Navi militari italiane dislocate, durante le esercitazioni, nel porto di via Roma a Cagliari (L'Unione Sarda) |
Nell’Isola le Unità delle squadre navali di passaggio e i pattugliatori di ultima generazione di Leonardo e Fincantieri
Non lo confermeranno nemmeno sotto tortura. Probabilmente arriveranno anche le smentite d’ufficio, ma le carte, quelle ufficiali, cantano. E non sono melodie di pace, anzi. Il documento è di quelli destinati ad uso interno, con tanto di date e firme in calce. Il vertice è datato Cagliari, undici marzo 2024. Prima mattina, Comando Quarta Divisione navale, quella di stanza ad Augusta, in Sicilia. Presiede il Capitano di Vascello Marco Merluzzi.
Slide segrete
Le sue slide sono “privatissime”, ma una copia è finita nelle nostre mani. Il piano è cifrato dietro un titolo che dice di tutto e di più: « Supporto tecnico-logistico delle unità navali della Marina Militare presso il sedime di Cagliari». Sia chiaro, tra il Molo Ichnusa e Su Siccu, la presenza di sommergibili e cacciatorpedinieri non è mai venuta meno, almeno di passaggio, in occasione delle principali esercitazioni. Ora, però, il piano è vasto e articolato, da dependance a vera e propria base strategica da affiancare a quella di Augusta. Una sorta di cantiere navale su larga scala che doveva restare per il momento blindato tra le quattro mura di Viale Colombo a Cagliari.
Polo navalmeccanico
La dicitura scandita a chiare lettere è un programma a lunga gittata: «Progressivo potenziamento di un polo logistico navalmeccanico in Sardegna». Ovviamente si sta parlando di navi da guerra, tutte quelle unità navali a disposizione della Marina Militare, nessuna esclusa. Si parte con le navi della Quarta Divisione navale di base a Cagliari, la “P409 Sirio”, la “P410 Orione” e la “Titano A5324”. Il piano declinato nella stessa pagina criptata della “scalata” militare al Porto di Cagliari si espande sino a contemplare «le Unità della Squadra Navale «di passaggio» e quelle «di prossima costruzione (es.PPX)». Dunque, non solo quelle in flotta, ma anche quelle micidiali che verranno. Quelle per intenderci già infilate nel “carrello” della spesa militare nello scorso luglio 2023.
Cagliari nel mirino
E che Cagliari fosse da tempo nelle mire del potenziamento della Marina Militare, ancor prima del conflitto mediorientale, lo si evince da quella nota d’apparato divulgata dai principali azionisti delle industrie da guerra italiane: Leonardo e Fincantieri. Il contenuto è tutto un programma con la Sardegna pronta all’uso: «Nell’ambito del programma di acquisizione OPV (Offshore Patrol Vessel) della Marina Militare italiana, Orizzonte Sistemi Navali, la joint venture partecipata da Fincantieri e Leonardo con quote rispettivamente del 51% e del 49%, ha firmato con la Direzione degli Armamenti Navali del Segretariato Generale della Difesa, il contratto per la costruzione di tre pattugliatori di nuova generazione, con opzioni relative ad ulteriori tre unità e agli adeguamenti infrastrutturali necessari per le basi navali di Augusta, Cagliari e Messina, dove avranno sede le navi».
Chi ha autorizzato?
Nel piano d’azione dei colossi dell’industria bellica, dunque, si parla, senza che nessuno sappia niente, di adeguamenti “infrastrutturali” per la “base navale” di Cagliari. Le domande sono lecite. Quali sarebbero questi adeguamenti? Con chi sarebbero stati concordati? Con l’Autorità Portuale della Sardegna? Con la Regione Sarda, magari attraverso il Comitato Misto Paritetico per le servitù militari? In realtà, che si sappia, non c’è traccia di un solo “pizzino” su questo preannunciato e ignoto adeguamento infrastrutturale, che in teoria, proprio perché “infrastrutturale”, non dovrebbe essere una modesta sostituzione di bitte portuali. Un’operazione, quella della dislocazione permanente su Cagliari di un nuovo polo militare e di questa nuova micidiale nave da guerra, tenuta sottotraccia, come spesso capita nei “corridoi armati”. A finanziare questa “escalation” guerrafondaia c’è uno stanziamento che per la Sardegna varrebbe quasi un piano di rinascita: «Il valore complessivo del contratto per le prime tre unità è pari a 925 milioni di euro, comprensivo dei relativi servizi di supporto logistico». Se mai si potesse parlare di investimento, Cagliari vedrebbe dislocato nel suo porto, con il relativo supporto logistico, un “giocattolo” da 310 milioni di euro, uno stanziamento che da solo vale molto più di quanto stanziato per la città capoluogo, per tutte le opere del Pnrr. A dettare la linea, come spesso capita in questi ambienti, sono proprio le industrie belliche. Chiari gli obiettivi della “missione” sarda e della nuova nave, spacciata come pattugliatore, ma con un funzioni «da combattimento».
Combattimento & tossici
A descrivere i piani d’azione della nuova base logistica, a partire dalla nuova imbarcazione ultramoderna, è proprio il report di Fincantieri e Leonardo: «Il programma Offshore Patrol Vessel risponde alla necessità di garantire adeguate capacità di presenza e sorveglianza, vigilanza marittima, controllo del traffico mercantile, protezione delle linee di comunicazione e della zona economica esclusiva, oltre ad attività di tutela dalle minacce derivate dall’inquinamento marino, quali lo sversamento di liquidi tossici». In sostanza navi da guerra: «Con una lunghezza di circa 95 metri, un dislocamento di 2.300 tonnellate e la capacità di ospitare a bordo 97 membri dell’equipaggio, i nuovi pattugliatori si distingueranno per la concentrazione di soluzioni tecnologiche, nonché per standard di eccellenza in termini di automazione e manovrabilità,che li renderanno adatti a operare in un ampio ventaglio di scenari tattici e condizioni atmosferiche».
In due per la guerra
In una delle nuove navi militari dislocate nel cuore del porto cagliaritano saranno installate quelli che vengono definiti requisiti «realmente rivoluzionari». Secondo la nota della Difesa «i Pattugliatori Polivalenti d’Altura della Marina Militare avranno a disposizione una postazione integrata, co-prodotta da Leonardo e Fincantieri, che permette la condotta della nave e delle operazioni aeronavali da parte di soli due operatori, il pilota e il copilota. Da questa postazione, ubicata nella plancia comando, è infatti possibile gestire sia le macchine, i timoni e gli impianti di piattaforma sia alcune funzioni del sistema di combattimento». Come dire con due persone si può seguire la rotta e aprire il «combattimento».
Fuoco alle polveri
Dunque, c’è fretta di “dar fuoco alle polveri”, o meglio di aprire la «base logistico navale manutentiva» proprio in quello che doveva essere il molo delle crociere, diventato con il tempo la base di Luna Rossa e di estemporanee, ma sempre più frequenti, presenze inquietanti di navi da guerra. In realtà, però, non è ancora dichiarato quale sarà l’area nella quale questa nuova “servitù” dovrà trovare sistemazione. Il Ministero della Difesa, in Sardegna in particolar modo, è abituato a far quel che vuole, figuriamoci se si metterà problemi ad invocare “ragioni di Stato” per far “sloggiare” dalle banchine davanti a via Roma tutti coloro che disturberanno i piani di espansione. Non hanno tempo da perdere. Le disposizioni impartite sono anche di carattere operativo e amministrativo. Servono: saldatori di fasciame a strutture dello scafo, installatori e saldatori di tubi, carpentieri in ferro, congegnatori, motoristi (piccoli motori), frigoristi, elettronici, elettricisti, operatori macchine utensili (tornio, fresa, etc.), operatori realizzazione ponteggi e opere provvisorie. I contratti “militari” saranno “usa e getta”: validità un anno solare, raggiungimento «tetto di budget», emissione ordinativi a quantità indeterminata «a scalare». Il futuro è segnato, da porto turistico a scalo di guerra. Il passo è breve, anzi, immediato.
Mauro Pili
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