi del commercio internazionale dei prodotti alimentari.
Quasi tutte le colture e gli animali allevati utilizzando scala e approccio dell'agricoltura industriale sono venduti come merci indistinte. Gli agricoltori vendono i loro raccolti agli acquirenti, che rivendono i prodotti grezzi da lavorare o che essi stessi trasformano in semilavorati, rivenduti poi alle industrie di trasformazione finale/confezionatrici, le quali vendono ai grossisti, che poi vendono ai rivenditori e che finalmente vendono il cibo al dettaglio. Quindi, gli agricoltori che producono la maggior parte del cibo per i paesi ricchi risultano del tutto separati dal pubblico che acquista i loro prodotti, non solo fisicamente, ma anche attraverso la lunga catena di intermediari tra aziende agricole e la tavola del consumatore. La meccanizzazione agricola ha aumentato la produttività del lavoro e affermato un minor numero di aziende agricole di più grandi dimensioni. Con l'applicazione dei metodi industriali per aumentare i raccolti e gli allevamenti, il settore che rifornisce l'agricoltura è cresciuto notevolmente, concentrandosi altamente, con relativamente poche aziende che producono e vendono macchine agricole, fertilizzanti, pesticidi e sementi. Il sistema alimentare industrializzato ha visto anche la concentrazione e la centralizzazione della produzione e del crescente potere dei monopoli. Per esempio, le grandi aziende delle "proteine" (animali) ora contrattano con gli agricoltori per la produzione di pollame e maiali in strutture di grandi dimensioni in brutali condizioni di sovraffollamento.
In effetti l'agricoltura, il miglioramento reale delle colture e degli animali, è solo una parte del sistema alimentare. La natura di merce di tutte le parti del settore agro-alimentare - forniture per la produzione, l'acquisto e la trasformazione dei prodotti agricoli, la vendita all'ingrosso e al dettaglio - implica che molti beni siano prodotti e venduti. L'agricoltura stessa è stata ridotta a una componente di un sistema più grande del business agro-alimentare, con molti piccoli agricoltori che negli Stati Uniti diventano sempre più di frequente, subappaltatori delle grandi società. Il settore delle forniture per l'agricoltura è stato uno degli ultimi settori dell'economia a passare attraverso la concentrazione della proprietà, portando a un numero ridotto di produttori di macchine agricole, aziende "agro-chimiche" (fertilizzanti e pesticidi) e aziende sementiere. Pochi colossi sono in grado di esercitare un potere quasi di monopolio. Uno degli sviluppi più recenti nel settore delle forniture per l'agricoltura è stata la creazione degli organismi transgenici (geneticamente modificati, o OGM). Il consolidamento del settore è stato stimolato dal maggior controllo esercitato sui prezzi (e sugli agricoltori), e oggi circa il 40% dell'intero mercato mondiale delle sementi è controllato da tre aziende: Monsanto, DuPont e Syngenta.
A livello globale c'è ancora una parte significativa di alimenti prodotti in piccole proprietà per uso personale o mercati locali in America Latina, Africa e Asia. Tuttavia, negli Stati Uniti, Europa occidentale e in Australia (e ora in Brasile, e anche più recentemente, in Argentina, Paraguay e Bolivia) le colture sono sempre più spesso impiantate in grandi fattorie altamente meccanizzate per la vendita sia nazionale che internazionale. La maggior parte di questi paesi promuovono attivamente la produzione su larga scala per l'esportazione, sia per ottenere valuta estera sia per aiutare la loro bilancia internazionale dei pagamenti. 

Implicazioni
Esiste una serie di importanti implicazioni sulla natura di merce della produzione, della trasformazione e del consumo alimentare. Nelle economie capitalistiche, come è noto, quasi tutte le imprese hanno lo scopo di produrre beni per la vendita, sia che il "prodotto" costituisca una necessità imprescindibile come il cibo e l'assistenza sanitaria, sia che costituisca un lusso, come un jet privato o una casa enorme. In misura sempre crescente gli elementi della natura, comprese le forniture di acqua e i geni della vita, vengono attratti sotto il controllo del privato con l'obiettivo di fare profitti, piuttosto che soddisfare i bisogni delle persone.
Tuttavia, emerge una contraddizione fondamentale quando ogni bisogno basilare dell'uomo viene prodotto e venduto come merce, si tratti di cibo, di assistenza sanitaria, di acqua potabile o di un'abitazione. Il capitalismo produce naturalmente una stratificazione di ricchezza che comprende i disoccupati, i lavoratori poveri, una classe più abbiente, una classe media e un gruppo relativamente ristretto di individui molto ricchi. Gli strati bassi della società sono assolutamente essenziali per il buon funzionamento del sistema. Includono i membri di quello che Marx chiamava l'esercito di riserva, che consente un facile accesso al lavoro quando l'economia si espande e aiuta a mantenere i salari bassi, perché i lavoratori sono consapevoli che possono essere facilmente rimpiazzati (1). Anche in un paese ricco come gli Stati Uniti, i numerosi disoccupati e i lavoratori a bassa retribuzione non possono permettersi il prezzo di tutto ciò di cui avrebbero bisogno per vivere: affitto, elettricità, trasporti (un irrazionale modello di sviluppo coniugato all'inadeguatezza dei mezzi pubblici, significa che l'auto diventa spesso necessaria per andare al lavoro), vestiti, cure mediche, cibo, ecc…
 
Dato che la povertà negli Stati Uniti non è miseria assoluta, i poveri a volte hanno delle opzioni: possono acquistare prodotti alimentari con un più o meno alto valore nutrizionale, saltare i pasti, ottenere buoni pasto (ora denominati SNAP, Supplemental Nutrition Assistance Program), o ricevere assistenza alimentare da enti di beneficenza. I poveri hanno in genere poco denaro per il cibo, dopo aver pagato l'affitto e le bollette. Nell'estate del 2011, circa 46 milioni di persone hanno ricevuto assistenza alimentare attraverso i programmi federali. Eppure, nonostante l'abbondanza di cibo, un reddito pro capite medio elevato e varie forme di assistenza, circa 50 milioni di persone negli Stati Uniti sono considerate a rischio di "sicurezza alimentare". Di questi, oltre 12 milioni di adulti e 5 milioni di bambini hanno un livello "molto basso" di sicurezza.
In alcune parti del Sud del mondo, naturalmente, le condizioni sono ben peggiori. La natura di merce degli alimenti determina livelli di prezzi superiori ai pochi mezzi di sussistenza di molte persone, determinando una mancanza di una nutrizione adeguata. Le Nazioni Unite stimano che ci sono quasi un miliardo di persone nel mondo che soffrono di malnutrizione. Ciò comporta gravi problemi di salute o la morte per milioni di persone. La privazione del cibo, anche se non determina una seria malnutrizione, costituisce una condizione molto grave. Quindi, il senso di ingiustizia associato all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e alla disparità di accesso al cibo è stato un fattore determinante nelle rivolte nel mondo arabo nel corso dell'ultimo anno.
Poiché i prodotti alimentari sono merci e l'intero sistema è imperniato sull'accrescimento delle vendite per accumulare maggiori profitti, attorno al cibo fiorisce una massiccia industria pubblicitaria, soprattutto nel settore più redditizio degli alimenti trasformati. I cibi ad alto tasso calorico, ma a basso valore nutrizionale, come i cereali zuccherati per la colazione, sono sollecitati per i bambini. E poiché questi alimenti sofisticati sono relativamente poco costosi e disponibili nei supermercati economici in cui mancano spesso cibi di qualità superiore, come frutta e verdura, la natura di merce del cibo diventa parte integrante della spiegazione dell'aumento dell'obesità, soprattutto tra i poveri.
Le colture alimentari possono avere usi diversi dal consumo umano. Possono essere trasformati in una varietà di forme: pane (focacce, tortillas), patatine, piatti surgelati pronti, pasta, gelati, ecc.. Il grano è comunemente elaborato per ottenere amido per uso industriale e zuccheri (ad alto contenuto di fruttosio). Una percentuale relativamente alta di mais e soia coltivata negli Stati Uniti è destinata all'alimentazione del pollame, dei maiali e delle vacche da carne e da latte (che, da un punto di vista ambientale, dovrebbero mangiare erba e foraggi). E sulla spinta di ridurre la dipendenza dalle importazioni di petrolio e di avere una fonte apparentemente più "verde" di combustibili liquidi, mais, soia, colza, canna da zucchero, olio di palma e di jatropha vengono coltivati per produrre etanolo o biodiesel (le colture non alimentari sono aumentate solo per produrre biocarburanti).
Negli Stati Uniti e in Europa, incentivi e aiuti statali incoraggiano la produzione delle colture alimentari e non alimentari, da utilizzare come materie prime per la produzione di biocarburanti. Questo spiega in buona parte i mercati ristretti e i prezzi alti del mais e delle oleaginose. Un rapporto della FAO dice: "Generando una nuova domanda di prodotti alimentari che possono garantire i paesi poveri e le popolazioni contro l'insicurezza alimentare, i biocarburanti industriali evidenziano la tensione tra una domanda potenzialmente illimitata (in questo caso per l'energia) e i vincoli di un mondo con risorse limitate." (2) E' stata la ricerca di un altro mercato per il mais che ha indotto Dwayne Andreas, amministratore delegato della Archer Daniels Midland (ADM), azienda acquirente di grano per la trasformazione in cereali da foraggio conglomerato, a cercare influenza tra i politici e a finanziare generosamente entrambi i partiti, democratico e repubblicano. ADM è stato il principale sostenitore dell'industria di trasformazione del mais in etanolo e può ben essere considerato il fautore del regolamento che consente di mescolare una certa percentuale di etanolo con la benzina (in fase crescente dal 10 al 15 per cento).
La natura di merce degli alimenti limita il suo accesso ai poveri. Pressioni del mercato e incentivi contribuiscono all'interscambiabilità delle colture alimentari chiave che possono essere utilizzate anche per gli animali o la produzione di combustibile, favoriscono la possibilità di impiantare colture per uso strettamente industriale invece che alimentare, se il prezzo è giusto, ed enormi accaparramenti e speculazioni sui prodotti agricoli (vedi sotto). La terra può essere utilizzata per coltivazioni con finalità diverse: il cibo per le persone, le colture alimentari che sono anche potenzialmente nutrizionali per gli animali e le materie prime industriali (cotone, jatrohpa, mais per fare lo zucchero o altri prodotti strettamente per gli animali). I prezzi di mercato orientano la produzione degli agricoltori. Quando i prezzi dell'etanolo aumentano, più terra va in mais per l'etanolo. Se aumentano i prezzi del cotone, una porzione maggiore di terra invece che coltivata a mais e soia, sarebbe coltivata a cotone. I prezzi di mercato guidano anche l'utilizzo finale di colture che hanno usi molteplici. Per esempio, i semi di soia possono diventare olio vegetale per uso umano, mangime per gli animali o essere convertiti in combustibile biodiesel. La necessità di nutrire gli affamati non entra nel calcolo.
Quando un paese povero (cosiddetto "in via di sviluppo") tenta di risolvere il suo problema alimentare soprattutto incoraggiando gli agricoltori a produrre di più, i raccolti abbondanti tendono a deprimere i prezzi, favorendo in tal modo l'accesso al cibo per i più poveri. Tuttavia, i prezzi bassi possono essere problematici per gli agricoltori, molti dei quali sono essi stessi poveri. Questo è successo recentemente in Zambia, dove "la produzione di massa può far crollare i prezzi. Gli agricoltori più piccoli, che sono i meno produttivi, soffrono doppiamente producendo poco e venendo pagati una miseria per il raccolto." (3) Così, i raccolti straordinari nell'agricoltura capitalista tendono a favorire i grandi agricoltori, specialmente quelli che utilizzano le tecnologie più avanzate, come l'irrigazione e i fertilizzanti, che contribuiscono a produrre a rendimenti elevati. Tuttavia, i prezzi bassi che ne derivano possono costringere un gran numero di piccoli agricoltori nella più profonda povertà, perché molto meno capaci di proteggere i loro raccolti dai capricci della natura e privi delle risorse finanziarie per affrontare le intemperie.
È stata aggiunta una nuova dimensione al fenomeno del cibo come merce: l'ennesimo furto della terra, con capitali privati e fondi sovrani per l'acquisto o la locazione di terreni in Africa, Asia e America Latina per produrre cibo e biocarburanti per i mercati dei paesi d'origine degli investitori. (4) Come per il cibo, il fattore di base per la sua produzione, il terreno, diventa una merce, buona sia per la speculazione che per andare al miglior offerente. In molti paesi del Sud del mondo, i sistemi tradizionali di godimento della terra vengono messi da parte quando un terreno è acquistato o affittato a lungo termine da parte del capitale privato o da fondi sovrani. Lo scopo è far soldi o produrre cibo o carburante (jatropha o altre colture per combustibile) per i mercati "interni". Ciò comporta una ancor più rapida "deruralizzazione" poiché sempre più agricoltori sono spinti fuori dalle terre verso i quartieri poveri delle città che non hanno nulla da offrir loro. Si stima che circa 20 milioni di ettari (50 milioni di acri) sono stati venduti o sono in affitto a lungo termine verso nazioni e capitali stranieri. "In Africa lo chiamano furto di terra o nuovo colonialismo. Nazioni fameliche di assicurarsi il loro approvvigionamento alimentare - comprese Arabia Saudita, Emirati, Corea del Sud (il terzo importatore più grande al mondo di mais), Cina, India ed Egitto - sono in prima linea in una corsa frenetica per divorare i terreni agricoli di tutto il mondo, ma soprattutto nell'Africa, assetata com'è di liquidità." (5)
"L'uso conveniente" di ogni merce è quello di ottenere il miglior prezzo, senza considerare le conseguenze sociali, ecologiche o umanitarie. Un piccolo esempio delle contraddizioni che nascono da quest'assioma è evidente nella crescita nel Nord America di un mercato per la quinoa, un cereale coltivato nelle Ande che è particolarmente nutriente grazie al suo equilibrio di aminoacidi. Gli agricoltori traggono benefici dall'aumento dei prezzi delle colture, ma allo stesso tempo, questo cibo tradizionale e nutriente sta diventando troppo costoso per le popolazioni locali. (6)
Un'altra implicazione della natura di merce del cibo è che è sempre più soggetto alle variazioni dei prezzi speculativi. Le materie prime come i metalli e le colture alimentari sono diventati un obiettivo primario degli speculatori che preferiscono scommettere sulle variazioni di prezzo di prodotti tangibili, piuttosto che affidarsi completamente agli "strumenti finanziari". Il Chicago Board of Trade (CBOT, di proprietà del Chicago Mercantile Exchange), aperto nel 1848, è la più antica borsa merci. Durante la maggior parte della sua storia, il CBOT e le altre borse merci sono state utilizzate principalmente dagli operatori del settore: agricoltori, acquirenti e trasformatori di alimenti. Era un modo sano per proteggere l'azienda dalle intemperie del tempo e dalla concorrenza.
Ma con la finanziarizzazione dell'economia tutto è diventato un facile bersaglio per la speculazione, per cui il cibo e gli altri prodotti agricoli (così come altre materie prime) sono diventate oggetto di nuove scommesse. Con il cosiddetto "Commodity Futures Modernization Act", i mercati delle materie prime sono stati liberalizzati nel 2000 e sono stati sviluppati prodotti finanziari "strutturati" per consentire vari tipi di speculazione. Oltre alle scommessesui singoli prodotti, i commodity index funds (fondi di investimento in derivati legati a diverse merci, introdotti da Goldman Sachs) hanno iniziato a monitorare i prezzi delle materie prime. La quantità di denaro in questi fondi è aumentata da 13 miliardi di dollari nel 2003 a 317 miliardi di dollari nel 2008. Come manager di hedge fund statunitensi, Masters Mike ha spiegato: "Gli speculatori oggi hanno circa il 70% degli interessi aperti sui mercati delle materie prime. Dieci anni fa, controllavano all'incirca il 30% del mercato." (7) Con così tanto denaro che scorre nei mercati dei beni alimentari, i prezzi sono guidati dagli aumenti speculativi. Questo, naturalmente, non significa che i prezzi delle materie prime siano destinati solo a salire, poiché oscillano secondo le condizioni economiche, i livelli delle scorte alimentari nel mondo, i raccolti, le voci e le mode. Ma la speculazione fa salire e scendere i prezzi in maggior misura e più velocemente, contribuendo di conseguenza alla fame per molti, a volte milioni, quando i prezzi sono a picco, e alla rovina dei piccoli produttori, quando i prezzi crollano.
Quando il cibo, una necessità fondamentale per la salute umana e la sopravvivenza, attualmente prodotto in quantità sufficiente per sfamare tutti nel mondo in base a una dieta nutriente, è una merce, i risultati sono di norma la fame, la malnutrizione, le morti premature e le carestie, quando scarsi approvvigionamenti determinano prezzi eccezionalmente elevati. Vi sono esempi di agricoltori e di metodi alternativi organizzati dal pubblico di produrre cibo per le persone al posto del mercato, come ad esempio le Community Supported Agriculture (CSA), aziende in cui le persone acquistano (spesso su una scala mobile in base alle capacità di pagare) una quota dellaproduzione durante la crescita, durante la stagione. Questi tipi di accordi tra gli agricoltori e il pubblico sono incoraggianti perché dimostrano un approccio alternativo al cibo. Tuttavia, l'unico modo per garantire che il cibo raggiunga tutte le persone in qualità e quantità sufficiente è di sviluppare un nuovo sistema che consideri l'alimentazione un diritto umano e non lo consideri una merce. Solo allora saremo in grado di soddisfare il motto: "Cibo per le persone, non per il profitto."



Note  
1. Per una discussione sull'esercito riserva vedere Fred Magdoff e Harry Magdoff, Disposable Workers: Today’s Reserve Army of Labor,Monthly Review 55, no. 11 (2004): 18-35. 
2. Gruppo ad alto livello di esperti sulla Sicurezza Alimentare e sulla Nutrizione, Price volatility and food security, Comitato sulla sicurezza alimentare mondiale, Roma, luglio 2011, http://fao.org. 
3. Samuel Fromartz, The Production Conundrum, The Nation, 3 ottobre 2011, 20-22. 
4. Grain, The New Farm Owners: Corporate Investors and the Control of Overseas Farmland, in Fred Magdoff e Brian Tokar, eds, Agriculture and Food in Crisis: Conflict, Resistance, and Renewal (New York: Monthly Review Press, 2010) . 
5. Margareta Pagano, Land Grab: La Race for the World Farmland, The Independent, 3 maggio 2009, http://independent.co.uk. 
6. Simon Romero e Sarah Shahriari, Quinoa’s Global Success Creates a Quandary at Home, The New York Times, 19 marzo 2011, http://nytimes.com. 
7. Deborah Doane, As food speculators make money, the world’s poorest suffer, CNN Opinion, 22 giugno 2011, http://cnn.com. 

lunedì 2 gennaio 2012

A FORAS DE S'ARROPA DE IS BANCHIERIS E MULTINATZIONALIS!! FUORI DA QUESTA EUROPA AL SERVIZIO DEI BANCHIERI E DELLE MULTINAZIONALI!


A FORA DE CUSTA ARROPA DE IS BANCHIERIS E DE IS MULTINATZIONALIS ISFRUTADORIS DE IS OMINIS!!

ESSIRI PATRIOTA EST LOTTAI PRO SA LIBERTADE DE SA TERRA NOSHTA E IS DERTUS DE IS POPULUS, SI DEPIT  ACCIUVAI IS ACCABADORIS: IS POLITICUS TZARACUS DE BILDEBERG E TRILATERAL!!

FUORI DA QUESTA EUROPA DEI BANCHIERI E DELLE MULTINAZIONALI DELLA SFRUTTAMENTO DELL'UOMO SULL'UOMO!


ESSERE PATRIOTI SIGNIFICA LOTTARE PER LA LIBERTA' DELLA TUA TERRA E DEI DIRITTI UMANI DEI POPOLI, E' NOSTRO DOVERE AFFONDARE COLORO CHE CI VOGLIONO FINIRE: I  POLITICI SERVI DI BILDEBERG E TRILATERAL!!

i politici ITALIOTI deviano l'attenzione, con la LORO finanziaria, su categorie di farmacisti e taxisti come fosse la soluzione di tutti i problemi , ma in verità, è solo una scusa per NON far INTENDERE nulla a noi tutti, la realtà è che la casta politica ha fatto un PUTSCH (golpe) instaurando la tecnocrazia con  Monti a capo  del governo fallimentare GOLDMAN SACHS; distraggono COSI' la nostra attenzione dal  VERO punto in questione da  indurci a pensare ad altro, mentre DOBBIAMO essere DETERMINATI ad ABBATTERLI e levarceli di torno come loro fanno con noi con le gabelle che ci pongono sulle nostre teste , attraverso le LORO leggi finanziarie ci depredano e ci affannano mentre loro la fanno da padroni senza essere disturbati da alcunchè questi putridi ladri e sfruttatori della buona volontà popolare!

Ecco cosa dobbiamo essere decisi a fare per canbiare la realtà che ci attanaglia: ABBATTERE LA CASTA POLITICA E ALLONTANARCI DALLA LORO CREATURA: L'EUROPA LA MALEFICA!!
 cari amici compagni e patrioti se vogliamo darci da fare a cambiare la nostra storia, abbiamo di che da fare , se vogliamo veremante vincere.. :))


sabato 17 dicembre 2011

Bilderberg riabilitato e dichiarato idoneo a governare il mondo






Richard Cottrell 
endthelie.com
Tradotto da  Curzio Bettio

“Here we are, born to be kings          “Eccoci qua, nati per essere re
We’re the princes of the universe.”     Siamo i signori dell’universo.”

- Freddie Mercury
Una delle società più segrete al mondo sta venendo allo scoperto, sbattendo le palpebre alla lampeggiante e violenta luce del giorno, come Dracula che inaspettatamente decidesse di sentirsi più al sicuro emergendo dalla sua cripta fredda e umida al sorgere del sole.
“Sorgere del sole”, è la parola giusta. Mai le prospettive di un unico ordine mondiale sono sembrate più rosee, o più a portata di mano.
Così, non può essere affatto una coincidenza che il Gruppo Bilderberg, e la sua conventicola sorella, la Commissione Trilaterale, stiano improvvisamente a crogiolarsi sulle sedie a sdraio sui prati della rispettabilità pubblica.
È mia sincera convinzione che stiamo assistendo ad azioni di “riscaldamento” idonee a preparare noi tutti ad un unico ordine mondiale, nel momento in cui l’orchestrato smantellamento dell’intera economia globale comincia a mordere e a lasciare i segni.
Subito dopo che il consorzio Bilderberg / Goldman Sachs / Unione Europea aveva promosso colpi di Stato in Italia e in Grecia nel mese di novembre, l’agenzia Reuters diffondeva un dispaccio, (Reuters wired a report ), in cui veniva comunicato che il gruppo Bilderberg e la Commissione Trilaterale avevano assunto il controllo su tutta l’Europa.
L’agenzia faceva apparire i “gemelli terribili” degni di essere applauditi per aver raccolto il calice avvelenato della grande crisi del debito, che a quanto si dice sta erodendo l’euro.
Prima di proseguire, dobbiamo sottolineare che sul curriculum pubblico del direttore generale della Reuters, Peter Job, costui non è nuovo nel condividere il pane alla tavola dei dominatori dell’universo.
[Nota editoriale: in effetti, questa condivisione è così notoria che un documento formato pdf ospitato sul sito ufficiale del Dipartimento della Difesa rivela che esattamente a pagina 7 sotto la voce “Regno Unito” Job si trova primo nella lista.]
Beh, si potrebbe dire, Job ha diritto di trascorrere il suo tempo libero come vuole. Vero.
Il problema è che l’indipendenza editoriale merita di divenire oggetto di discussione e di contestazione nel momento in cui una fonte primaria di notizie e informazioni ha giurato di mantenere il segreto su eventi in cui è coinvolta. Non siamo in presenza di informative non attribuibili, non ufficiali, da evitare assolutamente, anche se diffuse da un giornalismo sinceramente onesto.
Il contenuto degli incontri del Bilderberg è riservato, sebbene sia privo di senso per qualsiasi dei partecipanti negare che lo scopo degli incontri annuali, per lo meno, è quello di influenzare i governi e le autorità pubbliche di tutto il mondo ad agire in un certo modo.
Posso sembrare antiquato, ma il compito principale dei media è quello di proteggere e nutrire la democrazia, dispiegando i fatti davanti al popolo.
Allora, questa è la domanda grande come una casa: i media possono essere direttamente coinvolti nella formazione della politica, quando il loro compito nella vita è quello di riferire e commentare le cose pubbliche?
Naturalmente, i grande baroni dei media hanno sempre tirato i fili dietro le quinte.
Randolph Hearst, Lord Beaverbrook, ed ora il clan Murdoch, hanno sempre spietatamente manovrato le leve del potere, spesso con conseguenze sorprendenti.
Il fatto che i giornalisti al loro servizio siano diventati collaboratori e professionisti della menzogna (vedi il caso dell’attuale scandalo della pirateria informatica sulle comunicazione telefoniche da parte del gruppo Murdoch) alla fine può essere annoverato fra le debolezze umane, ma non è proprio una cosa giusta.
La cosa diventa diversa per quei media che si aggrumano intorno al Bilderberg, che in buona sostanza si stanno dando da fare per fornire un’immagine più nitida e pulita ad una organizzazione che con tutta evidenza non è proprio alla ricerca di soluzioni democratiche.
Wikipedia emette trilli da allegro carillon, che il nuovo Duce d’Italia, Mario Monti, è un assiduo presenzialista del Bilderberg, presidente europeo della Commissione Trilaterale, ed ex consigliere di Goldman Sachs.
Questi di Wikipedia si muovono con uno stile assolutamente impassibile, suggerendo che queste credenziali, sicuramente ben meritate, si addicono al ruolo di Monti, primo dei governanti non eletti in Europa dal tempo dei colonnelli neofascisti greci di 35 anni fa (tenendo conto naturalmente di Loukas Papademos, che ora è il Gauleiter della Grecia).
E però, Monti ha ministri civili, come una foglia di fico per mascherare ciò che è nondimeno chiaramente una giunta, una volta che le si solleva… la gonna.
Consultate Wikipedia, e scoprirete che Monti è a tutto titolo sui libri paga del carosello delle grandi banche centrali – la Boston Federal Reserve, la finanziaria greca “Partenone” e vicepresidente della Banca centrale europea, dove ha ricoperto incarichi per otto anni sotto due presidenti.
Un onesto, sincero ed instancabile lavoratore, eh?!
Andando un po’ più in profondità all’interno di un’analoga entrata al governo, troveremo tranquillamente acquattato quel “Trilateralista” d’annata (dal 1998) che in realtà ha provocato la crisi del debito greco. Parliamo nientemeno che di Papademos, che stava a servizio presso la banca centrale come capo negoziatore per fare entrare a forza la Grecia nell’Eurozona nel 2000. Si è trattato  della leggendaria truffa Goldman Sachs / JP Morgan nel falsificare i libri contabili, che si è riverberata poi come il cuore della crisi greca che stiamo osservando ora.
Come i deliri di uno zio pazzo celato in soffitta, non è stato possibile nascondere i sospetti sulle reali intenzioni del Bilderberg. Succede invariabilmente un disdicevole putiferio quando il “giovanotto” inizia ad urlare rabbiosamente da una finestra del piano superiore, proprio quando si hanno ospiti in giro per un rilassante barbecue domenicale pomeridiano.
Quindi, tutte le pomate lenitive cosparse sulle accuse di cospirazioni hanno al contrario in buona sostanza infiammato le congetture, soprattutto attraverso l’azione della rete Internet estesa al mondo, insieme a quella di nuovi professionisti di un giornalismo non impastoiato, privo di censure.
Nel corso degli anni, la risposta variava, dalle smentite di copertura che il gruppo Bilderberg esistesse in qualche forma organizzata, alle accuse contro quei pochi scomodi ficcanaso che criticavano a testa alta, che venivano denunciati come fossero fenomeni da circo patiti degli UFO, satanisti o pazzi diversamente assortiti, che sarebbe stato il caso di rinchiuderli in un manicomio per il loro interesse.
In un certo senso, questo era inevitabile, visto che la trama della vicenda Bilderberg, un complotto segreto da parte di un’élite di potere incestuosa che cospirava per conquistare il mondo, sembrava infatti assolutamente fantastica.
L’inizio dell’afflosciarsi dell’economia mondiale nel 2008 metteva in moto abbastanza improvvisamente una mutazione nella rappresentazione della cricca del Bilderberg.
Per anni, un drappello ristretto di appassionati e zelanti osservatori, i cosiddetti “Bilderwatchers”, si era reso in qualche modo insopportabile facendosi vivo alle riunioni annuali del gruppo Bilderberg, cercando di identificare gli arrivi illustri.
La documentazione di questi osservatori veniva trascurata, ed anche i mezzi di informazione più importanti non davano alcun peso all’annuale “carovana” Bilderberg, o dipingevano l’assemblea annuale come un innocuo ricevimento all’ora del tè di statisti e leader di imprese multinazionali, che non avevano niente di meglio da fare.
I pochi che hanno tentato di partecipare senza invito, o di intercettare abusivamente comunicazioni su quello che avveniva, sono stati malmenati dai vigilantes di polizia e della sicurezza, che sempre più hanno adottato le tattiche di intimidazione e di minaccia affinate in occasione dei vertici del G20. Accuse e querele di diversa natura sono sempre state scartate per ordine delle superiori autorità.
Poi è arrivato il “Momento famoso” di Obama, nel giugno del 2008.
Fino a quel anno, gli organizzatori e i partecipanti al gruppo Bilderberg  potevano contare sugli schermi protettivi delle… folli teorie cospirative.
Per alcune ore, il 6 giugno, con gli applausi della convenzione ancora nelle orecchie, Obama segretamente si allontanava dalla campagna elettorale per partecipare a una riunione ristretta con componenti di rilievo del Bilderberg, a margine dell’incontro principale che si doveva tenere più tardi, tra il 5 e l’8 giugno a Chantilly, alla periferia di Washington.
Aveva al seguito la accigliatissima Hillary Clinton, anche lei una del Bilderberg.
Che cosa è successo dopo, è esploso su Internet, ma non sui media di informazione; e anche tra la comunità Internet sussisteva un senso di incredulità pieno di tensione in merito ai disegni sul dominio del mondo, che ora stavano vorticando attorno al probabile prossimo presidente degli Stati Uniti.
Qui siamo in presenza di un certo interessante tempismo. Curiosa la “coincidenza” di come ai magnati del Bilderberg fosse capitato “per caso” di incontrarsi negli Stati Uniti, e così comodamente vicino a Washington, proprio quando la Convention democratica concludeva i suoi lavori e sceglieva Obama – candidato preferito e a lungo prospettato dal Bilderberg.
Una linea piuttosto stupida è emersa da un membro del Bilderberg, che ha tentato di sdrammatizzare l’agitazione suscitata dal fatto che Obama potesse apparire il burattino a cui è stata consegnata la lista della spesa, per conto del gruppo Bilderberg, da far digerire al suo governo.
Egli, invece, si è sparato da solo sui piedi ammettendo che sarebbe stato difficile nominare una qualsiasi amministrazione degli Stati Uniti, che non fosse brulicante di membri del Bilderberg, e di altri personaggi appartenenti allo stesso ambiente, come il Consiglio per le Relazioni con l’Estero e la Commissione Trilaterale.
A partire da allora, è stato sempre più difficile stendere un velo di silenzio su Obama, il “presidente barboncino” del Bilderberg, soprattutto perché le principali nomine nella nuova amministrazione si rivelarono davvero Bilderberg dipendenti.
Ma c’era anche qualcosa d’altro.
Dopo Chantilly, per la Clinton sembrava che il ripieno fosse stato confezionato alla meglio senza la sua partecipazione. Ed era successo proprio così! Lei abbandonava la riunione segreta, tenutasi a casa di uno dei principali membri del Bilderberg, nella consapevolezza che era il tetro vecchio mulo Joe Biden ad essere candidato alla vice-presidenza, e non lei stessa, come Obama aveva fatto intendere.
A lei veniva promesso come compensazione quel letto di chiodi tormentoso chiamato Dipartimento di Stato. Bruciata da questa terribile umiliazione impartitale dal suo stesso clan, la Clinton non ha mai più recuperato il suo equilibrio e da allora ha dimostrato di essere palesemente a disagio.
Come numero due sulla lista dei candidati, e successivamente come vice-presidente in carica, i “Bilderberger” temevano che la Clinton, una figura decisamente reticente che poteva presentare alcuni problemi nell’assorbire documenti e informazioni, come a volte indicava un suo latente autismo, avrebbe facilmente eclissato Obama.
In ogni caso la vicenda ha dimostrato l’influenza del Bilderberg nel dettare loro il cammino.
Nel 2009, avveniva qualcosa di strano. Il Bilderberg veniva investito improvvisamente da nuove dinamiche. Branchi di giornalisti si avventavano sulla società segreta come mosche su un pasticcio di carne. I giornali cominciarono a riempire le colonne dei loro articoli con le sparate carpite ai principi dell’universo nelle loro berline eleganti, in arrivo all’ultimo elegantissimo hotel strettamente sorvegliato scelto per l’annuale “consiglio della tribù”. 
Crescevano le dimensioni degli articoli e si allungavano i minuti di trasmissione. Il Bilderberg era entrato nel dominio della popolarità, e lì vi rimaneva saldamente. La domanda è: perché?
Naturalmente, la demolizione controllata della Clinton, l’ascesa a razzo di un candidato nero con un passato islamico che concorreva per la Casa Bianca, inoltre completamente sconosciuto solo pochi mesi prima, tutto ciò aveva molto a che fare con questo.
Si accendevano le discussioni. Il Bilderberg poteva fare e disfare i presidenti degli Stati Uniti.
In termini di “disfare”, un precedente prescelto dal Bilderberg, Jimmy Carter, era stato messo da parte senza tanti complimenti, e sostituito con Ronald Reagan, non essendo riuscito ad essere all’altezza dopo i suoi primi quattro anni di mandato.
Margaret Thatcher era un’altra totale sconosciuta, fino a quando lei presenziò alla riunione del Bilderberg tenutasi in Turchia nel 1975. Da allora la sua ascesa al potere fu fulminea.
Tony Blair veniva destinato senza riserve a sorridere alla fama e alla fortuna, fino al suo ingresso a Downing Street, dopo aver dimostrato le sue abilità forensi… con le posate e un cocktail di gamberetti al conclave del 1993 tenutosi ad Atene.
Poi, nell’anno successivo, nel mese di maggio del 1994, il caso voleva che il non-Bilderberg leader laburista John Smith inaspettatamente, ma molto opportunamente, cadesse stroncato (da un attacco di cuore), su una montagna scozzese.
Blair, un ex agitatore sinistroide anti-Unione Europea e suonatore in un gruppo rock (gli Ugly Rumours), veniva eletto per prendere il suo posto, solo otto settimane dopo. I media britannici debitamente trasformavano un avvocato “gauche” (gioco di parole: gauche come di sinistra, ma anche gauche come maldestro) con strani occhi sbarrati (“staring”, gioco di parole con riferimento al successivo termine “star”) in una star rock (una roccia!) politica.
Il “Momento Obama” permetteva che analisi prospettiche sul gruppo Bilderberg filtrassero nel sistema di comunicazioni di massa. Chi erano queste persone ricche e potenti in maniera sbalorditiva, che potevano con uno schiocco delle dita far saltare il mondo?
Apparentemente, erano solo gentili patrizi, che sentivano il bisogno di incontrarsi e discutere sulle gravi questioni del momento, senza arrecare danno o con cattive intenzioni.
Questa è esattamente la linea spacciata da John Micklethwaite, partecipante al gruppo Bilderberg e redattore capo della rivista globalista da parrocchia, “The Economist”, in un suo rasserenante editoriale scritto nel gennaio di quest’anno.
In un’intervista artificiosa con il rassicurante, pipa in bocca, conte Etienne Davignon, un plutocrate belga stupendamente ricco, padrino dell’Unione Europea e principe ereditario del Bilderberg, appariva la storia familiare di un gruppo in cui si esprimevano le proprie emozioni in modo aperto, in cui persone importanti del mondo potevano parlare apertamente, “senza preoccuparsi che le loro parole potessero risuonare nei titoli di testa dei giornali dell’indomani”.
Come quelli che appaiono sui dispacci della Reuters, per caso? Nessun problema, come amano dire in Australia, quando si richiede anche un servizio modesto.
Come abbiamo fatto notare in precedenza, Peter Job, l’amministratore delegato di Reuters, è un “ospite” molto rispettato, e lui non è affatto l’unico tra il bel mondo di scribacchini e padroni di scribacchini.
Dopo tutto, non si tratta solo di semplice e ovvio buon senso giustificato dalla professione di “pubbliche relazioni” che, se si desidera controllare il messaggio, la tecnica migliore è sempre quella di invitare il nemico a cena all’interno della propria tenda?
L’elenco dei proprietari di giornali, di capo-redattori ed editorialisti che hanno partecipato ai vertici mondiali nel corso degli anni comprende, oltre a quelli di “The Economist”, del “Washington Post”, “US News and World Report”, “The Observer “(edizione sorella di stanza a Londra di “The Guardian”) , il canadese Conrad Black magnate della stampa (prima di ritirarsi in un…penitenziario), di “New York Times”, “CBS”, “ABC”, “BBC”, Rupert Murdoch, “Wall Street Journal”, “Financial Times”, “Die Zeit”, del “London Times”, “Le Figaro”, e così in avanti.
La festa di quest’anno a St Moritz è stata caratterizzata dalla presenza di invitati appartenenti a gruppi di media dell’Austria, Paesi Bassi e Finlandia.
Interessante notare che “The Economist” manda spesso due caposervizi con le funzioni di relatori, vale a dire il direttore e il coordinatore della sezione politica del giornale.
Così scopriamo che il sistema delle corporation dell’informazione non è altro che una vasta camera di risonanza, che riecheggia le conclusioni e le decisioni di un comitato élitario auto-referenziale di interessi incestuosi. Secondo la famosa frase di Marshall McLuhan, ecco la prova evidente che “il medium è il messaggio”.
Charlie Skelton, editorialista del “Guardian” di Londra, è uno degli scomunicati che non è degno di un invito formale. Egli è il “teppistello”, sempre in disaccordo, confinato ai margini. È sicuramente il tipo che non ci mette un attimo a lanciare mezzo mattone contro la finestra del preside. Ecco un esempio.
“Sono così incredibilmente indignato di un potere che viene piegato al volere di pochi. Ho avuto davanti agli occhi questo potere per tre giorni, e mi viene la mosca al naso. Non mi importa se il gruppo Bilderberg ha in programma di salvare il mondo o di ficcarlo in un frullatore e berne il succo, non credo che la politica dovrebbe essere condotta in questo modo.”
Buono a sapersi, se non che il Bilderberg non si interessa di un’attività mondana e in gran parte priva di senso chiamata politica, e non lo ha mai fatto.
Mario Monti, un grande gladiatore Bilderberg, che è ora il signore non eletto dell’ Italia, ha sempre dichiarato la sua posizione fermamente contraria alle politiche di partito.
Allo stesso modo, Charlie Skelton scansa la scomoda verità che il gruppo del giornale che compra i suoi lavori è stato ben rappresentato al Bilderberg, nel passato.
Inoltre, tutti sono ben informati su cosa significava Fleet Street (una strada di Londra, sede dei maggiori quotidiani inglesi fino agli anni ’80,  e l’agenzia Reuters è stata l’ultima testata del giornalismo britannico a lasciare questa località nel 2005), e sono consapevoli degli stretti rapporti praticamente senza interruzioni che esistono tra il “Guardian” e i servizi segreti britannici (e che in realtà coinvolgono altri organi vitali dei media britannici, tra cui il gruppo di Murdoch e la BBC).
Allora, perché il nostro Charlie ha fornito una così pesante “nota spese”, tale da indurre il lancio di oggetti contundenti al passaggio dei  Bilderbergers? È davvero molto semplice.
Il suo principale lavoro quotidiano è quello di scrivere testi umoristici. Viaggiando da una sontuosa località ad un’altra all’inseguimento della carovana del Bilderberg, consapevolmente o meno, il suo ruolo è quello del buffone di corte che trasforma le cose mortalmente serie in risate fragorose.
Tuttavia, dopo il raduno presso la deliziosa stazione balneare catalana di Sitges nel 2009, il suo reportage includeva questa frase più che interessante:
“Sarebbe più piacevole se l’interfaccia tra il Bilderberg e il mondo potesse essere più morbida - se potesse mostrarsi a noi a viso aperto, piuttosto che come la canna di una mitragliatrice.”
Per me questo racchiude l’inconfondibile sapore di un commento per condizionare una favorevole opinione. Dico questo, perché sono sicuro che dietro il tenore di una corrispondenza più misurata sul Bilderberg si nasconda un enorme cambiamento di politica di marketing.
Vale a dire, abbiamo avuto a che fare con l’arroganza – perfino con l’insolenza - di élite orgogliosamente distaccate, e diamo il benvenuto sulla scena ai loro manager e pensatori, responsabili e fedeli, al posto di politici purtroppo ossessionati dalle bustarelle della corruzione.
Questo è esattamente ciò che l’elegante Mario Monti sta predicando agli Italiani in questo momento:
Sia che lo vogliate o no un governo mondiale, noi siamo quello, e voi dovrete sottomettervi a noi! Ma noi desideriamo il vostro amore, anche quando noi stiamo forgiano le catene con cui vincoleremo per sempre queste vostre vecchie ridondanti libertà.
Splendido il Nuovo Mondo? Sì, Aldous Huxley usava quasi esattamente questi termini:
“ ‘E questo’, sentenziava il Direttore, ‘questo è il segreto della felicità e della virtù – col preferire solo quello che si è destinati a fare. Tutti i condizionamenti mirano a questo: rendere le persone simili al loro destino sociale ineluttabile.’”
Il Monte (“-berg in tedesco significa “monte”) Bilderberg estende ora la sua ombra scura sulle strutture di tutta l’Unione Europea e di tre suoi Stati membri: Grecia, Spagna e Italia.
Questi tre paesi possono ora essere a ragione considerati colonie Bilderberg.
I “Bilderbergers” sono i controllori della Germania, Regno Unito, Francia, Polonia, Ungheria, Danimarca, Paesi Bassi e tra gli Stati non-membri, la Svizzera.
La “montagna” imponente ha controllato Washington per anni, in alleanza con la Commissione Trilaterale e il Consiglio per le Relazioni con l’Estero (per di più, bisogna ricordare un importante precursore, l’American Enterprise Institute).
All’interno della “montagna” troviamo Wall Street, la City of London, e la Banca Centrale Europea. Troviamo il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Banca dei regolamenti internazionali, l’UNESCO, l’ONU e la NATO.
Tutti insieme, le loro condizioni spianano la strada alla paternità della globalizzazione totale.
L’articolo della Reuters in novembre è stato puntuale e significativo in quanto ha rivelato il grado di conoscenza che il sistema dei media delle corporation possiede in merito al progetto Bilderberg, e con molta cortesia ha soprasseduto sull’intera metà del secolo scorso.
Ma niente riesce meglio di un successo.
Turbolenta, ingovernabile, ed emozionante, l’Italia è ora sotto il controllo del reggente Bilderberg, Mario Monti.
Se vi sembra che io faccia menzione di questo signore ad ogni respiro, io non mi scuso per nulla, in quanto vi avverto, Monti è un modello di comportamento importante per il futuro.
Monti appare ora come un faro di calma e di serenità in mezzo alle invariabili turbolenze del clima politico italiano. Non sembra un presidente provvisorio. Sembra uno ben sicuro di se stesso. Ecco, un Bilderberger dal volto umano, il tecno-dittatore promesso con le stesse caratteristiche altrove, ad altri paesi europei.
L’audacia mozzafiato con cui i globalisti hanno rovesciato il governo italiano legittimamente eletto, sull’onda di un allarme completamente fasullo rispetto al debito pubblico italiano, rappresenta la dimostrazione straordinaria del potere che attualmente hanno accumulato.
Monti si è permesso perfino di pronunciare una frase da far rimanere a bocca aperta, che il suo era “un governo forte, senza conflitti di interesse.”
Allora, niente Bilderberg, niente Commissione Trilaterale, niente Goldman Sachs?
Forse non vi è la presenza nel consiglio dei ministri di un direttore di una banca italiana in grande sofferenza, quotidianamente in attesa di un salvataggio finanziario da Francoforte?
Nemmeno di un ammiraglio responsabile del ministero della difesa, i militari responsabili delle forze armate per la prima volta dal tempo di Mussolini?
O forse non è arrivata la conferma da parte del nuovo governo dell’acquisto di 131 bombardieri della Lockheed Martin, i Joint Strike Fighters (JSF), al costo di 13 miliardi di euro, quando il paese dovrebbe essere in bancarotta?
Fino ad ora gli Italiani gradiscono quello a cui stanno assistendo, anche se il tempo ci dirà qualcosa a questo riguardo. Per ora, sono in uno stato di shock, per come in realtà sia stato possibile liberarsi del principe delle furberie Silvio Berlusconi.
Come nostra guida ad un probabile futuro, può essere illuminante tornare a qualche parola pronunciata  in materia di oligarchie da Friedrich August Hayek, economista e filosofo sociale e autore di La via alla schiavitù:
“La probabilità di trovare persone al potere come individui che dovrebbero provare avversione per il possesso e per l’esercizio del potere è al pari livello con la probabilità che una persona estremamente tenera di cuore potrebbe impiegarsi come maestro fustigatore in una piantagione di schiavi.”

Per concessione di TLAXCALA
Fonte: http://endthelie.com/2011/12/02/bilderberg-leaves-rehab-cleared-to-rule-the-world/#axzz1gag4IVcG
Data dell'articolo originale: 02/12/2011
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=6402

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