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martedì 14 agosto 2018

ANNIVERSARIO DI SOLZENICYN, VERO ISPIRATORE DI PUTIN E DELLA SUA RUSSIA.

ANNIVERSARIO DI SOLZENICYN, VERO ISPIRATORE DI PUTIN E DELLA SUA RUSSIA. 

CON GRANDE SCORNO DI COMUNISTI  E ULTRA ATLANTISTI (COME NAPOLITANO)

ANTONIO SOCCI
SA DEFENZA 





Raymond Aron giudicò Aleksandr Solzenicyn “l’homme du siècle”. E l’autore di “Arcipelago Gulag” continua ad essere ben presente perché fortemente ispirata a lui è la Russia di Putin.

Quest’anno siamo nel decennale della sua morte (il 3 agosto) e nel centenario della nascita (l’11 dicembre) e in Russia e all’estero si annunciano tanti convegni sul gigante del Novecento che ha smascherato gli orrori e la menzogna del comunismo (come pure la menzogna dell’Occidente).
Il suo “vivere senza menzogna” è il messaggio che resta e che esalta la grandezza della coscienza personale contro i mostri del potere. Ma l’Italia sarà il paese che meno lo ricorderà, perché – dominato per decenni dall’egemonia comunista –si è distinto, fin dagli anni Settanta, per freddezza e ostilità verso Solzenicyn.


Pierluigi Battista, in un suo saggio, ricordava che “mentre in Francia la pubblicazione di ‘Arcipelago Gulag’ di Aleksandr Solzenicyn aveva squassato la cultura di sinistra innescando un drammatico ripensamento tra gli intellettuali che avevano intensamente creduto nel ‘dio che è fallito’, in Italia, nel 1974, gli intellettuali accoglievano quel libro con freddezza, magari accompagnando la gelida accoglienza con la divulgazione (com’è accaduto) della leggenda nera di un Solzenicyn nientemeno che al soldo del dittatore Pinochet, oppure semplicemente ignorandolo.

A nome del Pci il compagno Giorgio Napolitano, quando l’Urss decise di espellere Solzenicyn mandandolo in esilio, vergò un plumbeo polpettone dove si leggeva fra l’altro:


Nessuno può negare che lo scrittore… avesse finito per assumere un atteggiamento di ‘sfida’ allo Stato sovietico e alle sue leggi, di totale contrapposizione, anche nella pratica, alle istituzioni… Non c’è dubbio che questo atteggiamento — al di là delle stesse tesi ideologiche e dei già aberranti giudizi politici — di Solgenitsyn, avesse suscitato larghissima riprovazione nell’URSS. Che questa ormai aperta, estrema ‘incompatibilità’ sia stata sciolta dalle autorità sovietiche non con un’incriminazione di Solgenitsyn, ma con la sua espulsione, può essere considerato più o meno ‘positivo’; qualcuno può giudicarla obiettivamente, come l’ha giudicata, la ‘soluzione migliore’, senza peraltro sottovalutarne — e, per quel che ci riguarda noi certo non ne sottovalutiamo — la natura di grave misura restrittiva dei diritti individuali; ma solo commentatori faziosi e sciocchi” concludeva il compagno Napolitano “possono prescindere dal punto di rottura cui Solgenitsyn aveva portato la situazione e possono… evocare lo spettro dello stalinismo”. 

Com'è noto, crollato il comunismo dell’Est, il compagno Napolitano passò velocemente dall’obbedienza moscovita a quella atlantica. Cosa che gli permise di non fare mai una dolorosa autocritica.

Del resto nella sua “autobiografia politica” intitolata Dal Pci al socialismo europeo, uscita nel 2005, Napolitano neanche menziona Solzenicyn e questo la dice lunga su come i compagni sono usciti da quel passato comunista.

Un ottimo suggerimento, in verità, gli era arrivato da Carlo Ripa di Meana, colui che nel 1977 era stato il coraggioso promotore della Biennale del dissenso (grazie all’appoggio di Craxi) e per questo aveva subito il pesantissimo attacco della sinistra comunista.

Nel 2008, alla morte dello scrittore russo, su Critica sociale, in un articolo intitolato Solzenicyn e il silenzio del Quirinale, Ripa di Meana ricordò la vicenda:


Avevo sommessamente suggerito, qualche mese fa, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel 1974, allora responsabile della cultura del PCI, su l’Unitàaveva rumorosamente applaudito all’esilio comminato a Solzhenitsyn che, va ricordato, aveva già passato otto anni nel Gulag nell’immediato dopoguerra, che in una prossima occasione, o in forma privata o nel corso di una visita di Stato, chiedesse un incontro a Solzhenitsyn, ormai molto in là con gli anni e malato, per chiudere una pagina nera. Così non è stato. In questi ultimi giorni, mentre in tutto il mondo si sono ascoltate voci di statisti, di rimpianto e di riconoscenza per la grandezza di quest’uomo e della sua vita, da Roma–Quirinale è venuto un silenzio arido, privo di umanità”. 

Eppure in questi anni Napolitano è stato da tutti celebrato, perfino dal mondo clericale. Invece l’unico leader ex comunista che ha veramente fatto i conti con Solzenicyn, l’unico che si è convertito e ha scelto Solzenicyn come maestro e ispiratore, cioè Vladimir Putin, viene demonizzato.

Ma basta aver letto la Lettera ai dirigenti dell’Urss scritta da Solzenicyn nel 1973 e poi – rientrato in Russia – la sua critica all’epoca di Eltsin, un’epoca di degrado e selvaggia sottomissione all’occidente, di disgregazione economica e spirituale, per capire che la svolta di Putin è stata profondamente ispirata dai suoi incontri personali con Solzenicyn (ne ha parlato Ljudmila Saraskina nella sua monumentale biografa dello scrittore russo).

E’ quello che ha colto Benedetto XVI che, a proposito di Putin, ha scritto: credo che egli – un uomo di potere – sia toccato dalla necessità della fede. E’ un realista. Vede che la Russia soffre per la distruzione della morale. Anche come patriota, come persona che vuole riportarla al ruolo di grande potenza, capisce che la distruzione del cristianesimo minaccia di distruggerla. Si rende conto che l’uomo ha bisogno di Dio e ne è di certo intimamente toccato”.

Oggi Solzenicyn imbarazza gli ex comunisti e pure gli ultras dell’atlantismo clintoniano perché la Russia di Putin è sua figlia spirituale.
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Antonio Socci
Da “Libero”, 13 agosto 2018

http://sadefenza.blogspot.com/2018/08/anniversario-di-solzenicyn-vero.html


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