Le ragioni del servo.
Si esce da casa dove bene o male hai costruito un ambiente che si confà ai tuoi bisogni, un involucro dove contenere aspirazioni e necessità, affetti, e serenità, lasci un ambiente fresco e rilassato, e in una tarda mattinata di mezza estate, ti avventuri sotto il sole, e giri di malavoglia tra uffici postali o comunali, tra patronati e qualche caffetteria di passaggio, e incontri varia umanità con la quale non senti alcun tipo di vicinanza.
E li vedi preoccupati con scartoffie ingombranti sotto braccio, andare a omaggiare lo stato, identificarsi con un improbabile documento di identità, per cercare di dimostrare che un certo avviso ricevuto non è corretto, e naturalmente se sbaglio esiste, chi deve giustificare è il cosiddetto cittadino, portatore di doveri e alcun diritto, è cittadino proprio per questo.
Dover eternamente dimostrare l'evidenza, è pratica consueta dei miei compagni di contrada.
Ormai hanno imparato così bene la parte che si sono scelti, che conoscendo i meccanismi di una burocrazia per loro divenuta accettabile, anche in presenza di illogicità conclamate, sanno come rispondere a qualsiasi richiesta del funzionario, stressato forse più del "contribuente" stesso che ha l'obbligo di vessare.
Io che ho la casa piena di copie di lettere di accettazione condizionata, io che non mi curo più del contenuto della cassetta delle lettere, io che per consegnarle le LAC ho speso un mezzo capitale in raccomandate con ricevute di ritorno, io che ho deciso di non sottostare a codici statali innaturali e penalizzanti, io che amo la libertà più del quieto vivere, mi accorgo solo ora che forse sto sbagliando tutto.
E' molto più semplice pagare, pagare sempre, in ossequio alla teoria del volemose bene, e realizzare che i contrasti, specie quelli con lo stato, generano infelicità, che lasciar scorrere la nostra vita come qualcun altro ha deciso, capire che la serenità dei nostri cari, dipende anche dal livello di omologazione che ci attribuiamo, che non possiamo trascorrere tutta la vita a ribellarci, perchè certe cose, a lungo andare si pagano salate.
Senza contare che lo stato a volte, è l'ente più disonorevole e vendicativo che esiste.
E' come salire su una giostra, e la originaria azione di disobbedienza compiuta, in un disgraziato momento in cui la naturalità ha prevalso su codificazioni imposte, si trascina tutta una serie di azioni obbligatorie e tempisticamente corrette, ma imprescindibili.
E allora è schiavitù anche la disobbedienza, non perchè nella nostra mente ancestrale non sia corretta, ma perchè la forza bruta del potere, domina sulla naturalità della ragione e del diritto.
E poi disobbedire fa il paio con servitù ed evoca padroni.
Esiste una sola forza dirompente che ci può liberare da ogni tipo di schiavitù formale o sostanziale, psicologica o ingombrante, la forza della coscienza, della verità, dell'onore, in una parola, la forza che sta al di sopra di ogni tipo di codici o leggi, il Diritto Divino puro e genuino, fatto di archetipi e non contaminato da postille che fanno comodo solo al sistema sbagliato in cui viviamo.
Io non sono sardo,ma vegano.mi complimento per il suo sito...lo stato.il nostro carceriere.🐌
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