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mercoledì 1 maggio 2024

Gastroprotettore, mi hai spezzato il cuore

di Attilio Speciani

Scoprire che un gruppo di farmaci tra i più prescritti al mondo può aumentare il rischio di infarto, e quindi favorirne la comparsa, potrà finalmente aiutare qualche irriducibile prescrittore di lansoprazolo a smettere.


Ci auguriamo anche di vedere le tante persone che vivono di protettori gastrici cambiare idea sulla loro innocuità.

Il nome trae sicuramente in inganno. Si pensa che i protettori gastrici inibitori di pompa protonica, come Omeprazolo, Lansoprazolo e Pantoprazolo, possano solo fare del bene, ma abbiamo già documentato negli anni passati che in realtà aumentano da subito il rischio di sviluppare allergie alimentari anche gravi, aumentano il rischio di sviluppare malattie infettive e soprattutto, inibendo la produzione di acidità gastrica, impediscono la completa digestione degli alimenti che vengono utilizzati e il relativo assorbimento di molti nutrienti indispensabili.

Lo studio pubblicato nel giugno 2015 su PLoS One da un gruppo di ricerca della Stanford University è stato sviluppato grazie ad una particolare tecnica di raccolta dei dati che ha consentito di analizzare 16 milioni di cartelle cliniche riferite a quasi tre milioni di persone, valutate nel corso di circa 20 anni di storia (Shah NH et al, PLoS One. 2015 Jun 10;10(6):e0124653. doi: 10.1371/journal.pone.0124653. eCollection 2015).
L’analisi della sopravvivenza mostra un’associazione con la mortalità cardiovascolare

In un'analisi separata sulla coorte dei determinanti genetici della malattia arteriosa periferica [ 28 , 29 ] (GenePAD) seguita prospetticamente, indipendentemente dal nostro approccio di text mining, si sono verificati 58 decessi cardiovascolari durante un periodo di follow-up mediano di 5,2 anni (intervallo interquartile , 4.1–6.3). Utilizzando un modello di rischio proporzionale di Cox, un'analisi non aggiustata ha mostrato un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare del 122% tra gli utilizzatori di PPI misurato dall'hazard ratio (HR = 2,22; IC 95% 1,19-4,16; P = 0,013). Questa associazione persisteva nel modello completamente aggiustato (HR = 2,00; IC al 95% 1,07-3,78; P = 0,031), che controllava diverse comorbidità cardiovascolari. La Figura 2 mostra una curva di Kaplan-Meier che rappresenta la funzione di sopravvivenza dalla mortalità cardiovascolare per i pazienti trattati con PPI rispetto ai controlli. Come per l'analisi text-mining, non è stata osservata alcuna associazione con gli H2B sia nei campioni non aggiustati (HR = 1,05; IC 95% 0,15–7,59; P = 0,962) che aggiustati (HR = 1,00; IC 95% 0,14–7,26; P = 0,996 ) analisi.


I risultati sono particolarmente preoccupanti e indicano un aumento del 16% degli infarti miocardici in chi ha preso questo tipo di protettori gastrici per il reflusso gastroesofageo.

Questo effetto non dipende solo dalla azione di inibizione dell’acidità, ma da qualche altro aspetto metabolico.

Gli inibitori di pompa infatti inibiscono anche un particolare enzima che non riesce più a controllare l’infiammazione e la resistenza vascolare, facilitando la comparsa della malattia cardiaca (qui il lavoro completo originale).

Gli anti-H2 (come la Ranitidina ad esempio) non provocano invece lo stesso effetto sul cuore, pur inibendo comunque l’acidità gastrica.

Ci si domanda giustamente quale sia stata la motivazione che ha fatto crescere negli anni il consumo di lansoprazolo e ridurre quello di ranitidina. Forse proprio il costo, visto che gli anti-H2 costano molto meno degli inibitori di pompa.

Continuiamo a ribadire quello che da anni sosteniamo su questi farmaci. Sono utilissimi e vanno usati per il brevissimo periodo in cui servono, per curare un fatto acuto.

Quando la loro somministrazione diventa cronica e prolungata bisogna riconoscere di avere sbagliato ed essere pronti a usare farmaci alternativi o tecniche diverse per controllare i disturbi digestivi e i sintomi legati a reflusso o ad ernia iatale, che in moltissimi casi dipende invece da una reazione infiammatoria al cibo, come è stato dimostrato fin dal 2007.

Nei nostri centri affrontiamo il tema del reflusso gastroesofageo attraverso lo studio della infiammazione alimentare, l’applicazione di una dieta individualizzata e poi attraverso un appropriato uso di enzimi digestivi (come Enzitox o Erbenzym digest).
uno dei tanti produttori di questi farmaci che dicono  agire come  protettori gastrici inibitori di pompa protonica  
Gli enzimi vanno comunque usati insieme ai protettori gatsrici (di qualunque tipo) per consentire la digestione di quello che si mangia.

Gli autori dell’articolo segnalano che questi dati e questo tipo di conoscenza sarebbe già stato definibile dall’anno 2000. La somma di dati raccolti fino ad allora sarebbe già stata sufficiente a consentire una riflessione seria sull’uso di questi farmaci.

È meglio evitare di piangere sul latte versato ed evitare di farsi troppe domande sul perché la vendita di questi prodotti sia stata spinta in modo così intenso e pensare invece al futuro, smettere di utilizzarli in modo così acritico e iniziare a usare modalità diverse di trattamento per riequilibrare i disturbi digestivi legati al reflusso gastroesofageo.

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