ORA TUTTI BOMBARDANO IL GOVERNO (PERFINO I GIORNALI). EFFETTO DRAGHI?
Antonio Socci
Sa Defenza
Sarà il vento di SuperMario Draghi che comincia a spazzare l’aria; sarà che questo governo ha stancato; sarà che ha esaurito la funzione assegnatagli alla nascita da quell’“ordine mondiale” di cui parlava Massimo Giannini nel 2019; fatto sta che dai giornaloni arrivano siluri molto preoccupanti per l’esecutivo giallorosso che presto potrebbe avere il benservito.
Anzitutto è iniziata un’aperta campagna per il “No” nel referendum sul “taglio dei parlamentari” grillino: giovedì su “Repubblica” è sceso in campo direttamente il direttore Maurizio Molinari (“Perché votare No al referendum”) e ieri sulla “Stampa” il referendum del “taglio” è stato demolito dall’editoriale di Massimo Cacciari (se dovesse prevalere il No sarebbe destabilizzante per il governo).
Ma in contemporanea è cominciato anche un duro bombardamento sull’esecutivo. Cannonate devastanti perché non si limitano più a criticare questo o quell’errore (nei giorni scorsi Paolo Mieli, sul “Corriere della sera”, ha fatto rilievi critici sulla gestione del caso di Alzano e Nembro da parte del premier, all’inizio dell’epidemia). Ma parlano di un governo che addirittura elude la Costituzione.
In particolare ieri, sempre su “Repubblica”, nella posizione dell’editoriale che impegna la linea del giornale, c’era un fondo del costituzionalista Michele Ainis il quale spiegava che la democrazia italiana è “sfregiata da prassi truffaldine, da scelte che fingono il rispetto delle regole e invece le aggirano, v’usano violenza”.
Quattro gli esempi. Prima “i famosi (o famigerati) dpcm. Quelli che ci hanno rinchiuso dentro casa, comprimendo un po’ tutte le libertà costituzionali. Misure necessarie, come no; ma il problema sta nella riserva di legge, con cui la Carta del 1947 protegge le nostre libertà. Quindi un decreto legge può restringerle, un decreto individuale del premier invece non può farlo, anche perché scavalca del tutto il Parlamento”.
Un altro esempio: “i decreti legge approvati dal Consiglio dei ministri ‘salvo intese’” oppure “il lago di norme varate per decreto”.
Infine “il referendum costituzionale” di settembre “svilito dalla contemporaneità con le amministrative, dato che il governo ha deciso di abbinare le due consultazioni”, scelta che “imprime un sapore plebiscitario al referendum” e “calpesta la libertà degli elettori”.
Ainis, con questi quattro casi, intende mostrare che “la rottura delle garanzie formali genera sempre una lesione sostanziale dei nostri diritti” e così – di fatto – spiega, in punta di diritto, quello che l’opposizione ha provato a far notare in tutti i mesi dell’emergenza durante i quali è stata (come il Parlamento) emarginata dal dibattito sui media e sbeffeggiata dal governo.
Lo stesso Cacciari, nell’editoriale della “Stampa” di ieri che ho citato, scrive che il “taglio dei parlamentari” voluto dai grillini (e ora sottoposto a referendum), al di là della sua materia specifica, manda questo “messaggio al popolo, messaggio chiarissimo:
conta l’Esecutivo, conta il Governo, conta il Capo del Governo. Che significa contano quegli assetti burocratici-economici-finanziari con i quali qualsiasi esecutivo deve fare i conti se vuol durare. Il Parlamento, le Assemblee elettive non devono disturbare il conducente. Il Sovrano si appella al ‘popolo’ direttamente. Piattaforme Rousseau ovunque al posto di Parlamenti, aule universitarie e scuole, lavori e professioni”.
Un analogo siluro era arrivato giovedì scorso dall’editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della sera” (sto citando i pezzi da novanta dei giornaloni).
Galli osservava che se l’Italia ha sempre dovuto soffrire la piaga endemica del trasformismo, con l’attuale governo fra Pd e M5S, e ancor più con le recenti proposte di alleanza elettorale, si ha un “salto qualitativo” che vede addirittura “l’incontro di due trasformismi” cosicché il suddetto trasformismo “si avvia a divenire il vero principio costitutivo del sistema politico italiano”.
In concreto si parla di “voltagabbanismo” e di accordi di governo senza alcun programma o ideale, solo per il potere. Sulla testa degli elettori. Un disastro per il Paese.
Ieri, sullo stesso giornale, Sabino Cassese ha rincarato la dose scrivendo che “questo tipo di forze politiche, quando si impossessa del governo, ha una forte propensione a distribuire sussidi per ingraziarsi gli elettori”. Sono siluri devastanti per l’attuale alleanza di governo.
Infine, a proposito di coerenza, dopo la questione dei verbali secretati del Cts, Palazzo Chigi ha appena risposto picche alla signora Giuliana Cavazza, figlia di una vittima della strage di Ustica (e presidente del Comitato), la quale domandava copia di quei documenti del Sismi, arrivati da Beirut nel 1980, che si ritiene possano dare risposte alle domande sulle stragi di Ustica(27 giugno 1980) e della stazione di Bologna (2 agosto 1980). La secretazione, dopo 40 anni, continua per altri otto.
Una risposta singolare quella di Palazzo Chigi. M5S e Pd avevano la “trasparenza” e la lotta ai “segreti di Stato” come loro bandiere, in passato. Todo cambia.
Antonio Socci
Da “Libero”, 23 agosto, 2020
*****
https://sadefenza.blogspot.com/2020/08/ora-tutti-bombardano-il-governo-perfino.html
Sa Defenza non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali
Antonio Socci
Sa Defenza
Sarà il vento di SuperMario Draghi che comincia a spazzare l’aria; sarà che questo governo ha stancato; sarà che ha esaurito la funzione assegnatagli alla nascita da quell’“ordine mondiale” di cui parlava Massimo Giannini nel 2019; fatto sta che dai giornaloni arrivano siluri molto preoccupanti per l’esecutivo giallorosso che presto potrebbe avere il benservito.
Anzitutto è iniziata un’aperta campagna per il “No” nel referendum sul “taglio dei parlamentari” grillino: giovedì su “Repubblica” è sceso in campo direttamente il direttore Maurizio Molinari (“Perché votare No al referendum”) e ieri sulla “Stampa” il referendum del “taglio” è stato demolito dall’editoriale di Massimo Cacciari (se dovesse prevalere il No sarebbe destabilizzante per il governo).
Ma in contemporanea è cominciato anche un duro bombardamento sull’esecutivo. Cannonate devastanti perché non si limitano più a criticare questo o quell’errore (nei giorni scorsi Paolo Mieli, sul “Corriere della sera”, ha fatto rilievi critici sulla gestione del caso di Alzano e Nembro da parte del premier, all’inizio dell’epidemia). Ma parlano di un governo che addirittura elude la Costituzione.
In particolare ieri, sempre su “Repubblica”, nella posizione dell’editoriale che impegna la linea del giornale, c’era un fondo del costituzionalista Michele Ainis il quale spiegava che la democrazia italiana è “sfregiata da prassi truffaldine, da scelte che fingono il rispetto delle regole e invece le aggirano, v’usano violenza”.
Quattro gli esempi. Prima “i famosi (o famigerati) dpcm. Quelli che ci hanno rinchiuso dentro casa, comprimendo un po’ tutte le libertà costituzionali. Misure necessarie, come no; ma il problema sta nella riserva di legge, con cui la Carta del 1947 protegge le nostre libertà. Quindi un decreto legge può restringerle, un decreto individuale del premier invece non può farlo, anche perché scavalca del tutto il Parlamento”.
Un altro esempio: “i decreti legge approvati dal Consiglio dei ministri ‘salvo intese’” oppure “il lago di norme varate per decreto”.
Infine “il referendum costituzionale” di settembre “svilito dalla contemporaneità con le amministrative, dato che il governo ha deciso di abbinare le due consultazioni”, scelta che “imprime un sapore plebiscitario al referendum” e “calpesta la libertà degli elettori”.
Ainis, con questi quattro casi, intende mostrare che “la rottura delle garanzie formali genera sempre una lesione sostanziale dei nostri diritti” e così – di fatto – spiega, in punta di diritto, quello che l’opposizione ha provato a far notare in tutti i mesi dell’emergenza durante i quali è stata (come il Parlamento) emarginata dal dibattito sui media e sbeffeggiata dal governo.
Lo stesso Cacciari, nell’editoriale della “Stampa” di ieri che ho citato, scrive che il “taglio dei parlamentari” voluto dai grillini (e ora sottoposto a referendum), al di là della sua materia specifica, manda questo “messaggio al popolo, messaggio chiarissimo:
conta l’Esecutivo, conta il Governo, conta il Capo del Governo. Che significa contano quegli assetti burocratici-economici-finanziari con i quali qualsiasi esecutivo deve fare i conti se vuol durare. Il Parlamento, le Assemblee elettive non devono disturbare il conducente. Il Sovrano si appella al ‘popolo’ direttamente. Piattaforme Rousseau ovunque al posto di Parlamenti, aule universitarie e scuole, lavori e professioni”.
Un analogo siluro era arrivato giovedì scorso dall’editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della sera” (sto citando i pezzi da novanta dei giornaloni).
Galli osservava che se l’Italia ha sempre dovuto soffrire la piaga endemica del trasformismo, con l’attuale governo fra Pd e M5S, e ancor più con le recenti proposte di alleanza elettorale, si ha un “salto qualitativo” che vede addirittura “l’incontro di due trasformismi” cosicché il suddetto trasformismo “si avvia a divenire il vero principio costitutivo del sistema politico italiano”.
In concreto si parla di “voltagabbanismo” e di accordi di governo senza alcun programma o ideale, solo per il potere. Sulla testa degli elettori. Un disastro per il Paese.
Ieri, sullo stesso giornale, Sabino Cassese ha rincarato la dose scrivendo che “questo tipo di forze politiche, quando si impossessa del governo, ha una forte propensione a distribuire sussidi per ingraziarsi gli elettori”. Sono siluri devastanti per l’attuale alleanza di governo.
Infine, a proposito di coerenza, dopo la questione dei verbali secretati del Cts, Palazzo Chigi ha appena risposto picche alla signora Giuliana Cavazza, figlia di una vittima della strage di Ustica (e presidente del Comitato), la quale domandava copia di quei documenti del Sismi, arrivati da Beirut nel 1980, che si ritiene possano dare risposte alle domande sulle stragi di Ustica(27 giugno 1980) e della stazione di Bologna (2 agosto 1980). La secretazione, dopo 40 anni, continua per altri otto.
Una risposta singolare quella di Palazzo Chigi. M5S e Pd avevano la “trasparenza” e la lotta ai “segreti di Stato” come loro bandiere, in passato. Todo cambia.
Antonio Socci
Da “Libero”, 23 agosto, 2020
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