PERCHE' IL 2 GIUGNO IN SARDEGNA E' STATO LUTTO E NON FESTA.
Come ben si sa, in Sardegna il referendum del 2 giugno vide la vittoria dell'opzione monarchia. la Natzione sarda votò per la monarchia. Mi piace pensare che i sardi di allora, nel loro animo, nella volontà collettiva espressa anche a convinzioni inconscie, intendessero non certo votare per i Savoia, bensì per il Regno di Sardegna. Anzi ne sono certo.
Come è noto la Sardegna è stata soggetta ad un enorme carico di basi, poligoni e servitù militari, ad uno sfruttamento feroce di industrie coloniali distruttive ed inquinanti, oggi tutte chiuse senza alcun ricambio di modello di sviluppo. La lingua è ancora soggetta ad un genocidio culturale e le scuole sono palestre di assimilaziione e desardizzazione per i nostri figli.
Mentre deve andare al popolo italiano l'augurio di cose migliori il giorno della sua festa nazionale, ricordando che "un popolo che ne tiene un altro in catene sta forgiando le proprie catene ", è un fatto che questa giornata non è una festa dei sardi, ma ne ricorda come la Repubblica italiana sia la continuazione del colonialismo monarchico sabaudo.
Purtroppo in Sardegna in questi anni, tutto è potuto accadere perché non pochi sardi si sono opposti alle nostre libertà e operato a favore del colonialismo. Si è visto nella Costituente e sopratutto nella Consulta sarda che avrebbero dovuto approvare lo Statuto di Autonomia sulle linee guida sardiste e invece non lo fecero e si opposero ai punti qualificanti.
Ancora una volta bisogna sottolineare che senza Fortza Paris non si procede ma si arretra.
Come ben si sa, in Sardegna il referendum del 2 giugno vide la vittoria dell'opzione monarchia. la Natzione sarda votò per la monarchia. Mi piace pensare che i sardi di allora, nel loro animo, nella volontà collettiva espressa anche a convinzioni inconscie, intendessero non certo votare per i Savoia, bensì per il Regno di Sardegna. Anzi ne sono certo.
I sardi intendevano riconfermare il loro attaccamento allo Stato sardo, al diritto per la Nazione sarda alla propria statualità libera indipendente e sovrana. La caduta della monarchia Savoia, significava che il Regno di Sardegna, che era stato ceduto in "unione personale" dal Re spagnolo a un "non Re " piemontese , era ritornato libero di autodeterminarsi.
Quei patti internazionali, statuiti dalle grandi potenze europee su basi vestefaliane ed in particolare col Trattato di Utrecht, erano quindi nulli e la Sardegna non era più legata ad una statualità italiana che sarebbe divenuta immediatamente repubblicana. Ogni eventuale nuovo patto che impegnasse la Sardegna ed i sardi andava ricontrattato e riscritto .
I sardi avevano mille ragioni e diritti per farlo. Bisogna ricordare che in quei giorni era forte, sopratutto fra i sardisti, il richiamo alla Carta atlantica che riconosceva a tutte le Nazioni il diritto all'Autodecisione.
I sardisti, che erano repubblicani fin dalla nascita, intendevano il passaggio dalla monarchia alla repubblica come un recupero in chiave moderna degli "antichi privilegi" statuali della Sardegna cancellati dai piemontesi, con la complicità dei coloni continentali e di cittadini sardi della borghesia compradora, con la cosiddetta "Fusione perfetta" del 1847/48.
La riconquista della "statualità sarda" avrebbe dovuto concretizzarsi con un innovativo" patto costituzionale" fra la Sardegna e l'Italia, sancito dalla futura Costituzione repubblicana " federalista" in sostituzione dello Statuto albertino monarchico e dalla autodecisa Costituzione sarda che avrebbe codificato la "Autonomia" richiesta dai combattenti sardi della Grande guerra al loro ritorno e dal PSdAz che ne divenne la voce e voce politica unitaria di tutti i sardi.
Sappiamo come andò a finire: la Costituzione non fu federale ma centralista. L'Autonomia sarda non fu statuale ma amministrativa.
L'Autonomia sarda fu definita "speciale" ma la sua specialità fu che fosse inferiore a tutte le altre autonomie speciali, siciliana, valdostana e sud tirolese.
Non solo, con le norme di attuazione fu ancora depotenziata e si dovettero aspettare decenni per riconoscere la minoranza linguistica sarda con legge costituzionale e senza applicare il dettato statutario su i punti franchi.
Come è noto la Sardegna è stata soggetta ad un enorme carico di basi, poligoni e servitù militari, ad uno sfruttamento feroce di industrie coloniali distruttive ed inquinanti, oggi tutte chiuse senza alcun ricambio di modello di sviluppo. La lingua è ancora soggetta ad un genocidio culturale e le scuole sono palestre di assimilaziione e desardizzazione per i nostri figli.
Nel frattempo, mentre avveniva il "boom economico" italiano oltre 700.000 sardi dovettero emigrare con un disastro antropologico per l'Isola dei sardi, fenomeno che è ripreso alla grande in questi ultimi anni.
Molto ancora si può dire ed è stato detto in tutte le salse dai sardi liberi che mai hanno rinunciato alle proprie idee di libertà.
Certo è che quel patto autonomistico " octroie " cioè gentilmente concesso dai colonialisti e non definito dai sardi quali soggetti di libertà, non solo non è stato minimo, giusto e rispettoso dei diritti e aspirazioni dei sardi, secondo la Carta atlantica e i diritti dell'Uomo della Nazioni unite, ma non è stato mantenuto, rispettato, rinnovato, ma ancora di più calpestato e ridotto ad uno stato comatoso che è specchio della realtà economica e sociale della Sardegna, ultima colonia europea d'oltremare assieme alla Corsica.
Anche il federalismo europeo, non è stato "gli Stati Uniti d'Europa" come proposto da Camillo Bellieni nel secondo Congresso sardista già prima del fascismo e che prefiguravano la Sardegna-Stato come una delle stelle statuali europee..
Fu invece come portare la Sardegna al macello, vittima sacrificale, scambiata dall'Italia con altri favori per zone e economie forti e sopratutto del Nord e che ancora oggi paghiamo con un secondo " colonalismo europeo".
Mentre deve andare al popolo italiano l'augurio di cose migliori il giorno della sua festa nazionale, ricordando che "un popolo che ne tiene un altro in catene sta forgiando le proprie catene ", è un fatto che questa giornata non è una festa dei sardi, ma ne ricorda come la Repubblica italiana sia la continuazione del colonialismo monarchico sabaudo.
Allo stesso tempo in questa giornata vanno anche ricordati tutti i caduti per la libertà della Sardegna nei secoli fino ad oggi ed in particolare i caduti sardisti e tutti quelli che hanno dato la vita nella guerra di Liberazione sul continente contro il nazifascismo e l'antisemitismo, che sono stati traditi da questa Repubblica di mafiosi, corrotti e centralisti che sotto mentite spoglie di comunisti e democristiani e loro eredi politici sono i continuatori del fascismo mussoliniano e monarchico sabaudo.
Purtroppo in Sardegna in questi anni, tutto è potuto accadere perché non pochi sardi si sono opposti alle nostre libertà e operato a favore del colonialismo. Si è visto nella Costituente e sopratutto nella Consulta sarda che avrebbero dovuto approvare lo Statuto di Autonomia sulle linee guida sardiste e invece non lo fecero e si opposero ai punti qualificanti.
Tuttavia lo spirito di autodecisione e di indipendenza nazionale, di federalismo europeo e di libertà è ripreso a volare alto fra i sardi.
Grande ostacolo a fronte di grandissime idee ed aspirazioni è la divisione e la frammentazione politica, oggi presente anche dentro il PSd'Az, che per questo non riesce ancora a portare a compimento il suo obbiettivo storico, la liberazione dei sardi dal colonialismo italiano, la realizzazione della Repubblica sarda e la giustizia sociale, attraverso un suo ruolo guida nel panorama politico pluralista sardo.
Ancora una volta bisogna sottolineare che senza Fortza Paris non si procede ma si arretra.
Uniti si vince.
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