A parole le forze politiche sono d'accordo, ma la legge rischia di restare nel cassetto
L'Agenzia sarda nel dimenticatoio
Sedda (Fiocco verde): «Basta meline, si porti la proposta in Aula»
A parole non c'è forza politica che non l'apprezzi. In concreto, l'Agenzia sarda delle Entrate è caduta nel dimenticatoio prima ancora di approdare in Consiglio.
L'Agenzia sarda nel dimenticatoio
Sedda (Fiocco verde): «Basta meline, si porti la proposta in Aula»
A parole non c'è forza politica che non l'apprezzi. In concreto, l'Agenzia sarda delle Entrate è caduta nel dimenticatoio prima ancora di approdare in Consiglio.
Lorenzo Piras
Franciscu Sedda |
SILENZIO
Il ribaltamento dei poteri di riscossione e gestione delle risorse dallo Stato alla Regione affascina per il messaggio sovranista che si porta appresso ma, nel contempo, incute timore. «Non siamo più disposti ad aspettare: si porti la proposta in Aula, altrimenti sarà la dimostrazione che questo Consiglio non crede proprio nella sovranità dei sardi», dice Franciscu Sedda, docente di Semiotica all'Università di Roma-Tor Vergata e presidente del Fiocco Verde, l'associazione che raccolse 31 mila firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che avrebbe dovuto garantire un passaggio di competenze rivoluzionario. «Si propone la riscossione diretta di tutti i tributi da parte della Regione». In sostanza - spiega Sedda - «diciamo allo Stato: noi ci occupiamo di raccogliere tutte le tasse prodotte in Sardegna. Poi sarà sempre la Regione a restituire allo Stato i tre decimi di Irpef, un decimo di Iva e di accise, circa 1,5 miliardi all'anno». Ancora più chiaro: «Intanto incameriamo i soldi, superiamo la fase delle Finanziarie varate in base a cifre presunte e gestiamo noi, subito, direttamente, gli 8 miliardi che derivano dai sette decimi di Irpef, dai nove decimi dell'Iva e delle accise». Tra gli interventi prospettati anche il superamento di Equitalia, e una riscossione «con aggi massimi del 3%, e non del 9% come oggi, con l'eliminazione degli interessi sugli interessi» e, inoltre, «la verifica e la dilazione dei 4 miliardi di debito delle imprese nei confronti dello Stato per evitare il crollo del sistema economico». Non potevano mancare «meccanismi di vantaggio in parti di territorio circoscritte e per periodi limitati così da attuare una forma embrionale di sovranità fiscale».
L'ACCUSA
Fin qui la proposta di legge che nel giugno del 2012 è stata presentata, corredata da 26 mila firme, in Consiglio regionale. Tra ottobre e novembre c'è stato pure un passaggio in commissione Bilancio. Stop: «Forse per la Regione è più facile maneggiare e manipolare un tema come quello della Zona Franca in cui c'è un margine di discrezionalità ampio piuttosto che discutere una legge come quella del Fiocco verde che produrrebbe subito risultati concreti. Si parla di riduzione dell'Irpef senza la certezza dei sette decimi, sbandierati ma che lo Stato ci rende quando vuole. Con la proposta di legge siamo noi, nel caso, che rendiamo allo Stato. Fare propaganda è semplice: senza l'Agenzia è inutile discutere del resto».
LA SCOMMESSA
Critica cui si associa Paolo Maninchedda, consigliere regionale sardista che ha sostenuto la proposta fin dal principio: «Perché è l'inversione da fare, il ribaltamento dei poteri che serve». Ancora Maninchedda: «Il problema del fisco in Sardegna è caratterizzato dall'imprecisione. Mi sono sempre pronunciato a favore della proposta perché è un tassello importante: il fatto che i sardi devono saper esigere e governare le proprie risorse non è un aspetto di politica fiscale ma è un progetto politico».
LA COMMISSIONE
Per Pietrino Fois (Riformatori), presidente della commissione Bilancio, non esisterebbero freni da parte dei partiti: «Due mesi fa, dopo la ridefinizione dei lavori delle commissioni, era tra le prime tre proposte da discutere. Abbiamo dovuto soprassedere per via della Finanziaria e dei ritardi accumulati sulla legge elettorale».
PDL E PD
Concetto ribadito da Pietro Pittalis, capogruppo del Pdl: «La Giunta aveva inserito la disposizione in Finanziaria, ma poi è stata stralciata come norma intrusa perché interveniva sull'organizzazione delle strutture regionali», osserva. «Siamo assolutamente d'accordo: è attuabile nella misura in cui si crei un ufficio che non erediti i vizi di Equitalia ma si ponga in un rapporto di dialogo e collaborazione con i cittadini». Giampaolo Diana, capogruppo del Pd, ricorda: «Abbiamo dato la disponibilità anche nei giorni scorsi ad andare in commissione per esitare la proposta e portarla in Consiglio quanto prima. Chiarisco però che dipende dalla maggioranza di centrodestra, anche in questo caso inconcludente e negligente, e non da noi, l'agenda del Consiglio e quella delle commissioni. Senz'altro la proposta entra nel merito della qualità del sistema di riscossione e valorizza il ruolo e la funzione della Regione anche in un tema così delicato».
LE PROSPETTIVE
A remare contro l'Agenzia è però il tempo. Nonostante le dichiarazioni di circostanza, da qui a dopo l'estate il Consiglio avrà da lavorare su più fronti: la legge sugli enti locali, le norme urgenti sugli ammortizzatori sociali, la legge sulla Zona franca e poi la Finanziaria, che la Giunta si è ripromessa di presentare all'Aula a settembre. Poi sarà campagna elettorale. «Se c'è una volontà unanime siamo disposti a lavorare anche ad agosto», annuncia Pittalis. Quanti saranno d'accordo?
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