Odio per l’Islam e i Rom, insulti contro i richiedenti asilo: una ricerca di cui dà conto Der Spiegel, basata su un’indagine a campione che segue da anni i cambiamenti nell’elettorato medio tedesco, sottolinea il potenziale eversivo presente nella società in Germania. Molti cittadini che nutrono forti sentimenti nazionalistici hanno trovato un partito pronto a mobilitarli in Alternative für Deutschland (AfD). Oggi molti intervistati si sentono liberi di esprimere apertamente il loro risentimento, fino ad arrivare ad approvare atti di violenza. Mentre il dodici per cento pensa che la Germania sia naturalmente superiore agli altri popoli e un quarto della generazione sotto i trent’anni è ostile agli stranieri.
di Benjamin Schulz, 15/6/2016
Traduzione di Lorenzo
Germania, 2016: un cittadino su dieci si augura l’avvento di un Führer che governi con il pugno di ferro. L’undici per cento dei cittadini ritiene che gli ebrei abbiano troppa influenza. Il dodici per cento pensa che i tedeschi siano naturalmente superiori agli altri popoli. Un quarto della generazione sotto i trenta anni è ostile agli stranieri. E un terzo dei tedeschi ritiene che il Paese si vada pericolosamente estraniando.
Queste percentuali sono tratte dalla ricerca “L’elettore medio abbandona le sue inibizioni” dell’Università di Leipzig. Questa indagine campionaria è l’ultima parte di un progetto di ricerca a lungo termine, che dal 2002 punta ad analizzare la situazione politica tedesca. Gli ultimi risultati danno da pensare.
“Ampi settori della popolazione sono a tutt’oggi portati a screditare e perseguitare ciò che ritengono estraneo o deviante”, scrivono Oliver Decker e Elmar Brähler, due fra gli autori del progetto. Dal cuore dell’elettorato medio – a lungo considerato “il nucleo della democrazia” – va crescendo un forte potenziale antidemocratico. La mobilitazione di quest’elettorato, che non era riuscita al Partito nazionaldemocratico tedesco (NPD), viene oggi realizzata da Alternative für Deutschland.
“La destra radicale ha trovato una nuova casa nell’AfD”, sostiene Decker, uno dei ricercatori, intervistato da Spiegel Online. “Quando si parla di nazionalsocialismo e destra radicale si pensa a frange estreme della società. Non è più così, l’ideologia nazionalista va allargandosi a macchia d’olio”.
Profili della destra radicale nel 2016
Quanti sono disposti ad appoggiare una dittatura di destra?
Soggetti con opinioni di destra radicale ce ne sono sempre stati, fin dall’inizio delle rilevazioni nel 2002. “Quando viene loro chiesto che opinioni politiche hanno, il 90% degli intervistati risponde di essere un moderato. Ma questi moderati esprimono posizioni sempre più illiberali. Tutti coloro che fino a ieri si limitavano a pensarla così, oggi esprimono senza ritegno le loro opinioni e agiscono di conseguenza – nel seggio elettorale e talvolta arrivando ad atti violenti”. In questo senso il titolo della ricerca parla di “perdita delle inibizioni”.
Ecco le percentuali.
- Sostegno di una dittatura: alla domanda “in certe situazioni ci vuole una dittatura per difendere la nazione?” risponde positivamente il 6,7% degli intervistati – 13,8% nell’ex-Germania orientale e 4,8% in quella ex-occidentale.
- Ostilità verso gli stranieri: tre tedeschi su dieci ritengono che i migranti vengano a sfruttare lo stato sociale tedesco.
- Antisemitismo: circa il 10% degli intervistati pensa che gli ebrei siano portati all’imbroglio più degli altri.
- Nazionalismo: più del 20% ritiene che la politica estera tedesca dovrebbe puntare, anche in forme aggressive, a garantire al Paese l’influenza e il rispetto che gli competono.
- Socialdarwinismo: il 9% degl’intervistati ritiene che non sia scontato che la vita umana meriti rispetto.
- Relativizzazione del Terzo Reich: oltre il 10% dei tedeschi pensa che il nazionalsocialismo abbia avuto i suoi aspetti positivi; il 6% ritiene che senza lo sterminio degli ebrei Hitler sarebbe passato alla storia come un grande statista.
Motivi di risentimento sono presenti anche là dove meno li aspetteremmo, ad esempio nell’elettorato verde. Ma in misura nettamente inferiore rispetto ai sostenitori di Alternative für Deutschland.
Si può percepire una tendenza alla radicalizzazione del discorso politico. Ad esempio, cittadini con opinioni di estrema destra percepiscono quanti si impegnano a favore del melting pot come “traditori”; mentre i media che riferiscono solo le opinioni convenzionali vengono tacciati di propalare menzogne.
L’odio contro musulmani, migranti e zingari
C’è da preoccuparsi? “È abbastanza sorprendente vedere che, nonostante tutto, anche le idee liberali fanno dei progressi”, sostiene Decker. Aumenta ad esempio il desiderio di partecipare e la convinzione di poter cambiare qualcosa. La ricerca evidenzia anche una progressiva diminuzione degli aderenti a ideologie di destra militante.
Ideologie di destra militante
Dal 2002 fino al recente afflusso di profughi l’ostilità contro gli stranieri aveva teso a ridursi, sostiene la ricerca. In compenso cresce l’insofferenza nei confronti di determinati gruppi. Musulmani, migranti e zingari sono particolarmente odiati.
A parere di Decker il dibattito sui profughi ha segnato un punto di svolta. È stato utilizzato per invertire la linea di tendenza degli ultimi 20 anni. “Se si prende atto del potenziale di coscienza razziale coinvolto nel dibattito, la cosa potrebbe ripercuotersi sull’atmosfera dell’intero Paese”.
Oggi molti si sentono liberi di esprimere apertamente il loro risentimento, fino ad arrivare ad atti di violenza. Anche in ambienti normalmente moderati si è disposti a ricorrere a mezzi violenti per perseguire i propri fini. Circa il 20% degli intervistati è pronto a usare atti di violenza fisica contro gli stranieri. E un altro 28% approva l’operato dei primi purché “si faccia ordine”.
Che molto stia cambiando lo si nota, secondo Decker, dall’elevato tasso di gradimento manifestato dalla gioventù tedesco-orientale per le opinioni neofasciste. “Si tratta di valori molto stabili”. Il ricercatore vorrebbe che gli istituti educativi fossero investiti del compito di invertire il processo: “Le fondamenta della società democratica devono essere rinnovate in continuazione”.
Già negli asili (istituendo un “parlamento” di bambini) e poi nelle scuole e nelle università (incoraggiando la partecipazione, anche a livello finanziario, nella gestione degli istituti) bambini, adolescenti e studenti dovrebbero avere la sensazione che la loro opinione conti qualcosa e che valga la pena di impegnarsi in modo costruttivo. Ci vorrebbe personale qualificato, preposto alla educazione politica dei minori, in grado di controbilanciare il deficit democratico assorbito in famiglia.
La distribuzione delle opinioni fra provvisti e sprovvisti di diploma liceale dimostra che l’educazione scolastica fa differenza. Secondo Decker “bisognerebbe trasformare la scuola in una scuola di democrazia”.
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