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domenica 7 maggio 2023

IL GRAFOLOGO Romanzo di Mariano Abis Tredicesima parte

 

IL GRAFOLOGO Romanzo di Mariano Abis Tredicesima  parte 

Sono presenti elementi grafologici che richiamano alla mente ramponi, aguzzi arpioni, e segni esageratamente appuntiti, e una tendenza ad una scrittura anomala, e talvolta discendente in maniera eccessiva; e non voglio andare oltre nell’analisi particolareggiata, dato che qua e là compaiono segnali di una intima sofferenza persino troppo accentuata, una relazione che deve essere per forza particolareggiata, una scrittura così inusuale, che raramente ho visto nel corso della mia esperienza; caratteri così interlocutori sarebbero poco rilevanti se in presenza di un personaggio dall’intelligenza nella norma, ma qui mi trovo di fronte agli scritti di una persona che dimostra grandissima intelligenza, e a quanto ne so grande acume oratorio, ma con una possibile aridità, accentuata all’inverosimile nei sentimenti, mentre pretende dagli altri grande considerazione per la sua persona, e predisposizione a stati di esaltazione estrema in prospettiva di azioni future, ma grande tendenza alla depressione se i risultati non fossero quelli sperati, con conseguente caduta verticale del suo auto referenziarsi, che porterebbero a stati di prostrazione assoluta. Non vorrei che fossero in atto contatti tra il nostro dittatore e quello preso in esame, penso che i risultati sarebbero deleteri. Nella parte finale della mia relazione affermo chiaramente che siamo di fronte a un personaggio dalla psicologia enigmatica, e dalla volontà incrollabile, quando supportata da ottimismo.


E per curiosità riprendo in mano scritti del dittatore Italiano, e faccio una specie di comparazione tra i due modi di scrivere, noto qualche affinità, ma il confronto diventa imbarazzante nei punti di non contatto, ad una grafia scarna e volitiva, si contrappone una scrittura con forme grafiche direi artistiche, particolarissime e insolite, linde e raffinate, una scrittura aggraziata e ricercata, direi tendente alla considerazione fattiva verso il prossimo, al contrario di quella dell’altro dittatore, che denota aridità di sentimenti persino troppo evidenti. Ad uno sguardo più generale, accostando i due scritti, mi sembra di vedere a destra i graffiti ombrosi eseguiti in un momento di tensione, e a sinistra un bel quadro nel quale regna l’eleganza di forme e colori. Tra me penso che due personalità così dissimili non potrebbero mai andare d’accordo, la brutalità contrapposta alla grazia, la rigidezza alla originalità, il tormento alla disponibilità senza remore, l’ossessione all’assertività più genuina. I riscontri grafici dei collaboratori di un individuo così particolarmente unico, rivelano capacità di adattamento, non potrebbe essere altrimenti, ma il quadro generale che ne deriva è una certa freddezza generale, con le dovute disparità di riscontri, e nel complesso non mi sento di dare una opinione generale troppo positiva. Per quattro giorni sono impegnato in quelle analisi, e quasi sono contento di non vedere Eleonora per così lungo tempo, per una volta ho una giustificazione più che valida.

Ma quando esco dall’esilio forzato, sono contento di rivederla, ormai Romano mi lascia molta libertà di movimento, anch’egli impegnato con l’amica di Eleonora, Rita, se qualcuno dei responsabili del palazzo scoprisse che non mi controlla più assiduamente, certo passerebbe guai seri, e capita spesso di prendere due camere d’albergo attigue, ma le sue conoscenze hanno fatto si che abbia trovato in un albergo due camere comunicanti, così nessuno potrà accusarlo di negligenza. Due o tre volte alla settimana non rientriamo al palazzo di notte, ma dato che la mattina successiva ci vede puntuali al lavoro, nessuno ha nulla da ridire, e così ci godiamo un po’ di libertà, e il lavoro non mi pesa eccessivamente. Dopo qualche mese dalle mie analisi grafologiche riguardanti il dittatore straniero, vengo a conoscenza che sono in atto contatti bilaterali tra i due capi di stato, e la conseguenza potrebbe essere quella di stringere tra i due dei patti impegnativi, secondo il mio modo di vedere sarebbe una vera disdetta per la nostra nazione, e mi attivo per rendere nota ai miei conoscenti l’errore imminente, ne parlo prima di tutti con Duilio, col quale abbiamo stabilito una tacita pacificazione armata, poi col padre e il fratello di Eleonora, per vedere se sia possibile secondo le loro influenze, rendere noto che il quadro psicologico del dittatore che si alleerà col nostro, è, a dir poco, molto discutibile.

Con loro sono stato chiarissimo nell’esporre le personalità del dittatore e dei suoi accoliti, precisando che non esistono margini di errore. Avendo entrambi una buona propensione a considerare la mia personalità e professionalità in maniera positiva, si attivano immediatamente per scongiurare i prossimi, possibili eventi, mi terranno informato sui riscontri che avranno in seguito. Ma col tempo il quadro relazionale tra i due dittatori si evolve nella direzione sbagliata, e i contatti tra i due diventano assidui, le popolazioni dei due stati sono costrette ad assistere ai loro incontri, che si concludono immancabilmente con grandiose parate militari, come per dimostrare agli altri stati la potenza che può sprigionare una simile alleanza. Soffiano in questo periodo forti venti di guerra, alimentati da tutte le parti in causa, e non solo dai due dittatori. Il padre di Eleonora mi comunica che ormai le decisioni sono già state perse, e anche lui, essendo un militare, ritiene che l’alleanza in atto non porterà a nulla di buono, e il grado di preparazione del nostro esercito non è ottimale. Io, essendo figlio di contadini, abituato sin da bambino ad una vita dai bisogni essenziali e in armonia col mio prossimo, alle gioie semplici che la vita rurale a contatto della natura mi fa godere, devo ora considerare l’ipotesi di forti contrasti internazionali, e all’altrettanto probabile evento che si sta preparando, la conquista da parte dei due dittatori di territori che non appartengono ai loro stati, con l’ovvia conseguenza di mettere a repentaglio tante vite umane, e scatenare reazioni da parte degli altri stati europei, che, verosimilmente, non attendono niente di meglio, che scatenare la guerra. Questi eventi, e le possibili risultanze, sono quanto di più lontano possibile dalla mia personalità, e il mio collaborare con uno stato che non incontrava le mie simpatie, ora si trasforma in bisogno di contrastalo con tutti i mezzi che ho a disposizione, ma penso che il mio contributo non abbia nessuna influenza sulle decisioni future, infatti la mia relazione positiva verso il parlamentare Sardo, è stata ignorata, come pure la mia relazione verso il dittatore alleato, e man mano che passa il tempo mi sento sempre più inutile all’interno del palazzo.

Ne parlo con Duilio, e gli comunico che preferirei riprendere l’insegnamento nelle scuole, magari nella stessa capitale, lui mi risponde che ora più che mai hanno bisogno del mio contributo, e che insegnanti ne trovano quanti ne desiderano. Dato che ormai mi pesano le ore che trascorro nel palazzo, gli chiedo maggiore libertà di azione, e che ho l’esigenza di reperire materiale in giro per l’italia, alla ricerca di elementi per la scrittura del mio libro, e vorrei incontrare anche altri grafologi per capire quale sia l’evoluzione attuale di questa disciplina. Mi chiude tutte le porte in faccia e gli chiedo se sia giusto che mi abbiano così pesantemente stravolto la vita, dato che non sono l’unico grafologo presente in italia, e per giunta troppo distante dall’essere il migliore. Mi dice che si accontentano di me, al che gli esprimo il mio risentimento sul fatto che le mie relazioni non sono state prese troppo spesso in considerazione, e che in genere le azioni successive andavano spesso in direzione opposta, gli chiedo a cosa serva la mia collaborazione. Mi liquida dicendo che non mi deve alcuna spiegazione e, con un’azione che non mi sarei aspettato da lui, si alza dalla sedia, e con una mano sul mio braccio mi spinge verso la porta, indicandomela con l’altra mano. Il gesto mi irrita, e gli dico che volente o nolente, sarei andato in giro per l’italia a cercare il materiale occorrente, e dai miei in sardegna, che sono troppo tempo che non vedo, lui mi dice che in questo periodo non è possibile, chiama Romano e gli intima di tenermi sotto stretto controllo, si sarebbe attivato lui stesso a far venire la mia famiglia a roma, viaggio e alloggio gratuiti, ma in seguito. Mi piacerebbe studiare a fondo il quadro psicologico di Duilio, conosco la sua grafia e un’idea abbastanza realistica me la sono fatta, ma vorrei avere competenze approfondite sulla scienza correlata alla grafologia, la psicologia, e dato che l’attuale andazzo della mia vita non mi soddisfa, devo cercare una valvola di sfogo per le mie insoddisfazioni, e lo studio di quella materia potrebbe essere un’ottima opportunità di sfogo. Mi interessa capire certi aspetti della sua personalità, certe incongruenze delle sue decisioni, indirizzate inizialmente a precludermi ogni favore, ma poi alla ricerca di una soluzione per i miei desideri. La sera stessa il cofano della macchina che abbiamo a disposizione, vede la presenza di una decina di libri di psicologia, finalmente il vecchio desiderio di Lupo di farmi interessare alla nuova scienza, si avvera.

Le serate con Eleonora trascorrono in maniera solita, qualche inaugurazione di mostre, con gli immancabili contatti con persone rilevanti soprattutto dal punto di vista culturale, le abituali passeggiate che in questo periodo primaverile sono graditissime, alla ricerca di angoli caratteristici e nuovi scorci della capitale, e qualche sporadica frequentazione di salotti della roma bene. Là conosciamo sempre gente nuova, dalle personalità interessanti; seppure tendenzialmente favorevoli alla nuova cultura dominante, ma critici sotto molti aspetti, alcuni di loro esprimono concetti inusuali e fantasiosi, facciamo la conoscenza di artisti, qualche attore, scrittori, musicisti e poeti. Vengo persino in contatto con un attore Sardo che va per la maggiore nei cinematografi di tutta italia, e di un politico e scrittore Sardo dalla grande rilevanza di immagine, ma nettamente contrario al regime, e messo nelle condizioni di doversi nascondere per le sue idee. Ma la sua spavalderia lo porta a fare le azioni che ritiene giuste, incurante dei pericoli, e frequentare questi ambienti non è per lui motivo di preoccupazione, perché la sua grandissima personalità gli consente di valutare che nessuno lo tradirà mai. Quando racconta le sue avventure durante l’ultima guerra, il suo viso si trasforma, proprio come è stato netto il suo passaggio dall’essere interventista, al ripudio incondizionato della guerra; i suoi racconti sono coinvolgenti, appassionati, e in qualche modo è riuscito ad indirizzare i personaggi che frequentano il salotto, verso posizioni nettamente contrarie agli eventi bellici che si stanno preparando. Il ripudio della guerra è avulso dai pensieri dei governanti europei, se guerra deve essere, guerra sia, ma tutti i popoli che subiranno la guerra, non la desiderano, la detestano, ma sono costretti ad accettarla come ineluttabile. Il nostro esercito non ha vita facile nemmeno contro nazioni immensamente più deboli, non riesce ad avere la meglio su quei popoli indifesi, che hanno motivazioni ben più valide dei nostri soldati. Si capisce, ad onta delle trionfalistiche dichiarazioni di regime, che il nostro esercito è inadeguato a sopportare i contraccolpi di guerre così impegnative, e i venti di guerra soffiano sempre più forti, e conflitti immaginati come semplice mezzo per annettersi territori, ora potrebbero diventare più generalizzati, nessuno però immagina, realisticamente, che semplici guerre coloniali potrebbero diventare catastrofiche guerre planetarie. Non è chiaro, al momento, chi spinge ad allargare a dismisura i conflitti, se i due dittatori, o gli stati che si sono alleati contro di essi.

In questo periodo il mio tavolo è continuamente inondato da scritti di capi di stati grandi e piccoli, di personaggi politici rilevanti di molte nazioni, e mi resta poco tempo per dedicarmi alle attività che preferisco. Quando Duilio mi aveva detto che in questo periodo non poteva fare a meno di me, non era una scusa, le cartelle arrivano a ruota continua, e alterno le relazioni relative ai politici stranieri, con quelle di alti ufficiali Italiani, lavoro dieci, undici ore al giorno, e alla sera non ho voglia di uscire, mentre Romano se la gode con Rita. Ho qualche ora libera il sabato sera e tutta la domenica. Sono preoccupato per gli avvenimenti politici continentali che si susseguono a ritmo serrato, gli avvertimenti minacciosi delle nazioni più potenti verso i due dittatori sono continui, ma loro continuano imperterriti nelle loro annessioni, mi sarebbe piaciuto in questa fase politica confrontare gli scritti originali dei capi di stato contrari ai due regimi, e valutare se le loro dichiarazioni avrebbero portato ad azioni concrete o a semplici avvertimenti, ma per una volta, nel momento più necessario, non mi sottopongono alcun loro scritto recentissimo. Magari avrei scoperto che sono proprio loro, che, in maniera sotterranea, soffiano forte sui venti di guerra.

Mi chiedo ancora una volta cosa ci stia a fare in quell’edificio, mi sento inutile dal momento che chi dirige la nostra nazione, confida sul fatto non provato, ma dettato da sue convinzioni personali, che nessuno scatenerà una guerra, che a questo punto non potrà essere che globale, coinvolgendo l’intero continente, e oltre. Mi stupisco che il nostro dittatore, che altre volte ha preso decisioni corrette, supportato da evidenti doti, oltre che di orgoglio e ambizione, anche da capacità sia di sintesi che di analisi, oltre che in possesso di intuito che in genere non fallisce, non dia troppo importanza a simili avvertimenti, e dagli ultimi discorsi evidenzia uno stato di determinata euforia non supportata da alcuna reale attinenza a considerazioni da prendere in esame in maniera approfondita. Ciò mi risulta strano conoscendo bene il suo quadro psicologico, irruento si, ma solo dopo aver preso decisioni ponderate, mi rimane l'intima certezza che se dovessi analizzare di nuovo suoi scritti recentissimi, la mia valutazione delle capacità analitiche sarebbe falsato e non più attinente alle sue qualità del passato. Possibile che non si renda conto che l'alleanza sottoscritta, porterà al disastro l’intero popolo che gli è stato affidato, sia che si vinca o si perda il conflitto? Possibile che non passi per la sua mente, che i paesi contrari ai due regimi, possano avere la volontà inespressa di scatenare una guerra planetaria?

E lo sento, un giorno, dal suo balcone preferito, e in contatto radiofonico con tutta la nazione, dichiarare guerra lui stesso verso una di quelle nazioni importanti. O sono io che sono un perfetto incompetente nel mio mestiere, e non ho valutato bene in passato il suo quadro grafologico, o è lui maledettamente mal consigliato e in uno stato di esaltazione così esagerata, che non credevo potesse arrivare a simili livelli. Ma così è, siamo in guerra, questa volta ancora più seria delle altre, con un esercito che a detta di un suo stesso generale, mio suocero, era inadeguato persino a confronto di piccoli popoli più motivati del nostro, figurarsi ora che dovrà confrontarsi con le potenze più agguerrite e bene armate del pianeta. Decisioni criminali che porteranno alla disfatta di molti popoli forse non solo europei, qualunque sia il risultato, destinati tutti, milioni di persone, a soccombere e soffrire. Mi chiedo come abbia fatto una simile intelligenza a venire coinvolta in questa alleanza assurda, dai risvolti incomprensibili. Mi ritengo fortunato, almeno per ora, dal fatto che non sono stato arruolato, perché, come pensano i miei superiori, io sono indispensabile per una professione che però nessuno si degna di prendere seriamente in considerazione, dato che le decisioni dall’alto, sono quasi sempre contrarie alle mie valutazioni. Ormai ho cambiato radicalmente parere riguardo al regime in atto, e la dichiarazione di una guerra è quanto di più iniquo possa esistere sulla terra, mettere a rischio la vita di milioni di persone per un non so che imprecisato scopo, è un’autentica aberrazione, io che giudico sacra la vita anche di una sola persona. Non posso lasciare questo lavoro che mi infastidisce sempre più, prima di tutto perché sto servendo un potere che ormai odio, poi perché mi sento inutile, mi piacerebbe continuare a insegnare ai bambini, mestiere per cui mi sento vocato, ma credo che l’alternativa a questa vita sarebbe la guerra, vissuta in prima persona, e non per sentito dire, come succede ora. E poi non sono affatto libero di scegliere. E allora trascino la mia vita in questo modo, senza entusiasmo in quello che faccio, e non sento più nemmeno quella forte gioia che provavo quando incontravo Eleonora, ora i pensieri vagano in mille direzioni, e le conclusioni a cui arrivo sono sempre nefaste. Vorrei che il conflitto terminasse presto, ma così non è. E la guerra per l’esercito italiano è un autentico calvario, risulta sconfitto in tante battaglie, mentre l’esercito dell’altro dittatore spadroneggia dappertutto.

In questo periodo analizzo tante lettere contenenti informazioni di nostri collaboratori che risiedono nei paesi nemici, ma lo faccio svogliatamente, e nel complesso le mie relazioni sono fedeli, mi resta però sempre il cruccio di non essere stato utile al mio paese quando analizzavo le grafie del dittatore straniero, mi dispiace immensamente che le mie informazioni siano state ininfluenti. E la guerra, col passar del tempo, si rivela per quello che è effettivamente, una carneficina senza senso, e gli avvenimenti lentamente volgono a sfavore dell’alleanza tra i due dittatori, e quando gli eserciti nemici sbarcano nel nostro territorio, tutto il sistema burocratico della nazione subisce un tracollo irreversibile, insieme a Romano vengo convocato da Duilio per importanti comunicazioni.

“Abbiamo avuto l’ordine di smantellare l’apparato presente in questo palazzo, resteranno solo una ventina di funzionari, e tra due giorni dovrete entrare nell’esercito, in questo foglio c’è specificata la vostra destinazione, tu, Romano, dovrai consegnare la pistola che hai in dotazione e le munizioni in caserma”.


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