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venerdì 10 giugno 2022

Il Dono (22/12/2010)

 


Come dovevasi dimostrare.
Abbiamo voglia ad utilizzare il nostro tempo per informarci e per capire, quando mettiamo le nostre competenze al servizio degli altri, la risposta è sempre la stessa: "tu pecchi di umiltà".
C'è il rischio che ad elargire regali non richiesti passi per immodestia.
A parte il fatto che l'umiltà molto spesso è usata come alibi da chi non ha il coraggio di lottare per cambiarsi, o peggio di agire per cambiare il sistema, mi chiedo cosa ci sia di così esaltante ad essere umili.
Può essere come pensate voi, allora quale strada dovrei percorrere?
Tenermi tutto per me e dialogare solo con chi merita la mia attenzione, ed io la sua?
Ho la pretesa di pensare che dalle mie esternazioni possa sgorgare qualcosa di buono, coinvolgere qualcuno che allo stato attuale è ininfluente, no, non è un atteggiamento elitario, il mio, e se lo è, non vuole esserlo.
Va bene che ho subito, o più precisamente me la sono fortemente cercata, una sorta di rivelazione, di dono, di benefica intrusione, dal tempo dedicato all'auto istruzione e alla cultura non può nascere niente di negativo, ma lo so io e pochi altri, noi siamo noi, quelli che hanno accolto con entusiasmo doni fortemente desiderati.
Quello che noi vediamo, o immaginiamo di vedere come in una visione che non viene dalla nostra mente, molti altri la stessa situazione la vedono in maniera televisiva.
Vi voglio parlare di come è avvenuta questa rivelazione, il termine può essere variato, si potrebbe parlare di dono, di illuminazione, l'importate è che io renda l'idea, in modo che sia chiaro il concetto.
Mi trovavo in Friuli V G per lavoro, venni a sapere che nella cittadina nella quale risiedevo si tenevano vari corsi universitari, mi iscrissi a sociologia, enologia, a grafologia e a psicologia.
Mi appassionai molto al corso di psicologia, tenuto da una splendida donna di nome Daniela, della quale, non esito a dirlo, mi innamorai per quello che era, e non per l'evidenza della bellezza e disinvoltura che dimostrava.
Se oggi mi dovesse leggere, sicuramente queste righe saranno una sorpresa anche per lei.
Mi appassionai così tanto al suo modo assertivo di comunicare, ancora adesso ricordo una per una le parole che pronunciava, l'espressione del viso e il tono di voce che usava.
Parole espresse con una forza comunicativa che non esito a definire strabiliante, io che scrivo vorrei avere la metà della sua forza comunicativa, sfornerei ottime opere letterarie a ripetizione.
I suoi corsi di respirazione e immaginazione furono per me proficui all'inverosimile, il seme della mia futura trasformazione lo gettò proprio lei, la piccola grande e bella Daniela, Daniela di nome e Assertiva di cognome.
Senz'altro mi costrinse a esplorare alcuni aspetti del mio pensare, ma si vede che al tempo non ero ancora pronto per assorbire tutto quello che avrei poi immagazzinato tutto d'un colpo.
Ciò si concretizzò qualche anno dopo, rientrai in sardegna in prossimità delle feste natalizie, fu allora che avvenne quello che potrei definire dono, risultanza, effetto, rivelazione, in un attimo avevo visto che ero parte passiva di quell'immenso gregge che chiamano varia e inutile umanità.
Mi sono visto sereno e protetto dentro un recinto affollato da miei simili, bestiame inconsapevole destinato prima all'ingrasso e poi al macello.
In un attimo ne fui fuori, sentii una azione fisica concreta al centro della mente, come se qualcuno bussasse alla porta per poter entrare, sentii che, anche senza compiere alcuna azione soggettiva, avevo aperto una porta, o forse la aveva scardinata Lui, avevo improvvisamente saltato lo steccato, più precisamente lo avevo devastato.
Ecco perchè sento il bisogno di comunicare, il bisogno di ricevere e l'esigenza di donare, e se qualcuno pensa che mi piaccia salire in cattedra per trasferire qualcosa che non mi è costata tempo e fatica, ma che inconsciamente e faticosamente ho preparato, lo devo avvisare che non è mio intendimento fare ciò.
Capitava che seppure avessi programmato di fare altro, magari qualcosa di una certa importanza, venissi spinto da una forza gentile ma ferma, ad accendere il computer e scrivere sotto dettatura.
E scrivere in fretta, perchè quello che mi arrivava era più veloce delle dita sulla tastiera.
E' durato tre anni, non so cosa sia successo, ma quel Qualcuno che mi trasferiva informazioni e concetti ha deciso che forse potevo camminare con le mie gambe.
Mi ha abbandonato in maniera repentina, ma mi ha lasciato centinaia di concetti ai quali ancora attingo ogni qualvolta mi metto davanti al computer.
Per molta gente che usa le parole umiltà e modestia a sproposito, direi più realisticamente che si tratta di miseria mentale.
Passo spesso per una persona poco umile, non posso fare nulla per variare quella opinione, che non mi pesa, in ogni caso me ne farò una ragione.
E poi, come detto, siamo sicuri che la parola umiltà è sempre positiva?
Non è per caso che sia un alibi per non impegnarsi, per non lottare, per non comunicare in maniera coraggiosa?
Non è per caso che molti non ne conoscano il vero significato?
Io le do un mio preciso significato, la mia personale interpretazione, le parole sono immagini, i colori li distribuisce ciascuno di noi a seconda della sua sensibilità.
Ci rifletto su, le mie esperienze lavorative, di vita, e di emigrazione, l'impegno nella redazione di tre quotidiani, di due governi provvisori dei sardi, che non hanno inciso minimamente sui problemi dei sardi, l'impegno per far nascere un terzo governo abortito sul nascere, mi hanno trasferito, (favorite dalla strada spianata dalla bella Daniela, e da ore e ore faticose impegnato a capire), delle potenzialità comunicative abbastanza particolari.
Fatevene una ragione, come io ne faccio una ragione del fatto certo che ho molto da imparare da individui che hanno percorso strade più lunghe delle mie, in questo ipotetico percorso verso la luce totale che tutto svela.
Se mai arriverò alla luce, alla meta finale, dovrò ringraziare molte splendide persone che hanno creduto in me, lo faccio qui pubblicamente, loro sanno benissimo che mi riferisco a loro, anche se non faccio nomi.

E adesso che ho parlato di me, forse in maniera ingenua e inopportuna, forse in maniera antipatica, certamente in maniera per niente umile, adesso parlatemi di voi, spiegatemi come mai non vi decidete a trovare il coraggio di oltrepassare il recinto.
:Mariano-Abis: 





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