Lo stato italiano lancia la sua guerra al popolo sardo, con una fantomatica e strumentale accusa di evasione fiscale ad un esponente di primo piano dell'indipendentismo sardo: Doddore Meloni;
Il governo italiota che viaggia sulla cresta dell'onda del colpevolismo "EVASIONE FISCALE", leit motiv datato e sperimentato dell'ideologia persecutoria del PD, motivo con cui intende accattivarsi strumentalmente la simpatia del popolo con l'accusa di evasione fiscale.
Doddore Meloni è un imprenditore attivo da sempre nella rivendicazione dell'indipendenza della terra sarda, accusa rigettata con l'autorità di chi ha sempre lottato per la sua libertà e quella della sua terra non essendo l'Italia la sua patria, rigetta il dovergli versare le imposte.
Doddore nel carcere coloniale, ha già perso quattro chili, ma non rinuncia alla battaglia per la LIBERTA'.
SA DEFENZA
Il governo italiota che viaggia sulla cresta dell'onda del colpevolismo "EVASIONE FISCALE", leit motiv datato e sperimentato dell'ideologia persecutoria del PD, motivo con cui intende accattivarsi strumentalmente la simpatia del popolo con l'accusa di evasione fiscale.
Doddore Meloni è un imprenditore attivo da sempre nella rivendicazione dell'indipendenza della terra sarda, accusa rigettata con l'autorità di chi ha sempre lottato per la sua libertà e quella della sua terra non essendo l'Italia la sua patria, rigetta il dovergli versare le imposte.
Doddore nel carcere coloniale, ha già perso quattro chili, ma non rinuncia alla battaglia per la LIBERTA'.
SA DEFENZA
«Sono prigioniero politico, questo arresto fatto il giorno in cui Monti dichiara guerra all’evasione fiscale, è un atto uguale a quello delle Brigate rosse: colpirne uno per colpirne cento». Va giù duro Salvatore Meloni, al mattino del terzo giorno nel carcere di Piazza Mannu, a Oristano, (è solo in cella) dove è stato inviato dal magistrato che lo accusa di frode fiscale. Respinge tutte le accuse maturate dall’inchiesta della Guardia di finanza e assegna a questo diciassettesimo procedimento giudiziario formulato a suo carico negli ultimi quattro anni, una spiegazione tutta politica. Parole affidate all’avvocato Cristina Puddu, che lo rappresenta e che lascia il carcere alle 13.30. Fuori ci sono anche alcuni amici di Doddore e la figlia. Un messaggio per riconfermare la sua determinazione nella battaglia indipendenstista e rivolto all’esterno a conclusione dell’interrogatorio di garanzia, al quale non ha risposto, non per opporsi alle spiegazioni che gli sono state richieste ma perchè il giudice delle indagini preliminari Annie Cecile Pinello non ha accolto la richiesta per tenere il confronto in lingua sarda, rifacendosi alla sentenza della Corte costituzionale (maggio 2012) che riconosce l’idioma dialettale ma non la lingua minoritaria.
Doddore Meloni ha confermato la scelta di proseguire con lo sciopero della fame e della sete. Irremovibile, deciso, convinto di dover mettere e di avere messo in gioco la propria vita per sostenere un’idea. Nell’incontro in carcere, a mezzogiorno, Salvatore Meloni, come ha riferito il difensore, è apparso «indebolito, affaticato» e con quattro chili di peso già persi. «L’arresto dimostra la giustezza della richiesta di indipendenza della Sardegna, da sempre umiliata e colpita. Perciò da questo carcere uscirò da libero o con i piedi in avanti», ossia morto. «È compito dello Stato – conclude – salvaguardare la mia salute e la mia vita».
Una prima risposta arriverà entro sabato, con la decisione all’istanza di revoca degli arresti che è stata presentata ieri. «Se non sarà accolta faremo ricorso al tribunale del riesame», preannuncia l’avvocato Puddu, che non prende neppure in considerazione l’idea dei domiciliari in quanto, spiega, nelle accuse formulate non c’è sussistenza (in quanto non ci sono documenti) per giustificare l’arresto. Così come «non c’è traccia della presunta arrività di beneficenza che è stata attribuita a Meloni», che avrebbe raccolto vestiti usati poi venduti a una ditta del Milanese intascandone il ricavato. «Non ci è stato possibile difenderci dalle accuse perchè non ci sono documenti», ha detto l’avvocato Puddu. Nulla di illecito, insomma. Lo ha detto anche Doddore Meloni al magistrato, al quale ha potuto tuttavia rendere una dichiarazione spontanea: «Sì, sono indipendenstista. Sì, sono ribelle. Non ho pagato tasse come Doddore Meloni (su questo non gli è stato contestato nulla, ndr) ma per le società a me riferibili sono stati assolti i pagamenti. Dove ci fossero mancanze si può rimediare». Per l’occultamento e la distruzione di fatturazioni contestate dalla Finanza, «si tratta comunque di violazioni amministrative». Sul piano personale lo ha sempre proclamato: mai unu soddu a su stadu.
La preoccupazione maggiore è per le condizioni di salute. Il giudice deve anche decidere sulla richiesta di autorizzare una visita quotidiana del medico personale di Meloni, in quanto, ha sottolineato Cristina Puddu, «la sorveglianza medica non è assidua e continua». Proseguendo lo sciopero, le sue condizioni sono destinate a peggiorare e sarà quindi necessario chiedere il trattamento sanitario obbligatorio.
Il presidente autoproclamato della Repubblica di Malu Entu ha registrato con delusione il silenzio della politica sarda, mentre ha ricevuto la solidarietà dalla Lega Nord. «Questa vicenda dovrebbe invece portare la classe politica isolana a manifestare posizioni più definite, anche sull’arresto», osserva l’avvocato Puddu, che lo considera «non ordinario ma dettato da ragioni politiche». Fino a ieri mattina «nessuna dichiarazione è arrivata da chi dovrebbe essere più vicino o dice di rifarsi ai problemi della Sardegna. Salvatore Meloni non chiede cortei o fiaccolate ma che i sardi vadano avanti nelle loro battaglie per l’indipendenza».
Questa storia non pregiudica «la determinazione a partecipare alle prossime elezioni regionali per sostenere le ragioni dell’indipendentismo». Mentre restano sospese le decisioni sulla festa all’Isola di Mal di Ventre per celebrare il 25 agosto il quarto anniversario della proclamazione della Repubblica di Malu Entu.
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