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venerdì 13 novembre 2015

Crollo della civiltà industriale globale?

Paolo Leone ci invia questo post; ci racconta che legge l'articolo del Guardian e inizia un'analisi a cui ha dato delle risposte , ha posto domande e vuole considerarle con tutti noi  lettori di sa defenza e non.

Crollo della civiltà industriale globale?
PAOLO LEONE BIANCU


Fonte:www.theguardian.com 






Leggendo un articolo sulle Odierne Civiltà Industriali  Globali, un dubbio che avevo da tempo ha fatto sorgere nella mia mente la seguente domanda: 

"l'odierna civiltà industriale globale, così com'é stata voluta e costruita, ha la possibilità di continuare o potrebbe crollare a causa dell’insostenibile sfruttamento delle risorse e della distribuzione della ricchezza sempre più diseguale?" 
Dati storici ci dicono che “il processo di ascesa e il conseguente crollo fan parte di cicli storici ricorrenti.” Casi di perturbazione di una civiltà a causa di “crolli non previsti - ma dimostratisi duraturi – sono stati comuni.” 
Secondo il Progetto di ricerca detto <Umani e natura dinamica> o HANDY, guidato dal matematico Safa Motesharrei della US National Science Foundation supportato dal National Socio-Environmental Synthesis Center, con la collaborazione di un team di naturalisti e scienziati sociali, si é scoperto che, in base a dati storici, le civiltà complesse son suscettibili a crollare, sollevando dubbi circa la sostenibilità della civiltà moderna. 

La caduta dell’impero romano e di molti imperi mesopotamici avanzati, son tutti testimonianza del fatto che le civiltà sofisticate, complesse e creative possono essere sia fragili e impermanenti. 
Le dinamiche uomo-natura, di tante civiltà collassate, han avuto a che fare con fattori, tra cui Popolazione, Clima, Acqua, Agricoltura e Energia. 

Fattori che possono portare al collasso quando convergono e generano due funzioni sociali fondamentali: 
1.  L’espansione delle risorse a causa della tensione sulla capacità di carico ecologico. 
2.  La stratificazione economica della società in CASTE e Gente comune. 
Questi fenomeni sociali hanno avuto un "ruolo centrale nel processo del crollo”, di queste società avanzate degli ultimi 5000 anni. 

OGGI, la stratificazione economica si collega direttamente al consumo eccessivo di risorse delle CASTE nella gran parte dei paesi industrializzati, per cui il Surplus non è distribuito uniformemente nella società, ma controllato dalla CASTA. 

Solo una piccola parte della produzione della ricchezza, viene allocata dalle élite alla Gente Comune, appena sopra dei livelli di sussistenza. 

Lo studio vuol dimostrare che i sostenitori della tecnologia, che affermano di poter risolvere questi problemi aumentando l’efficienza, non hanno ragione

Infatti, se la tecnologia aumenta l’efficienza dell’uso di risorse, é pur vero che tende all'aumento del consumo pro-capite e della scala di estrazione di risorse per effetto della domanda

Modellando una serie di scenari, Safa Motesharrei afferma che in condizioni simili alla realtà del mondo di oggi ….. il collasso è difficile da evitare. Nel primo di tali scenari, la nostra civiltà: 

Sembra essere su un percorso sostenibile per un periodo piuttosto lungo, ma presenta anche un tasso di esaurimento ottimale, causato dalle CASTE, quelle Elites che consumano troppo, causando una carestia tra la Gente Comune, che alla fine causa il collasso di tutta la società. 
Sembra che ciò si debba alla carestia, che non è altro che disuguaglianza indotta, provocando una perdita di lavoratori, piuttosto che un crollo della Natura. 
Un altro scenario si concentra sull'accelerato sfruttamento delle risorse, trovando che “un tasso di esaurimento maggiore delle risorse provoca un più veloce declino delle condizioni della Gente Comune, mentre le CASTE ancora godono della loro condizione, ma infine la società crolla tutta, cominciando dalla gente comune seguita dalle élite”. 

In entrambi gli scenari, le Caste riescono a tamponare la maggior parte degli “effetti negativi del crollo ambientale, molto più tardi della gente comune”, permettendo loro di fare business nonostante la catastrofe imminente.

Un meccanismo che potrebbe spiegare come “molti crolli storici ci son stati per mancanza di percezione delle Caste, che sembrano ignorare la catastrofe imminente (più evidente per Roma e per i Maya).”

Applicando questa lezione alla situazione attuale, lo studio avverte che si può evitare il collasso con soluzioni che consentano una civiltà più stabile: 
la prima é ridurre la disuguaglianza economica, garantendo la redistribuzione più equa delle risorse, riducendone drasticamente il consumo, basandosi su risorse rinnovabili e equilibrando la crescita della popolazione; 
la seconda e conseguente: "se la popolazione raggiunge l’equilibrio, il tasso pro-capite di utilizzo di risorse naturali tenderà a ridursi a un livello sostenibile, a condizione che le risorse siano distribuite in modo equo.”   
Il modello HANDY offre ai governi, alle banche, alle elites e alle imprese – ma anche ai consumatori tutti – a riconoscere che il ‘business senza limiti’ non é sostenibile, e che la politica deve pensare ai cambiamenti strutturali che sono necessari subito.
DEV'ESSERE CHIARO che se lo studio è in gran parte teorico, una serie di altri studi più empirici, focalizzati dall'Ufficio Governativo britannico della Scienza,avverte che la convergenza di crisi: alimentari, acqua e energia potrebbe creare la tempesta perfetta in circa quindici anni.

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