Cari amici de Sa Defenza, il periodo storico che stiamo attraversando impone oggi più che mai la nostra partecipazione alla gestione e al controllo della cosa pubblica. In passato molti di noi hanno rinunciato ad esercitare questo essenziale diritto sia per pigrizia e disinteresse sia perché i mezzi di comunicazione di massa garantivano un sufficiente pluralismo e mostravano coraggio nel giornalismo di inchiesta.
Adesso il demiurgo dell'agenda 2030 vorrebbe realizzare un
importante tassello del suo criminale progetto: le Smart Cities. Personalmente
ritengo inaccettabile, come se fosse ineluttabile, questo nefasto destino. Nonostante possano definirmi illuso o visionario, mi dissocio dal detto latino mala
tempora currunt sed peiora parantur, poiché tutti abbiamo la possibilità di
incidere sul nostro futuro. Per queste ragioni, ho il piacere di condividere il
mio punto di vista senza avere alcuna presunzione di essere il depositario di
verità assolute e incontrovertibili, ma con l’unico scopo di presentare una
possibile chiave di lettura e confronto per coloro che conoscono bene la
tematica, per tutti quelli che ne hanno soltanto sentito parlare e,
soprattutto, per i tanti che ignorano di cosa si tratti e che il processo sia
già in fase di attuazione.
Per quali motivi ritengo che le Smart Cities abbiano una connotazione estremamente negativa e pericolosa? Perché, a dispetto del nome fuorviante che evoca concetti come modernità, attualità, evoluzione e progresso, si tratta in realtà di una delle idee più abominevoli e misantropiche e violente che la storia umana abbia mai partorito.
Dopo tutti i recenti accadimenti che hanno avuto lo scopo di
sdoganare la politica dell'emergenza finanziaria, sanitaria e climatica, lo
stesso sistema che ha ideato e attuato tutti questi scenari di crisi, adesso
pretende di fornirci, preconfezionata, la soluzione a tutti i problemi proferendo
l'ennesima menzogna e cioè che le Smart Cities creeranno condizioni di vita migliori
per tutti rendendoci felici.
Viviamo una realtà in cui quasi tutto ciò che è antropico viene
demonizzato, basti pensare che perfino un ministro della Repubblica ha sostenuto
che l'uomo sia un parassita energivoro che consuma senza produrre nulla; allo
stesso tempo, chissà come, ci ha deliziato con sproloqui tra il comico e il
tragico secondo cui il nostro pianeta sarebbe stato progettato per un massimo
di tre miliardi di individui. Prescindiamo per un istante dal concetto, perfino
troppo facile e banale, che una tale affermazione sia intrinsecamente assurda
in quanto annienta tutto ciò che è etico morale e spirituale in ciascuno di noi
e riduce l'essere umano alla mera componente biologica. Quello che colpisce maggiormente
di un tale folle pensiero è l'utilizzo strumentale dei numeri per instillare
nella mente delle persone il senso di colpa e la convinzione che il nostro
tenore di vita sia insostenibile e autodistruttivo.
Prima il grimaldello era lo spread, utilizzato per
giustificare livelli di tassazione abnormi volti ad impoverire il patrimonio
delle famiglie. Dopo lo spread, di cui oggi non parla più nessuno, mentre dieci
anni fa occupava il modo ingombrante e ossessivo tutti i notiziari, è
sopraggiunta la crisi climatica e l'abuso della parola green. L'obiettivo, in
questo caso, è rappresentato dalle nostre case e dalle nostre automobili che
improvvisamente sono diventate i nuovi colpevoli dell'inquinamento e della
inefficienza energetica. In tutto questo gioco falsamente filantropico,
“casualmente” si stanno arricchendo le solite società di capitali a scapito dei
piccoli risparmiatori.
Come se non bastasse, per accentuare il senso di precarietà e
di incertezza sono arrivate anche la crisi pandemica e quella geopolitica con
la riproposizione della guerra fredda.
Tutti questi eventi ed elementi, sapientemente orchestrati e
schedulati temporalmente, creano il problema e le Smart Cities vengono proposte
come la soluzione. La propaganda vorrebbe farci credere che le Smart Cities ci
renderanno la vita comoda perché avremo tutto a disposizione vicino a noi, senza
inquinare, con spirito solidale e con il potere centrale che decide per tutti e
ci educa alla decrescita felice.
In realtà le Smart Cities sono un crimine di Stato che
colpisce l'uomo sotto molteplici punti di vista.
Ne annientano la socialità, alienandolo davanti al suo personal computer o al suo visore per la realtà virtuale; ogni malessere deve essere curato con un'apposita pillola e tutta la popolazione diventerà un enorme campionario di casi clinici sia a livello psicologico che psichiatrico. Il confinamento geografico rende lo spazio vitale simile a una grande prigione: ciascuno sarà l’involontario protagonista del proprio Truman show. Gli spostamenti e i viaggi, in quanto intrinsecamente inquinanti, inizialmente verranno contingentati, poi non saranno permessi e in ultima istanza saranno sostituiti dalla realtà virtuale. Ovviamente, impedendo ai cittadini di spostarsi liberamente e di accrescere la propria cultura attraverso liberi canali percettivi, i contenuti saranno opportunamente filtrati e manipolati secondo quanto gradito al ministero della verità di orwelliana memoria: nell'arco al massimo di due generazioni, le menti saranno omologate e appiattite rendendo impossibile l'esercizio del dissenso e della critica.
E’ di tutta evidenza che demonizzando tutto ciò che è ludico o voluttuario o più semplicemente espressione dell'otium latino, si verranno a creare delle polis simili fra loro, slegate dalle proprie radici e senza identità: l'uomo sarà ridotto a trascorrere il proprio tempo lavorando come una formichina operosa con l'unica ambizione di sopravvivere soddisfacendo essenzialmente i propri bisogni primari. La tecnologia invece gli propinerà costantemente l'indottrinamento affinché rimanga abulico, rassegnato e passivo.
I beni e i servizi saranno progressivamente espropriati e
concentrati nelle mani dei soliti colossi finanziari perché diventeranno
economicamente insostenibili per la maggior parte della popolazione; al
contempo, la cultura della delega secondo cui si attribuisce allo stato la
prerogativa di ogni decisione sarà proposta e sponsorizzata come se fosse una
ulteriore semplificazione dell'esistenza. Non ci saranno più mezzi di trasporto
privati, verranno definiti dei limiti all'acquisto dei normali beni di consumo,
in primis l'abbigliamento, perché tutto dovrà essere condiviso e fluido: il
cittadino comune non possiederà più niente perché il mainstream gli farà
credere che il suo sacrificio salvi il pianeta. Non sarà utilizzata la parola
sacrificio bensì concetti come efficientamento, razionalizzazione,
armonizzazione e altre amenità lessicali in ossequio alla neo-lingua.
L’individuo sarà associato alla propria patente a punti,
dove ogni comportamento corrisponderà ad un punteggio positivo o negativo con
meccanismi di premialità o punizioni. In tutta questa follia sarà esaltata la
delazione: gli elementi più deboli diventeranno tanti agenti segreti (Stasi
docet) rendendo le città delle vere e proprie giungle in balia di telecamere e
spioni. Il denaro contante dovrà sparire a favore di wallet digitali contestualmente
all'impoverimento delle famiglie; l’esproprio potrà concretizzarsi tramite la
semplice pressione di un pulsante da parte del potere centrale senza possibilità
di tutelare proprio patrimonio: quando tutto diviene intangibile, diventa materialmente
indifendibile. Secondo questo processo involutivo, saranno a pagamento anche
cose che oggi non lo sono, perché, attraverso l'utilizzo strumentale dell'emergenza
e instillando la paura, verranno sdoganate continue fasi con leggi speciali. Come
la storia ci insegna, le disposizioni speciali in tema di legiferazione
permangono attive anche dopo che l’emergenza venga ritenuta superata. Una volta
metabolizzate, assimilate e acquisite costituiscono parte integrante di quelle
consuetudini tanto care al potere centrale.
In questi microcosmi tutti uguali, tutti anonimi, tutti
apolidi, senza creatività perfino i generi alimentari saranno prodotti con
sostanze sintetiche o comunque legate a fonti di approvvigionamento come bacche
e insetti: tale dieta avrà effetti deleteri sulle persone che quindi potranno
diventare i nuovi clienti di chi produce farmaci che, guarda caso, è quotato in
Borsa e deve rendere conto ai propri azionisti con bilanci sempre in crescita e
sfidanti. Sarà quindi più facile portare a compimento il piano di depopolamento
tanto caro ai pochi accentratori di potere e ricchezze. Ogni tanto al popolo
bue saranno erogate piccole concessioni a base di panem et circenses: con
questo piccolissimo prezzo il 99% della popolazione vivrà confinato e
obnubilato, mentre l’1% restante continuerà a gestire la quasi totalità della
ricchezza mondiale inquinando a piacimento; potrà occultare le proprie
malefatte dato che non esisterà più l'informazione libera. A dire il vero, già
oggi i cosiddetti giornalisti scomodi stanno diventando sempre più una esigua
minoranza: la parte numericamente preponderante è invece totalmente finanziata
e asservita al potere di cui è organica espressione e addirittura si mostra orgogliosamente
in prima linea a fare propaganda.
In questa realtà distopica in cui l'etica non esiste più, ma i
concetti di bene e male sono subordinati ai progetti criminali dei nuovi
feudatari, i nuovi servi della gleba saranno educati con strategie ricattatorie
ottenendo l’obbedienza degna di un regime militare in cui ogni pensiero o azione
non allineati saranno colpiti e soppressi.
Questo circolo vizioso deve essere combattuto e sconfitto e
tutti noi siamo chiamati oggi a sabotare questo demoniaco progetto il cui
tratto peculiare è la disumanizzazione della società. Dobbiamo permettere alle nuove
generazioni di continuare ad assaporare ed esercitare tutte le libertà che, seppure
faticosamente, abbiamo conquistato e difeso. La tecnologia non deve essere
utilizzata contro l'uomo, ma deve permettere la realizzazione delle ambizioni e
dei desideri di ciascuno di noi secondo principi etici e di cooperazione.
Purtroppo le attività di realizzazione delle Smart Cities sono
già in atto; ciononostante abbiamo tutti gli strumenti e le capacità per creare
un’alternativa: bastano tante piccole azioni compiute giornalmente in tutti gli
ambiti della nostra vita per scardinare l’impalcatura di questo disegno che
opera in modo subdolo e surrettizio. Rifiutiamo l’idea che la
controparte possa pretendere di pianificare la nostra esistenza trasformandoci
in ingranaggi inconsapevoli. Evitiamo di reputare la controparte più forte e capace di
quanto lo sia in realtà. Il suo elemento di maggiore forza è, al contempo, il
suo tallone d’Achille perché è sottratto al suo diretto controllo:
l’accondiscendenza da parte delle masse che, per pigrizia, disinteresse,
stanchezza preferiscono aspettare che qualcun altro si assuma l’onere di
manifestare, di opporsi e di preservare il benessere.
La pseudo pandemia, che ha così pesantemente condizionato le nostre esistenze negli ultimi tre anni, ha dimostrato che il mostro è un gigante con i piedi d'argilla, che può essere combattuto e sconfitto. Sono stati necessari tanti mesi e immensi sacrifici, ma grazie a chi non si è piegato benché ricattato è possibile affermare che: non praevalebunt.
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