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Il controllo politico sull'Europa comincia a venire meno ora che la crisi esistenziale dell'Eurosistema si aggrava giorno dopo giorno. I numerosi discorsi, interviste, articoli ed altre dichiarazioni pubbliche sul “futuro dopo l'Euro come lo conosciamo” ne sono un chiaro segnale. La stampa britannica si concentra in particolare su che cosa farà la Germania: il Financial Times del 24 novembre si chiede se “la Germania ucciderà l'Euro?”, mentre l'Independent fa eco il 25 novembre: “La Germania sarà la prima a lasciare l'Euro?”.
Entrambi i quotidiani, ed anche altri in Gran Bretagna, avvisano i lettori che c'è da attendersi una sentenza della Corte Costituzionale tedesca a favore dei ricorsi presentati contro gli aiuti EU all'Eurozona, e che gli elettori in Germania sono contrari a questi giganteschi salvataggi e sempre più ostili nei confronti dell'Euro. “No, la minaccia all'Euro non viene dai membri più deboli, ma da quelli più forti” scrive The Independent. “La riforma dei trattati che governano l'Euro è dunque essenziale per la Germania… In pratica, tuttavia, è difficile immaginare che la Germania riesca ad ottenere le riforme che desidera il suo elettorato”.
E questa è la più grande minaccia alla moneta unica europea in questo momento – che l'anno prossimo, con la frustrazione per la propria incapacità di ottenere una riforma significativa dell'Euro, la Germania (e altri paesi che la pensano come lei) potrebbero abbandonare il progetto in cui hanno investito così tanto".
Il Daily Telegraph è andato oltre, citando il Prof. Wilhelm Hankel, uno dei cinque ricorrenti presso la Corte Costituzionale, che dice: "La Germania non può continuare a pagare i salvataggi senza andare in bancarotta. Questo fa paura alla gente. Non si trova una cassetta di sicurezza libera in banca oggi in Germania perché sono state tutte affittate e riempite di oro e argento. È una specie di Svizzera underground entro i nostri confini. La gente ha ricordi terribili del 1948 e del 1923, quando perse tutti i risparmi… c'è stata una chiara violazione della legge, e nessun giudice può ignorarla. Sono convinto che la Corte vieterà futuri pagamenti". Il Telegraph conclude: “Se ha ragione – e lo sapremo in febbraio – la crisi del debito UE subirà una svolta drammatica”.
In effetti ci sarà un'udienza decisiva in dicembre, e si prospetta una sentenza all'inizio dell'anno prossimo. Questo scatenerà sicuramente una forte reazione dai mercati finanziari, contro cui dovranno proteggersi i tedeschi, se vogliono evitare di andare a fondo insieme al sistema in bancarotta del gruppo Inter-Alpha.
In Germania stessa molte personalità si sono unite ad Hankel nel mettere in dubbio il sistema dell'Euro “come lo conosciamo”, inclusi Hilmar Kopper, ex amministratore delegato della Deutsche Bank, e Hans-Olaf Henkel, ex presidente della Confindustria tedesca (BDI). A livello parlamentare, i politici dell'FDP in particolare (il partner di minoranza nella coalizione) hanno annunciato che non voteranno a favore degli aiuti al sistema bancario irlandese, aggiungendo che occorre proteggere il denaro dei contribuenti da tale misura.
E Carsten Schneider, portavoce dell'SPD sul bilancio, ha fatto appello al ministro delle Finanze Schaeuble affinché dica alla seduta speciale del Commissione Bilancio al Bundestag il 29 novembre “che tipo di Piano B abbia, se dovesse crollare il sistema dell'Euro”.
In Italia Paolo Savona, presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ha reiterato il suo appello per un Piano B italiano, per un futuro al di fuori dell'Euro. Parlando a Radio Vaticana il 22 novembre ha detto che l'unica domanda è se l'Euro verrà abbandonato per scelta o come un "risultato inevitabile". Un paese serio, ha aggiunto, deve avere "un programma, un'ipotesi, un Piano B che includa questa possibilità".
In un'intervista il 19 novembre alla pubblicazione internet Sussidiario.net, Savona sostiene che “le soluzioni tampone che si stanno individuando non possono funzionare”. “È meglio, a questo punto, che ogni paese abbia un suo schema su come uscire dalla situazione. Ognuno deve sapere cosa succede e cosa fare qualora si rompa l’Eurozona o addirittura l’Unione Europea”. Oggi, denuncia Savona, “siamo in una situazione di 'occupazione straniera', sono gli altri che ci devono dire come ci dobbiamo comportare. Questo non è accettabile, non è dignitoso”.
Fonte originale: EIR Stratetic Alert n.48 /
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