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mercoledì 29 luglio 2020

PAURA E TERRORE COME STRUMENTI DEL POTERE

PAURA E TERRORE COME STRUMENTI DEL POTERE

Antonello Boassa 


GIORGIO AGAMBEN, dopo una lunga assenza dalla sua rubrica, evidentemente dopo i banali, rozzi assalti da parte di "intellettuali", di giornali e riviste "progressiste" che si sono pronunciate contro le pregevoli note presenti in "UNA VOCE" quali "Biosicurezza"; " La medicina come religione; "Riflessioni sulla peste"; "Contagio" ; "Distanziamento sociale... si è finalmente riproposto con due pezzi di alto livello teorico:"Che cos'é la paura"e "Due vocaboli infami"

Qualche parziale riflessione sul primo.


Della ANGOSCIA come tonalità emotiva che costituisce la nostra originaria apertura al mondo ne aveva parlato Heidegger. Giorgio Agamben, in effetti, ritiene che sia la paura il tratto fondamentale della nostra tonalità emotiva. L'angoscia viene infatti ridefinita come paura privata del suo oggetto ma è davanti alla cosalità, all'oggetto che si costituisce la paura come tonalità costitutiva dell'apertura al mondo. Agamben riprende il tema trattato in "ESSERE E IL TEMPO" e lo sviluppa, approfondendo termini come "spavento", "terrore", "angoscia" Ricorda come HOBBES, l'autore del "Leviatano", teorizzi che il Potere abbia cercato il suo fondamento e la sua giustificazione facendo leva sulla tonalità emotiva in cui l'essere umano rischia continuamente di cadere, ossia la paura.

"La paura è la dimensione in cui cade l’umanità quando si trova consegnata, come avviene nella modernità, a una cosalità senza scampo appunto nei desiderata dell'Unione Europea governata dal blocco germanico a guida Merkel, Von der Loyen, Lagarde.. L’essere spaventoso, la «cosa» che nei film del terrore assale e minaccia gli uomini, non è in questo senso che una incarnazione di questa inaggirabile causalità".
Conseguenza della paralisi provocata dalla paura che può sfociare in terrore, rovesciando il termine nietzschiano "volontà di potenza"(che è tutta altra cosa dalle banalizzazioni di cui il termine ha sofferto), si può definire la paura come "in volontà di potenza", una sorta di volontà di impotenza di fronte alla cosa che minaccia... che abbandona alla paralisi di razionalità contro la quale il Potere ha gioco facile-

L'uso spregiudicato della paura da parte di chi governa, di chi egemonizza è cosa dei tempi antichi e non è stata certo trascurata nei cosiddetti tempi moderni.

Si veda il panico gestito in prima persona dai maggiordomi del potere riguardo la "pandemia" del Covid 19, panico che, oltre le squallide vicende relative al denaro (favorire le aziende farmaceutiche per inutili vaccini e gli Istituti di cura privati, data la paralisi della sanità pubblica), squallide vicende che hanno determinato un notevole aumento di malattie e di decessi per patologie gravissime come il cancro, la cardiopatia, l'epatite... ha creato un gregge di esseri impauriti, resi incapaci di ragionare criticamente sul virus e sulla sua pericolosità, distratti appositamente dal "colpo di stato" del blocco germanico egemonizzato da Berlino compiuto nell'ultimo vertice di Bruxelles che ha ulteriormente impoverito quei residui marginali di sovranità che restavano al Bel Paese, accentuandone il suo stato di colonia.

"Certo, l’albero può spezzarsi e cadermi addosso, il torrente straripare e allagare il paese e quest’uomo improvvisamente colpirmi: se questa possibilità diventa improvvisamente reale, un giusto timore suggerisce le opportune cautele senza cadere nel panico e senza perdere la testa, lasciando che altri fondi il suo potere sulla mia paura e, trasformando l’emergenza in una stabile norma, decida a suo arbitrio quello che io posso o non posso fare e cancelli le regole che garantivano la mia libertà."
Con il panico, con la paura, con il terrore e conseguente timore dell'altro e allontanamento dal sociale non si può costruire un popolo, una nazione ma solo una plebe, una moltitudine di schiavi... come è appunto nei desiderata dell'Unione Europea governata dal blocco germanico a guida Merkel, Von der Loyen, Lagarde.



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