IRAK, DONNE YAZIDE RIDOTTE A SCHIAVE SESSUALI DELL'ISIS.
Mihaela Bruja
UNA PRIGIONIERA urla : "Aiuto, molte ragazze si sono suicidate"
"Diverse ragazze si sono suicidate. Oggi una ragazza si è impiccata con il velo ed è morta. Salvateci, aiutateci, salvateci. Chiunque possa sentire la nostra voce – Stati Uniti, Europa, chiunque - per favore aiutateci, salvateci"...
E questo l'accorato appello lanciato attraverso l'agenzia di stampa curda" Rudaw" da una 24enne yazida detenuta dai jihadisti dello Stato islamico nel nord dell'Iraq.
Il sito in inglese di "Rudaw" riferisce di una telefonata segreta effettuata dalla giovane, secondo la quale sarebbero almeno 200 le donne yazide rinchiuse con lei nella prigione situata nei pressi della contea di Baaji, nella provincia di Mosul. "Dalle tre alle quattro volte al giorno [miliziani dello Stato Islamico, ndr] vengono nel cortile della prigione. Le ragazze li supplicano di sparare loro alla testa per mettere fine alla loro miseria".
I miliziani, però, ne prelevano alcune – di solito le due o tre più carine. “Quando […] tornano sono in lacrime, sfinite e umiliate. I combattenti le portano ai loro emiri, che ne abusano sessualmente".
In lacrime la ragazza ripete più volte la località dove si trova la prigione in cui è rinchiusa, supplicando anche di lanciare raid aerei per seppellirle e farle riposare in pace. La maggior parte delle prigioniere, ridotte poi a schiave del sesso, arriva dai distretti di Gir Azair e Siba Sheikh Khidri, che sono finiti sotto l’attacco dell’Isil a inizio agosto. Secondo informazioni ottenute da Rudaw da attivisti e leader religiosi locali, finora almeno 2.000 yazidi sono finiti nelle mani del Califfato; di loro non si hanno più notizie.
La giovane citata dal network curdo ha detto di essere stata rapita a Gir Azair.
“I miliziani dell’Isil sono apparsi all’improvviso, fuggire è stato impossibile. Hanno iniziato ad arrestare tutti – uomini, donne e bambini. Più tardi ci hanno portato a Shingal, dove hanno separato gli uomini dalle donne”.
Almeno 200 sarebbero finite nella sua stessa prigione, nei pressi di Baaji. Altre, dopo le violenze, sono riuscite a ricongiungersi ai familiari, ma il dolore, in molti casi, è stato troppo grande.
In questa testimonianza - raccolta sempre da Rudaw - una madre racconta che tre delle sue figlie si sono uccise gettandosi dal monte Shingal, dopo essere state violentate dai miliziani dello Stato Islamico.
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