ALLERTIAMOCI E PREPERIAMOCI A LOTTARE CONTRO IL RILANCIO DEL PROGETTO ELEONORA E LE TRIVELLE IN CAMPIDANO
NO FRAKING IN SARDINYA |
La legge europea , ci mette nelle condizioni di agire per sapere e poter dire la nostra prima che qualsiasi progetto entri in fase operativa;
sta a NOI popolo, comitati di lotta, decidere come attuare l'opposizione per impedire che distruggano il nostro territorio.
Nel contempo è stato apportato un emendamento che stabilisce la possibilità fare ricerca di giacimenti di shale gas ed estrarlo con il "fracking" la fratturazione idraulica che nel tempo fa sorgere problemi di terremoti dove non vi erano problemi.
La mappa sotto evidenzia la denuncia delle popolazioni locali che hanno chiamato questi eventi dannosi per l'ambiente con il nome di "Fraccidents" per quanti incidenti accadono in continuazione , nelle falde acquifere si ritrovano oligo-elementi usati per la fratturazione delle rocce sotterranee che avvelenamento le acque prima potabili; aria inquinata, misteriose morti di animali, disastri industriali ed esplosioni senza motivo.
Ci sembra che le situazioni dannose elencate dai cittadini che vivono ove il "fracking" viene attuato sono motivi di preoccupazione , che non vogliamo aggiungere alla nostra, già dura, vita quotidiana.
Sa Defenza
Andrea Zanoni, europarlamentare trevigiano dell'Alliance of Liberals and Democrats for Europe (ALDE), promosso sul campo relatore della nuova direttiva sulla Valutazione d'impatto ambientale (VIA), votata questa mattina (09.10.13) dal Parlamento europeo.
"L'Italia si è distinta in Europa per l'applicazione distorta della direttiva in vigore, tema su cui sono stato molto attivo in questi anni in Parlamento europeo.
Quest'esperienza, dei limiti d'applicazione della VIA, mi ha portato a poter intervenire sul testo all'interno della Commissione ambiente (ENVI) presentando ben 62 emendamenti, e questo ha portato gli altri membri a nominarmi relatore" spiega Zanoni.
"Il Parlamento ha approvato stamani sia il testo del provvedimento come emendato dalla Commissione sia la mia richiesta di poter rinviare la discussione in Commissione per aprire in seguito il negoziato con il 'trilogo', ovvero una riunione tra Parlamento europeo, Consiglio Ue e Commissione europea. Ciò permettere di accorciare i tempi di approvazione della Direttiva.
Questo spiega Zanoni, .. consentirà di arrivare all'approvazione definitiva della nuova direttiva entro questa legislatura: sia il Consiglio che la Commissione sono favorevoli a questo iter".
Con la nuova Direttiva, la disciplina di VIA si allarga a nuovi settori. Tra i più importanti c'è senz'altro lo shale gas (gas di scisto), anche se i comitati "No fracking" evidenziano i limiti di una riforma che, nei fatti, apre al fracking e ai gas non convenzionali: "Sia l'esplorazione che l'estrazione verranno obbligatoriamente sottoposte a Valutazione d'impatto ambientale -spiega Zanoni-. Anche l'esplorazione spesso viene realizzata con la tecnica del fracking, che è molto invasiva". (...)
("Eni lavora con lo shale gas anche in Europa, ma solo in Polonia e Ucraina. L'estrazione al momento ha aspetti piuttosto invasivi che la rendono problematica in zone densamente popolate: rumore, grandi assorbimenti d'acqua, molti residui da smaltire" ha ricordato ieri Paolo Scaroni, ad del gigante petrolifero, in un'intervista al Corriere della Sera.)
Tra le novità, anche l'applicazione della Direttiva ai parchi a tema, come ai parchi acquatici, ai campi di golf fatti su terreni aridi e siccitosi e alle miniere per estrazione dell'oro a cielo aperto. E poi c'è il tema delle demolizioni: "Anche demolire un ponte, o una diga, ha un impatto ambientale. Prima venivano considerati solo i nuovi progetti".
Un altro limite all'applicazione in Italia della Direttiva VIA, anche quella in vigore, sono le "dimensioni dei progetti, che però restano a discrezione degli Stati membri. Per il principio di sussidarietà, l'Ue non può dettagliare, come non può stabilire le sanzioni. Che però, con la nuova Direttiva, ogni Stato membro è chiamato ad approvare". Se ci saranno errori o violazioni della Direttiva, non saranno (solo) tecnici.
Shale gas, l’Europa vara regolamentazione ambientale
altreconomia
I programmi delle compagnie petrolifere alla ricerca di gas e petrolio non convenzionali non risparmiano nessun Paese del vecchio continente. Dai gruppi anti frack irlandesi ci informano che paesi come l’Olanda, il Belgio, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Austria, Germania, Danimarca, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, Bulgaria, Lituania, Ucraina, Romania, Croazia, Bosnia, Serbia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Svizzera e Italia, sono tutti interessati da potenziali giacimenti di shale gas (gas da scisto) con una buona fetta di territori di paesi dell’Est Europa, Mare del Nord, Benelux, Germania, Inghilterra e Scozia da potenziali giacimenti di tight gas (gas da sabbie compatte).
È quanto emerge da una prima lettura di una mappa del magazine americano “Drilling Contractor” che indica le aree potenzialmente sfruttabili che si aggiungono ai giacimenti attivi di shale gas di Polonia, Germania, Austria, Olanda, Inghilterra e Danimarca. L’Italia è interessata da tali programmi per lo sfruttamento di shale gas con una vasta area di giacimenti ricadenti nella pianura padana nelle regioni come l’Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. Seppur allo stato attuale non risultano ricerche attive di shale gas sul territorio italiano, restano comunque le intenzioni dell’Ad di Eni, Paolo Scaroni e del Premier Enrico Letta che recentemente hanno dichiarato di voler puntare sui programmi di shale gas anche in Italia.
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La gravità degli emendamenti alla nuova direttiva sulla Valutazione d'impatto ambientale (VIA) si comprende delle modifiche apportate alla direttiva sull'impatto ambientale vedi articolo sotto:
L’approvazione degli emendamenti 31 e 79 sull’estrazione di shale gas e sullo sviluppo dei programmi esplorativi di idrocarburi non convenzionali in Europa -nell’ambito della modifica della Direttiva 2011/92/UE sulla Valutazione d’impatto ambientale (Via)- ci restituisce un Parlamento europeo possibilista sull’esplorazione e sullo sfruttamento di gas non convenzionale nel Vecchio Continente.
Perché, se da un lato le modifiche apportate alla Direttiva 2011/92/UE rappresentano un’importante introduzione normativa di monitoraggio, controllo e verifica degli impatti ambientali per questa tipologia di sviluppo minerario, dall’altro si sottolinea l’orientamento alla valutazione e non al divieto. Si è verificato così uno scollamento tra le politiche energetiche dell’Europa e le richieste avanzate, negli ultimi anni, dai principali gruppi “No Fracking” europei, che spingono per una definitiva messa al bando della fratturazione idraulica (tecnica utilizzata per l’estrazione di idrocarburi non convenzionali).
Ricordiamo che a settembre -in occasione del primo slittamento dell’approvazione degli emendamenti 31 e 79- numerose associazioni e comitati hanno fatto sentire la loro voce. Compresi i promotori italiani della Campagna nazionale “No Fracking” (http://www.nofracking.it) che, con una missiva indirizzata a tutti gli eurodeputati, hanno richiesto che l’obbligo di assoggettare a valutazione d’impatto ambientale i progetti di idrocarburi non convenzionali dovesse essere sancito già dalla fase di presentazione dell’istanza da parte delle compagnie petrolifere e non solo a metà dell’iter procedurale, ovvero dalla perforazione del pozzo esplorativo -che nella modifica della Direttiva 2011/92/UE viene definita “esplorazione”- all’estrazione. Lo stesso vale per l’obbligatorietà -sempre in sede di presentazione dell’istanza- di allegare lo studio preliminare dello stato dell’acqua, dell’aria e del suolo ante operam. Sullo sfondo l’obiettivo principale resta quello di arrivare a una legge nazionale contro il fracking, alla richiesta di trasparenza e pubblicazione dei piani ingegneristici delle compagnie petrolifere, oggi secretati, ed alla definizione, con legge, delle aree marine e terrestri da tutelare.
Il rischio europeo. In Europa le riserve di gas non convenzionale sarebbero pari a 15mila miliardi di metri cubi di cui 2 mila miliardi stimati solo in Polonia. Oltre 760 miliardi da estrarre nell'immediato. Un potenziale di shale gas e tight gas che interesserebbe quasi tutti i Paesi dell’Unione. È quanto emerge da una prima lettura di una mappa diffusa dal magazine americano “Drilling Contractor”. Per l’Italia è evidenziata una vasta area di giacimenti ricadenti nella Pianura Padana, in regioni come l’Emilia-Romagna, il Veneto, la Lombardia, il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia.
L’approvazione degli emendamenti 31 e 79 sull’estrazione di shale gas e sullo sviluppo dei programmi esplorativi di idrocarburi non convenzionali in Europa -nell’ambito della modifica della Direttiva 2011/92/UE sulla Valutazione d’impatto ambientale (Via)- ci restituisce un Parlamento europeo possibilista sull’esplorazione e sullo sfruttamento di gas non convenzionale nel Vecchio Continente.
Perché, se da un lato le modifiche apportate alla Direttiva 2011/92/UE rappresentano un’importante introduzione normativa di monitoraggio, controllo e verifica degli impatti ambientali per questa tipologia di sviluppo minerario, dall’altro si sottolinea l’orientamento alla valutazione e non al divieto. Si è verificato così uno scollamento tra le politiche energetiche dell’Europa e le richieste avanzate, negli ultimi anni, dai principali gruppi “No Fracking” europei, che spingono per una definitiva messa al bando della fratturazione idraulica (tecnica utilizzata per l’estrazione di idrocarburi non convenzionali).
Ricordiamo che a settembre -in occasione del primo slittamento dell’approvazione degli emendamenti 31 e 79- numerose associazioni e comitati hanno fatto sentire la loro voce. Compresi i promotori italiani della Campagna nazionale “No Fracking” (http://www.nofracking.it) che, con una missiva indirizzata a tutti gli eurodeputati, hanno richiesto che l’obbligo di assoggettare a valutazione d’impatto ambientale i progetti di idrocarburi non convenzionali dovesse essere sancito già dalla fase di presentazione dell’istanza da parte delle compagnie petrolifere e non solo a metà dell’iter procedurale, ovvero dalla perforazione del pozzo esplorativo -che nella modifica della Direttiva 2011/92/UE viene definita “esplorazione”- all’estrazione. Lo stesso vale per l’obbligatorietà -sempre in sede di presentazione dell’istanza- di allegare lo studio preliminare dello stato dell’acqua, dell’aria e del suolo ante operam. Sullo sfondo l’obiettivo principale resta quello di arrivare a una legge nazionale contro il fracking, alla richiesta di trasparenza e pubblicazione dei piani ingegneristici delle compagnie petrolifere, oggi secretati, ed alla definizione, con legge, delle aree marine e terrestri da tutelare.
Il rischio europeo. In Europa le riserve di gas non convenzionale sarebbero pari a 15mila miliardi di metri cubi di cui 2 mila miliardi stimati solo in Polonia. Oltre 760 miliardi da estrarre nell'immediato. Un potenziale di shale gas e tight gas che interesserebbe quasi tutti i Paesi dell’Unione. È quanto emerge da una prima lettura di una mappa diffusa dal magazine americano “Drilling Contractor”. Per l’Italia è evidenziata una vasta area di giacimenti ricadenti nella Pianura Padana, in regioni come l’Emilia-Romagna, il Veneto, la Lombardia, il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia.
Un quadro, questo, che giustifica l’accesa discussione in atto proprio tra gli Stati membri dell'Ue, che dovrebbero applicare la Direttiva così modificata quando questa diverrà legge.
Bulgaria e Lussemburgo sono contrari al fracking. La Francia ha deciso di vietare il fracking con una legge del 13 luglio 2011, sulla quale però il Consiglio costituzionale dovrebbe pronunciarsi domani (11 ottobre, ndr) su una sua presunta incostituzionalità. E proprio questa decisione -molto attesa non solo Oltralpe- potrebbe cambiare le carte in tavola. L’intervento del Consiglio costituzionale è stato richiesto dalla società Schuepbach Energy, secondo la quale “l’annullamento dei permessi di esplorazione è frutto di un’applicazione troppo rigorosa del principio di precauzione”.
Principio di Precauzione, più che legittimo, sulla quale si fondano proprio le ultime modifiche della Direttiva 2011/92/UE. In Svizzera, Gran Bretagna, Olanda, Austria e Svezia, invece, i progetti sono stati sospesi. In Germania, Romania, Irlanda, Repubblica Ceca e Danimarca si parla di moratoria. In Italia, infine, in un clima di quasi totale disinteresse, il 18 settembre -su proposta del deputato di Sel, Filiberto Zaratti- la Commissione ambiente della Camera ha approvato una risoluzione “che esclude da subito ogni attività legata al fracking, cioè l’estrazione d’idrocarburi attraverso la fratturazione idraulica del sottosuolo”. Un impegno per il Governo, al quale dovrebbero seguire i fatti. Anche se in merito al fracking le grandi associazioni ambientaliste come le reti di movimenti italiani continuano a sostenere che nel nostro Paese non c’è il rischio di trivellazioni con fratturazione idraulica, per lo sfruttamento di shale gas. E perciò non serve una legge nazionale, non impugnabile, che ne sancisca concretamente il divieto.
Principio di Precauzione, più che legittimo, sulla quale si fondano proprio le ultime modifiche della Direttiva 2011/92/UE. In Svizzera, Gran Bretagna, Olanda, Austria e Svezia, invece, i progetti sono stati sospesi. In Germania, Romania, Irlanda, Repubblica Ceca e Danimarca si parla di moratoria. In Italia, infine, in un clima di quasi totale disinteresse, il 18 settembre -su proposta del deputato di Sel, Filiberto Zaratti- la Commissione ambiente della Camera ha approvato una risoluzione “che esclude da subito ogni attività legata al fracking, cioè l’estrazione d’idrocarburi attraverso la fratturazione idraulica del sottosuolo”. Un impegno per il Governo, al quale dovrebbero seguire i fatti. Anche se in merito al fracking le grandi associazioni ambientaliste come le reti di movimenti italiani continuano a sostenere che nel nostro Paese non c’è il rischio di trivellazioni con fratturazione idraulica, per lo sfruttamento di shale gas. E perciò non serve una legge nazionale, non impugnabile, che ne sancisca concretamente il divieto.
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