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domenica 19 gennaio 2014

BALLU TUNDU ED EMIRI DEL QATAR

BALLU TUNDU ED EMIRI DEL QATAR 

Gigi Sanna presidente


Quando iniziò il cosiddetto boom economico, cioè negli anni Cinquanta del secolo scorso, i Sardi cominciarono a farsi incantare dalla cosiddetta 'civiltà'. 
Questa entrava a vele spiegate provocando una vera e propria catastrofe antropologica; tanto catastrofe quanto più i politici e gli intellettuali del tempo non furono in grado di mediare il processo del passaggio dal cosiddetto 'antico' al nuovo. 
Ci fu così una caduta verticale in termini di identità. Il bellissimo ballo tondo che si faceva ai miei tempi in 'sa cortiza' de Santu Austinu di Abbasanta ebbe come antagonista il ballo moderno, ballo che però si fece presto a chiamare 'ballo civile'. 
Gli stessi sardi presero a chiamarlo stupidamente così. Per analogia ci furono tante cose che si ritennero civili ed altre 'incivili' . E guarda caso anche la lingua sarda divenne 'incivile', folcloristica, superata, 'bidduncula' .

Osservate però oggi che cosa è successo: noi abbiamo usato il disegno del ballo tondo e questo è stato immediatamente accettato da coloro che ci seguono in questa campagna elettorale. Persino qualcuno dei partiti strutturati ha già confessato che è il simbolo più bello perché è quello che colpisce di più. 

Ma, chiediamoci, perché 'colpisce' di più? La risposta è facile: perché è proprio un simbolo e in quanto tale richiama con la sua pregnanza di senso quei valori dell'identità che in modo pazzesco sono stati trascurati da chi sinora ci ha governato e cioè dai partiti strutturati. 
Ma nel nostro caso di zonafranchisti il simbolo de 'su ballu tundu' assume un valore simbolico ancora più forte in quanto lo propongono proprio coloro che osano di più in campo economico, proponendo soluzioni ardite e modernissime per uscire dalla crisi. 
Ma le soluzioni non sono per nulla quelle 'civili' contrapposte a quelle 'non civili'; sono soluzioni 'umanistiche' che intendono intelligentemente salvaguardare i valori della tradizione perché senza radici e linfa l'albero sardo è destinato a cadere. 
Nel programma dei zonafranchisti l'economia viene decisamente sposata alla cultura sarda. 
Perché la cultura sarda è economia. E' un punto prioritario. 
Quel punto che viene efficacemente richiamato da un simbolo della battaglia che intende commentare il contrassegno per il voto .

Ora badate cosa dice la signora Murgia: 'La zona Franca che sta pensando Cappellacci è quella per cui qualunque emiro del Quatar, capitale cinese o potentato russo può venire qua e fare i suoi affari fuori dal regime fiscale normale'. 


A noi degli affaracci del Cappellacci ci frega nulla, ovviamente; ma ci frega invece il fatto di essere coinvolti indirettamente da una affermazione che neanche certi veterocomunisti si permisero di fare quando Michele Columbu nel 1975 presentò in Parlamento la proposta di legge sulla Zona Franca.


Ora, tutto potrà dirsi tranne che il sottoscritto su questa signora scrittrice non abbia parlato con garbo con i 'punta 'e billette'. 

Pertanto mi sento autorizzato a dire: si vergogni e abbia la capacità di tacere!. Sulla Zona Franca non si parla per 'schede' imparate in fretta e furia la mattina prima: bisogna parlarne per e con conoscenza perfetta dell'argomento. 
Non sempre si è nel circo mediatico dove si spara a mitraglia alle nuvole e importa più la presenza che quello che si dice. 

Davvero si può pensare che il nostro rito del ballo tondo preveda l'incursione di pirati saraceni o cinesi o russi intenzionati a distruggerlo? Per farne un altro tutto loro? Magari con una ben diversa 'manu tenta' multinazionale? 

Ohi, ohi!, cara signora, sono ben altri gli 'emiri' e i pirati, molto più vicini, che approdano in quest'isola da più di 150 anni per 'gli affaracci loro'.




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