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venerdì 12 agosto 2022

Quando il salvataggio dell'economia è una questione di stato

 

di Nodoallacorda

La sorte del capitalismo occidentale segue strade curiose, soluzioni spesso inaspettate o addirittura stravaganti. Spesso però non sortiscono gli effetti che si vorrebbero, infatti dopo l’acquisizione delle sedi appartenute alla MC Donalds, avendone addirittura cambiato il nome in “Uncle Vanja[1] e proteggendo i posti di lavoro, un altro colosso, questa volta dell’industria francese, subisce un altro schiaffo dall’odiata Russia: La Renault.  La notizia è apparsa sul sito dell’agenzia di stampa ANSA[2] e rappresenta una delle soluzioni che, forse, segue una logica legata all’interesse pubblico esercitata d’imperio, cosa che qui nella sfortunata eurozona, non siamo più abituati a vedere.

Sulla spinta del conflitto sul territorio ucraino, il colpo di genio è stato quello dell’arma del ricatto che tanto funziona bene in salsa europea, cioè la chiusura delle sedi delle compagnie mondiali più

Importanti mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Peccato che la Russia non sia terreno di coltura per certe manovre neoliberiste, tanto che, in modo semplice ed immediato, ha in pratica nazionalizzato la Renault Russia con l’acquisizione del cento per cento delle azioni, e acquisendo inoltre anche la partecipazione di quest’ultima nella Avtovaz, la casa automobilistica russa.

In pratica lo Stato ha fatto quello che doveva, è intervenuto nell’economia per risolvere una stortura che il libero mercato ormai imperante nel resto del mondo “civilizzato” non  considera più: l’intervento dello stato nell’economia.

Mentre qui in Italia suonerebbe come una bestemmia e i vari manager d’assalto porrebbero rimedio nel solito modo con le “cordate” tra compagnie di varia natura che, in teoria, dovrebbero acquisire i pacchetti azionari di maggioranza e salvare il salvabile, in realtà come spesso accade, la situazione non solo non migliora ma spesso la situazione tende a peggiorare in modo drammatico, dando il colpo di grazia a quello che rimane delle gloriose partecipazioni pubbliche negli asset strategici nazionali, vedasi il caso di Alitalia[3]  Nel caso della più recente Ita airways da recenti notizie si apprende che “Ita Airways conferma di aver ricevuto la manifestazione di interesse da parte del gruppo MSC e Lufthansa per acquisire la maggioranza della compagnia. Il gruppo MSC ha concordato con lufthansa la sua partecipazione alla partnership a termini da definire durante la due diligence. Sia il gruppo Msc sia Lufthansa hanno espresso il desiderio che il Governo italiano mantenga una quota di minoranza all’interno della società”[4]. In quest’ultimo caso si può notare come queste due compagnie hanno chiesto addirittura al Governo italiano di restare nella quota di minoranza del capitale sociale, forse fanno affidamento su un intervento dello stato italiano in caso di un’ulteriore crisi aziendale?

Il caso dell’intervento pubblico in Russia dimostra che il recupero di settori determinanti dell’economia è ancora una scelta attuale e auspicabile e il tutto è finalizzato a quanto di meno digeribile alle classi dirigenti nostrane, cioè la conservazione dei posti di lavoro. Se vogliamo fare un parallelo di scelte in campo occupazionale, è il caso di considerare l’esempio sopra citato riguardante il caso Alitalia/Ita:  da quanto viene riportato da alcuni organi d’informazione non recenti, la situazione dei dipendenti Alitalia, soprattutto con riferimento al passaggio ad Ita, porrebbe degli interrogativi non da poco. Infatti come al solito il braccio di ferro tra azienda e sidancati si è fatto sempre più duro per quanto concerne, non solo il mantenimento dei livelli occupazionali, ma soprattutto la conferma dei dipendenti già presenti in Alitalia in base all’andamento della situazione economica della nuova compagnia di bandiera[5]

A questo punto della storia ci troviamo davanti la questione delle inevitabili scelte politiche, infatti non esistono dogmi che tengano di fronte a problematiche sociali o economiche, come la disoccupazione, le crisi anziendali, l’espanzione dell’economia e il conseguente benessere dei cittadini. Invocare magari organizzazioni sovrannazionali di varia specie come Unione europea, Organizzazione mondiale della sanità ecc. per giustificare scelte impopolari perché palesemente arbitrarie e senza alcuna attinenza con la realtà, non serve a risolvere nulla ma a complicare situazioni già di per sé difficili.


[2]https://www.ansa.it/canale_motori/notizie/industria/2022/05/16/renault-le-attivita-in-russia-passano-allo-stato_ab5f0e77-03ce-4d78-981d-219d0e8e8d92.html

[3] https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/08/alitalia-patrioti-di-b-dal-trionfo-al-fallimento-stato-pronto-a-pagare-ancora/720499/

[4] https://www.ilsole24ore.com/art/aerei-ue-revoca-divieto-lufthansa-comprare-altre-compagnie-AEdr0r9

[5]https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/Ita-Alitalia-mobilitazione-permanente-Filt-Cgil-Fit-Cisl-Uilt-Ugl-Trasporto-Aereo-Usb-Fast-Confsal-Anpac-Anpav-Anp-Navaid-6a1b3e5a-8b60-4425-abdb-19d7a71951a8.html

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