Per concessione di Resistenze
Fonte:
http://monthlyreview.org/2012/01/01/food-as-a-commodity
FRED MAGDOFF
Il cibo soddisfa uno dei bisogni umani basilari. L'accesso stabile a una dieta equilibrata è fondamentale sia per la crescita che lo sviluppo dei giovani, così come per la salute nel corso di tutta la vita. Anche se il cibo è in linea generale abbondante, la malnutrizione è ancora comune. La contraddizione tra la disponibilità di abbondanti scorte di cibo a livello mondiale e la malnutrizione e la fame diffusa, deriva principalmente dal considerare i prodotti alimentari alla stregua di qualsiasi merce.
Fonte:
http://monthlyreview.org/2012/01/01/food-as-a-commodity
FRED MAGDOFF
Il cibo soddisfa uno dei bisogni umani basilari. L'accesso stabile a una dieta equilibrata è fondamentale sia per la crescita che lo sviluppo dei giovani, così come per la salute nel corso di tutta la vita. Anche se il cibo è in linea generale abbondante, la malnutrizione è ancora comune. La contraddizione tra la disponibilità di abbondanti scorte di cibo a livello mondiale e la malnutrizione e la fame diffusa, deriva principalmente dal considerare i prodotti alimentari alla stregua di qualsiasi merce.
Per molti millenni dall'origine della nostra specie, gli esseri umani sono stati cacciatori e raccoglitori, un'esistenza che si potrebbe pensare fragile. Tuttavia, a giudicare da evidenze archeologiche, corroborate da esempi recenti, i cacciatori e raccoglitori in genere hanno seguito una dieta varia che ha fornito una nutrizione adeguata. Per esempio, gli studi nei decenni 1960 e '70 sui Kung dell'Africa meridionale, raccoglitori per letteralmente migliaia di anni, dimostrano che, nonostante mangiassero la carne che cacciavano, traevano circa i due terzi del loro nutrimento da una base vegetale - noci (per oltre un terzo del consumo calorico), frutta, radici e bacche - con un apporto di circa 2.400 calorie al giorno. I gruppi di cacciatori-raccoglitori erano egualitari e tutti partecipavano all'approvvigionamento del cibo.
L'agricoltura, che si è sviluppata tra i 7 e 10.000 anni fa, ha procurato le eccedenze alimentari che hanno consentito lo sviluppo delle città e l'affermazione delle civiltà e delle gerarchie connesse (agricoltori, artigiani, sacerdoti, re, guerrieri, scribi e altri funzionari). Ma il solo fatto che esistesse un surplus alimentare non implicava che le persone fossero meglio nutrite dei cacciatori-raccoglitori. Di fatto, si pensa che la dipendenza in particolare dai cereali per l'apporto calorico a scapito della grande varietà di alimenti disponibili nelle diete dei cacciatori-raccoglitori, abbia causato il detrimento della salute dei primi agricoltori - come indicato dalla riduzione della statura rispetto quella dei cacciatori-raccoglitori. In queste società agricole le eccedenze alimentari erano destinate principalmente alle classi produttive non agricole. Nella maggior parte delle società agricole pre-capitaliste vi erano molti più produttori rispetto alle classi non-produttive.
In alcuni imperi antichi, i tributi assumevano la forma del cibo spedito a lunghe distanze dal luogo di produzione. Il Nord Africa, per esempio, era il granaio di Roma. Gran parte della storia cinese fu impegnata nella costruzione di infrastrutture per immagazzinare e fornire cibo lontano dalle coltivazioni. Tuttavia, in gran parte del mondo (inclusa l'Europa feudale) il cibo veniva prodotto dai contadini e consumato dalle loro famiglie oppure se ne appropriavano le aristocrazie terriere su una base locale. I mercati esistenti scambiavano sul baratto e il commercio di cibo avveniva in natura, senza diventare merce.
La situazione è cambiata con il capitalismo o la produzione di merci generalizzata. L'accumulazione senza fine di profitti, forza motrice del sistema capitalista, avviene attraverso la produzione di beni o servizi da vendere a un prezzo superiore ai costi di produzione. La produzione a scopo di vendita e di profitto, invece che per l'uso, è una caratteristica distintiva del capitalismo e sostanzialmente tutti gli scambi di materie prime avvengono sui mercati. Durante le prime fasi del capitalismo, quando la maggior parte delle persone viveva ancora e lavorava sul territorio, una parte significativa del cibo era prodotta per essere consumata a livello locale nelle aree rurali e non esisteva come merce. Tuttavia, gli agricoltori nei pressi delle città in crescita e/o prossimi ai trasporti via acqua iniziarono a spedire cibo ai centri urbani in fase di industrializzazione.
La natura del cibo come merce divenne più pronunciata quando il capitalismo crebbe e conquistò la maggior parte delle società del mondo. Le potenze imperiali imposero ai contadini delle loro colonie l'economia monetaria, estraendo da loro denaro anziché tasse in natura. La necessità di ottenere denaro per pagare le tasse avviò il processo per trasformare una parte del cibo prodotto in merci.
La fase industriale del capitalismo determinò la diminuzione delle popolazioni rurali in Europa, Nord America e Giappone. La gente era costretta ad abbandonare la terra e cercare lavoro nelle città, trasferendosi nei centri urbani in crescita industriale. (Molti emigrarono dall'Europa al Nord America, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica e altrove.) Lo sviluppo di canali, ferrovie e reti stradali ha permesso il trasporto su lunghe distanze di prodotti alimentari. I progressi nel trasporto via mare hanno peraltro notevolmente ridotto i costi del commercio internazionale dei prodotti alimentari.
Quasi tutte le colture e gli animali allevati utilizzando scala e approccio dell'agricoltura industriale sono venduti come merci indistinte. Gli agricoltori vendono i loro raccolti agli acquirenti, che rivendono i prodotti grezzi da lavorare o che essi stessi trasformano in semilavorati, rivenduti poi alle industrie di trasformazione finale/confezionatrici, le quali vendono ai grossisti, che poi vendono ai rivenditori e che finalmente vendono il cibo al dettaglio. Quindi, gli agricoltori che producono la maggior parte del cibo per i paesi ricchi risultano del tutto separati dal pubblico che acquista i loro prodotti, non solo fisicamente, ma anche attraverso la lunga catena di intermediari tra aziende agricole e la tavola del consumatore. La meccanizzazione agricola ha aumentato la produttività del lavoro e affermato un minor numero di aziende agricole di più grandi dimensioni. Con l'applicazione dei metodi industriali per aumentare i raccolti e gli allevamenti, il settore che rifornisce l'agricoltura è cresciuto notevolmente, concentrandosi altamente, con relativamente poche aziende che producono e vendono macchine agricole, fertilizzanti, pesticidi e sementi. Il sistema alimentare industrializzato ha visto anche la concentrazione e la centralizzazione della produzione e del crescente potere dei monopoli. Per esempio, le grandi aziende delle "proteine" (animali) ora contrattano con gli agricoltori per la produzione di pollame e maiali in strutture di grandi dimensioni in brutali condizioni di sovraffollamento.
In effetti l'agricoltura, il miglioramento reale delle colture e degli animali, è solo una parte del sistema alimentare. La natura di merce di tutte le parti del settore agro-alimentare - forniture per la produzione, l'acquisto e la trasformazione dei prodotti agricoli, la vendita all'ingrosso e al dettaglio - implica che molti beni siano prodotti e venduti. L'agricoltura stessa è stata ridotta a una componente di un sistema più grande del business agro-alimentare, con molti piccoli agricoltori che negli Stati Uniti diventano sempre più di frequente, subappaltatori delle grandi società. Il settore delle forniture per l'agricoltura è stato uno degli ultimi settori dell'economia a passare attraverso la concentrazione della proprietà, portando a un numero ridotto di produttori di macchine agricole, aziende "agro-chimiche" (fertilizzanti e pesticidi) e aziende sementiere. Pochi colossi sono in grado di esercitare un potere quasi di monopolio. Uno degli sviluppi più recenti nel settore delle forniture per l'agricoltura è stata la creazione degli organismi transgenici (geneticamente modificati, o OGM). Il consolidamento del settore è stato stimolato dal maggior controllo esercitato sui prezzi (e sugli agricoltori), e oggi circa il 40% dell'intero mercato mondiale delle sementi è controllato da tre aziende: Monsanto, DuPont e Syngenta.
A livello globale c'è ancora una parte significativa di alimenti prodotti in piccole proprietà per uso personale o mercati locali in America Latina, Africa e Asia. Tuttavia, negli Stati Uniti, Europa occidentale e in Australia (e ora in Brasile, e anche più recentemente, in Argentina, Paraguay e Bolivia) le colture sono sempre più spesso impiantate in grandi fattorie altamente meccanizzate per la vendita sia nazionale che internazionale. La maggior parte di questi paesi promuovono attivamente la produzione su larga scala per l'esportazione, sia per ottenere valuta estera sia per aiutare la loro bilancia internazionale dei pagamenti.
Implicazioni
Esiste una serie di importanti implicazioni sulla natura di merce della produzione, della trasformazione e del consumo alimentare. Nelle economie capitalistiche, come è noto, quasi tutte le imprese hanno lo scopo di produrre beni per la vendita, sia che il "prodotto" costituisca una necessità imprescindibile come il cibo e l'assistenza sanitaria, sia che costituisca un lusso, come un jet privato o una casa enorme. In misura sempre crescente gli elementi della natura, comprese le forniture di acqua e i geni della vita, vengono attratti sotto il controllo del privato con l'obiettivo di fare profitti, piuttosto che soddisfare i bisogni delle persone.
Tuttavia, emerge una contraddizione fondamentale quando ogni bisogno basilare dell'uomo viene prodotto e venduto come merce, si tratti di cibo, di assistenza sanitaria, di acqua potabile o di un'abitazione. Il capitalismo produce naturalmente una stratificazione di ricchezza che comprende i disoccupati, i lavoratori poveri, una classe più abbiente, una classe media e un gruppo relativamente ristretto di individui molto ricchi. Gli strati bassi della società sono assolutamente essenziali per il buon funzionamento del sistema. Includono i membri di quello che Marx chiamava l'esercito di riserva, che consente un facile accesso al lavoro quando l'economia si espande e aiuta a mantenere i salari bassi, perché i lavoratori sono consapevoli che possono essere facilmente rimpiazzati (1). Anche in un paese ricco come gli Stati Uniti, i numerosi disoccupati e i lavoratori a bassa retribuzione non possono permettersi il prezzo di tutto ciò di cui avrebbero bisogno per vivere: affitto, elettricità, trasporti (un irrazionale modello di sviluppo coniugato all'inadeguatezza dei mezzi pubblici, significa che l'auto diventa spesso necessaria per andare al lavoro), vestiti, cure mediche, cibo, ecc…
Dato che la povertà negli Stati Uniti non è miseria assoluta, i poveri a volte hanno delle opzioni: possono acquistare prodotti alimentari con un più o meno alto valore nutrizionale, saltare i pasti, ottenere buoni pasto (ora denominati SNAP, Supplemental Nutrition Assistance Program), o ricevere assistenza alimentare da enti di beneficenza. I poveri hanno in genere poco denaro per il cibo, dopo aver pagato l'affitto e le bollette. Nell'estate del 2011, circa 46 milioni di persone hanno ricevuto assistenza alimentare attraverso i programmi federali. Eppure, nonostante l'abbondanza di cibo, un reddito pro capite medio elevato e varie forme di assistenza, circa 50 milioni di persone negli Stati Uniti sono considerate a rischio di "sicurezza alimentare". Di questi, oltre 12 milioni di adulti e 5 milioni di bambini hanno un livello "molto basso" di sicurezza.
In alcune parti del Sud del mondo, naturalmente, le condizioni sono ben peggiori. La natura di merce degli alimenti determina livelli di prezzi superiori ai pochi mezzi di sussistenza di molte persone, determinando una mancanza di una nutrizione adeguata. Le Nazioni Unite stimano che ci sono quasi un miliardo di persone nel mondo che soffrono di malnutrizione. Ciò comporta gravi problemi di salute o la morte per milioni di persone. La privazione del cibo, anche se non determina una seria malnutrizione, costituisce una condizione molto grave. Quindi, il senso di ingiustizia associato all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e alla disparità di accesso al cibo è stato un fattore determinante nelle rivolte nel mondo arabo nel corso dell'ultimo anno.
Poiché i prodotti alimentari sono merci e l'intero sistema è imperniato sull'accrescimento delle vendite per accumulare maggiori profitti, attorno al cibo fiorisce una massiccia industria pubblicitaria, soprattutto nel settore più redditizio degli alimenti trasformati. I cibi ad alto tasso calorico, ma a basso valore nutrizionale, come i cereali zuccherati per la colazione, sono sollecitati per i bambini. E poiché questi alimenti sofisticati sono relativamente poco costosi e disponibili nei supermercati economici in cui mancano spesso cibi di qualità superiore, come frutta e verdura, la natura di merce del cibo diventa parte integrante della spiegazione dell'aumento dell'obesità, soprattutto tra i poveri.
Le colture alimentari possono avere usi diversi dal consumo umano. Possono essere trasformati in una varietà di forme: pane (focacce, tortillas), patatine, piatti surgelati pronti, pasta, gelati, ecc.. Il grano è comunemente elaborato per ottenere amido per uso industriale e zuccheri (ad alto contenuto di fruttosio). Una percentuale relativamente alta di mais e soia coltivata negli Stati Uniti è destinata all'alimentazione del pollame, dei maiali e delle vacche da carne e da latte (che, da un punto di vista ambientale, dovrebbero mangiare erba e foraggi). E sulla spinta di ridurre la dipendenza dalle importazioni di petrolio e di avere una fonte apparentemente più "verde" di combustibili liquidi, mais, soia, colza, canna da zucchero, olio di palma e di jatropha vengono coltivati per produrre etanolo o biodiesel (le colture non alimentari sono aumentate solo per produrre biocarburanti).
Negli Stati Uniti e in Europa, incentivi e aiuti statali incoraggiano la produzione delle colture alimentari e non alimentari, da utilizzare come materie prime per la produzione di biocarburanti. Questo spiega in buona parte i mercati ristretti e i prezzi alti del mais e delle oleaginose. Un rapporto della FAO dice: "Generando una nuova domanda di prodotti alimentari che possono garantire i paesi poveri e le popolazioni contro l'insicurezza alimentare, i biocarburanti industriali evidenziano la tensione tra una domanda potenzialmente illimitata (in questo caso per l'energia) e i vincoli di un mondo con risorse limitate." (2) E' stata la ricerca di un altro mercato per il mais che ha indotto Dwayne Andreas, amministratore delegato della Archer Daniels Midland (ADM), azienda acquirente di grano per la trasformazione in cereali da foraggio conglomerato, a cercare influenza tra i politici e a finanziare generosamente entrambi i partiti, democratico e repubblicano. ADM è stato il principale sostenitore dell'industria di trasformazione del mais in etanolo e può ben essere considerato il fautore del regolamento che consente di mescolare una certa percentuale di etanolo con la benzina (in fase crescente dal 10 al 15 per cento).
La natura di merce degli alimenti limita il suo accesso ai poveri. Pressioni del mercato e incentivi contribuiscono all'interscambiabilità delle colture alimentari chiave che possono essere utilizzate anche per gli animali o la produzione di combustibile, favoriscono la possibilità di impiantare colture per uso strettamente industriale invece che alimentare, se il prezzo è giusto, ed enormi accaparramenti e speculazioni sui prodotti agricoli (vedi sotto). La terra può essere utilizzata per coltivazioni con finalità diverse: il cibo per le persone, le colture alimentari che sono anche potenzialmente nutrizionali per gli animali e le materie prime industriali (cotone, jatrohpa, mais per fare lo zucchero o altri prodotti strettamente per gli animali). I prezzi di mercato orientano la produzione degli agricoltori. Quando i prezzi dell'etanolo aumentano, più terra va in mais per l'etanolo. Se aumentano i prezzi del cotone, una porzione maggiore di terra invece che coltivata a mais e soia, sarebbe coltivata a cotone. I prezzi di mercato guidano anche l'utilizzo finale di colture che hanno usi molteplici. Per esempio, i semi di soia possono diventare olio vegetale per uso umano, mangime per gli animali o essere convertiti in combustibile biodiesel. La necessità di nutrire gli affamati non entra nel calcolo.
Quando un paese povero (cosiddetto "in via di sviluppo") tenta di risolvere il suo problema alimentare soprattutto incoraggiando gli agricoltori a produrre di più, i raccolti abbondanti tendono a deprimere i prezzi, favorendo in tal modo l'accesso al cibo per i più poveri. Tuttavia, i prezzi bassi possono essere problematici per gli agricoltori, molti dei quali sono essi stessi poveri. Questo è successo recentemente in Zambia, dove "la produzione di massa può far crollare i prezzi. Gli agricoltori più piccoli, che sono i meno produttivi, soffrono doppiamente producendo poco e venendo pagati una miseria per il raccolto." (3) Così, i raccolti straordinari nell'agricoltura capitalista tendono a favorire i grandi agricoltori, specialmente quelli che utilizzano le tecnologie più avanzate, come l'irrigazione e i fertilizzanti, che contribuiscono a produrre a rendimenti elevati. Tuttavia, i prezzi bassi che ne derivano possono costringere un gran numero di piccoli agricoltori nella più profonda povertà, perché molto meno capaci di proteggere i loro raccolti dai capricci della natura e privi delle risorse finanziarie per affrontare le intemperie.
È stata aggiunta una nuova dimensione al fenomeno del cibo come merce: l'ennesimo furto della terra, con capitali privati e fondi sovrani per l'acquisto o la locazione di terreni in Africa, Asia e America Latina per produrre cibo e biocarburanti per i mercati dei paesi d'origine degli investitori. (4) Come per il cibo, il fattore di base per la sua produzione, il terreno, diventa una merce, buona sia per la speculazione che per andare al miglior offerente. In molti paesi del Sud del mondo, i sistemi tradizionali di godimento della terra vengono messi da parte quando un terreno è acquistato o affittato a lungo termine da parte del capitale privato o da fondi sovrani. Lo scopo è far soldi o produrre cibo o carburante (jatropha o altre colture per combustibile) per i mercati "interni". Ciò comporta una ancor più rapida "deruralizzazione" poiché sempre più agricoltori sono spinti fuori dalle terre verso i quartieri poveri delle città che non hanno nulla da offrir loro. Si stima che circa 20 milioni di ettari (50 milioni di acri) sono stati venduti o sono in affitto a lungo termine verso nazioni e capitali stranieri. "In Africa lo chiamano furto di terra o nuovo colonialismo. Nazioni fameliche di assicurarsi il loro approvvigionamento alimentare - comprese Arabia Saudita, Emirati, Corea del Sud (il terzo importatore più grande al mondo di mais), Cina, India ed Egitto - sono in prima linea in una corsa frenetica per divorare i terreni agricoli di tutto il mondo, ma soprattutto nell'Africa, assetata com'è di liquidità." (5)
"L'uso conveniente" di ogni merce è quello di ottenere il miglior prezzo, senza considerare le conseguenze sociali, ecologiche o umanitarie. Un piccolo esempio delle contraddizioni che nascono da quest'assioma è evidente nella crescita nel Nord America di un mercato per la quinoa, un cereale coltivato nelle Ande che è particolarmente nutriente grazie al suo equilibrio di aminoacidi. Gli agricoltori traggono benefici dall'aumento dei prezzi delle colture, ma allo stesso tempo, questo cibo tradizionale e nutriente sta diventando troppo costoso per le popolazioni locali. (6)
Un'altra implicazione della natura di merce del cibo è che è sempre più soggetto alle variazioni dei prezzi speculativi. Le materie prime come i metalli e le colture alimentari sono diventati un obiettivo primario degli speculatori che preferiscono scommettere sulle variazioni di prezzo di prodotti tangibili, piuttosto che affidarsi completamente agli "strumenti finanziari". Il Chicago Board of Trade (CBOT, di proprietà del Chicago Mercantile Exchange), aperto nel 1848, è la più antica borsa merci. Durante la maggior parte della sua storia, il CBOT e le altre borse merci sono state utilizzate principalmente dagli operatori del settore: agricoltori, acquirenti e trasformatori di alimenti. Era un modo sano per proteggere l'azienda dalle intemperie del tempo e dalla concorrenza.
Ma con la finanziarizzazione dell'economia tutto è diventato un facile bersaglio per la speculazione, per cui il cibo e gli altri prodotti agricoli (così come altre materie prime) sono diventate oggetto di nuove scommesse. Con il cosiddetto "Commodity Futures Modernization Act", i mercati delle materie prime sono stati liberalizzati nel 2000 e sono stati sviluppati prodotti finanziari "strutturati" per consentire vari tipi di speculazione. Oltre alle scommessesui singoli prodotti, i commodity index funds (fondi di investimento in derivati legati a diverse merci, introdotti da Goldman Sachs) hanno iniziato a monitorare i prezzi delle materie prime. La quantità di denaro in questi fondi è aumentata da 13 miliardi di dollari nel 2003 a 317 miliardi di dollari nel 2008. Come manager di hedge fund statunitensi, Masters Mike ha spiegato: "Gli speculatori oggi hanno circa il 70% degli interessi aperti sui mercati delle materie prime. Dieci anni fa, controllavano all'incirca il 30% del mercato." (7) Con così tanto denaro che scorre nei mercati dei beni alimentari, i prezzi sono guidati dagli aumenti speculativi. Questo, naturalmente, non significa che i prezzi delle materie prime siano destinati solo a salire, poiché oscillano secondo le condizioni economiche, i livelli delle scorte alimentari nel mondo, i raccolti, le voci e le mode. Ma la speculazione fa salire e scendere i prezzi in maggior misura e più velocemente, contribuendo di conseguenza alla fame per molti, a volte milioni, quando i prezzi sono a picco, e alla rovina dei piccoli produttori, quando i prezzi crollano.
Quando il cibo, una necessità fondamentale per la salute umana e la sopravvivenza, attualmente prodotto in quantità sufficiente per sfamare tutti nel mondo in base a una dieta nutriente, è una merce, i risultati sono di norma la fame, la malnutrizione, le morti premature e le carestie, quando scarsi approvvigionamenti determinano prezzi eccezionalmente elevati. Vi sono esempi di agricoltori e di metodi alternativi organizzati dal pubblico di produrre cibo per le persone al posto del mercato, come ad esempio le Community Supported Agriculture (CSA), aziende in cui le persone acquistano (spesso su una scala mobile in base alle capacità di pagare) una quota dellaproduzione durante la crescita, durante la stagione. Questi tipi di accordi tra gli agricoltori e il pubblico sono incoraggianti perché dimostrano un approccio alternativo al cibo. Tuttavia, l'unico modo per garantire che il cibo raggiunga tutte le persone in qualità e quantità sufficiente è di sviluppare un nuovo sistema che consideri l'alimentazione un diritto umano e non lo consideri una merce. Solo allora saremo in grado di soddisfare il motto: "Cibo per le persone, non per il profitto."
Note
1. Per una discussione sull'esercito riserva vedere Fred Magdoff e Harry Magdoff, Disposable Workers: Today’s Reserve Army of Labor,Monthly Review 55, no. 11 (2004): 18-35.
2. Gruppo ad alto livello di esperti sulla Sicurezza Alimentare e sulla Nutrizione, Price volatility and food security, Comitato sulla sicurezza alimentare mondiale, Roma, luglio 2011, http://fao.org.
3. Samuel Fromartz, The Production Conundrum, The Nation, 3 ottobre 2011, 20-22.
4. Grain, The New Farm Owners: Corporate Investors and the Control of Overseas Farmland, in Fred Magdoff e Brian Tokar, eds, Agriculture and Food in Crisis: Conflict, Resistance, and Renewal (New York: Monthly Review Press, 2010) .
5. Margareta Pagano, Land Grab: La Race for the World Farmland, The Independent, 3 maggio 2009, http://independent.co.uk.
6. Simon Romero e Sarah Shahriari, Quinoa’s Global Success Creates a Quandary at Home, The New York Times, 19 marzo 2011, http://nytimes.com.
7. Deborah Doane, As food speculators make money, the world’s poorest suffer, CNN Opinion, 22 giugno 2011, http://cnn.com.
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