Maninchedda e Sedda: niente primarie ma patto sul progetto
Il progetto sovranista non si è fermato, e non è cambiata neppure la naturale propensione verso un posizionamento nel centrosinistra.
A imporlo è il bipolarismo: non c'è altra strada se non quella di cercare un'alleanza di governo fondata però su valori indipendentisti.
ALLEANZE
Lo spazio sembra esserci, ma il Partito dei Sardi avverte: alle primarie, se le regole restano quelle attuali, «non partecipiamo»: «Sono primarie del Pd, quando saranno di coalizione, al netto della questione morale, valuteremo», osservano Paolo Maninchedda e Franciscu Sedda, artefici di un'alleanza sovranista che, dopo la grande assemblea di Abbasanta a metà luglio, ha messo su una rete tra il reale e il virtuale, incassando apprezzamenti nella costellazione indipendentista, come nel caso di Rosso Mori: «Abbiamo 4.200 contatti e-mail con cui sviluppiamo un dialogo costante», fanno sapere. «Nei quadri dirigenti ci sono persone che parlano il sardo, l'italiano e anche due lingue straniere.
Segno che il Partito dei Sardi mira all'indipendentismo ma è proiettato verso l'Europa, col pacifismo e la chiarezza delle idee. Ha come obiettivo, infatti, uno Stato Sardo d'Europa. Vorremmo che la svolta sovranista, come abbiamo scritto in una lettera al Pd, fosse comune a tutta la coalizione, diventasse il valore fondante dell'alleanza.
Deve essere il campo d'azione di un avvicinamento con i partiti tradizionali che hanno voglia di innovare». Gli incontri proseguono frenetici: nei prossimi dieci giorni si terranno vertici a Santa Teresa, Oristano, Porto Torres, Galtellì, Tortolì e Carbonia. «Discuteremo con amministratori, imprenditori e privati cittadini in fuga dai partiti. E con indipendentisti che intendono fare un passo avanti, per uscire dal limbo del sogno e passare alla costituzione reale di uno Stato Sardo».
PRIMO COORDINAMENTO
L'obiettivo è costruire entro la prima decade di settembre una rete di 80 persone per dare vita al direttivo del Partito dei Sardi.
«Stringeremo i tempi per definire il simbolo e per mettere in Rete il sito, costruendo la struttura organizzativa: 80 persone, 10 per ogni collegio elettorale, che si raduneranno nell'Oristanese per il primo coordinamento nazionale», prosegue Maninchedda, che già nel 1995 parlava di un Partito dei Sardi.
«In ogni caso stiamo lavorando perché in Sardegna non ti si chieda prima da che parte stai e poi chi sei. Come in Italia. Noi chi siamo lo abbiamo già detto».
LO STATO SARDO
Sedda conclude: «Entro ottobre attueremo azioni simboliche forti. Tra i sardi c'è desiderio di autodeterminazione, con l'impegno di una politica che sappia pensare in grande come accade in Scozia e in Catalogna. La costruzione di uno Stato Sardo d'Europa deve diventare per ogni militante l'obiettivo della vita. Per questo ci sarà un momento rituale, ma senza folklorismo».
Lo. Pi.
A imporlo è il bipolarismo: non c'è altra strada se non quella di cercare un'alleanza di governo fondata però su valori indipendentisti.
ALLEANZE
Lo spazio sembra esserci, ma il Partito dei Sardi avverte: alle primarie, se le regole restano quelle attuali, «non partecipiamo»: «Sono primarie del Pd, quando saranno di coalizione, al netto della questione morale, valuteremo», osservano Paolo Maninchedda e Franciscu Sedda, artefici di un'alleanza sovranista che, dopo la grande assemblea di Abbasanta a metà luglio, ha messo su una rete tra il reale e il virtuale, incassando apprezzamenti nella costellazione indipendentista, come nel caso di Rosso Mori: «Abbiamo 4.200 contatti e-mail con cui sviluppiamo un dialogo costante», fanno sapere. «Nei quadri dirigenti ci sono persone che parlano il sardo, l'italiano e anche due lingue straniere.
Segno che il Partito dei Sardi mira all'indipendentismo ma è proiettato verso l'Europa, col pacifismo e la chiarezza delle idee. Ha come obiettivo, infatti, uno Stato Sardo d'Europa. Vorremmo che la svolta sovranista, come abbiamo scritto in una lettera al Pd, fosse comune a tutta la coalizione, diventasse il valore fondante dell'alleanza.
Deve essere il campo d'azione di un avvicinamento con i partiti tradizionali che hanno voglia di innovare». Gli incontri proseguono frenetici: nei prossimi dieci giorni si terranno vertici a Santa Teresa, Oristano, Porto Torres, Galtellì, Tortolì e Carbonia. «Discuteremo con amministratori, imprenditori e privati cittadini in fuga dai partiti. E con indipendentisti che intendono fare un passo avanti, per uscire dal limbo del sogno e passare alla costituzione reale di uno Stato Sardo».
PRIMO COORDINAMENTO
L'obiettivo è costruire entro la prima decade di settembre una rete di 80 persone per dare vita al direttivo del Partito dei Sardi.
«Stringeremo i tempi per definire il simbolo e per mettere in Rete il sito, costruendo la struttura organizzativa: 80 persone, 10 per ogni collegio elettorale, che si raduneranno nell'Oristanese per il primo coordinamento nazionale», prosegue Maninchedda, che già nel 1995 parlava di un Partito dei Sardi.
«In ogni caso stiamo lavorando perché in Sardegna non ti si chieda prima da che parte stai e poi chi sei. Come in Italia. Noi chi siamo lo abbiamo già detto».
LO STATO SARDO
Sedda conclude: «Entro ottobre attueremo azioni simboliche forti. Tra i sardi c'è desiderio di autodeterminazione, con l'impegno di una politica che sappia pensare in grande come accade in Scozia e in Catalogna. La costruzione di uno Stato Sardo d'Europa deve diventare per ogni militante l'obiettivo della vita. Per questo ci sarà un momento rituale, ma senza folklorismo».
Lo. Pi.
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