''ALL'ITALIA OCCORRE UNA RIVOLUZIONE. ADESSO!'' (PROFESSOR GIULIO SAPELLI, ECONOMISTA)
Fonte: lettera43.it
Giovanna Faggionato
Le note melanconiche di un tango in sottofondo sembrano un fosco presagio. Nell'Italia piegata dalla disoccupazione, colma di lavoratori sottopagati, vedere Giulio Sapelli assorto in una musica lontana fa una certa impressione. Se non fossimo in una sala a parlare di Argentina, si potrebbe leggere come un segno, come se la storia avesse unito i destini della penisola e dello Stato sudamericano colpito dal crack del 2001.
Per l'economista che ha conosciuto l'Italia di Olivetti, la grande e la media impresa, le cooperative, i distretti, la crisi di oggi è il frutto di un male antico: la persistenza di una classe dirigente che ci condanna alla sudditanza estera. E dove le uniche «rivoluzioni» possibili sono prese di potere generazionali.
Mentre la commissione europea certifica che siamo il Paese in cui «la situazione sociale si è deteriorata maggiormente», e in cui una quota consistente di occupati non riesce più ad arrivare a fine mese, lo studioso non si dà pace. E si chiede come il parlamento Ue abbia potuto «firmare il Fiscal compact?». «Il problema», spiega in una intervista a Lettera43.it, «è che non abbiamo un'élite nazionale: Machiavelli aveva spiegato tutto».
Cosa intende dire, professor Sapelli?
Le nostre classi dirigenti cercano approvazione, legami e inserimento nella finanza internazionale. Lo ha fatto Romano Prodi. E poi Mario Monti. E ora anche Enrico Letta punta alle cariche all'estero.
Insomma, non fanno gli interessi italiani?
Monti ha fatto gli interessi di chi lo ha sempre sostenuto cioè le istituzioni finanziarie.
E Mario Draghi?
Lui viene da Goldman Sachs, dalla scuola americana. E prova a fare la politica Usa.
È per questo che non piace alla Germania?
La Germania ci vuole fare morire di deflazione.
E gli Stati Uniti?
Agli Stati Uniti in questo momento serve un'Europa forte.
In realtà sembra che ormai i loro interessi siano sul Pacifico.
Certo, preparano la guerra che verrà con la Cina. Ma hanno bisogno che l'economia europea vada bene.
Sì, ma non si può dire che facciano i nostri interessi politici.
Stiamo trattando un accordo di libero scambio transatlantico: possiamo negoziare. E comunque meglio gli Stati Uniti del dominio tedesco.
Perché?
A forza di imporre l'ortodossia monetarista e deflazionista, i tedeschi stanno facendo dell'Europa un deserto.
Secondo lei Draghi non si opporrà?
Mi viene in mente una frase del Manzoni: «Il coraggio uno non se lo può dare...».
Faremo la fine dell'Argentina?
No, faremo la fine opposta. L'Argentina ha il problema contrario: l'inflazione. Ma dell'Argentina stiamo iniziando a copiare i leader peronisti.
Matteo Renzi non la convince?
Abbiamo avuto due sole «rivoluzioni» generazionali in Italia. Una l'ha fatta Benito Mussolini ed era il fascismo. E l'altra è stata il 68. Basta guardare come sono finite.
Insomma non ci sono spiragli?
Avete votato il Pd, Berlusconi...
E cosa bisogna votare, Grillo?
Nessuno. Bisogna rifondare un partito socialista, rivoluzionario.
Cosa intende per rivoluzionario?
Come Syriza, in Grecia. Che non vuole uscire dall'Europa, ma rinegoziare il debito. Ma come è possibile che al parlamento europeo abbiano votato il Fiscal compact?
È stato questo il grande errore?
Non so. Forse per l'Italia non c'è più speranza.
Secondo i dati Ue, siamo il Paese con la quota maggiore di occupati che non riescono a vivere col proprio stipendio.
Questa è una nazione ricca. Con un grande risparmio. E la cultura. Ma i risparmi si stanno erodendo e tra 20 anni, forse, saremo un Paese desertificato.
Perché è così pessimista?
Basta leggere Machiavelli.
Cioè?
Fino al 1450 eravamo l'economia più florida del mondo. Poi abbiamo conosciuto la crisi del 600. E perché?
Lo dica lei.
Perché i figli della borghesia comunale hanno lasciato le città e sono andati a vivere in villa come nobili. Quando si guadagnano troppi soldi, non si risponde più a se stessi.
Nota biografica di Giulio Sapelli.
Laureato in storia economica a Torino nel 1971, conseguì la specializzazione in ergonomia nel 1972. Ha insegnato e svolto attività di ricerca presso la London School of Economics and Political Science nel 1992-1993 e nel 1995-1996, nonché presso l'Università Autonoma di Barcellona nel 1988-1989 e l'Università di Buenos Aires.
Ha lavorato con compiti di ricerca, formazione e consulenza presso l'Olivetti e l'Eni. Ha svolto incarichi consulenziali presso numerose altre aziende. Dal 1996 al 2002 è stato Consigliere di Amministrazione dell'Eni. Dal 2000 al 2001 è stato Presidente della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena. Dal 2002 al 2009 è stato componente del consiglio di amministrazione di Unicredit Banca d'Impresa.
Ha fatto parte di diversi comitati scientifici di imprese, fondazioni e istituti. Dal 1993 al 1995 è stato il rappresentante italiano di Transparency International, organizzazione che lotta contro la corruzione economica. Dal 2002 è tra i componenti del World Oil Council. Dal 2003 fa parte dell’International Board dell'OCSE per il no profit.
È attualmente professore ordinario di Storia Economica presso l'Università degli Studi di Milano, dove insegna anche Analisi Culturale dei Processi Organizzativi. È collaboratore del Corriere della Sera e de Il Sussidiario.net. (WIKIPEDIA)
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